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Messaggio del 18 novembre

Carissimi: Gesù protegga le mie figlie e i miei figli!

Ringrazio molto Dio per i giorni trascorsi in Messico. Ho potuto sperimentare di nuovo, attraverso l’affetto e le attenzioni di tantissime persone, che l’Opera è una vera famiglia.

Davanti alla Madonna di Guadalupe ho ricordato e ho cercato di far mie le parole che san Josemaría rivolse alla Santissima Vergine nel suo viaggio del 1970 in Messico: «Ma ora ti dico, con cuore ardente: monstra te esse Matrem!». E continuava: «Se un figlio piccolo lo dicesse alla mamma, qualunque madre si commuoverebbe». Così vogliamo dialogare con il Signore e con la Madonna: con la fiducia e la naturalezza di un figlio.

Siamo certi che Gesù e sua Madre accolgono la nostra preghiera in qualsiasi momento. Pertanto, vi incoraggio a mettere nelle loro mani le necessità del mondo e della Chiesa. Forse ricorderete che don Javier raccontava come una volta san Josemaría gli domandò: «Stai pregando, figlio mio?». E, senza attendere una risposta, aggiunse: «Io non smetto mai».

Non smettiamo mai di pregare, spesso senza parole, con una fede che produce «una speranza che non delude» (cfr. Rm 5, 5). Come dice il Santo Padre: «Anche se il cielo si offusca, il cristiano non smette di pregare. La sua orazione va di pari passo con la fede» (Papa Francesco, Udienza generale, 11 novembre 2020). Quando non vediamo immediatamente i risultati della preghiera, continuiamo a rivolgerci al Signore con perseveranza, senza dubitare dell’amore di Dio per noi (cfr. 1 Gv 4, 16).

Vi chiedo in particolare di pregare per i venticinque nuovi diaconi della Prelatura che saranno ordinati domani a Roma.

Roma, 18 novembre 2022

Romana, n. 75, Luglio-Dicembre 2022, p. 203-204.

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