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17-XI-1996,Omelia pronunciata dall Vescovo Prelato dell’Opus Dei durante la cerimonia in cui ha amministrato il sacramento della Confermazione nella Parrocchia romana del Beato Josemaría Escrivá.

1. Carissimi, mi rivolgo in particolare a voi, cresimandi: oggi si rinnova per voi il mistero della Pentecoste, quando il Signore effuse nell’anima degli Apostoli la pienezza dello Spirito Santo, come aveva promesso.

Quella prima venuta dello Spirito fu accompagnata da prodigi straordinari, come abbiamo appena letto nel libro degli Atti degli Apostoli. Quando, fra poco, imporrò su di voi le mani e vi ungerò con il sacro crisma, tracciando un segno di Croce sulla vostra fronte e pronunciando la formula del sacramento, nessuno noterà nulla di straordinario. Ma la fede ci insegna che lo Spirito Santo scenderà su di voi in modo assolutamente reale, anche se invisibile.

Quali saranno le conseguenze di questo nuovo dono del Cielo che vi apprestate a ricevere? Rileggendo il testo della prima lettura di questa Messa, possiamo vedere come la Scrittura descrive lo Spirito Santo: «Su di lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, e lo riempirà dello Spirito del timore del Signore»[1]. Il profeta sta parlando del Messia, Gesù, il Figlio di Dio incarnato. Lo Spirito Santo, dunque, è lo Spirito di Cristo. Egli viene nella nostra anima per renderci simili a Gesù. Il Sacramento della Confermazione perfeziona ciò che lo Spirito Santo ha già operato in voi con il Battesimo: è una conferma dell’amore infinito con cui il Signore entra nella nostra vita e la vuole divinizzare. Con i suoi doni (quelli elencati dal profeta: il dono di sapienza e di intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza, di pietà e di timore di Dio), lo Spirito Santo vi porterà alla maturità spirituale. Svilupperà in voi una conoscenza più profonda di Dio, una sintonia con il Signore così reale da farvi vedere il mondo, le attività che riempiono le nostre giornate, gli uomini nostri fratelli, la vita stessa con gli occhi di Dio: come creature che ci parlano di Lui, creature che noi possiamo e dobbiamo portare a Dio.

Potremmo riassumere tutto questo dicendo che lo Spirito Santo ci insegna ad amare Dio Padre con l’amore con cui Cristo lo ama. Percorrendo le pagine del Vangelo, scopriamo i segni che distinguono l’amore di Gesù: un amore provato dai fatti, dall’impegno attivo ad innalzare fino al Padre tutto ciò che Gesù incontra nel corso della propria vita. Mi riferisco al lavoro: per trent’anni ha lavorato nella bottega di San Giuseppe. Come? Con amore: senza cedimenti alla pigrizia o alla comodità, cercando di rendere presente Dio nel modo di affrontare i più piccoli doveri quotidiani. Ma possiamo continuare: la vita familiare. Gesù, colmo di Spirito Santo, l’ha santificata con il suo immenso amore a Maria Santissima e a San Giuseppe. E ancora: l’amicizia. Gli Apostoli erano suoi amici: l’esempio di Gesù ci insegna che l’amicizia può essere piena di Dio. Di che cosa parlava Gesù con gli Apostoli? Lavoravano insieme, ritempravano insieme le forze, si divertivano anche; e i loro colloqui, le loro confidenze, ruotavano tutte attorno all’amore di Dio. L’esempio di Gesù ce lo insegna e lo Spirito Santo ci dà la forza per farlo.

2. Desidero soffermarmi su questo punto. Il carattere che riceviamo con il Sacramento della Cresima fa di noi dei soldati di Cristo: a ciascuno di noi Gesù affida la missione stessa degli Apostoli. Il segno più tangibile di questa nuova presenza dallo Spirito Santo nell’anima degli Apostoli sta proprio nell’audacia con cui il giorno di Pentecoste si lanciarono a parlare di Gesù a degli sconosciuti. Come scrive il Beato Josemaría: pur mancando di talento, di rinomanza e di beni di fortuna, possiamo essere strumenti efficaci, se ricorriamo allo Spirito Santo affinché ci conceda i suoi doni. Gli Apostoli, prima di ricevere lo Spirito Santo, fuggirono spaventati dinanzi ai nemici di Cristo. Tuttavia, dopo la Pentecoste, si lasciarono flagellare e incarcerare, e finirono col dare la vita in testimonianza della loro fede[2].

Non è entusiasmante il panorama che il Salmo responsoriale ci ha fatto intravedere? «Torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli»[3]. La sua realizzazione dipende da ciascuno di noi. Sto pensando a tanti ragazzi e ragazze che frequentano insieme con voi la scuola o che sono vostri vicini di casa: alcuni di loro non pregano più e non frequentano la Chiesa. Hanno bisogno di qualcuno che dia loro l’esempio di una vita cristiana senza complessi: esempio di altri ragazzi che, come loro, siano bravi studenti, amici leali, buoni figli. Ma anche capaci di non cedere a ciò che è male, perché consapevoli del fatto che solo quando si è in pace con Dio si è davvero felici. Il Sacramento che ora ricevete vi dà la forza di essere nel mondo testimoni del Signore crocefisso e risorto.

3. Voi sapete che il Santo Padre ha indetto una missione cittadina, per aiutare tutti i romani a prepararsi al grande Giubileo del Duemila. Il Papa desidera che questa solenne ricorrenza sia per tanta gente, ora lontana dalla fede, forse soprattutto per pigrizia, perché si sono lasciati andare, la riscoperta della gioia di vivere in grazia di Dio. Io sono certo che l’invito del Santo Padre sarà accolto con crescente generosità in questa parrocchia. Fa’ tua questa preghiera del Beato Josemaría: «Signore, che da adesso io sia un altro: che non sia “io”, ma “colui” che Tu desideri. Che io non ti neghi nulla di ciò che mi chiedi (...). Che lo Spirito Santo mi infiammi»[4]. Signore, fa’ che io sia apostolo fra i miei amici, fra i parenti, i compagni di scuola.

Tutto questo si avvererà se, con l’aiuto dello Spirito Santo presente nella vostra anima, vi sforzerete di comportarvi da cristiani coerenti nel lavoro —lo studio—, in famiglia, fra gli amici. Occorre lottare contro i propri difetti. In questo modo, lo Spirito Santo plasmerà in voi virtù che porteranno, come frutto, la conversione di tanti altri vostri amici e compagni. Ma è necessaria la vostra collaborazione con la grazia divina affinché ognuno di voi divenga come il terreno buono —lo abbiamo letto nel Vangelo di questa Messa— in cui il Signore ha seminato la sua grazia: «Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza»[5].

Un aiuto formidabile viene a tutti voi dal Sacramento della Confessione: amatelo, accostatevi con frequenza al confessionale. E, in quella confidenza fiduciosa e sincera con Gesù che perdona, lo Spirito di Cristo vi inonderà della sua potenza e farà di voi strumenti efficace per la trasformazione del mondo, guidandovi fino alla santità. Come diceva il Beato Josemaría: «La santità si raggiunge con l’ausilio dello Spirito Santo — che viene a inabitare nelle nostre anime —, mediante la grazia che ci è concessa nei Sacramenti, e con una lotta ascetica costante»[6]. E, non dimenticatelo, spiegate ai vostri amici, alle vostre amiche, il valore grande della Confessione, il Sacramento in cui il Signore perdona i nostri peccati, trasforma l’amarezza in speranza, ci fa assaporare l’amore di Dio. La Confessione può diventare il mezzo principale del vostro apostolato.

Invochiamo la Madonna: nessuna persona umana è stata, come lei, piena di grazia, piena dello Spirito Santo. Chiediamo a Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, di sostenere sempre il desiderio —che oggi sentiamo così forte— di assomigliare davvero a suo Figlio e, così, di portare la pace di Gesù in tanti cuori di questa nostra città.

[1] Is 11, 2.

[2] Cfr. Solco, n. 283.

[3] Sal 21, 28.

[4] Forgia, n. 122.

[5] Lc, 8, 15.

[6] Forgia, n. 429.

Romana, n. 23, Luglio-Dicembre 1996, p. 190-192.

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