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I laici e l’evangelizzazione: “discepoli missionari”

«Ogni cristiano, in virtù del Battesimo, è un discepolo-missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù». Sono parole del preambolo della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, della quale si dà notizia in questo numero di Romana.

Facendo eco al Concilio Vaticano II, che dichiara che «per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio»[1], Papa Francesco fa riferimento ancora una volta al ruolo fondamentale dei laici e di tutti i battezzati nella missione della Chiesa nel mondo: «La loro presenza e partecipazione è, inoltre, imprescindibile, perché essi cooperano al bene di tutta la Chiesa e, per la loro vita familiare, per la loro conoscenza delle realtà sociali e per la loro fede che li porta a scoprire i cammini di Dio nel mondo, possono apportare validi contributi, soprattutto quando si tratta della promozione della famiglia e del rispetto dei valori della vita e del creato, del Vangelo come fermento delle realtà temporali e del discernimento dei segni dei tempi»[2]. In questo vasto scenario, infatti, si sviluppa, giorno dopo giorno, «la meravigliosa potenzialità dell’apostolato dei laici»[3] di cui parlava san Josemaría.

Nel decimo Incontro delle Famiglie, che si è concluso con la celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro lo scorso 25 giugno, il Santo Padre ricordava ancora alle famiglie che «la Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi». E aggiungeva: «La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie».

Proprio in questo volume si dà notizia della pubblicazione del libro La santità nelle famiglie del mondo, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Presenta le storie di otto coppie di coniugi: i santi Louis e Zélie Martin, genitori di santa Teresa di Lisieux; i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, i primi coniugi a essere elevati all’onore degli altari; e altre sei coppie di servi di Dio: i venerabili Sergio Bernardini e Domenica Bedonni, agricoltori, che educarono cristianamente i loro dieci figli; Luigi Amendolagine e Lelia Cossidente, che vissero a Roma e sono sepolti nella stessa chiesa romana nella quale si sposarono; Takashi Paolo e Midori Marina Nagai, giapponesi; Cyprien Rugamba e Daphrose Mukansanga, assassinati con sei dei loro figli durante il genocidio ruandese (1994); e quattro fedeli della prelatura dell’Opus Dei: i coniugi Eduardo Ortiz de Landázuri e Laura Busca Otaegui (rispettivamente, medico e farmacista); e Tomás Alvira e Paquita Domínguez, che si distinsero in ambito pedagogico nella famiglia e nella società.

Toccare con mano queste storie ci aiuta a dare un volto a questi evangelizzatori laici, che lo sono in virtù del Battesimo, e a ricordare che la santità non dipende dal ruolo o dalla missione che si è chiamati a svolgere nella Chiesa o nella società, ma «dalla statura che Cristo raggiunge in noi»[4].

Perciò chiudiamo questo breve editoriale facendo eco all’invito di monsignor Ocáriz nel suo messaggio dello scorso 19 marzo, che desideriamo estendere a tutta la Chiesa: «Chiediamo al Signore che ogni laico e ogni sacerdote, ogni donna e ogni uomo dell’Opus Dei sappia vivere con un atteggiamento evangelizzatore, con ottimismo, e che offra la sua amicizia a tutti, cercando in primo luogo l’amicizia con Gesù».

[1]Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumengentium, n. 31.

[2]Papa Francesco, Cost. apost. Praedicate Evangelium, n. 10.

[3]San Josemaría,Colloqui con Monsignor Escrivá, n. 4.

[4] Papa Francesco, Esort. ap. Gaudete et exsultate, n. 21.

Romana, n. 74, Gennaio-Giugno 2022, p. 11-12.

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