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18 maggio Solenne Messa in onore del Beato Josemaría, celebrata da S.E.R. Mons. Alvaro del Portillo

Alla beatificazione del 17 maggio è seguito il tradizionale triduo di celebrazioni in onore del nuovo Beato, svoltosi nella città di Roma dal 18 al 21 maggio.

E' stato il Vescovo Prelato dell'Opus Dei, Mons. Alvaro del Portillo, a celebrare la prima Messa solenne in onore del nuovo Beato. La cerimonia si è svolta la mattina di lunedì 18 maggio, sul sagrato di Piazza San Pietro, su esplicito invito del Santo Padre. Con il Prelato hanno concelebrato il Vicario Generale della Prelatura, Mons. Javier Echevarría; il Vicario Sacerdote Segretario, Mons. Francisco Vives; il Direttore Spirituale Centrale della Prelatura, Rev. Dott. Ignacio Celaya; Mons. Joaquín Alonso e i Vicari del Prelato in tutte le circoscrizioni della Prelatura.

In una Piazza San Pietro che per il secondo giorno consecutivo non riusciva a contenere i pellegrini, tra i presenti si contavano numerose autorità ecclesiastiche e civili, personalità della cultura, delle arti, del mondo imprenditoriale, dello sport e dello spettacolo. Ma a colmare la Piazza fino a Via della Conciliazione erano, in un'atmosfera gioiosa e di festa, soprattutto comuni fedeli, delle più diverse professioni manuali ed intellettuali, appartenenti alla Prelatura e non; figli spirituali di Mons. Escrivá, che lo conobbero e seguirono nell'epoca più prossima alla fondazione dell'Opus Dei e molti altri che hanno avuto occasione di ricevere direttamente da lui o attraverso i suoi scritti o l'apostolato dei membri della Prelatura il messaggio che Dio gli volle affidare il 2 ottobre 1928. Tutti erano accomunati dal fatto di essere stati spronati al servizio di Dio, della Chiesa e delle anime dall'eroica risposta del Beato Josemaría alle richieste della grazia divina.

Nell'assemblea dei fedeli si poteva scorgere il compimento dei sentimenti provati dello stesso Beato Josemaría Escrivá quando, nel gennaio 1933, a Madrid, impartì la Benedizione con il Santissimo Sacramento a tre studenti che avevano partecipato a una delle prime attività da lui intraprese per la formazione della gioventù. Dietro di loro, con il cuore traboccante di fede e di speranza nello sviluppo dell'Opera che Dio aveva voluto fondare attraverso di lui, egli ne vide altri —sono parole letterali del Beato Josemaría— «trecento, tremila, trentamila, trecentomila, tre milioni..., di tutte le razze e i colori»: gli uomini e le donne cui sarebbe giunto il suo messaggio di santificazione nella vita quotidiana. La storia non mancherà di ricordare che uno dei quei tre studenti, il Prof. Juan Jiménez Vargas, per molti anni ordinario di Fisiologia nella Facoltà di Medicina dell'Università di Navarra, era presente durante la cerimonia della beatificazione a Roma.

Nell'omelia, Mons. del Portillo ha esortato a considerare la beatificazione del Fondatore dell'Opus Dei come un pressante invito a essere fedeli alla vocazione cristiana, alla responsabilità di cercare la santità e l'apostolato nell'esercizio della comune attività professionale.

Ecco il testo integrale dell'omelia:

1. Con immensa gioia abbiamo assistito ieri alla beatificazione del Fondatore dell'Opus Dei, Josemaría Escrivá de Balaguer, e della Madre Giuseppina Bakhita, religiosa figlia della Carità, Canossiana. Oggi, grazie alla benevolenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, sono felice di poter presiedere questa solenne concelebrazione, in rendimento di grazie alla Santissima Trinità e in onore del Beato Josemaría.

Le parole della Sacra Scrittura, che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura, ci parlano di una moltitudine immensa di santi che in cielo esclama: Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio[1]. E' il grido di lode che sgorga anche dalle nostre anime in comunione con la Chiesa celeste; un'unione veramente intima, perché la vita soprannaturale, raggiunta definitivamente dai beati, è anche vita nostra. Dio ci ha chiamati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo[2], e ha inviato lo Spirito Santo nei nostri cuori per trasformarci in «un altro Cristo, lo stesso Cristo!», come amava esclamare il Beato Josemaría[3].

Noi fin d'ora siamo figli di Dio —scrive San Giovanni— ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché Lo vedremo così come Egli è[4]. Il senso della nostra filiazione divina in Cristo, che informò tutta la vita e la predicazione del Beato Josemaría Escrivá, suscitava nella sua anima un desiderio ardente di contemplare Dio. Quante volte l'ho udito esclamare, soprattutto negli ultimi anni di vita: «Vultum tuum, Domine, requiram!»[5], desidero contemplare il tuo volto, Signore! Quest'anelito lo sospingeva ad alimentare un rapporto costante con Dio in ogni circostanza: nel lavoro e nel riposo; nella solitudine dell'orazione e nella conversazione sacerdotale con le anime; nell'allegria e nel dolore, che trapassava sempre nella gioia, perché nella sofferenza egli sapeva vedere la Croce di Cristo. L'amore alla Croce gli permise di comprendere fino in fondo le parole ispirate dell'Apostolo San Paolo: tutto concorre al bene di coloro che amano Dio[6]. Dinanzi a qualsiasi contrarietà, la sua reazione era sempre: «omnia in bonum!», tutto è per il bene!

2. Poche settimane prima che il Signore lo chiamasse a godere definitivamente della sua presenza, ci diceva: «Dobbiamo stare (...) in Cielo e sulla terra, sempre. Non "fra" il Cielo e la terra, perché siamo del mondo. Nel mondo e in Paradiso allo stesso tempo! (...), immersi in Dio, ma sapendo che siamo del mondo»[7]. Attraverso questo cammino di contemplazione, vissuta nell'ambito delle occupazioni terrene, lo Spirito Santo condusse il Beato Josemaría fino alle vette della vita mistica, all'unione con la Trinità divina. Il dialogo filiale con Dio diventava allora così intimo che —come lui stesso spiegava— «le parole vengono meno, la lingua non riesce ad esprimersi; anche l'intelletto si acquieta. Non si discorre, si ammira. E l'anima erompe ancora una volta in un cantico nuovo, perché si sente e si sa ricambiata dallo sguardo amoroso di Dio, in ogni istante della giornata. Non alludo —aggiungeva— a situazioni straordinarie. Sono, possono benissimo essere fenomeni ordinari della nostra anima: come una pazzia d'amore che, senza spettacolo, senza stravaganze, ci insegna a soffrire e a vivere, perché Dio ci concede la Sapienza»[8].

Il mio cuore trabocca d'emozione nel testimoniare oggi, qui, con profonda gratitudine verso Nostro Signore, di aver assistito per quarant'anni, giorno dopo giorno, alla vita santa del Beato Josemaría, al suo amore per Dio e per tutte le anime, alla sua eroica corrispondenza alla grazia di Cristo, che Dio concede copiosamente a chi è umile[9]. Sono stato testimone di come egli abbia portato a compimento con eroica abnegazione il programma del Battista: Egli deve crescere e io invece diminuire[10], fino a raggiungere il culmine che permette all'anima di esclamare con San Paolo: per me infatti il vivere è Cristo[11]; non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me[12].

«Mentre consideriamo la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo —insegna il Concilio Vaticano II— per un motivo in più ci sentiamo spinti a cercare la città futura (cfr. Eb 13,14 e 11,10) e insieme ci è insegnata la via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose del mondo, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo»[13]. La santità raggiunta dal Beato Josemaría non rappresenta un ideale impossibile; è un esempio che non si rivolge soltanto a poche anime elette, bensì a innumerevoli cristiani, chiamati da Dio a santificarsi nel mondo: nell'ambito del lavoro professionale, della vita familiare e sociale. E'un esempio illuminante di come le occupazioni quotidiane non siano un disturbo per lo sviluppo della vita spirituale, ma possano e debbano trasformarsi in orazione: egli stesso costatava per iscritto nei suoi appunti personali, con una certa sorpresa, che vibrava d'Amore per Dio proprio «per strada, fra il rumore delle automobili, dei mezzi pubblici, della gente», perfino «leggendo il giornale!»[14]. E'un esempio particolarmente vicino, poiché il Beato Josemaría è vissuto fra di noi: siete in molti, qui presenti, ad averlo conosciuto di persona. Egli ha partecipato intensamente alle ansie della nostra epoca, e proprio nelle attività di ogni giorno, mediante il compimento fedele dei doveri quotidiani nello Spirito di Cristo[15], ha raggiunto la santità.


3. Acabamos de escuchar, en el Evangelio de la Misa, las palabras que concluyen el relato de la pesca milagrosa: los Apóstoles, dejándolo todo, siguieron a Jesús[16]. La enseñanza es clara: para seguir a Cristo es preciso dejar todas las cosas. El Beato Josemaría respondió sin titubeos a esta exigencia, y enseñó que es posible cumplirla plenamente en medio del mundo. ¡Sí!, es posible ser del mundo sin ser mundanos; es posible permanecer en el lugar de cada uno, y al mismo tiempo seguir a Cristo y permanecer en El. Es posible vivir «en el cielo y en la tierra», ser «contemplativos en medio del mundo», transformando las circunstancias de la vida ordinaria en ocasión de encuentro con Dios; en medio para llevar otras almas al Señor e informar desde dentro la sociedad humana con el espíritu de Cristo, ofreciendo a Dios Padre todas nuestras obras en unión con el Sacrificio de la Cruz que se renueva sacramentalmente en la Eucaristía[17].

Este mensaje de santificación en, desde y a través de las realidades humanas, es providencialmente actual en la situación de nuestro tiempo[18], que necesita urgentemente encauzar el desarrollo científico y técnico no a la simple e infrahumana cultura del bienestar material, sino hacia una cultura —podríamos decir— del bienestar integral: de todo el hombre y de todos los hombres, para edificar el reino de Cristo en la tierra: un reino de justicia, de amor y de paz[19]. Este reino, del que es portadora la Iglesia, comienza en el corazón del hombre, y se propaga desde ahí a la vida familiar, profesional y social. Con palabras del Santo Padre Juan Pablo II, en su primera encíclica, este mundo nuestro «de las conquistas científicas y técnicas (...) es al mismo tiempo el mundo que "gime y sufre" (Rom. 8, 22) y "espera con impaciencia la manifestación de los hijos de Dios" (Rom. 8, 19)»[20]. No cabe duda: «estas crisis mundiales son crisis de santos. —Dios quiere un puñado de hombres "suyos" en cada actividad humana. —Después... "pax Christi in regno Christi" —la paz de Cristo en el reino de Cristo»[21].

4. Desde muy joven, el Beato Josemaría comprendió, con luces divinas, que la Creación, la Redención y la Santificación del mundo, constituyen el entramado de un único proyecto eterno de la Santísima Trinidad, que ha ordenado todas las cosas a la gloria del Padre, y las conduce a ese fin por medio del Hijo, con la fuerza del Espíritu Santo. Ya en los años treinta, condensaba así, en breves trazos, el programa de su vida y la razón de ser del Opus Dei: «Hemos de dar a Dios toda la gloria. El lo quiere: gloriam meam alteri non dabo, mi gloria no la daré a otro (Isai. XLII, 8). Y por eso queremos nosotros que Cristo reine, ya que per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri Omnipotenti in unitate Spiritus Sancti omnis honor et gloria: por El, y con El, y en El, es para ti Dios Padre Omnipotente en unidad del Espíritu Santo todo honor y gloria. Y exigencia de su gloria y de su reinado es que todos, con Pedro, vayan a Jesús por María»[22].

El Beato Josemaría quiso siempre vivir para la gloria de Dios, y encaminar a ese fin todas las realidades terrenas. Por eso, buscó con toda su alma la unión con Cristo a través de María, y la alcanzó porque amó con todo su corazón y sirvió con toda su vida a la Iglesia y al Papa. No puedo menos que recordar la primera vez que vino a Roma, y su emoción al divisar la cúpula de San Pedro y rezar el Credo. Aquella noche la transcurrió entera en vela de oración, con la mirada puesta en las ventanas de las habitaciones del Santo Padre, que se divisaban a poca distancia, desde la terraza de la casa donde nos alojábamos, en la cercana Piazza della Città Leonina. Ese espíritu de oración perseverante y penitente, ese amor a la Iglesia y al Romano Pontífice, es el que ha inculcado en multitud de almas y del que hoy, aquí, queremos ser una singular manifestación.

Invocamos, con emoción y agradecimiento, la intercesión del Beato Josemaría, para llegar también nosotros a la santidad por el camino seguro, que es Nuestra Madre la Virgen. El Papa Pablo VI proclamó a Santa María Mater Ecclesiae, Madre de la Iglesia[23], y el Santo Padre Juan Pablo II ha querido iluminar con su imagen esta maravillosa Plaza de San Pedro, que abre sus brazos a toda la humanidad. A través de su mediación materna recibimos la gracia del Espíritu Santo que nos hace miembros de Cristo en la Iglesia.

Cristo, María, el Papa: tres nombres íntimamente unidos en el corazón del Beato Josemaría, que quiso resumir su afán apostólico en aquella aspiración tantas veces repetida, que también nosotros hacemos, ahora, una vez más nuestra: «Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam!», ¡todos, con Pedro —con el Papa y en la Iglesia—, a Jesús por María!

Así sea.

Così come per il rito di beatificazione del giorno precedente, centinaia di sacerdoti hanno distribuito la Sacra Comunione ai fedeli.

Udienza di S.S. Giovanni Paolo II ai pellegrini

Terminata la Santa Messa, il Santo Padre ha concesso un'Udienza ai pellegrini convenuti per la beatificazione di Josemaría Escrivá. Tenendo conto dell'altissimo numero di fedeli —certamente più di duecentomila—, l'Udienza pontificia ha avuto luogo nella stessa Piazza San Pietro.

Come aveva ricordato Mons. Alvaro del Portillo subito dopo l'omelia, l'Udienza papale si svolgeva in provvidenziale coincidenza con la ricorrenza del settantaduesimo compleanno del Sommo Pontefice. Al suo arrivo, il Santo Padre ha salutato i pellegrini passando ripetutamente tra ali di folla festosa su di un'auto scoperta. Per venti minuti circa, prima di dirigersi al sagrato della Basilica, sono così giunte a Giovanni Paolo II le parole di augurio dei fedeli —happy birthday to you— cantate in diverse lingue; l'augurio polacco —Sto lat!, sto lat!, cent'anni di vita—, e il maestoso canto delle Acclamationes in latino, con testi composti per l'occasione dal maestro Colino, Maestro della Cappella Giulia della Basilica di San Pietro, coordinatore dei dieci cori che hanno preso parte sia alla Santa Messa precedente sia all'Udienza papale.

Il Santo Padre ha ascoltato il seguente indirizzo di saluto rivoltogli dal Vescovo Prelato dell'Opus Dei, S.E.R. Mons. Alvaro del Portillo:

Beatissimo Padre,

provo una vivissima gioia nel prendere la parola e rivolgermi a Vostra Santità. Lo faccio in nome delle migliaia di fedeli, sacerdoti e laici, della Prelatura dell'Opus Dei, di Cooperatori e di amici dell'Opera, che sono convenuti a Roma dai cinque continenti per assistere alla Beatificazione di Josemaría Escrivá de Balaguer, Fondatore dell'Opus Dei. So di rappresentare anche tutti coloro, ancor più numerosi, che non avendo potuto venire nella Città Eterna, sono tuttavia qui spiritualmente presenti in Piazza San Pietro e si uniscono a noi nella fedele adesione e nell'affetto filiale al Romano Pontefice.

Mi permetta, Santo Padre, in nome di tutti loro e facendomi interprete anche dei sentimenti delle innumerevoli persone che ricorrono all'intercessione del Beato Josemaría Escrivá, di ringraziarla per la solenne cerimonia di Beatificazione che ieri Vostra Santità ha presieduto in questo stesso luogo.

La crescente diffusione della devozione privata al Fondatore dell'Opus Dei è stata definita, nel Decreto sulle sue virtù eroiche, "un vero fenomeno di pietà popolare". D'ora in poi, dopo la sua elevazione alla gloria degli altari, aumenterà ancor di più il numero di coloro che riceveranno un efficace aiuto spirituale attraverso il culto pubblico, l'esempio e gli insegnamenti del Beato Josemaría. Il motivo principale della nostra gioia e della nostra gratitudine a Dio e a Vostra Santità per la Beatificazione del nostro amatissimo Fondatore è proprio il gran bene che essa arrecherà non solo all'Opus Dei ma a tutta la Chiesa. Questo sentimento è la diretta conseguenza di quanto abbiamo imparato e ascoltato costantemente dal Beato Josemaría Escrivá, il quale soleva ripetere: "l'unica ambizione, l'unico desiderio dell'Opus Dei e di ognuno dei suoi figli è quello di servire la Chiesa, come Essa vuole essere servita"[24].

Questo servizio, come qualunque servizio veramente ecclesiale, esige la comunione con i Pastori che "lo Spirito Santo (...) ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue"[25], e in modo particolare con il Successore di Pietro, quale principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa[26]. Il Beato Josemaría Escrivá ci spinse a considerare sempre la comunione con il Romano Pontefice nel suo profondo contenuto teologico e, nel contempo, a viverla come un'amabilissima esigenza di unione effettiva ed affettiva. Interpretando i sentimenti di tutti quelli che oggi rappresento, posso rivolgermi al Signore facendo mia, ancora una volta, un'esclamazione del Beato Josemaría: "Grazie, mio Dio, per l'amore al Papa che hai messo nel mio cuore"[27].

Beatissimo Padre, in questo giorno in cui per una graditissima coincidenza festeggiamo il settantaduesimo compleanno di Vostra Santità, mi permetta, rinnovando la piena adesione mia e di tutta la Prelatura dell'Opus Dei alla Sede di Pietro, di porgerle gli auguri con la classica espressione latina, che vuol essere un'invocazione al Signore e alla sua Santissima Madre: ad multos annos! E, dopo aver ringraziato ancora di tutto cuore Vostra Santità, chiedo, per me e per tutti coloro che partecipano festosi alla Beatificazione di Josemaría Escrivá, la fortezza della Benedizione Apostolica.

Intensi applausi hanno accompagnato la lettura di queste brevi parole, a significare la piena adesione dei presenti al ringraziamento espresso dal Prelato dell'Opus Dei al Santo Padre.

E' poi seguito il discorso di S.S. Giovanni Paolo II ai pellegrini:

1. Ringrazio sentitamente per la filiale adesione che, in nome di tutti coloro che affollano Piazza San Pietro e dei numerosi fedeli, cooperatori e amici dell'Opus Dei, ha espresso nei miei confronti Monsignor Alvaro del Portillo. A lui rivolgo-uno speciale ed affettuoso saluto, che estendo agli altri membri dell'Episcopato ed a tutti i presenti.

Voi siete ricolmi di gioia per la Beatificazione di Josemaría Escrivá de Balaguer, perché confidate che la sua elevazione agli altari, come appena detto dal Prelato dell'Opus Dei, recherà un gran bene alla Chiesa. Condivido anch'io questa fiducia. Sono infatti convinto, come ho scritto nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici, che «l'intero Popolo di Dio, e i fedeli laici in particolare, possono trovare ora nuovi modelli di santità e nuove testimonianze di virtù eroiche vissute nelle condizioni comuni e ordinarie dell'esistenza umana» (Es. Ap. Christifideles laici, 17). Come non vedere nell'esempio, negli insegnamenti e nell'opera del Beato Josemaría Escrivá un'eminente testimonianza di eroismo cristiano nell'esercizio delle comuni attività umane?

La chiamata universale alla santità e all'apostolato è, lo sapete bene, uno dei punti su cui maggiormente ha insistito il magistero del Concilio Vaticano II (Cfr. Cost. dogm. Lumen gentium, nn. 40-42; Decr. Apostolicam actuositatem, nn. 1-4). Come già altri prima di lui, il Beato Josemaría, grazie alla luce di Dio, comprese questa vocazione universale non solo come una dottrina da insegnare e diffondere specialmente tra i fedeli laici, ma anche e soprattutto come il nucleo stesso di un attivo impegno nella sua attività pastorale. Il giovane sacerdote Josemaría Escrivá si trovò a lavorare con generosa corrispondenza alla grazia divina in un campo disseminato di difficoltà. La sua fedeltà permise allo Spirito Santo di condurlo alle vette dell'unione personale con Dio con la conseguenza di una fecondità apostolica straordinaria. Il Signore, in effetti, gli concesse di contemplare già durante la vita terrena frutti confortanti del suo apostolato, che Josemaría attribuiva esclusivamente alla bontà divina, considerandosi sempre uno «strumento inetto e sordo» e dando prova di una straordinaria umiltà, tanto da vedersi, alla fine della sua esistenza, «come un bambino che balbetta».

2. La beatificación de Josemaría Escrivá de Balaguer me ofrece la ocasión para este gozoso encuentro con todos vosotros, queridos sacerdotes y laicos, que, en gran número, habéis peregrinado a Roma para participar en esa sentida manifestación de fe y de comunión eclesial.

Ante todo, me complace presentar mi deferente saludo a las dignísimas autoridades y personalidades de numerosos países de América Latina y de España que han querido participar en tan solemne acto.

La figura de un beato representa una nueva llamada a la santidad, la cual no es privilegio ni va dirigida solamente a unos pocos, sino que debe ser la meta común de todos los cristianos. En efecto, en el bautismo, por el cual venimos a ser hijos de Dios, se recibe la gracia, esa semilla de santidad que va creciendo y madurando con la ayuda de los otros sacramentos y las prácticas de piedad, y que ha de manifestarse en los frutos y testimonio de vida que el Espíritu promueve en los que le aman. Así se puede alcanzar aquella plenitud de la que habla el apóstol Pablo: «esta es la voluntad de Dios: vuestra santificación» (1 Ts 4, 3).

Esta llamada a la santidad ha sido propuesta y repetida tantas veces por el beato Josemaría. Aquí estáis presentes muchas personas que, en más de una ocasión, habéis oído de sus propios labios esta misma exhortación paulina; otros la habéis recibido por medio de sus escritos o por testigos directos. Ahora bien, cada uno, inmerso en las actividades concretas de su vida y profesión, puede contar con la ayuda del Espíritu Santo para recorrer ese camino hacia la perfección cristiana. Así nos lo recuerda el mismo beato en una de sus Conversaciones: «los cristianos, trabajando en medio del mundo han de reconciliar todas las cosas con Dios, colocando a Cristo en la cumbre de todas las actividades humanas» (n. 59).

3. A este respecto, el concilio Vaticano II exhorta a los cristianos a cumplir, según la propia vocación personal, «sus deberes temporales, guiados siempre por el espíritu evangélico» (Gaudium et spes, 43). Cuando se falta a esa obligación, deja de cumplirse la voluntad de Dios, que espera de cada uno la propia cooperación en la obra de la creación pero, además, se ofende al prójimo, con el cual nos une el imperativo insoslayable de la solidaridad. Por ello, el Concilio señala que «el divorcio entre la fe y la vida diaria de muchos debe ser considerado uno de los más graves errores de nuestra época» (ib.).

Los cristianos están llamados, particularmente en nuestros días, a colaborar en una nueva evangelización que impregne los hogares, los ambientes profesionales, los centros de cultura y trabajo, los medios de comunicación, la vida pública y privada, de aquellos valores evangélicos que son fuente de paz, de hermandad, de entendimiento y concordia entre todos los hombres. Dicho compromiso apostólico se lleva a cabo no sólo con la predicación del mensaje cristiano, sino también con el testimonio de vida a nivel personal, familiar y social. Al mismo tiempo, es necesario que toda acción evangelizadora esté coordinada e integrada en los planes pastorales de las propias comunidades diocesanas que, a su vez, se ven enriquecidas por la variedad de carismas con que los santos y beatos han hecho fecunda la misión evangelizadora de la Iglesia universal a través de su historia milenaria.

4. J'adresse maintenant aux pélerins de langue française un très cordial salut.

Votre participation à la béatification du Fondateur de l'Opus Dei sera pour vous, je le souhaite, l'occasion d'un nouveau départ, afin de répondre pleinement à votre vocation de baptisés: vivez la volonté de Dieu chaque jour, dans toutes vos tâches d'hommes et de femmes de ce temps; avancez sur la voie de la sainteté, c'est-à-dire laissez-vous saisir par la présence du Christ Sauveur, lui qui appelle ses disciples à demeurer en son amour (cf. Jn 15, 9); prenez part activement à la vie et à la mission de l'Eglise, en communion avec les Pasteurs des diocèses et avec tous vos frères et soeurs, afin de porter témoignage de la Bonne Nouvelle du salut dans un monde qui a besoin de lumière et de raisons d'espérer, pour bâtir une société plus solidaire et plus digne de l'homme.

Que l'exemple et les enseignements du bienheureux Josemaría Escrivá vous éclairent! Que son intercession vous soutienne!

De tout coeur, au nom du Seigneur, je vous bénis.

5. To those of you who are from English_speaking countries I extend a warm greeting. This visit to Rome, where the Founder of Opus Dei chose to spend a large part of his life, must strengthen even further your faith and your commitment to the life and mission of the Church. Rome is the place of the witness of the Princes of the Apostles, Peter and Paul. It is the place from which the Successor of Saint Peter calls the entire Church to respond to the urgent need for a «new evangelization» at the approach of the Third Christian Millennium. In many documents and on many occasions I have exhorted the laity to take a decisive part in bringing the word of God to the millions and millions of men and women who as yet do not know Christ the Redeemer of humanity (cf. Christifideles laici, 35; Redemptoris missio, 71). Sustained by the holy zeal which you have learned from the newly Blessed Founder, may you be fully committed to the cause of evangelization through your faithful witness to the Church's faith and doctrine in the vast world of human affairs and through your generous participation in the Church's mission. As a leaven in society, bring your talents to bear on public and private life at every level, proclaiming in word and deed the truth about man's transcendent destiny. Following the teaching of your Founder, respond generously to the universal call to the fullness of the Christian life and the perfection of charity, thus laying the foundation for a more human way of life and a more just and equitable earthly society (cf. Lumen gentium, 40). May God abundantly fortify you for this task

Terminato il discorso, il Santo Padre, visibilmente commosso, prima di intonare il canto del Regina cæli e riferendosi all'intensità della partecipazione ai riti liturgici e al numero dei pellegrini, ha aggiunto:

«Vi ringrazio per questa partecipazione, che direi fuori della norma. Speriamo che questo fuori_norma possa diventare norma».

Prima di finire, il Papa ha chiesto ai Vescovi presenti all'Udienza di associarsi a lui nell'impartire la Benedizione Apostolica ai fedeli.

[1] Ap 19, 1 (Prima Lettura).

[2] Rm 8, 29 (Seconda Lettura).

[3] Cfr J. Escrivá de Balaguer, E' Gesù che passa, n. 104.

[4] I Gv 3, 2.

[5] Cfr Sal 27 [26], 8.

[6] Rm 8, 28 (Seconda Lettura).

[7] J. Escrivá de Balaguer, Meditazione Consumados en la unidad, 27-III-1975.

[8] J. Escrivá de Balaguer, Amici di Dio, n. 307.

[9] Cfr I Pt 5, 5; Gc 4, 6.

[10] Gv 3, 30.

[11] Fil 1, 21.

[12] Gal 2, 20.

[13] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 50.

[14] J. Escrivá de Balaguer, 26-III-1932, in Apuntes íntimos, n. 673.

[15] Cfr Orazione per la Messa in onore del Beato Josemaría Escrivá (Congr. De Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Prot. CD 537/92).

[16] Luc. 5, 11 (Evangelio de la Misa).

[17] Cfr. Oración sobre las ofrendas para la Misa en honor del Beato Josemaría Escrivá (cfr. Congr. De Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Prot. CD 537/92).

[18] Congregación para las Causas de los Santos, Decreto sobre las virtudes heroicas del Siervo de Dios Josemaría Escrivá de Balaguer, 9-IV-1990.

[19] Misal Romano, Solemnidad de Nuestro Señor Jesucristo Rey universal. Prefacio.

[20] Juan Pablo II, Litt. enc. Redemptor hominis, 4-III-1979, n. 8.

[21] J. Escrivá de Balaguer, Camino, n. 301.

[22] J. Escrivá de Balaguer, Instrucción, 19-III-1934, nn. 36-37.

[23] Pablo VI, Discurso de clausura de la III sesión del Concilio Vaticano II, 21-XI-1964: AAS 56 (1964) 1015.

[24] J. Escrivá, Lettera, 31-V-1943, n. 1.

[25] At 20, 28.

[26] Cfr. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 23.

[27] J. Escrivá, Cammino, n. 573.

Romana, n. 14, Gennaio-Giugno 1992, p. 28-39.

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