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Messaggio di Natale (16-XII-2018)

Carissimi, Gesù mi conservi le mie figlie e i miei figli!

A Natale, ormai prossimo, ascolteremo ancora una volta gli angeli proclamare: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Ogni anno l’eco di questo canto riempie il mondo intero, ravvivando in noi una gioiosa speranza. Soprattutto perché la pace è ormai vicina a noi e la possiamo contemplare sul volto di un Bambino: «Egli è la nostra pace» (Ef 2, 14), come scrisse san Paolo, tempo dopo, meditando il mistero di Gesù Cristo.

Il mondo ha molto bisogno di pace. Ognuno di noi, le nostre famiglie, i luoghi in cui noi lavoriamo, gli ambienti nei quali ci muoviamo, hanno bisogno di questo Bambino che gli angeli annunciano come il Salvatore (cfr. Lc 2, 11).

Senza di Lui, tutti gli sforzi per pacificare i cuori sono insufficienti. Per questo la Chiesa continua a parlare di Gesù agli uomini, come fecero i pastori dopo averlo visto nella mangiatoia (cfr. Lc 2, 16-18). Anche noi vogliamo annunciarlo; nell’apostolato «è di Cristo che dobbiamo parlare, non di noi stessi» (È Gesù che passa, n. 163).

Durante questi giorni di Natale contempliamo il grande mistero dell’amore di Dio in questo Bambino che ci è nato (cfr. Is 9, 5). Com’è facile, pregando davanti al presepio, trovare e ritrovare la pace, la serenità; lasciamoci attirare da Gesù, circondato da Maria e da Giuseppe! Se contempliamo questo mistero di amore, il Signore ci darà anche nuovo slancio per trasmetterlo agli altri.

Con i miei auguri e la mia benedizione più affettuosa,

vostro Padre

Roma, 16 dicembre 2018

Romana, n. 67, Luglio-Dicembre 2018, p. 273.

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