envelope-oenvelopebookscartsearchmenu

Sul posto di lavoro

Tra le molteplici forme di partecipazione alla missione salvifica della Chiesa, alla quale tutti i cristiani sono tenuti in forza degli impegni battesimali, per i membri dell'Opus Dei ha un posto di primo piano l'apostolato personale con i propri familiari, amici e compagni di lavoro. Questa è anzi la principale attività apostolica dei fedeli della Prelatura, i quali la svolgono prendendo spunto dalle circostanze ordinarie della vita.

Occasioni privilegiate vengono offerte dall'esercizio del lavoro o della professione, poiché, come predicò instancabilmente Mons. Escrivá, "bisogna santificare il lavoro ordinario, santificarsi in esso e santificare agli altri attraverso l'esercizio della propria professione"

J. Escrivá, E' Gesù que passa, n. 122; Ares, 4ª ed., Milano 1982.

I racconti riportati in queste pagine vogliono offrire qualche esempio di come l'armonica fusione tra la testimonianza di una condotta cristiana coerente e la parola opportuna, possa schiudere agli occhi di amici e conoscenti gli orizzonti soprannaturali della vita ordinaria.

E' un insegnamento proposto dal Fondatore dell'Opus Dei: "Vivi la tua vita ordinaria, lavora dove già sei, adempi i doveri del tuo stato, e compi fino in fondo gli obblighi corrispondenti alla tua professione o al tuo mestiere, maturando, migliorando ogni giorno. Sii leale, comprensivo con gli altri, esigente verso te stesso. Sii mortificato e allegro. Sarà questo il tuo apostolato. E senza che tu ne comprenda il perché, data la tua pochezza, le persone del tuo ambiente ti cercheranno e converseranno con te in modo naturale, semplice —all'uscita del lavoro, in una riunione di famiglia, nell'autobus, passeggiando, o non importa dove—: parlerete delle inquietudini che si trovano nel cuore di tutti, anche se a volte alcuni non vogliono rendersene conto. Le capiranno meglio quando cominceranno a cercare Dio davvero"

J. Escrivá, Amici di Dio, n. 273; Ares, 1ª ed., Milano 1978.

Nel mondo dei libri

Nella libreria dove lavoro, dotata di una sezione specializzata in pubblicazioni di carattere giuridico, svolgo varie mansioni: selezionare e inoltrare le richieste d'acquisto, preparare la vetrina, servire i clienti, curare la formazione dei neoassunti...

Cerco di partecipare a riunioni, fiere e convegni di librai, e di conoscere nuove case editrici. Naturalmente, con il tempo e con l'esperienza è abbastanza agevole orientare i clienti suggerendo libri di buona dottrina su temi specifici.

Parte interessante della mia attività sono le presentazioni delle novità editoriali che hanno luogo nel corso delle riunioni dell'associazione dei librai; ciascuno sceglie un libro e ne parla ai colleghi. Nell'ultimo incontro, l'intervento che precedeva il mio si era collocato su posizioni ideologicamente opposte alla dottrina cristiana. Mi chiedevo quali sarebbero state le reazioni di fronte alla mia presentazione, nella quale mi proponevo di porre in risalto l'insegnamento del Magistero su quel medesimo argomento. I commenti favorevoli e l'interesse con cui i presenti prendevano appunti per fare ordinativi per le loro librerie hanno costituito una risposta eloquente ai miei interrogativi.

Con presentazioni di questo genere nell'ambito più ridotto della libreria e mediante colloqui personali, cerco a poco a poco di aiutare i miei colleghi. Alcuni di loro sono progrediti notevolmente nella loro vita cristiana. Una mia vecchia compagna di studi, che lavora in una casa editrice e che ho spesso occasione d'incontrare, molto presto comincerà a ricevere formazione spirituale. La recente pubblicazione di un libro mi ha offerto l'opportunità di parlare con un'altra collega della Chiesa, del Romano Pontefice e dell'Opera.

Contemporaneamente all'iniziativa di un movimento in difesa della vita era arrivata in libreria una pubblicazione che denunciava il fenomeno del traffico dei feti. Una mia collega, leggendola, si è commossa, ha accettato di accompagnarmi alla proiezione di un cortometraggio sul tema e, in seguito, ha indirizzato una lettera ad un'emittente televisiva, per proporre che mandassero in onda lo stesso filmato.

A volte mi sembra che il mio impegno apostolico nel mondo dei libri sia come una goccia nell'oceano; ma ormai molte volte ho avuto modo di verificare l'efficacia di questo piccolo apporto tra colleghi, amiche e clienti.

Nel traffico cittadino

Quando mi presentai al concorso per un posto di vigile urbano, prevedevo certo le difficoltà insite nel lavoro. Mi attraeva però la possibilità di dare un contributo diretto alla pace e all'ordine della città in cui vivo. Più avanti, con la vocazione all'Opus Dei, i miei ideali d'allora hanno acquistato nuova forza e profondità: quante occasioni per parlare alla gente di Dio!

I primi cui mi rivolsi furono i miei colleghi. Al termine della giornata di lavoro, con gli orecchi ancora assordati dai rumori dei motori e dei clacson, li invito ad accompagnarmi a un Centro dell'Opera, situato in un rione popolare, dove collaboriamo alle attività extrascolastiche rivolte ai ragazzi della zona. Oltre a organizzare gare sportive o concorsi culturali, impartiamo formazione catechistica. I miei amici, abituati ad avere a che fare con la furbizia dell'automobilista e buoni conoscitori degli imprevedibili comportamenti dell'uomo della strada, restano a bocca aperta quando sperimentano l'affetto e l'interesse per gli altri che si vive nel Centro.

—C'è ancora gente che si dedica al prossimo!, ha esclamato uno di loro dopo la prima visita.

Normalmente noi vigili urbani operiamo isolati; a volte però conveniamo con alcuni colleghi. Sono brevi momenti che offrono altrettante occasioni per trattare di questioni professionali e per commentare le novità. Un giorno, una pioggia persistente mi indusse a rifugiarmi in una garitta, con altri due compagni. Mentre sorvegliavamo l'intenso traffico, iniziammo una conversazione. Con un occhio al rosso e al verde che scattavano sul semaforo, parlavo della necessità di offrire al Signore un lavoro ben fatto. I due colleghi mi ascoltavano con interesse, pur con le interruzioni dei colpi di fischietto o di clacson. Non li rividi che dopo un certo tempo; qualche mese fa, mi imbattei per strada in uno dei due e riannodammo il discorso iniziato nella garitta.

—Mi sono premurato di lavorare coscienziosamente, come dicevi tu; però non mi basta.

Cominciammo a vederci più spesso. L'incoraggiai a frequentare i sacramenti e accettò di accompagnarmi a un corso di ritiro. Ora partecipa ai mezzi di formazione spirituale e ha cominciato a fare apostolato tra i colleghi nella nuova attività che lo occupa.

Recentemente il Comune ha assunto molti giovani come vigili. Normalmente ad ogni "anziano", come me, viene affidato un "giovane" e le coppie cambiano quasi ogni giorno; questo mi dà l'opportunità di fare molte nuove conoscenze. Un modo molto efficace per iniziare un'amicizia con i miei colleghi giovani è quello di invitarli a fare una visita al Santissimo. All'inizio molti si meravigliano; allora ne approfitto per spiegare il significato di questa mia consuetudine e quasi tutti accettano di accompagnarmi.

Il rapporto con gli automobilisti costituisce un altro risvolto del mio apostolato sul lavoro. La difficoltà più rilevante consiste nello stabilire un rapporto personale, vincendo la diffidenza suscitata in alcuni di loro dalla figura del vigile. E, benché gli imbottigliamenti e la confusione del traffico non sembrino, almeno a prima vista, offrire momenti opportuni per iniziare un rapporto di amicizia, l'esperienza mi ha dimostrato spesso il contrario.

Ricordo, ad esempio, di essere stato una volta di servizio in pieno centro cittadino, con il compito di impedire il transito su di una corsia preferenziale. Un automobilista cominciò a protestare, fino a minacciare denuncia, perché vedeva che permettevo ad altri veicoli di accedere alla corsia. Gli spiegai, pazientemente, che si trattava di persone autorizzate, che quindi non stavo commettendo un arbitrio ma cercavo semplicemente di fare bene il mio lavoro. Il mio interlocutore si calmò e insistette per offrimi un caffè. Alla fine si congedò, portandosi con sé un opuscolo di dottrina cattolica che gli avevo lasciato da leggere.

Stilista di moda

Da vari anni ormai faccio la stilista in un'importante casa di moda prêt à porter. Dal nostro laboratorio partono collezioni che trovano diffusione in diversi paesi d'Europa, Asia e Nordamerica.

Si tratta di un lavoro appassionante, sia per la creatività che richiede che per la risonanza che ha nelle persone. Mi sono resa conto che il solo fatto d'impegnarmi per presentare collezioni belle e rispettose delle norme morali, costituisce già di per sé un grande apostolato.

Nonostante il materialismo imperante nell'ambiente, le mie colleghe lavorano con passione, serietà e professionalità. Proprio su questi aspetti faccio leva per parlare loro di Dio e spiegar loro la santificazione del lavoro.

La nostra è un'attività molto movimentata, che ci porta a viaggiare da un luogo all'altro e a conoscere persone assai diverse. All'incontrarmi con tanta gente, chiedo aiuto al mio Angelo Custode per non limitare il mio interesse agli abiti, ma per riuscire a interessarmi delle anime. Ricordo il mio primo viaggio professionale: nel corso di tre giorni di intenso impegno, si consolidò la mia amicizia con la titolare del laboratorio, con la quale lavoro gomito a gomito. Parlammo lungamente del senso della vita, della fede, della gioia nel dolore... Rimase sorpresa al costatare che anche nei viaggi assistevo quotidianamente alla Messa. E, nell'ultimo di questi, ha telefonato di buon'ora alla mia stanza —sapeva che mi stavo preparando per recarmi a Messa— e mi ha detto solamente:

—Ho deciso di accompagnarti.

Col tempo, ho avuto modo di parlare a varie colleghe —a ciascuna nella misura delle sue possibilità— della pratica religiosa, della gioia e della sicurezza che si provano vivendo vicino a Dio. La scorsa Pasqua di Resurrezione, una mia buona amica è tornata a frequentare i Sacramenti, dopo diversi anni trascorsi senza andare a Messa. Mi ha confidato, poi, la sua preoccupazione per la formazione religiosa dei figli; dopo quella conversazione, ha deciso di comprare un catechismo per il suo bambino e mi ha chiesto di procurarle un libro di preghiere.

Ho parlato a lungo di Dio anche con un'altra collega, la prima persona al cui fianco iniziai questo lavoro e che tanto m'insegnò quando muovevo i primi passi nella professione. Ora non lavoriamo più assieme, ma continuiamo a frequentarci. Una sera, nel separarci, mi diceva:

—Hai avuto molta fortuna nell'aver compreso tanto giovane la forza della preghiera.

Conosco un gruppo di ragazze giovani, interessate alla mia professione, e ho cominciato a introdurle nel mondo della moda. Anch'esse ne vanno scoprendo, accanto all'attrattiva umana, l'enorme influenza che esercita e le opportunità apostoliche che offre.

Nel mercato del pesce

E' inverno. Sono le cinque e mezza del mattino e mancano ancora ore perché sorga il sole. Quando esco di casa, sono poche le finestre illuminate. Mentre mi dirigo verso il porto, camminando per le strade bagnate, recito il Rosario. La città comincia ora a risvegliarsi.

Passo accanto al molo; il familiare mormorio dell'acqua mi porta alla mente gli uomini che hanno faticato per lunghe ore cercando di trascinare a terra i frutti del mare. Sono gli ultimi minuti della giornata di pesca; nelle reti è un boccheggiare di pesci e un agitarsi di tentacoli. Casse di merluzzi, di naselli e di sardine si riversano sul molo dalle stive dei pescherecci; le squame brillano sotto la luce dei lampioni. Sono le sei meno un quarto; nel mercato all'ingrosso del pesce sta per iniziare l'asta.

Nell'ampio recinto, la pace notturna lascia il posto al gridio della compravendita. I pescatori trascinano le casse di pesce per esporle all'asta. Tra le varie partite si aggirano valutandone il prezzo, i grossisti, e, anche se meno numerosi, i venditori al dettaglio e i cuochi d'albergo. Nel frattempo sulla strada stazionano gli autocarri che trasporteranno la merce nelle città dell'interno.

Non posso perdere un momento: mi tocca condurre l'asta del pesce, quindi pesarlo e fatturarlo. Un affaccendarsi senza posa per mettere d'accordo venditori e clienti; discutere, mercanteggiare, annullare, promettere... Con l'esperienza e con la grazia di Dio mi sono reso sempre più conto dell'importanza di dimostrarmi sempre allegro e sereno nel mio lavoro. I miei interlocutori sono uomini duri, che, dopo essersi affaccendati per tutta una notte, cercano comprensibilmente di trarre il maggior frutto possibile dai loro sforzi. Non risulta facile accontentare le due parti, specialmente quando il mare non è stato particolarmente prodigo. Questi uomini apprezzano soprattutto che li si tratti con rispetto e onestà. A volte, comunque, devo usare l'apostolato delle parolacce per zittire qualcuno che s'è lasciato andare al nervosismo. In tali casi, quando risulta opportuno, riprendo il discorso a tu per tu con l'interessato, per suggerirgli di evitare certe espressioni.

Attraverso l'ampia apertura dell'edificio che ospita il mercato del pesce entrano inevitabilmente freddo e pioggia. L'umidità persistente dell'inverno cala fino alle ossa. Dentro di me offro a Dio questi disagi, ma i miei compagni di lavoro, nel vedermi di buon umore, rimangono sorpresi: a volte mi hanno persino chiesto se ho vinto alla lotteria. No, non ho avuto questa fortuna; ma in queste occasioni basta una risposta allegra, ottimista —se l'aspettano—, perché un raggio di luce penetri nel grigiore mattutino.

Più tardi, parlando a tu per tu con ciascuno, spiego loro il vero motivo: che tutto questo lo faccio per il Signore; che, così, non c'è più nulla di difficile. Rimangono pensierosi. Ho l'impressione che piacerebbe loro fare lo stesso, ma... che non riescano a decidersi. Comunque, alcuni fra i miei amici fanno progressi nella loro vita cristiana.

A volte riesco a portarmi a casa a buon prezzo del pesce un po' speciale. Così so di far felici i miei tre ragazzi e di agevolare il lavoro di mia moglie. In casa siamo tutti contenti. Con quello che guadagno non possiamo permetterci lussi, ma abbiamo fiducia in Dio e ci vogliamo molto bene.

Tra i miei amici ci sono persone di ogni genere; molti di loro ricevono formazione spirituale in un Centro dell'Opus Dei. Uno, autista e padre di sette figli, a poco a poco sta comprendendo l'importanza di fare apostolato. Una volta l'ho incoraggiato a invitare qualche suo amico a un ritiro spirituale; si è presentato con un mio amico di gioventù che avevo perso di vista da parecchio tempo. Un altro che non manca mai ai ritiri è un esperto judoka; ha due bambini ed è insegnante.

Con gli amici del mercato di solito parlo con più calma dopo che la vendita del pesce si è conclusa. Quando usciamo, la notte è ormai alle spalle, le strade sono più animate. I gabbiani planano sull'acqua disputandosi rumorosamente gli avanzi della pesca. Il sole, per qualche istante, fa capolino tra le nubi.

Venditrice di videocassette

Benché tutto ciò che concerne il mondo della televisione mi abbia sempre appassionato, non avrei mai pensato di arrivare a impegnarmici tanto a fondo, a seguire così da vicino le programmazioni delle varie catene e i festival nazionali e internazionali del cinema, a interessarmi delle tecniche e delle scuole cinematografiche più attuali, di effetti speciali... Tutto questo in due anni, dopo che mi resi conto della preoccupazione del Santo Padre per la rievangelizzazione dell'Europa. Fu allora che mi venne l'idea di dare il mio piccolo contributo all'apostolato del divertimento; decisi di mettere in piedi un videoclub.

Nel mio Paese, come in tanti altri, vengono trasmessi molti programmi e film moralmente sconvenienti; il primo obiettivo che mi sono posta è stato che nel mio negozio potesse entrare qualunque persona e uscirne con una qualsiasi pellicola, che avesse tutte le garanzie morali.

Presi contatto con una società distributrice e presto trovai un buon locale commerciale, ben situato nel centro della città. Dopo i lavori d'allestimento e il disbrigo di alcune formalità, attraversai un momento difficile; nonostante potessi contare su persone entusiaste dell'idea e desiderose di collaborare, non riuscivo a mettere assieme il denaro necessario per aprire il negozio. All'ultimo momento, dopo aver pregato a lungo, mi giunse in modo inaspettato la somma di cui avevo bisogno.

Da quando l'iniziativa è stata avviata, il viavai di amici e di clienti è continuo. Ci sono persone di ogni età: papà, madri di famiglia, responsabili di associazioni ricreative o di centri scolari...

Nei due anni trascorsi l'attività si è a poco a poco consolidata, le vendite sono cresciute e i frutti soprannaturali sono stati abbondanti: è quanto chiedo al Signore ogni mattina, quando apro il locale.

Ricordo il caso di due genitori che sostenevano:

—In altri videoclub avevamo il problema di non trovare quello che cercavamo; qui invece ci porteremmo via tutto.

Ormai siamo in due a lavorare e stiamo stringendo amicizia con alcuni dei clienti abituali. Essi ci raccontano spesso come è stato accolto il film, le reazioni e i commenti dei familiari...; così la fiducia cresce e si stabilisce un rapporto di confidenza.

La pubblicità più efficace per far crescere l'iniziativa ci viene dalla propaganda che fanno tra i loro amici i soci e i clienti; ormai il videoclub è noto nella città. Ora stiamo pensando di aprire sezioni di vendita in altri esercizi commerciali, di allestire un club mobile che giri per i vari quartieri, di aprire succursali nei paesi della provincia... Contiamo di raggiungere a poco a poco anche queste mete.

In altre città hanno cominciato a sorgere iniziative analoghe. Qualche tempo fa erano venute a farci visita persone di una città vicina che intendevano promuovere un videoclub con buoni criteri morali e ci chiedevano consigli e suggerimenti pratici. Anche la loro impresa è oggi avviata.

In un Istituto di ricerca nucleare

La mia attività professionale si svolge in un Istituto di ricerca, situato nel campus dell'Università. La tipica cupola ovale che sormonta il reattore nucleare rende facilmente riconoscibile l'edificio dove ha sede l'Istituto e mi è già capitato più volte di essere interpellato da passanti incuriositi che chiedevano se lì dentro si costruissero bombe atomiche. In questi casi, senza entrare in particolari, spiego loro che ci occupiamo di analizzare la radioattività di prodotti importati dall'estero. Anche se il nostro lavoro è evidentemente più complesso, questa informazione è sufficiente per tranquillizzarli.

La ricerca nucleare è disciplina relativamente recente nel nostro Paese; perciò nell'Istituto lavorano persone prevalentemente giovani, desiderose di riuscire e di rendersi utili. In tale ambiente era prevedibile che si sviluppasse un'autentica reazione a catena.

La prima scintilla scoccò quando uno studente invitò diversi amici dell'Istituto ad assistere a lezioni di dottrina cattolica in un Centro della Prelatura. Alcuni dei partecipanti a quel primo incontro cominciarono a ricevere direzione spirituale. Poco tempo dopo si recarono anche ad alcune giornate di ritiro spirituale; al ritorno uno di loro non poteva contenere l'entusiasmo:

—Non sapete il bene che mi ha fatto... E' stata un'esperienza unica.

Le sue espressioni di gioia convinsero diversi colleghi a prenotarsi per il successivo ritiro spirituale, al termine del quale organizzarono un corso di dottrina cattolica nella sede stessa dell'Istituto.

Cominciammo a tenere le lezioni, prima e dopo l'orario di lavoro, in un primo tempo in un deposito di strumenti e in seguito nella sala per la diffrazione dei raggi X, ovviamente dopo esserci assicurati che non c'era alcun pericolo di radioattività. Gli argomenti sviluppati vertevano sulle virtù cristiane e su altri temi di morale cattolica, alcuni dei quali di speciale rilevanza sociale.

Uno dei partecipanti al corso, fisico e analista di sistemi, ha fatto proprio molto rapidamente il concetto della santificazione del lavoro ordinario. Un giorno, a casa sua, mi ha spiegato che sua moglie gli aveva chiesto perché tutti i mercoledì sera rimaneva più a lungo in Istituto:

—Le ho risposto che per me è una necessità. Come marito e come padre, ho la responsabilità non solo del benessere materiale dei miei cari ma anche della loro crescita spirituale, cominciando da me stesso. Mia moglie mi ha compreso perfettamente e non se ne ha a male quando giungo a casa un po' più tardi del solito.

Il numero dei partecipanti alle lezioni di dottrina cristiana è cresciuto e le sessioni si sono moltiplicate; oltre che nell'Istituto ora si tengono anche nelle case dei miei colleghi. Uno di questi, benché fosse stato battezzato nella Chiesa Cattolica, sin da bambino aveva cominciato a frequentare una setta. Assistere al corso ha significato per lui tornare a praticare la vera fede liberandosi dai pregiudizi. Man mano che assimilava i contenuti dei mezzi di formazione dottrinale e spirituale è cresciuto in lui il desiderio che tutti i suoi familiari ritornino alla Chiesa; è già riuscito a far sì che un fratello ricevesse il Battesimo.

Sono ormai trascorsi alcuni anni da quel primo invito a una lezione di dottrina cattolica ed è impressionante constatare l'ampiezza della reazione a catena che ne è nata... e che ora proseguirà, perché i miei giovani colleghi continueranno ad attivare familiari e amici.

Romana, n. 6, Gennaio-Giugno 1988, p. 139-146.

Invia ad un amico