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Conclusioni delle assemblee regionali: lavoro, famiglia, missione

In un messaggio pubblicato il 15 novembre 2023 il prelato dell’Opus Dei invitava i fedeli dell’Opera e gli amici a partecipare alle assemblee regionali, un processo partecipativo previsto negli statuti che si sarebbe svolto nel corso del 2024 nelle varie circoscrizioni della Prelatura. Si proponeva a tutti una profonda riflessione su come rispondere alle sfide del tempo presente in base allo spirito dell’Opus Dei, e su come celebrare i prossimi cento anni dell’Opera, con lo sguardo rivolto nello stesso tempo alle origini e al futuro.

Nel corso di dodici mesi molte persone nei cinque continenti hanno partecipato alle assemblee dal titolo “In cammino verso il centenario dell’Opera. Approfondire il carisma e rinnovare il nostro desiderio di servire Dio, la Chiesa e la società”. I contributi sono venuti sia dai membri dell’Opus Dei, sia dai cooperatori e amici che partecipano alle attività formative, o anche da persone che per un certo tempo hanno fatto parte dell’istituzione. Ugualmente ci si è avvalsi del contributo di numerosi giovani, che nei prossimi decenni avranno uno speciale protagonismo nel mettere in pratica queste idee.

I temi più presenti

In totale circa 55.000 persone di 70 Paesi hanno inviato i loro suggerimenti. Inoltre, sono stati costituiti circa tremila gruppi di lavoro intorno a diversi temi legati alla realtà del messaggio dell’Opus Dei, e le sfide e i modi per potenziare l’attività apostolica.

Le tre questioni che sono state più trattate in queste conversazioni sono state la famiglia, il lavoro e la formazione per la missione. In Cile, per esempio, si è parlato dei contenuti che si utilizzano nei mezzi di formazione per essere capaci di vivere l’ideale cristiano nell’attuale realtà; del sostegno da dare alle famiglie, e specialmente alle coppie di coniugi più giovani; di come contribuire, in sintonia con i genitori, al processo di formazione dei figli; di come appassionare i genitori al senso di missione che possono vivere in famiglia al servizio di altre famiglie e della società; di come ampliare la presenza del messaggio della santificazione in mezzo al mondo a nuovi ambienti culturali e sociali; di come fare passi avanti verso una migliore comunicazione dell’Opera sia all’interno che all’esterno, per dare un maggiore contributo alla missione della Chiesa.

Si è riflettuto anche su molti argomenti oggi rilevanti: dalle pressanti necessità sociali in ogni Paese o dalle principali sfide intorno all’evangelizzazione che deve affrontare la Chiesa, fino a quegli aspetti del messaggio dell’Opus Dei che si dovrebbero approfondire di più. Fra le altre conclusioni, i partecipanti hanno considerato che i principali contributi della formazione impartita dall’Opera sono: facilitare l’incontro con Cristo nella vita quotidiana, l’accompagnamento spirituale e la formazione teologica e dottrinale sul messaggio cristiano, proprio per poter vivificare il mondo da dentro.

Questa riflessione non si è fermata al piano istituzionale, ma ha avuto il significato di un maggior impegno personale, come spiega Téophile, della regione di Francia e Belgio: «Io concepivo in maniera piuttosto teorica le sfide del nostro tempo, però ho avuto l’impressione di aprire gli occhi su situazioni concrete, di rendermi conto che vi sono domande che non mi ero mai posto e soprattutto che era ora di lasciarmi coinvolgere di più. Così, dalle riflessioni teoriche sono passato alla scoperta delle sfide personali».

Le modalità di partecipazione e gli strumenti di analisi

Le modalità di partecipazione sono state varie: ogni persona poteva rispondere a un formulario digitale grazie a un elenco di domande per lo studio individuale, e questo si completava nelle differenti località con altri formati come l’ascolto individuale o le attività di gruppo (per esempio, forum tematici o riunioni di esperti). Inoltre, nei diversi Paesi si sono organizzate conversazioni con rappresentanti della vita civile e dell’ambito ecclesiastico. L’ultima edizione delle assemblee ha avuto come novità l’uso di strumenti di intelligenza artificiale per rendere più facile la partecipazione di migliaia di persone, la raccolta dei contributi e la successiva analisi delle risposte.

Anche le persone anziane hanno potuto contribuire con la loro esperienza rispondendo ai questionari e partecipando ai gruppi di lavoro. Il sostegno tecnico che i più giovani hanno offerto loro è stato un esercizio pratico di arricchimento e di scambio reciproco.

Nella riunione conclusiva organizzata dalla regione Asia dell’Est e del Sud, che comprende dieci Paesi – dallo Sri Lanka al Giappone, passando per Singapore, Corea e Vietnam –, raccontano che erano presenti persone di diversa età, provenienza e professione: fra gli altri, medici, infermieri, giornalisti, professori, architetti, avvocati e ricercatori.

Fabiola, di Città del Messico, racconta quello che ha significato per lei partecipare alla fase conclusiva nel suo Paese, dove le è stato affidato l’incarico di sintetizzare tutto il materiale ricevuto: «È stata un’occasione molto gratificante poterci impregnare nuovamente dello spirito dell’Opera, poter approfondire e renderci più consapevoli del protagonismo che tutti noi dobbiamo avere come cattolici, come normali cristiani, e poter mettere insieme tutte le idee degli altri». Anche il sacerdote José Luis Íñiguez, della diocesi di Guadalajara, commenta: «È stato un intenso esercizio di ascolto, di sinodalità, in cui, con l’aiuto di Dio, abbiamo capito un poco di più il carisma che Dio ha dato a nostro Padre (san Josemaría) per cercare di incarnarlo al meglio e trasmetterlo in una maniera sempre più limpida e ordinaria».

Dal sinodo al centenario

Tutto il materiale redatto nelle riunioni conclusive di queste assemblee è stato inviato a Roma e servirà di base per preparare il congresso generale ordinario dell’Opera, che avrà luogo nei mesi di aprile e maggio 2025. Nello stesso tempo in ogni circoscrizione si cominciano ad anticipare e sviluppare le conclusioni locali.

Così riassumevano in Nigeria: «Chiediamo a Dio, per intercessione di san Josemaría, un risveglio del senso di identità e di missione in ciascuno di noi. Questo ci aiuterà, seguendo l’esempio del nostro fondatore e dei primi membri dell’Opera, a vivere meglio lo spirito dell’Opus Dei e, attraverso il nostro apostolato personale, ad aiutare molte anime ad avvicinarsi a Dio».

In accordo con la Segreteria del Sinodo sulla sinodalità, il processo è stato vissuto in sintonia con l’assemblea convocata dal Romano Pontefice, ottenendo un’ampia partecipazione e una conversazione arricchita dai punti di vista e dall’esperienza di molti, in un clima di preghiera, di riflessione, di esame, di dialogo e di gratitudine. Un atto di ringraziamento che si rivolge a Dio, a san Josemaría e a coloro che ci hanno preceduto su questa strada. Il ringraziamento si estende anche a tutte le persone che hanno partecipato alle giornate conclusive delle assemblee e a quelle che hanno collaborato con l’organizzazione.

Tutto è fatto e tutto resta da fare

Maria, che è architetto e vive a Reggio Calabria (Italia), assicura che la partecipazione alle assemblee è stata per lei «un’opportunità per riscoprire quello che mi ha portato alla vocazione, quello che mi ha fatto innamorare della nuova vita che si apriva dinanzi a me; a farmi rimanere stupita, ancora una volta, davanti alla grandezza dello spirito dell’Opera e davanti alla serietà della responsabilità che ciascuno sente nei confronti del mondo».

Le assemblee sono uno strumento di ascolto e di aiuto al governo, previsto da san Josemaría per l’Opus Dei. Si tengono ogni dieci anni con carattere consultivo e hanno l’obiettivo di raccogliere le opinioni e le proposte di tutti i membri e gli amici dell’Opus Dei, per progettare come servire meglio la Chiesa e la società, in ogni Paese e in ogni momento storico. Questa volta sono servite come preparazione preliminare al centenario dell’Opera, che si svolgerà tra il 2028 e il 2030. Come affermava san Josemaría, e come ci ha ricordato recentemente il prelato, «tutto è fatto e tutto resta da fare».

Romana, n. 79, Luglio-Dicembre 2024, p. 253-256.

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