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Formazione di levatrici in Congo per ridurre la mortalità materna e infantile

Grazie alla Clinica Universitaria di Navarra, alla Scuola di Infermieristica dell’Ospedale Monkole (Institut Supérieur en Sciences Infirmières, ISSI) e alla Fondazione Amici di Monkole, nella Repubblica Democratica del Congo è stato avviato un progetto di formazione di levatrici. A tale scopo si sono recati a Kinshasa due gruppi di levatrici provenienti dalla Spagna.

In Congo la professione di levatrice non è ancora ben regolata: non esiste un titolo riconosciuto dal governo. Tuttavia, come spiega Olga Tauler, infermiera e insegnante della Scuola di Infermieristica di Monkole, a oggi esiste già una associazione che è chiamata a svilupparsi professionalmente. «Perciò era un buon momento per lanciarci in questa avventura e allora, invece di cominciare da una formazione di base, abbiamo deciso di cominciare con il formare delle formatrici». Ora, le levatrici venute dalla Clinica Universitaria di Navarra stanno seguendo il gruppo dello ISSI nella pratica professionale che riguarda la fase finale degli insegnamenti relativi alla infermieristica. «Ci troviamo – continua Olga Tauler – nell’ultima fase di formazione, che consiste in quattro o cinque mesi di pratica nei grandi ospedali di maternità e anche in una serie di pratiche nelle case, e vorremmo farla con l’assistenza di specialisti che hanno questo profilo, perché qui non esiste».

Si è stabilito così, fra le altre cose, una fruttuosa collaborazione con Binza, una di queste grandi maternità di Kinshasa, dove diverse infermiere partecipano anche al programma di formazione di Monkole.

«L’idea è quella di continuare questa collaborazione per un certo tempo a distanza. Bisogna lavorare o dare una sessione di formazione in cose concrete, come l’allattamento materno – commenta Olga, entusiasta delle possibilità che si intravedono per il Progetto Levatrici –. È importante approfittare del fatto che le levatrici spagnole hanno molta voglia di condividere quello che hanno vissuto qui, trovare fondi – unendo quello che esse possono pagare e l’aiuto per coprire le spese dato dagli Amici di Monkole – e dare continuità al progetto».

Romana, n. 76, Gennaio-Giugno 1, p. 105.

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