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28 settembre - Omelia nella Messa di ringraziamento per la beatificazione Mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei Madrid, 28-IX-2014

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”: “ut diligatis ínvicem, sicut dilexi vos” (Gv 15, 12).

Cari fratelli e sorelle, queste parole del Vangelo risuonano oggi nella mia anima come una gioia nuova, considerando che la gente che ieri affollava questo luogo, in piena comunione con il Papa Francesco e con quanti ci erano vicini dai quattro punti cardinali, non era propriamente una folla ma la riunione di una famiglia unita dall’amore di Dio e dall’amore mutuo. Questo stesso amore oggi diventa ancora più forte nell’Eucaristia, in questa Messa di ringraziamento per la beatificazione del carissimo don Álvaro, vescovo, prelato dell’Opus Dei.

1. Il Signore, nell’istituire l’Eucaristia, rese grazie a Dio Padre per la sua eterna bontà, per la creazione uscita dalle sue mani, per il suo misterioso disegno di salvezza. E noi lo ringraziamo di quell’amore infinito manifestato sulla Croce e anticipato nel Cenacolo. E chiediamo al Signore: come dobbiamo fare per amare come tu ci hai amato?, per amare come tu hai amato Pietro e Giovanni, ciascuno di noi, e anche san Josemaría e il beato Álvaro?

Guardando alla vita santa di don Álvaro, scopriamo la mano di Dio, la grazia dello Spirito Santo, il dono di un amore che ci trasforma. E accogliamo nel profondo dell’anima, facendola nostra, quella preghiera di san Josemaría che tante volte ripeté il nuovo beato: “Dammi, Signore, l’Amore con cui vuoi che io ti ami”[1], affinché io sappia amare gli altri con il tuo Amore e con il mio povero sforzo. Allora gli altri scopriranno nella mia vita la bontà di Dio, come avvenne nel cammino quotidiano di don Álvaro: in questa Madrid tanto amata nella sua solidarietà con i più poveri e abbandonati si percepiva la misericordia divina. Ci riempie di gioia che nella seconda lettura della Messa ci sia stata ricordata la presenza di Cristo in noi, che ci riveste “di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità” (Col 3, 12).

Cari fratelli e sorelle, ringraziamo Iddio chiedendogli ancora più amore. Nella maturità della giovinezza, quando aveva 25 anni, don Álvaro era già “saxum”, una roccia, per san Josemaría. Con la sua umiltà, un giorno scrisse in una lettera al fondatore dell’Opus Dei queste parole: “Io nutro l’aspirazione che, malgrado tutto, Lei possa fidarsi di uno che, più che roccia, è fango privo di ogni solidità. Ma il Signore è tanto buono!”[2]. Tale sicurezza nella bontà divina può impregnare anche tutta la nostra esistenza. “Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà”, abbiamo ripetuto con il Salmo responsoriale (Sal 138 [137], 2). E innalziamo la nostra gratitudine alla Santissima Trinità perché resta con noi con la sua Parola, Gesù stesso (cfr. Col 3, 16), e con il suo Spirito, che ci colma di gioia (cfr. Gv 15, 11; Lc 11, 13) e ci permette di rivolgerci a Dio, pieni di fiducia, chiamandolo “Abba, Pater”: “Padre! Papà!”.

2. “La trinità della terra ci condurrà alla Trinità del Cielo”[3], ripeteva don Álvaro seguendo gli insegnamenti e l’esperienza del fondatore dell’Opus Dei. Gesù, Maria e Giuseppe ci guidano al Padre e allo Spirito Santo; nella santa umanità di Cristo scopriamo la divinità, inseparabilmente unita a essa[4].

La Sacra Famiglia! Con le parole della prima lettura, benediciamo il Signore “che fa crescere i nostri giorni fin dal seno materno, e agisce con noi secondo la sua misericordia” (Sir 50, 24). Il testo sacro ci fa presente che Dio ci amava ancor prima che nascessimo. Mi vengono in mente i versi che Virgilio indirizza a un neonato: “Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem” (Virgilio, Egloga IV, 60): “Incomincia, piccolo bambino, a riconoscere tua madre dal sorriso”. Il neonato scopre l’universo a poco a poco; nel volto di sua madre, pieno d’amore, in quel sorriso che lo accoglie, l’esserino appena venuto al mondo scopre un riflesso della bontà di Dio.

Nella giornata odierna che il Santo Padre Francesco ha dedicato alla preghiera per la famiglia, anche noi ci uniamo alle suppliche di tutta la Chiesa per quella “communio dilectionis”, quella “comunione d’amore”[5], quella “scuola”[6] del Vangelo, la famiglia, come diceva Paolo VI a Nazaret. La famiglia, con il “dinamismo interiore profondo dell’amore”[7], ha una grande “fecondità spirituale”[8], come insegnò san Giovanni Paolo II, a cui il beato Álvaro era unito da una filiale amicizia.

Nel ringraziare don Álvaro, ringraziamo i suoi genitori che lo hanno accolto ed educato, che hanno preparato in lui un cuore semplice e generoso, pronto a ricevere l’amore di Dio e a rispondere alla sua chiamata. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”; don Álvaro è stato così: un uomo che con il sorriso sulle labbra benediceva Dio che “compie grandi cose” (Sir 50, 24), e che si è servito di lui per il servizio della Chiesa, estendendo l’Opus Dei, come fedele figlio e successore di san Josemaría.

Preghiamo affinché molte famiglie siano “focolari... luminosi e allegri, come quello della Sacra Famiglia”[9], citando parole di san Josemaría. La nostra gratitudine si innalza a Dio per il dono della famiglia, riflesso dell’eterno amore trinitario, luogo in cui ognuno sa di essere amato per sé stesso, così com’è. E ringraziamo adesso anche tutti i padri e le madri di famiglia qui riuniti, e tutti coloro che si occupano dei bambini, degli anziani, dei malati.

Famiglie: il Signore vi ama, il Signore è presente nel vostro matrimonio, che è un’immagine dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. So che voi, molti di voi, vi dedicate generosamente a sostenere altri coniugi nel cammino della fedeltà, che aiutate molti altri focolari ad andare avanti in un contesto sociale spesso difficile o addirittura ostile. Coraggio! Il vostro impegno nella testimonianza e nell’evangelizzazione è necessario per tutto il mondo. Ricordatevi quello che ha detto l’amato Benedetto XVI: “La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore”[10].

3. “Siate riconoscenti” è l’esortazione di san Paolo (Col 3, 15). Il beato Álvaro, pensando a quanto doveva a san Josemaría, affermava che “la migliore manifestazione di riconoscenza è fare buon uso dei doni ricevuti”[11]. Nella sua predicazione, nelle tertulie, in incontri personali, dappertutto, non tralasciava mai di parlare di apostolato e di evangelizzazione. Per perseverare nell’amore di Dio che abbiamo ricevuto, dobbiamo condividerlo con gli altri; la bontà di Dio tende a diffondersi. Papa Francesco diceva che “nella preghiera il Signore ci fa sentire questo amore, ma anche attraverso tanti segni che possiamo leggere nella nostra vita, tante persone che mette sul cammino. E la gioia dell’incontro con Lui e della sua chiamata porta a non chiudersi, ma ad aprirsi; porta al servizio nella Chiesa”[12].

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Il Signore, dopo aver ribadito che l’iniziativa è sempre sua, nel primato del suo amore ci manda a diffondere il suo amore per tutte le creature: “Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga” (ibidem). “Manete in dilectione mea”: “rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). Rimanere nel Signore è necessario per dare un frutto capace di affondare, a sua volta, radici profonde. Gesù lo ha appena detto ai suoi discepoli: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me” (Gv 15, 4).

La folla di questi giorni, i milioni di persone in tutto il mondo, e tante altre che ci aspettano già in Cielo, testimoniano all’unisono la fecondità della vita di don Álvaro. Vi invito, sorelle e fratelli, a restare, a operare nell’amore del Signore: nell’orazione, nella Messa e nella Comunione frequente, nella Confessione sacramentale, affinché tutti noi, fortificati dalla predilezione divina, sappiamo trasmettere ciò che abbiamo ricevuto, e sappiamo farlo attraverso un autentico apostolato di amicizia e confidenza.

Nella lettera che l’amato Papa Francesco mi ha scritto in occasione della beatificazione di ieri, ci diceva che “non possiamo tenere la fede per noi stessi, è un dono che abbiamo ricevuto per donarlo e condividerlo con gli altri”[13]; e aggiungeva che il beato Álvaro “ci incoraggia a non aver paura di andare controcorrente e di soffrire per annunciare il Vangelo”, e inoltre “ci insegna che nella semplicità e quotidianità della nostra vita possiamo trovare un cammino sicuro di santità”[14].

In questo cammino, assieme a molti angeli, ci accompagna la Santissima Vergine. Maria è Figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio, Sposa e Tempio di Dio Spirito Santo. È Madre di Dio e Madre nostra, Regina della famiglia e Regina degli apostoli. Che Lei ci aiuti, come ha fatto con il beato Álvaro, a seguire l’invito del Successore di Pietro: “Lasciarsi amare dal Signore, aprire il cuore al suo amore e permettere che sia lui a guidare la nostra vita”[15], come chiese tante volte san Josemaría alla Vergine dell’Almudena, molto amata e venerata in questa Arcidiocesi. Così sia.

[1] SAN JOSEMARÍA, Forgia, n. 270.

[2] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, Lettera a san Josemaría, Olot, 13-VII-1939.

[3] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, Lettera pastorale, 30-IX-1975.

[4] Cfr. BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, Lettera pastorale in occasione delle Nozze d’Oro della fondazione dell’Opus Dei, 24-IX-1978.

[5] VENERABILE PAOLO VI, Allocuzione a Nazaret, 5-I-1964.

[6] Ibidem.

[7] SAN GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Familiaris consortio, n. 41.

[8] Ibidem.

[9] SAN JOSEMARÍA, È Gesù che passa, n. 22.

[10] BENEDETTO XVI, Omelia a Fatima, 12-V-2010.

[11] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, Lettera pastorale, 1-VII-1985.

[12] PAPA FRANCESCO, Discorso, Aula Paolo VI, 6-VII-2013.

[13] PAPA FRANCESCO, Lettera a Mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei, in occasione della beatificazione di Álvaro del Portillo celebrata a Madrid il 27-IX-2014.

[14] Ibidem.

[15] Ibidem.

Romana, n. 59, Luglio-Dicembre 2014, p. 239-243.

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