Omelia nella Santa Messa dello Spirito Santo, celebrata il 5 novembre 1987 nella Chiesa di Sant'Apollinare, in occasione dell'apertura dell'anno accademico 1987-88 nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.
Il brano del Vangelo secondo San Luca, or ora proclamato, ci invita a soffermarci sull'Annunciazione dell'Angelo a Maria, già tante volte oggetto della nostra meditazione personale. Pieni di gioia, perché parlare di nostra Madre è una passione che ci riempie l'anima, torniamo a considerare la scena in questa Messa di apertura dell'anno nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.
Poche settimane fa, il Santo Padre Giovanni Paolo II, felicemente regnante, affidava "questo nuovo Anno Accademico, a Roma e dappertutto nel mondo, in modo speciale a Colei che la Chiesa venera come Sedes Sapientiae "[1]. Maria è Trono della Sapienza non solo per la straordinaria dovizia dei doni riversati su di Lei dallo Spirito Santo, sin dal momento dell'Immacolata Concezione, ma anche e soprattutto perché nel suo grembo verginale abitò corporalmente la Sapienza increata, il Verbo di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità. Lo Spirito Santo scenderà su di te —è il messaggio dell'Arcangelo Gabriele alla Madonna—, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio[2]. E' impossibile una dimestichezza con Dio e con le cose divine maggiore di quella di Maria Santissima: Figlia prediletta di Dio Padre, Madre Vergine di Dio Figlio, Sposa Immacolata di Dio Spirito Santo. E' quindi logico che ricorriate costantemente alla di Lei intercessione, che tutti voi —professori e alunni— prendiate la Madonna come guida per i vostri studi.
Le discipline che coltivate, infatti, mirano a conseguire una conoscenza più profonda di quanto riguarda il mistero di Dio: la sua Vita intima, la sua santa Legge, i suoi decreti salvifici. La Teologia e il Diritto Canonico si sforzano di attingere, ciascuno a suo modo, alla fonte inestinguibile della Verità mediante il lavoro scientifico, alla luce della fede e sotto la guida del Magistero della Chiesa. E, nella ricerca e nella contemplazione della Verità, l'intelligenza umana viene potenziata dalla partecipazione ai doni divini che furono riversati con pienezza nell'Anima Santissima di Cristo: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di scienza e di consiglio, spirito di fortezza e di pietà, spirito di timor di Dio[3].
Vorrei considerare alcuni di questi doni, particolarmente preziosi per gli studiosi delle scienze sacre: il dono di sapienza, che consente di assaporare le cose divine, e il cui frutto più importante è la contemplazione e il godimento di Dio Uno e Trino; il dono di timore, che imprime nell'anima un rispetto adorante per la Parola e i Misteri divini. Tale immenso amore di Dio e tale spirito di adorazione sono caratteristici dei santi e di tutte le anime in cui la divina Sapienza si compiace in modo speciale di porre la sua dimora. Costituiscono, per così dire, le coordinate entro cui dovete muovervi per penetrare con più frutto nelle insondabili ricchezze di Dio.
In Maria Santissima trovate il modello per eccellenza di questo atteggiamento della mente e dello spirito. Molti secoli or sono, la Liturgia della Chiesa ha posto queste parole sulla sua bocca: io sono la Madre del bell'amore, del timore, della scienza e della santa speranza[4]. E il Fondatore dell'Opus Dei, il Servo di Dio Josemaría Escrivá, commentando questa frase della Scrittura, afferma che "Maria è Madre della scienza, perché da lei si impara la lezione più importante: che niente vale la pena, se non siamo accanto al Signore; che a niente servono tutte le meraviglie della terra, tutte le ambizioni soddisfatte, se nel nostro petto non arde la fiamma dell'amore vivo, la luce della santa speranza che è un anticipo dell'amore senza fine nella Patria definitiva"[5].
Sì. Non dimentichiamoci mai che il possesso della scienza umana, e in modo speciale di quella che cerca di approfondire la conoscenza di Dio e della sua Legge, sarebbe vano senza il condimento di una ricca vita spirituale. "Nulla è la scienza se non ha il giovamento della devozione"[6], scrive San Gregorio Magno. Si trasformerebbe in sale incapace di dar sapore, sarebbe come un fuoco in procinto di spegnersi. E, anche se ostentasse una grande erudizione, non sarebbe null'altro che scientismo sterile, incapace di produrre la vera sapienza. Perché, come afferma senza mezzi termini Sant'Agostino, "chiamo sapienti non gli uomini che hanno cuore e intelligenza, ma quelli che hanno una retta conoscenza di Dio e dell'uomo (...), uomini la cui vita e il cui modo di agire sono conformi a quest'idea; gli altri —prosegue il Santo Vescovo di Ippona—, dotti o ignoranti che siano, raccomandabili o no per la loro condotta, li considero stolti"[7].
E' un altro insegnamento che ci offre la Santissima Vergine. La Madonna è, sì, Madre della scienza e Trono della sapienza; ma è, al tempo stesso, il miglior discepolo di Cristo. I brevi cenni alla sua vita raccolti nel Vangelo ci fanno vedere che, per trarre profitto alla scuola della conoscenza e dell'amore di Dio, è indispensabile un atteggiamento di ascolto e di docilità al Paraclito; una docilità che, nel vostro caso, si manifesterà abitualmente nella piena adesione alle direttrici del Magistero della Chiesa.
E' ancora San Luca a offrirci la chiave per affacciarci alle profondità dell'anima contemplativa della Madre di Dio. Dopo aver narrato gli eventi concernenti l'Incarnazione e la Nascita di Gesù, ci riferisce che Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore[8], meditandole giorno dopo giorno, crescendo nella comprensione dei disegni divini, unendosi sempre di più alla Volontà del suo Signore. In questo modo —sono parole del Concilio Vaticano II— "la Santissima Vergine avanzò nella peregrinazione della fede"[9]. In questa peregrinazione, che è anche la nostra, la Madonna è il nostro modello, come il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto mettere in evidenza al momento di indire l'Anno Mariano[10]. Una fede che "permane nel cuore della Chiesa, nascosta come uno speciale retaggio della rivelazione di Dio. Tutti coloro che, di generazione in generazione, accettando la testimonianza apostolica della Chiesa partecipano a quella misteriosa eredità, in un certo senso, partecipano alla fede di Maria[11].
C'è, tuttavia, una condizione fondamentale perché la fede, lavorata dallo sforzo dell'intelligenza e irrigata dalla grazia dello Spirito Santo, produca i frutti che la Chiesa si aspetta da quanti si dedicano alle sacre discipline. La condizione è quell'incondizionata apertura dello spirito alla verità su se stesso, che è l'umiltà. Se è vero che la fede di Maria nell'Annunciazione ha reso possibile l'Incarnazione del Verbo, è parimenti vero che è stata la sua umiltà —ecce ancilla Domini[12] - ad attirare su di Lei il Paraclito con tale sovrabbondanza e pienezza.
Alla scuola di Maria ci si insegna a svuotarci di tutto ciò che può ostacolare l'azione del Paraclito e a riservare un'accoglienza piena ai suoi doni. E' questa la funzione dell'umiltà. "Quando si trascura l'umiltà, l'uomo pretende di appropriarsi di Dio (...) cercando di ridurre la grandezza divina ai limiti umani. La ragione umana, la ragione fredda e cieca che non è l'intelligenza che procede dalla fede (...), si trasforma nell'insensatezza di chi sottomette ogni cosa alle sue povere esperienze banali, quelle che rimpiccioliscono la verità sovrumana e ricoprono il cuore di una crosta insensibile alle mozioni dello Spirito Santo"[13]. La vera umiltà, al contrario, potenzia lo splendore della Sapienza, ne fa riverberare la luce nei penetrali dell'intelligenza, che diventa così capace di conoscere Dio e di esporre adeguatamente quanto a Lui si riferisce. In tal modo, come afferma Giovanni Paolo II, "la sintesi della sapienza e dell'umiltà è l'eterna eredità dei discepoli del Divin Maestro"[14].
Intensificate il rapporto con la Madonna, insisto. Una devozione mariana assidua e fiduciosa sarà il miglior solvente per qualsiasi crosta che si venisse a formare nella vostra anima, impedendo o frenando l'azione dello Spirito Santo. Studiate, lavorate molto uniti a Maria. Fatele posto al centro della vostra attività e della vostra vita intera. Con Lei sarà Cristo il vostro punto di riferimento. Noi cristiani dobbiamo sempre essere molto mariani: ma in modo speciale dobbiamo esserlo in questi mesi. Fate dell'Anno Accademico che inizia un Anno veramente Mariano.
Chiedo a Colei che è Sedes Sapientiae, Ancilla Domini, Maestra di Sapienza e Modello di umiltà, che interceda per ciascuno di voi: professori, alunni, personale non docente del Centro Accademico Romano della Santa Croce. Lo chiedo dinanzi all'immagine della Regina Apostolorum, venerata qui, nella Chiesa di Sant'Apollinare; al suo cospetto, il Santo Padre ha voluto affidare alla Madonna le attività degli Atenei ecclesiastici di Roma e del mondo intero. Ottenga Ella per voi, secondo le necessità di ognuno, la sintesi di umiltà e sapienza, imprescindibile perché il vostro lavoro intellettuale si svolga al servizio della Chiesa e delle anime.
[1] Giovanni Paolo II, Omelia per l'inaugurazione dell'Anno Accademico, 20-X-1987.
[2] Lc 1, 35.
[3] Cfr. Is 11, 1-4.
[4] Eccli 24, 24 (Vg).
[5] Mons. J. Escrivá, Amici di Dio, Ares, Milano, 1978, n. 278.
[6] San Gregorio Magno, Moralia 1, 32.
[7] Sant'Agostino, De utilitate credendi 12, 27.
[8] Lc 2, 51.
[9] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 58.
[10] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 25-III-1987, nn. 12-19, 25-28.
[11] Ibid., n. 27.
[12] Lc 1, 38.
[13] Mons. J. Escrivá, E' Gesù che passa, 3ª ed., Ares, Milano, 1982, n. 165.
[14] Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa per l'inaugurazione dell'Anno Accademico, 20-X-1987.
Romana, n. 5, Luglio-Dicembre 1987, p. 229-231.