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7-X-1996, Omelia pronunciata dal Gran Cancelliere nell’inaugurazione dell’anno accademico 1996-97 del Pontificio Ateneo della Santa Croce in Roma.

1. Nessuno può dire: “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo[1].

Come è nostra consuetudine, iniziamo l’anno accademico invocando l’aiuto dello Spirito Santo, perché guidi i nostri passi e riempia di frutti il lavoro che svolgeremo nei prossimi mesi.

Il grande Giubileo che la Chiesa si appresta a vivere con l’impulso del Romano Pontefice vuole ricordare solennemente l’Incarnazione del Figlio-Verbo, che avvenne per opera dello Spirito Santo quando giunse la pienezza dei tempi[2]. Nella preparazione alla commemorazione di questo evento salvifico, il prossimo anno 1997, come ben sapete, verrà dedicato «alla riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo». Verrà così sottolineato «il carattere spiccatamente cristologico del Giubileo, che celebrerà l’Incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza per tutto il genere umano»[3].

Come scrisse Giovanni Paolo II nell’enciclica Dominum et vivificantem, il grande Giubileo «ha direttamente un profilo cristologico (...). E, nello stesso tempo, esso ha un profilo neumatologico, poiché il mistero dell’Incarnazione si è compiuto per opera dello Spirito Santo (...). In effetti, la concezione e la nascita di Gesù Cristo ci fanno conoscere la grande opera dello Spirito Santo nella storia della creazione e della salvezza: la suprema grazia —la grazia dell’unione—, fonte di ogni altra grazia, come spiega San Tommaso»[4].

«Nel mistero dell’Incarnazione, dunque, l’opera dello Spirito, che dà la vita, raggiunge il suo vertice. Non è possibile dare la vita —sono ancora parole del Santo Padre—, che in Dio è in modo pieno, che facendo di essa la vita di un Uomo, quale è Cristo nella sua umanità personalizzata dal Verbo nell’unione ipostatica. E, al tempo stesso, col mistero dell’Incarnazione si apre in modo nuovo la fonte di questa vita divina nella storia dell’umanità: lo Spirito Santo»[5]. Il Verbo diventa primogenito tra molti fratelli[6]; infatti, l’accoglienza dello Spirito Santo ci dà anche il potere di diventare figli di Dio[7], poiché Dio Padre manda nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre![8]. Lo Spirito stesso infatti attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo[9]. E la creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio[10], di coloro che Dio, avendoli da sempre conosciuti, ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo[11].

Lo Spirito Santo restituisce anche l’immagine di Dio nell’uomo, oscurata dal peccato. Per questo motivo, con parole del Beato Josemaría, «la tradizione cristiana ha perciò riassunto in una sola idea l’atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti dello Spirito Santo: docilità. Docilità significa essere sensibili a ciò che lo Spirito Santo suscita intorno a noi e in noi: sensibili ai carismi che distribuisce, ai movimenti e alle istituzioni che promuove, agli affetti e alle ispirazioni che fa nascere nel nostro cuore»[12].

Così, se collaboriamo col Paraclito nella Sua missione di conformarci a Cristo, «la vita di Gesù Cristo —leggiamo ancora parole del Beato Josemaría Escrivá—, se gli siamo fedeli, si ripete in qualche modo in quella di ciascuno di noi, tanto nel suo processo interno —la santificazione— quanto nella condotta esterna»[13]. Ciò richiede —ripeto— docilità al Paraclito e una vita spirituale incentrata su Cristo. Come vi saranno utili quelle tappe —così le chiamava in Cammino il fondatore dell’Opus Dei— presenti in ogni cuore toccato dall’Amore di Dio: cercare Cristo, trovare Cristo, amare Cristo![14]. Se ci impegniamo a mettere in pratica almeno la prima di queste tappe, se cerchiamo sinceramente Cristo, allora Lui stesso ci verrà incontro. Ci troveremo immersi in un processo di identificazione con Cristo che porta a vivere la Sua vita, ad avere i Suoi stessi sentimenti[15], a diventare alter Christus, ipse Christus, ed essere tra gli amici, tra i colleghi —con espressione dell’amatissimo Fondatore dell’Opus Dei— Gesù che passa: Cristo che continua a passare per le strade e le piazze del mondo nella persona dei suoi discepoli, i cristiani[16].

2. Tra i contenuti cristologici proposti come preparazione al Giubileo si trova «la riscoperta di Cristo Salvatore ed Evangelizzatore, con particolare riferimento al capitolo quarto del Vangelo di Luca, dove il tema del Cristo mandato ad evangelizzare e quello del Giubileo si intrecciano»[17].

Come all’inizio della vita della Chiesa, anche oggi l’intera comunità ecclesiale si trova riunita con Maria, la Madre di Gesù, e invoca lo Spirito Santo. Oggi come allora, siamo stati inviati ad annunziare la Buona Novella, come ha anche segnalato di recente Giovanni Paolo II: «Guardare Gesù per aderire in modo più consapevole e maturo al Vangelo. Ecco l’orientamento fondamentale che, nel corso del 1997, dovrà condurre i credenti ad un autentico ed efficace rinnovamento pastorale. Esso comporterà maggiore coraggio e ardore nell’annunciare Gesù Cristo, unica e definitiva risposta alle attese di ogni uomo e di tutto l’uomo»[18].

L’evangelizzazione che lo Spirito Santo ci affida è un compito affascinante. Vorrei ripetervi quanto diceva il mio amatissimo predecessore Mons. Álvaro del Portillo, quando undici anni fa scrisse una lettera pastorale per assecondare l’impegno del Papa nella nuova evangelizzazione. «Figlie e figli miei: siate ottimisti, con un ottimismo soprannaturale che affonda le sue radici nella fede, che si nutre della speranza e al quale l’amore mette le ali. Dobbiamo saturare di spirito cristiano tutti gli ambienti della società. Non fermatevi al semplice desiderio: ciascuna, ciascuno, lì dove lavora, deve dare contenuto divino al suo lavoro e deve impegnarsi —con la sua orazione, con la sua mortificazione, con il suo lavoro professionale terminato alla perfezione— a formare se stesso e le altre anime alla Verità di Cristo, perché Egli venga proclamato Signore di tutte le opere terrene»[19].

Il vostro studio, il lavoro di ricerca che svolgete, i compiti tecnici e amministrativi, i desideri di migliorare la vostra formazione scientifica, spirituale, umana e apostolica, saranno il miglior contributo che potete fornire —con la vostra orazione e la vostra mortificazione— all’evangelizzazione che si apre davanti ai nostri occhi. Voi tutti —professori, studenti, personale amministrativo e tecnico—, con questo vostro lavoro, ben fatto e per amore di Dio, fornite un prezioso apporto alla sfida evangelizzatrice.

Partecipiamo attivamente a quest’avventura divina. Milioni di anime vi aspettano, già adesso: anime che non conoscono Cristo o che si sono dimenticate della bellezza del Suo volto. Chiedete allo Spirito Santo di “vederle” in ogni momento: nelle lezioni, nelle ore di studio, nel servizio che offrite e che risulta indispensabile per lo svolgersi della vita accademica, nella vostra vita di pietà profonda e sincera, che vi rende docili alle ispirazioni del Paraclito. I vostri orizzonti si allargheranno, il vostro cuore si dilaterà[20] davanti al compito di portare Cristo fino all’estremità della terra.

Una parola in particolare agli alunni. Durante il vostro soggiorno nella Città Eterna avrete occasione di convivere con persone dei cinque continenti, delle più svariate provenienze, culture e mentalità. Ve lo ripeto ancora, portate nel vostro cuore tutta la Chiesa: sentite con la Chiesa! Questi anni romani saranno per voi un’opportunità di vivere in modo specialmente visibile la cattolicità, l’universalità della Chiesa. Imparate a riconoscere il volto di Cristo in ognuno e ad apprezzare i pregi e le qualità di quanti sono stati comprati a così caro prezzo, al prezzo del sangue di Cristo[21]. Vi meraviglierà vedere come la buona novella è recepita in modo così naturale in ogni cultura, e ringrazierete lo Spirito Santo —sotto la cui azione invochiamo il nome di Gesù— per la Sua instancabile attività.

3. Un altro aspetto centrale in questa fase di preparazione al Giubileo è «la riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di “insegnamento degli Apostoli” (At 2, 42) circa la persona di Gesù ed il suo mistero di salvezza»[22].

Siate sicuri: la formazione ricevuta nelle aule, lo studio e la meditazione personale, e soprattutto —lasciate che ve lo ripeta— le lezioni che il Paraclito stesso impartisce nelle vostre anime sono un contributo determinante in quest’opera di catechesi indetta come preparazione al Giubileo, e allo stesso tempo sono la condizione indispensabile perché il vostro lavoro al servizio della Chiesa sia veramente efficace.

Vivendo in questa metropoli dovete anche sentirvi coinvolti nella grande missione cittadina promossa dal Romano Pontefice e inaugurata nella solennità di Pentecoste. Imploriamo lo Spirito Santo «perché rinsaldi la nostra fede, rinnovi il nostro fervore, accenda la nostra carità»[23] e dia sempre nuovo vigore alla vitalità di questa città dove il sangue dei martiri ha reso così feconda la Sua azione e dove il successore di Pietro ha la sua cattedra.

Ringraziamo anche per la fecondità dell’azione dello Spirito Santo attraverso il ministero del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo II, che si appresta a commemorare il suo giubileo sacerdotale. Questa ricorrenza sia motivo di gioia e di impegno per una maggiore consapevolezza del nostro dovere di figli verso chi è il Padre comune di tutti i cristiani: dovere che si riassume in una più intensa preghiera per la sua persona e le sue intenzioni. Come i discepoli pregavano incessantemente per Pietro[24], anche adesso sale in cielo la preghiera di tutti i discepoli per il Santo Padre, servo dei servi di Dio. Oggi chiediamo, in modo particolare, il pronto e totale ristabilimento del Papa, dopo l’intervento chirurgico al quale sarà sottoposto.

La prima evangelizzazione partì proprio dal cenacolo, dove gli apostoli si trovavano riuniti intorno alla Madre di Dio. L’antica immagine di Maria Regina Apostolorum che si venera in questa Basilica ci parla proprio di quella missione degli Apostoli, che affidarono la loro opera evangelizzatrice all’intercessione della Madonna.

Santa Maria, Sedes Sapientiæ, come la invochiamo ogni volta che recitiamo il santo rosario (la cui festività costituisce oggi un ulteriore motivo di gioia), ci otterrà la pienezza dei doni dello Spirito Santo. La devozione alla Madonna infatti ci aiuterà a mettere in luce la centralità di Cristo, punto focale di quest’anno di preparazione al Giubileo, poiché Maria «addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta»[25].

[1] 1 Cor 12, 3.

[2] Cfr. Gal 4, 4.

[3] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, 10-XI-1994, n. 40.

[4] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, 18-V-1986, n. 50; cfr. S. Tommaso, S.Th., III, q. 2, aa. 10-12; q. 6, a. 6; q. 7, a. 13.

[5] Ibid., n. 52.

[6] Cfr. Rm 8, 29.

[7] Cfr. Gv 1, 12; cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, n. 52.

[8] Gal 4, 6.

[9] Rm 8, 16-17,

[10] Rm 8, 19.

[11] Rm 8, 29.

[12] Beato Josemaría Escrivá, È Gesù che passa, n. 130.

[13] Beato Josemaría Escrivá, Forgia, n. 418.

[14] Cfr. Beato Josemaría Escrivá, Cammino, n. 382.

[15] Cfr. Fil 2, 5.

[16] Cfr. Beato Josemaría Escrivá, È Gesù che passa, n. 71.

[17] Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, n. 40.

[18] Giovanni Paolo II, Discorso al comitato per il Giubileo, 4-VI-1996.

[19] A. del Portillo, Lettera, 25-XII-1985, n. 10, in Rendere amabile la verità. Raccolta di scritti di Mons. Álvaro del Portillo, Città del Vaticano 1995, p. 97.

[20] Cfr. Is 60, 5.

[21] Cfr. 1 Cor 6, 20.

[22] Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, n. 42.

[23] Giovanni Paolo II, Omelia nella solenne Veglia di Pentecoste, 25-V-1996.

[24] Cfr. At 12, 12.

[25] Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, n. 43.

Romana, n. 23, Luglio-Dicembre 1996, p. 183-186.

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