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Lettera in occasione del V centenario dei primi battesimi in America (4-IX-1996)

Carissimi fratelli nell’episcopato, diletti sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici:

1. Il prossimo 21 settembre si compie il V Centenario dei primi battesimi conferiti nel nuovo mondo. Essi ebbero luogo nel territorio dell’attuale diocesi di La Vega, nell’isola allora conosciuta come Hispaniola. In precedenza alcuni figli di queste terre avevano già ricevuto le acque battesimali a Barcellona nel 1493 e, in seguito, altri nel monastero di Guadalupe (Estremadura) il 29 luglio 1496; ma fu nella festa dell’Apostolo San Matteo che vennero pronunziate per la prima volta sul suolo americano le parole della formula sacramentale: «Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», in virtù delle quali l’indio Guaticaba, al quale venne posto il nome di Juan Mateo, ricevette il dono della filiazione divina assieme alla gente della sua casa e della sua famiglia.

Nel ricordi di questo importante evento, mi unisco a tutti voi e ringrazio il Signore per tutti i doni che, in questi cinque secoli di presenza ecclesiale in America, ha riversato nelle diverse comunità della Repubblica Dominicana e di tutta l’America, e per i copiosi frutti di vita cristiana che ne sono scaturiti. Intoniamo dunque la nostra lode a Dio, che ci chiama alla vita nuova e ci introduce in essa con il sacramento del battesimo.

2. «Le fatiche apostoliche sono ordinate a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, (...) partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore» (Sacrosantum Concilium, 10). Quando nel secondo viaggio di Colombo dodici missionari accompagnavano fra’ Bernardo Boyl, l’Ordinanza reale raccomandava all’Ammiraglio di «adoperarsi per attirare gli abitanti di quelle isole alla fede cattolica». L’opera di quei primi evangelizzatori si propose, dunque, di portare, mediante la predicazione e la catechesi, gli abitanti dell’isola ad abbracciare la fede e a ricevere il battesimo, primo frutto dell’ingente opera missionaria iniziata dalla Spagna.

La grazia divina, che precede ed accompagna l’opera degli uomini grazie alla predicazione dei missionari, chiamò alla fede il capo del Guarionex, il quale, dopo un catecumenato di due anni, ricevette il sacramento battesimale insieme ad alcuni familiari, dando così origine alla prima comunità cristiana del nuovo mondo. Ricevette così ancora una volta compimento il mandato affidato da Cristo agli Apostoli ed ai loro successori sul monte della Galilea: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19), un mandato destinato ad avere carattere perentorio fino alla fine dei tempi.

Il capo Guaticaba, anche prima di ricevere il battesimo, accompagnava i missionari nelle visite all’interno dell’isola e li aiutava facendo da traduttore e da interprete. Poco dopo esser stato battezzato, egli ricevette la palma del martirio per la fede cattolica, esclamando, mentre lo uccidevano: «Dios naboria daca, Dios naboria daca», che nella sua lingua significava: «Io sono servo di Dio» (cfr. Hernando Colón, Historia del Almirante, cap.XXV).

3. Alcuni anni or sono celebrammo il V Centenario di quel giorno memorabile, il 12 ottobre 1492, in cui i due mondi si incontrarono ed ebbe inizio l’evangelizzazione dell’America. Il 6 gennaio 1494 venne celebrata la prima messa a La Isabela. La ricorrenza che ora ricordiamo, insieme a quella dell’8 agosto 1511, quando il papa Giulio II eresse le prime diocesi del nuovo mondo, sta a significare che la Chiesa crebbe su solidi radici qui in America, sicché possiamo affermare che «la storia della salvezza si è dilatata, la famiglia di Dio è cresciuta, si è moltiplicato, “per la gloria di Dio, il numero di coloro che lo lodano” ( Cor 4, 15)» (Discorso a Santo Domingo, 12 ottobre 1992, n.3).

Noi cristiani attribuiamo sempre un carattere religioso agli anniversari, la cui celebrazione costituisce così un particolare momento di grazia per gli individui e le comunità: di qui il loro ruolo importante e significativo (cfr. Tertio millenio adveniente, 15). Il presente anniversario, relativo al battesimo degli abitanti del continente americano, ci invita a riscoprire le ricchezze insondabili di questo sacramento e ad assumere, con rinnovato fervore, gli impegni che ne derivano. Un invito, questo, che viene ribadito dal programma di preparazione al grande giubileo dell’anno 2000, nel quale, entro un piano organico di rinnovamento ecclesiale, ho proposto che nel 1997 la riflessione su «Cristo Salvatore ed evangelizzatore» (ib., 40), si apra alla «la scoperta del battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana» (ib., 41).

4. «Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27). Ricevendo il sacramento del battesimo, i cristiani, consacrati dalla nuova nascita dall’acqua e dall’unzione dello Spirito Santo, entrano a far parte della Chiesa e costituiscono «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2,9). In quanto veri figli di Dio, essi sono «compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta» (Lumen Gentium, 40).

Inseriti nel popolo di Dio ed incorporati a Cristo dal battesimo, i cristiani partecipano anche alle funzioni di Cristo, sacerdote, profeta e re, portando a compimento, ciascuno secondo la propria condizione, la missione di tutto il popolo cristiano nella Chiesa e nel mondo. Per questo, essi «sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa» (ib., 11), e a divenire così sale della terra e luce del mondo. Inoltre, in virtù della nuova nascita in Cristo, posseggono tutti la stessa dignità, la stessa grazia di figli e la stessa vocazione alla perfezione secondo i differenti stati (cfr ib., 31).

5. In occasione dell’ormai imminente celebrazione di questo V Centenario, i vescovi della Repubblica Dominicana hanno pubblicato la Lettera pastorale “Il battesimo, dono e impegno”, invitando i fedeli a trarre spunto dalla gioiosa commemorazione per apprezzare ancora di più il dono del battesimo e, su questa base, a promuovere «una nuova evangelizzazione, in cui tutti siano coinvolti, che sappia integrarso con la promozione umana e che si incarni nella nostra cultura, affinché Cristo, presente nel cuore e nelle azioni dei dominicani, edifichi il suo regno fra di noi» (n. 3). Sì, questa celebrazione dev’essere per i fedeli dominicani e per tutti i cattolici d’America un appello ad approfondire la fede ricevuta, l’orazione costante, il rinnovamento spirituale e la vita di carità e di solidarietà.

Per tutto questo, la Chiesa universale innalza un inno di ringraziamento al Signore della storia per l’inestimabile dono del battesimo, per l’accoglienza che esso ha trovato nella vostra terra nel corso di questi cinque secoli, per il fervore con il quale avete saputo conservare la fede nelle sue varie espressioni, per la ricchezza spirituale che le comunità cattoliche d’America hanno rappresentato e rappresentano nella comunione ecclesiale, come dimostrano «i tre grandi amori che hanno caratterizzato la fede cattolica dei vostri popoli: amore all’Eucarestia, amore alla Madre del Salvatore, amore alla Chiesa nella persona del Successore di Pietro» (Lettera, 12 dicembre 1993, n. 3).

Alla Madonna santissima, Stella della prima e della nuova evangelizzazione, Madre di Dio e Madre nostra, a Maria che, venerata dai dominicani nella denominazione di Altagracia, ci appare raccolta in preghiera dinanzi al mistero del Verbo incarnato, affido i buoni propositi dei pastori e dei fedeli, che intendono accogliere in tutta la sua profondità il battesimo ricevuto e vivere con generosità ed audacia le ricchezze in esso contenute e l’impegno che ne deriva. A questo scopo vi sia d’aiuto la benedizione apostolica, che con affetto vi impartisco.

Giovanni Paolo PP. II

Vaticano, 4 settembre 1996

Romana, n. 23, Luglio-Dicembre 1996, p. 151-154.

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