In breve
Parrocchia di San Josemaría, Valencia (Spagna): accoglienza per le vittime dell’incendio di Campanar
Il 22 febbraio un edificio di quattordici piani del quartiere valenciano di Campanar ha subito un devastante incendio che ha provocato dieci morti e quindici feriti. Attraverso varie istituzioni civili e religiose la città si è mobilitata per assistere le famiglie che sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni.
Nella parrocchia di San Josemaría, situata nel vicino quartiere di Sant Pau e affidata a sacerdoti dell’Opus Dei, è stato creato immediatamente il gruppo whatsapp Voluntarios San Josemaría: «Chi potrà venire questo pomeriggio per dare una mano sarà ben accolto; è appena arrivato un camion dal Municipio e ha portato quasi quattrocento coperte», hanno sentito i settanta membri del gruppo in un messaggio vocale di Mavi, l’amministratrice del gruppo. Molte persone sono venute sin dal primo momento in parrocchia a donare materiale utile che ha riempito il vasto garage del centro sociale annesso alla parrocchia, e ancora altra gente è continuata a venire nelle ore successive. Periodicamente qualche mezzo di trasporto si incaricava di distribuire il materiale donato fra gli oltre quattrocento residenti che hanno perso la loro casa.
«Quando accadono disastri come questi, la risposta è sorprendente», ha dichiarato alla rivista madrilena Alfa y Omega Álvaro Koppers, capo del gruppo scout della parrocchia, che ha chiesto aiuto a tutti gli scout di Valencia e lo ha ricevuto. «Uno dei nostri pilastri è il servizio – assicura –, e abbiamo una buona esperienza: in occasione della JMJ del 2011 a Madrid abbiamo lavorato alla sicurezza».
Primo incontro Be Do Care in Francia e Belgio
Il 23 marzo una cinquantina di donne provenienti da diverse zone della Francia e del Belgio si sono riunite nella sede della École du Service à la Personne (EPS) a Parigi con l’obiettivo di creare uno spazio di dialogo, ascolto e riflessione che contribuisca far sì che la questione sociale sia considerata personalmente e collettivamente inserita nella vita e nell’apostolato delle fedeli della Prelatura della regione franco-belga.
L’incontro raccoglie così la sfida che, in vista del prossimo centenario dell’Opus Dei come prospettiva programmatica, il prelato ha lanciato nel settembre del 2022 a Roma nel corso di una riunione di imprenditori sociali di tutto il mondo, la cui attività sociale si ispira al messaggio di san Josemaría.
Centro Educativo Altair: conversazione di un giovane affetto da sindrome di Down ad alcuni studenti di liceo, Siviglia (Spagna)
Il 14 marzo gli studenti di 1ª e 2ª liceo dell’istituto Altair di Siviglia hanno avuto un incontro con Fernando, un giovane affetto da sindrome di Down, che ha raccontato come si svolge la sua giornata e il suo lavoro in un bar della Avenida de la Constitución. Fernando trascorre due fine settimana al mese in un appartamento tutelato, dove i residenti si organizzano: fanno gli acquisti, cucinano, ecc., sotto la supervisione di un istruttore; si vuole in questo modo far sì che possano inserirsi meglio nella società e abbiano una vita il più possibile indipendente.
Nell’ambito di questo evento sono state date notizie di Corriendown, un percorso di solidarietà che sarebbe stato svolto la settimana successiva, il 21 marzo, Giornata mondiale della Sindrome di Down, a beneficio dell’Associazione Provinciale Sindrome di Down di Siviglia.
Per gli studenti di Altair la conversazione è stata un’occasione per prendere coscienza della necessità di includere e inserire queste persone e chi ha altri tipi di handicap.
Centro Educativo Altair: conversazione di un giovane affetto da sindrome di Down ad alcuni studenti di liceo,
Siviglia (Spagna)
Il 14 marzo gli studenti di 1ª e 2ª liceo dell’istituto Altair di Siviglia hanno avuto un incontro con Fernando, un giovane affetto da sindrome di Down, che ha raccontato come si svolge la sua giornata e il suo lavoro in un bar della Avenida de la Constitución. Fernando trascorre due fine settimana al mese in un appartamento tutelato, dove i residenti si organizzano: fanno gli acquisti, cucinano, ecc., sotto la supervisione di un istruttore; si vuole in questo modo far sì che possano inserirsi meglio nella società e abbiano una vita il più possibile indipendente.
Nell’ambito di questo evento sono state date notizie di Corriendown, un percorso di solidarietà che sarebbe stato svolto la settimana successiva, il 21 marzo, Giornata mondiale della Sindrome di Down, a beneficio dell’Associazione Provinciale Sindrome di Down di Siviglia.
Per gli studenti di Altair la conversazione è stata un’occasione per prendere coscienza della necessità di includere e inserire queste persone e chi ha altri tipi di handicap.
Fondazione Oikia: significato e importanza dell’assistenza alle persone, Castelgandolfo (Italia)
Dal 26 al 28 gennaio si sono svolte a Castelgandolfo, a pochi chilometri da Roma, alcune giornate riservate a esperte di assistenza personale, organizzate dalla Fondazione Oikia. Donne di diverse professioni collegate a questo ambito – medici, fisioterapiste, infermiere, maestre, cuoche, assistenti familiari, amministrativiste, ecc. – hanno partecipato all’incontro, il cui titolo generale era “Custodire la gente, avendo cura di ogni persona”.
Ha aperto le sessioni la sociologa Federica Colzani, presidente di un’associazione attiva nella formazione di assistenti familiari e nella elaborazione di progetti di promozione sociale, che ha trattato il tema della cura delle persone dal punto di vista relazionale. Chiara Mastroianni, infermiera in una unità di cure palliative e madre di quattro figli, ha invitato a intervenire nella solitudine delle persone della quale spesso – ha affermato – si intuisce solo una piccola parte, la punta di un iceberg. È stato anche molto apprezzato l’intervento della senatrice Paola Binetti, neuropsichiatra, docente all’Università Campus Biomedico e combattiva promotrice delle politiche familiari, soprattutto a beneficio dei settori meno abbienti della popolazione.
Oltre alle conferenze e ai dibattiti di lavoro, sono stati di grande arricchimento anche i momenti dedicati alle testimonianze personali e allo scambio di esperienze.
Chiesa Santa María de Montalegre, Barcellona (Spagna): conferenza del vescovo ausiliare, mons. Javier Vilanova
“Brotes verdes en la diócesis de Barcelona” (“Verdi germogli nella diocesi di Barcellona”) è il titolo della conferenza che il 23 gennaio ha pronunciato mons. Javier Vilanova, vescovo ausiliare, nel salone delle riunioni di Santa María de Montalegre, la chiesa del capoluogo catalano affidata all’Opus Dei per l’attenzione pastorale. Monsignor Vilanova è stato presentato da Daniel Arasa, presidente della Plataforma per la Familia, un ente che collabora nell’organizzazione di conferenze a Montalegre.
Mons. Vilanova ha parlato di cambiamenti incoraggianti che si osservano nell’arcidiocesi di Barcellona dei quali sono una dimostrazione, per esempio, il recente congresso Inspira per “parrocchie in uscita”, i ritiri di discernimento vocazionale di giovani, i passi avanti nella pastorale familiare e sociale, ecc. Ha voluto anche mettere l’accento soprattutto sulle basi necessarie perché questi fermenti possano dare frutto. Infatti ha detto: «Perché questi cambiamenti, questi germogli verdi, si producano, siamo chiamati ad avere fede, a lavorare e a ringraziare. Dipende da Dio. È Lui che dà il seme e lo fa crescere. Il nostro lavoro consiste nel preparare il terreno».
In una società secolarizzata come quella di oggi, ha dichiarato, «vogliamo vivere i valori, ma non si ama la fonte dalla quale emanano, che in molti aspetti è proprio il cristianesimo». Poi ha aggiunto: «Sta a noi che i valori ritornino a essere reali».
Ha detto anche che proporre il cristianesimo non è questione di progetti pastorali, di strutture organizzative, di tecniche nuove, ma di ritornare alle origini con rinnovato entusiasmo. «Il cristianesimo può essere affascinante in questa umanità nuova. Il cambio è dovuto al fascino di Cristo. Il cristiano deve rispecchiare nel mondo lo sguardo di amore di Dio [..]. Occorre che negli altri nasca l’invidia quando vedono che i cristiani sono persone felici, piene di gioia», uomini e donne che evangelizzano perché vivono personalmente quello che credono; il cristianesimo, il Vangelo, infatti, più che predicarlo, ha affermato, «prima di tutto occorre viverlo».
Il futuro, ha detto il vescovo Vilanova, passa dalle parrocchie «perché sono comunità di comunità». Ha indicato poi la necessità di stimolare anche l’identità dei diversi gruppi ecclesiali, ma ha invitato tutti a vivere il proprio carisma in modo non auto-referenziale: vale a dire «con una visione globale della Chiesa, in comunione, accettando e accogliendo la diversità, avendo fiducia nello Spirito Santo, che vuole fare un’opera d’arte».
Al servizio della comunità indigena aeta, Zambales (Filippine)
Nella provincia di Zambales la comunità indigena aeta conduce una vita frugale i cui limiti e difficoltà, acuiti dal periodo della pandemia covid, non sono passati inosservati a Veronica “Bett”, coniugata Ramirez, professoressa dell’Università dell’Asia e del Pacifico (UAP) che vive lì.
Con l’aiuto della Philippine Nurses Association of America e del fondo sociale di una compagnia privata, nel 2021 e 2022 è riuscita a installare decine di idrovore e di pannelli solari dei quali ha dotato varie centinaia di famiglie della comunità, alle quali inoltre ha fatto arrivare abbondanti mezzi di sussistenza. Nel 2023, grazie a sponsor esterni, sono comparsi i primi impianti igienici e un centro sanitario per consultazioni prenatali, vaccinazioni e assistenza medica di base.
L’anno scorso sedici giovani in contatto con centri dell’Opus Dei di Manila si sono recati a Zambales per portare prodotti alimentari agli indigeni, giocare con i bambini e insegnare loro l’inglese, intensificando così le iniziative di “Bett”.
Suo marito e altri parenti, inoltre, hanno collaborato con lei per avviare un centro di formazione per insegnare le nozioni di base per leggere e scrivere, per l’igiene, il cucito, ecc. Nel marzo del 2024 sono state inserite altre materie in questa piccola scuola del lavoro: carpenteria, edilizia, cucina, meccanica.
Nel progetto di aiuto alla comunità aeta è presente anche l’ambito spirituale. Nell’ultimo anno e mezzo sono state battezzate varie decine di bambini.
Lavori nella chiesa di St Mary Star of the Sea, Melbourne (Australia)
Il 9 maggio i parrocchiani di St Mary Star of the Sea hanno dedicato parte del loro tempo a ripulire, togliendo chiodi e incrostazioni varie, un buon numero di assi e tavole di legno recuperate da altri usi da impiegare per riparare tetti.
I volontari che hanno accettato l’invito si sono fatti carico di un lavoro duro e non particolarmente piacevole. Il parroco e gli altri sacerdoti della parrocchia, affidata alla prelatura dell’Opus Dei, hanno manifestato loro un particolare ringraziamento. Così i lavori sono proseguiti tranquillamente.
Francesco Angelicchio, il primo italiano dell’Opus Dei, visto da suo nipote
Il giornalista Fabio Angelicchio ha pubblicato una biografia di suo zio Francesco Angelicchio (1921-2009), il primo italiano dell’Opus Dei, sacerdote dal 1955. Il titolo del libro è proprio Il primo italiano dell’Opus Dei. Monsignor Francesco Angelicchio. Nelle settimane successive alla pubblicazione, il volume è stato fatto conoscere in varie città d’Italia.
Mercoledì 28 marzo se ne è avuta la presentazione a Roma, nell’Istituto Sturzo. L’evento è stato moderato dal giornalista Francesco Giorgino, noto volto della RAI. Oltre all’autore sono intervenuti anche Paola Dalla Torre, professoressa di Scienze della Comunicazione alla LUMSA (Libera Università Maria SS. Assunta, Roma), Liliana Cavani e il giornalista e critico cinematografico Luigi Saitta. Liliana Cavani, veterana cineasta e premiata in numerose occasioni nei festival del cinema, ha scritto una franca prefazione a questo libro nella quale ricorda l’aiuto ricevuto da Angelicchio in uno dei suoi primi progetti cinematografici negli anni Sessanta, e l’amicizia con la quale, malgrado il ben diverso background culturale e religioso, l’ha onorata in seguito, come ha fatto con molti altri professionisti del cinema.
Avvocato, paracadutista, partigiano nella Seconda guerra mondiale, militante della Democrazia Cristiana, amico di san Josemaría e del beato Álvaro, sacerdote, delegato dei vescovi italiani per le questioni riguardanti il cinema, parroco in un quartiere della periferia di Roma per venticinque anni…: gli aspetti della vita di don Francesco sono molteplici e vari, e in tutti si scopre il filo conduttore della sua amabilità e della sua simpatia. Di quest’ultima dote il nipote Fabio, nel suo intervento all’Istituto Sturzo, ha fatto vari esempi che hanno provocato l’ilarità del pubblico.
Fabio Angelicchio ha presentato di nuovo il suo libro l’11 aprile a Bari nella residenza universitaria Poggiolevante e il 24 maggio ancora a Roma nella sede della Associazione ICEF (Iniziative Culturali, Educative e Familiari). A Bari lo accompagnavano il direttore della residenza, Michele Crudele, che a Roma visse con don Francesco Angelicchio per diversi anni, e l’arcivescovo emerito della città mons. Francesco Cacucci. All’ICEF erano presenti il giornalista Andrea Acali e lo storico Cosimo di Fazio.
Pellegrinaggio a Torreciudad con la Vergine di Ngome, Johannesburg (Sudafrica)
L’Arcivescovo di Johannesburg, Buti Joseph Tlhagale, ha presieduto il pellegrinaggio della parrocchia Mater Dolorosa che il 9 marzo ha portato a Torreciudad una immagine della Vergine di Ngome. È la prima Madonna sudafricana presente nella collezione di oltre cinquecento pezzi provenienti da tutto il mondo che, per devozione, i fedeli hanno portato nel santuario aragonese.
Il viaggio, programmato da vari anni, era stato rimandato a causa del covid. A parte la tappa di Torreciudad, sono state incluse le visite ai santuari mariani della Mercede (Barcellona), Montserrat, il Pilar di Saragozza e Lourdes, in Francia.
La devozione alla Vergine di Ngome ha avuto origine nel secolo scorso dopo alcune apparizioni a una religiosa benedettina tedesca in una zona montuosa della provincia di Kwazulu-Natal, nell’est del Sudafrica.
Collegio Los Tilos: progetto Greenpower, Madrid (Spagna)
La Fondazione Sener e la Fondazione Tajamar hanno unito le loro forze con un convegno destinato a dare impulso al progetto Greenpower nel Collegio Los Tilos, situato nel quartiere madrileno di Vallecas.
Greenpower è una iniziativa che si propone di risvegliare fra le alunne della scuola secondaria la passione per la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica (le cosiddette capacità STEM) attraverso la costruzione di veicoli elettrici. A tal fine la Fondazione Sener si è impegnata a finanziare un kit iniziale per un valore di 6.000 euro.
Parrocchia di San Gioachimo: inserimento di giovani immigrati, Milano (Italia)
Dal 2014 nella parrocchia di San Gioachimo, affidata a sacerdoti dell’Opus Dei, si svolge una attività di sostegno scolastico per ragazzi sia italiani che, sempre più numerosi, immigrati da altri Paesi. «In dieci anni – riferisce Paolo, un volontario – questa iniziativa è cresciuta piano piano e oggi vengono qui a studiare giovani provenienti da tutto il mondo: Egitto, Marocco, Tunisia, Ecuador, Perù, Colombia, Repubblica Dominicana, Sri Lanka, Bangladesh, Cina…». Sono alunni della scuola media (fra i 13 e i 15 anni) e anche dei primi anni della scuola secondaria che hanno bisogno di aiuto per andare avanti.
È un servizio gratuito. Si chiede alle famiglie soltanto una piccola quota annuale per pagare l’assicurazione obbligatoria. Collaborano all’iniziativa, come tutor, alcuni giovani volontari da poco usciti dalle aule scolastiche, e anche diversi altri non più tanto giovani: il più anziano è un ingegnere chimico di novant’anni. Ve ne sono anche altri che trovano modi diversi di aiutare. Una coppia di coniugi della parrocchia, per esempio, ha creato un fondo di solidarietà per il diritto allo studio grazie al quale svariati partecipanti al programma hanno potuto acquistare il materiale scolastico di cui avevano bisogno, cosa che, per le scarse risorse economiche, sembrava per loro quasi impossibile.
Come complemento all’attività di sostegno scolastico, che attualmente si svolge tre giorni alla settimana, vengono anche organizzate per i ragazzi gite di tipo culturale o ricreativo nei dintorni di Milano e visite a musei o a luoghi di svago.
Pause by IFFD, una piattaforma digitale su educazione e vita di famiglia
IFFD (International Federation for Family Development) ha lanciato nel mese di aprile una piattaforma digitale che vuol essere un punto di riferimento internazionale in tema di famiglia ed educazione. Il suo nome è Pause by IFFD.
Ogni due mesi uscirà un nuovo modulo prodotto da esperti su temi che spesso le famiglie patiscono. Il primo è stato su salute mentale e dipendenze. Alcune testimonianze personali di madri o padri di famiglia, e anche di giovani, accompagnano gli interventi degli esperti. «Non vogliamo solo far conoscere la voce dell’esperto – spiega Leticia Rodríguez, direttrice della divisione Family Enrichment di IFFD –, ma anche le soluzioni pratiche che hanno adottato i partecipanti ai nostri più di 800 corsi annuali. In materia di famiglia ed educazione vi sono poche regole universali. Si tratta di una scienza prudenziale e possono esistere molte e differenti soluzioni allo stesso problema». Inoltre, Pause by IFFD includerà documenti scritti che propongono le migliori pratiche sperimentate nei diversi Paesi.
La piattaforma include anche i contenuti degli eventi digitali organizzati da IFFD nel 2022 e nel 2023, Love Talks 1 e 2, con oltre 60 conversazioni su affettività e sessualità e sulla integrazione famiglia-lavoro.
IFFD offre servizi a numerose istituzioni familiari, lavorative, religiose. Da anni molte attività sostenute da fedeli e amici della Prelatura, che vogliono svolgere corsi di orientamento familiare, si appoggiano sulla sua esperienza e sulle sue conoscenze.
Scuola sportiva Brafa: festa di solidarietà della Caritas, Barcellona (Spagna)
Negli ultimi anni la collaborazione tra Caritas e Brafa è divenuta più stretta e si concreta in numerosi interventi, come dare la possibilità di praticare attività sportive a bambini di famiglie assistite dalla Caritas. Dal 2013, inoltre, la Caritas e la Fondazione Brafa organizzano annualmente una festa familiare di solidarietà. Quest’anno ha avuto luogo il 14 aprile e ha riunito negli impianti della scuola, che si trova nel distretto barcellonese di Nou Barris, circa un migliaio di persone.
La festa è cominciata alle 10 del mattino con la Santa Messa, celebrata dal cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona, che ha lodato il lavoro del gruppo della Caritas – istituzione che presiede – e il lavoro sociale di Brafa. «Dove c’è amore, lì c’è Dio», ha affermato, invitando i presenti a continuare l’attività di assistenza ai più bisognosi.
Lo scopo di questo evento è di rendere possibile che alcune famiglie che vivono in situazione critica possano passare una giornata di riposo divertendosi serenamente. Con questo obiettivo la scuola Brafa quel giorno ha cambiato aspetto: palloni gonfiabili, una teleferica, piccoli laboratori e giochi sportivi hanno allietato l’ambiente. La Caritas diocesana di Barcellona aveva invitato circa 400 persone che ricevono assistenza per mezzo dei propri programmi; la scuola Brafa, da parte sua, ha mobilitato circa 460 giovani, famiglie che frequentano la scuola sportiva, allenatori e altri sportivi che hanno partecipato anche come volontari all’organizzazione e gestione delle attività. Tante famiglie hanno contribuito al buon esito della festa con la loro partecipazione e con un donativo per la Caritas.
Nel concludere la giornata il direttore di Brafa, Ignasi Taló, ha dichiarato: «Ci dà molta gioia collaborare con la Caritas accogliendo le famiglie a rischio di esclusione sociale che essa ci invia affinché i figli possano fare sport alla scuola Brafa. Ogni anno organizziamo questa festa insieme per aiutare e renderci conto del lavoro della Caritas e ottenere risorse economiche per le loro iniziative sociali. La miglior definizione della festa è stata fatta da una madre di famiglia venuta alcuni anni fa. Il giorno dopo ha telefonato all’assistente sociale per dirle: “È stata la più bella giornata della mia vita qui a Barcellona. Da tempo non sono stata tanto felice”».
Catechesi in un orfanotrofio, Quezon City (Filippine)
Tra gli studenti che frequentano i mezzi di formazione di Lantaka Youth Club a Quezon City, Metro Manila, alcuni dell’ultimo anno di high school, accompagnati dagli istruttori del club, si recano un giorno al mese in una residenza di ragazzi orfani per insegnare loro le verità della fede.
L’esperimento è stato molto positivo. Viene confermato che, come diceva a volte san Josemaría, da questa attività traggono beneficio non solo i ragazzi dell’orfanotrofio, ma anche, e forse di più, i catechisti, nel dedicare il loro tempo agli altri.
Pontificia Università della Santa Croce (Roma): alcune attività
Professori e studenti della Pontificia Università della Santa Croce hanno dato inizio alla realizzazione di una serie di video brevi che, sotto il titolo generale di Imparare Roma, mostrano i tesori artistici, culturali e religiosi della Città Eterna e la sua relazione con la storia della Chiesa dall’antichità fino agli inizi dell’età moderna. In meno di un anno sono già stati pubblicati una dozzina di video, che si possono vedere nel canale di Youtube della università (https://www.youtube.com/santac...).
Nei giorni 10 e 11 aprile, nell’aula magna San Giovanni Paolo II della Pontificia Università della Santa Croce si è tenuto il 28° congresso della Facoltà di Diritto Canonico. Questa volta il tema di studio è stato la giustizia penale nella Chiesa. Professori di differenti università (Barcellona, Cattolica di Milano, Gregoriana, Santa Croce, ecc.) e avvocati e giudici di alcuni tribunali della Chiesa hanno dissertato e scambiato idee sulla relazione tra la tutela dei diritti della vittima e il principio giuridico di presunzione di innocenza dell’imputato.
In collaborazione con Ema-Roma, un’associazione di donatori di sangue, il 15 maggio è stata organizzata, come attività di Vita Universitaria (un ambito di progetti extra-accademici promossi dagli studenti nella Pontificia Università della Santa Croce), una giornata per donatori di sangue indirizzata a professori, studenti e personale non docente dell’università. Il sangue raccolto è stato donato da Ema-Roma agli ospedali romani San Filippo Neri e Santo Spirito.
Assistenza alle vittime delle inondazioni, Porto Alegre (Brasile)
Più di cento persone hanno perso la vita nelle inondazioni avvenute tra la fine di aprile e i primi di maggio nello stato di Rio Grande do Sul. Le ragazze che frequentano Porto Belo, un centro dell’Opus Dei di Porto Alegre, la capitale dello stato, si sono mobilitate per portare il loro granello di sabbia alle attività di soccorso alla popolazione danneggiata, per la quale erano stati approntati d’urgenza luoghi di accoglienza in palestre, scuole, ecc.
Oltre a portare oggetti di ogni tipo (materassi, biancheria da letto, tovaglie, prodotti per la pulizia personale, medicine, torce elettriche, passeggini per bambini, sedie a rotelle…, e anche denaro contante), raccolti direttamente o attraverso le reti sociali, hanno deciso di dare una mano alla ricostruzione delle case di chi aveva perduto tutto, un lavoro che si è potuto iniziare non appena si sono ridimensionati gli effetti della inondazione.
Madri in dialogo su salute mentale nella famiglia, Valladolid (Spagna)
Domenica 14 aprile, circa ottanta donne hanno trascorso una giornata di formazione e dialogo per dibattere e approfondire i problemi che sorgono nelle famiglie quando occorre affrontare problemi di salute mentale e farsene carico, specialmente nel caso dei più vulnerabili: bambini e adolescenti. Sono intervenute psichiatre, educatrici, giuriste, rappresentanti del mondo associativo della salute mentale e madri di famiglia, che fronteggiano quotidianamente questi problemi con i loro figli e parenti.
È stato possibile condividere problemi e preoccupazioni in un clima confortante. La pausa pranzo e la successiva tertulia hanno confermato l’esperienza secondo la quale, come hanno sottolineato molte delle intervenute nel dibattito, l’ascolto e la comunicazione positiva “guariscono”.
I problemi psichici dei giovani, che si riflettono in alcuni dati statistici come l’aumento del numero dei suicidi, sono stati oggetto di particolare attenzione nel corso degli interventi singoli e delle tavole rotonde che si sono succedute durante la giornata, nelle quali sono state suggerite alcune armi da adottare per dare battaglia alle diverse questioni sul tappeto. Sono stati analizzati poi i problemi che debbono affrontare le famiglie che hanno bambini con malattie e handicap mentali e sono stati indicati migliorie e adattamenti da apportare al sistema educativo. Chi ha tenuto le conferenze e le partecipanti concordavano comunque sul ruolo chiave che ha la famiglia per affrontare queste realtà.
Nell’inaugurare la giornata, la psichiatra María Vicens Poveda ha fatto una riflessione su quest’ultimo punto e anche sul ruolo cruciale della fede: «La presenza dei genitori e una visione antropologica integrale dell’essere umano che tenga conto della dimensione fisica, della dimensione mentale e della dimensione spirituale dei propri figli sono fondamentali», ha detto. Ha aggiunto poi, per ciò che riguarda la fede, che la visione cristiana dei fatti «può dare qualcosa di più e un senso della vita molto più potente che faccia sì che i bambini e gli adolescenti abbiano un progetto di vita più stabile e sicuro». Insistendo sullo stesso aspetto, Jimena Martínez Quintana, madre adottiva di due minorenni con problemi di salute mentale, ha riconosciuto che, grazie alla fede, le appare ora un poco più semplice accettare queste sfide: «Benché sia una situazione molto difficile, la vivo con molta pace – ha dichiarato –, come un momento di grazia e di donazione agli altri».
La giornata, organizzata dal gruppo “Donne in Dialogo”, una iniziativa vallisoletana che promuove incontri di questo tipo, si è svolta nel centro di formazione e attività El Rincón, in località Tordesillas.
Sostegno scolastico in un ambiente di carenze educative, Rio de Janeiro (Brasile)
Tre anni fa il Centro Culturale Itaporã ha lanciato il Projeto Pre-Vestibular Ponte, una iniziativa on line gratuita con la quale si desidera aiutare le ragazze di Rio de Janeiro a trasformare in realtà i loro sogni di accedere all’università con una connessione diretta (un “Ponte”) fra le alunne delle scuole pubbliche e le studentesse universitarie. Nel momento in cui è nato, nel bel mezzo della crisi dovuta al covid, che aveva imposto nelle scuole l’insegnamento non presenziale e stava provocando nelle alunne stress e scoraggiamento, un gruppo di volontarie convocate da ADEC (Associazione per la Crescita Educativa e Culturale) ha deciso di intervenire, come spiega Beatriz Momesso, una delle creatrici del progetto.
Il Progetto Ponte non si limita a offrire un complemento accademico: oltre a insegnare alcune nozioni che riguardano differenti discipline scolastiche, cerca di formare a valori come la resilienza, la perseveranza e la solidarietà. È diventato inoltre uno spazio sicuro nel quale le alunne possono esporre in privato le loro preoccupazioni e ricevere un appoggio emozionale. In tal modo vengono aiutate ad affrontare l’emotività che può essere caratteristica di quest’età e a sviluppare capacità organizzative mantenendo vivi i loro obiettivi.
È un arricchimento personale che anche le volontarie stesse sperimentano. «San Josemaría diceva che, “per un apostolo moderno, un’ora di studio equivale a un’ora di preghiera”. Queste parole risuonano nella abnegazione delle volontarie, che offrono il loro tempo e i loro talenti per aiutare gli altri», ha commentato Isabela Britto, coordinatrice del progetto.
Opera sociale “Álvaro del Portillo”: dieci anni al Ponte di Vallecas, Madrid (Spagna)
Nei giorni della beatificazione di Álvaro del Portillo sorse, dieci anni fa, un’opera sociale che porta il suo nome. Si desiderava che la sua memoria continuasse viva al di là del momento della cerimonia di beatificazione, e d’accordo con don José Manuel Horcajo, parroco di San Ramón Nonato, nel distretto madrileno di Ponte di Vallecas – proprio dove il beato Álvaro era stato catechista negli anni Trenta –, è stata promossa un’attività di volontariato.
In questi anni 3.500 volontari hanno prestato servizio nell’opera sociale “Álvaro del Portillo”, che annualmente cerca di soddisfare le necessità di circa 22.000 commensali. I donativi di cittadini privati e i contributi di alcune società private hanno coperto i 140.000 € necessari per preparare e arredare la nuova sala da pranzo sociale in funzionamento dal 2017. Prima si ricorreva ad alcuni locali messi a disposizione dalla parrocchia. Inoltre, grazie all’aiuto del Banco de Alimentos de Madrid e di altri enti, ogni mese si distribuiscono in media 900 buoni pasto, di cui beneficiano 300 famiglie.
Il Ponte di Vallecas sostiene un’alta percentuale di immigrati, provenienti soprattutto da Paesi latino-americani. Tra i volontari dell’opera sociale “Álvaro del Portillo” non mancano avvocati e altri professionisti qualificati per l’assistenza legale degli immigrati.
L’opera sociale “Álvaro del Portillo” si è dedicata anche a iniziative orientate alla formazione e all’inserimento nel mondo del lavoro con corsi, fra gli altri, di cucina, geriatria, preparazione di alimenti, inglese di base. L’assistenza alle famiglie è un altro pilastro delle attività, con programmi per coniugi, coppie, madri nubili e donne sole, oltre che servizi di riconciliazione familiare per coppie in difficoltà per mezzo di esperti. Si cerca anche di fornire aiuto a bambini e giovani con carenze educative, familiari ed economiche.
Un incontro dei consigli direttivi di alcuni club giovanili, Siviglia (Spagna)
Sabato 4 maggio, nel San Telmo Business School (Siviglia), ha avuto luogo un incontro dei consigli direttivi di alcuni club giovanili dell’Andalusia Occidentale e dell’Estremadura, la cui formazione è affidata alla prelatura dell’Opus Dei.
Dopo la discussione di un caso intitolato Verso il cambiamento: la direzione di un club giovanile, che alcuni giorni prima i partecipanti avevano studiato, ogni consiglio direttivo ha presentato in forma riassuntiva i propri punti di forza, i difetti e le attività svolte. Si sono condivise così le esperienze dei club Viar, Tarfía e Arqueros (Siviglia), Trassierra e Alcorce (Cordova), Puentenuevo (Badajoz), Altés (Algeciras), Andévalo (Huelva) e Gadir (con sedi a Cadice e Jerez).
È stato anche fatto cenno a diversi strumenti di comunicazione che i club abitualmente utilizzano per farsi conoscere: opuscoli, pagine web, video illustrativi, ecc.
Il programma è continuato con una tertulia con don Javier Yániz, vicario dell’Opus Dei per l’Andalusia Occidentale e l’Estremadura, alla quale hanno partecipato i genitori in modo molto attivo. Il tema di fondo è stato la formazione umana e cristiana che si dà nei club giovanili. Successivamente ha avuto luogo una riunione per gruppi su cinque temi specifici: il governo dei consigli direttivi, il programma di formazione dei soci, le attività dei genitori, le attività ordinarie e la promozione dei club. Al termine si sono condivise le conclusioni di ogni commissione.
Romana, n. 78, Gennaio-Giugno 2024, p. 111-123.