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Nella parrocchia di San Josemaría a Burgos, Spagna (1-VII-2015)

Ecc.mo, Rev.mo e amatissimo Sig. Arcivescovo. Le dico con tutta sincerità che questi tre aggettivi sono per me ugualmente importanti. Ecc.mo, perché le voglio bene. Rev.mo, perché sostiene tutto il peso dell’episcopato guidando questa amatissima arcidiocesi. Amatissimo, perché noi tutti ci uniamo a lei con le nostre preghiere e la nostra gratitudine per il lavoro che ha svolto; inoltre, chiediamo al Signore che continui a condurla per le vie di Dio in modo tale che con la sua vita possa annunciare Gesù Cristo.

Amatissimi fratelli nel sacerdozio; amatissimi sorelle e fratelli,

sono commosso, non posso negarlo, di essere qui a celebrare, in questa arcidiocesi, e in particolare in questa chiesa, nel ricordo di un santo che è vissuto per alcuni mesi in questa città di Burgos, servendo Dio, servendo le anime e amando sempre più la Chiesa.

È vero che la Trinità Santissima vuole operare attraverso i suoi santi. Ed è vero anche che proprio i santi hanno potuto raggiungere questa intimità con Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo lasciando operare le tre persone divine benché questo richieda loro moltissimi atti di generosità e di amore, affidandosi a ognuno dei loro santi. San Josemaría è stato sempre pronto ad ascoltare la voce di Dio. Il Signore s’introdusse nella sua vita, annunciandogli che voleva da lui qualcosa... Dal Vangelo prese tante frasi che gli servivano per alimentare la propria vita e anche per dare la giusta direzione al suo apostolato.

Alla Santa Sede, alla Congregazione per il Culto Divino, è stato proposto che si utilizzassero questi testi che abbiamo ascoltato e che in san Josemaría producevano sempre — come del resto tutto l’Antico e il Nuovo Testamento — una grande commozione, notando che Dio vuole essere sempre molto vicino a ciascuna e a ciascuno di noi. Queste letture gli piacevano molto, perché stimolavano tutte e tutti — ciascuna e ciascuno — a voler santificare la vita ordinaria sapendo che il lavoro nel quale dobbiamo essere bene inseriti è fiducia di Dio, è manifestazione dell’amore di Dio.

Sapendo, inoltre, che il lavoro non serve solamente a lodare il Signore, ma anche a dare testimonianza a tante persone — colleghi, amici, familiari, parenti —, che la vita normale possiede tutto lo splendore di un dialogo con Dio, e che questo ci invita a elevare tutto quello che facciamo fino alla sua presenza e a offrirglielo non solamente perché lo santificassimo noi, ma anche per aiutare altre anime a santificarsi.

Lo stesso accade con il Salmo 2, che troviamo nel salmo responsoriale di questa Messa. Sorelle e fratelli miei, abbiamo la certezza che Dio ci ha affidato il mondo in eredità[1]. Non allontaniamoci dal mondo, perché dobbiamo rimanere all’interno di questa società per offrire un servizio a Dio e per servire direttamente tutte le persone. Vi stanno aspettando, ci stanno aspettando. Pertanto, non possiamo essere negligenti in questo servizio che dobbiamo prestare a tutte le anime. Anche a quelle che non ci comprendono, sapendo che forse anche noi, se non ci fosse stato un intervento d’amore del Signore nei nostri confronti, saremmo nella stessa situazione. Allora, sapendo che il Signore vi ha dato — ci ha dato — questo mondo in eredità, andiamo incontro alla gente. Non meravigliamoci se qualche volta non ci comprendono. Dobbiamo riuscire a parlare sempre con amore, perché, come ha detto un santo castigliano, “amore con amor si paga”[2].

Per questo dobbiamo contraccambiare con la nostra donazione e anche, come ha fatto Lui, servendo tutte le persone, questo Dio generoso, infinito, amoroso. Non andate da anonimi in giro per Burgos o nei luoghi dove vivete; dovete essere i protagonisti, raccomandando tutte le persone al Signore. Tutte le persone che incontrate. Questo faceva san Josemaría. Tante volte ci domandava: «State pregando per le persone che andiamo a trovare, per le persone che stanno nelle altre auto?». Tenete presente che la vostra preghiera ha la trascendenza della Comunione dei Santi.

Infine, ci rassicura che siamo figlie e figli di Dio, figli dell’Onnipotente, figli dell’amore infinito, figli di un Padre che ci comprende. E non soltanto ci comprende, ma che quando qualche volta sbagliamo, ci aspetta — come dice la parabola del figliol prodigo — con le braccia aperte per coprirci di baci, per riempirci di gioia, per riempirci di ottimismo e poi... ricominciare[3]. Non vi scoraggiate mai, neanche quando tocchiamo il fondo della nostra miseria. Dio è con noi, Dio vuole vivere con noi, Dio vuole camminare con noi.

E finalmente il testo del Vangelo meraviglioso, in cui il Signore stesso vuole entrare nella nostra povera barca. San Josemaría, vedendo la generosità di Dio, che vuole arrivare a tutti servendosi di una povera barca — quattro legni vecchi! —, pensava che noi — quando ci vediamo ridotti a malpartito —, se il Signore ci invita a stare accanto a Lui, dobbiamo obbedirgli. Dobbiamo convincerci che possiamo anche duc in altum![4], prendere il largo, fin nelle profondità degli oceani di questa nostra società. È la nostra società e dobbiamo andare avanti, portando Dio in ogni luogo — come diceva san Josemaría — per frequentarlo, frequentarlo di più; per conoscerlo, per conoscerlo di più, e per farlo conoscere. Si capisce perfettamente lo stupore di Pietro al vedere il prodigio che avviene quando il Signore dice: Calate le reti per pescare[5] e non riuscivano più a sostenere il peso della pesca. Che meraviglia! Egli, che era un esperto pescatore e aveva preso atto della sterilità della notte trascorsa, si è trasformato, per l’azione di Dio, in qualcuno che dà molti frutti. Siatene convinti. Non scoraggiatevi mai! Quando a volte non troviamo le risposte che vorremmo, proprio per far più felice la gente, non scoraggiatevi. Perseverate, sapendo che Dio è con noi, perché lo amiamo e anche perché lo facciamo amare di più da tante persone che possiamo incontrare durante la nostra vita.

Vi chiedo anche, logicamente, di pregare per Papa Francesco. Ho avuto l’occasione di salutarlo il giorno 29. Vi manda la sua benedizione, stima molto il lavoro di ognuna e ognuno di voi, e si appoggia sulla vostra vita. Perciò, se qualche volta qualcosa fa resistenza o siamo noi a fare resistenza, pensa che il Papa ti sta dicendo: «Aiutami!». Me lo ha indicato in una delle udienze — ma non pensate che sto tutto il giorno con il Papa —, quando mi ha detto: «Dica alle persone che vedrà di aiutarmi, perché il peso è grande». Dobbiamo essere generosi, sapendo di essere figli del padre comune: incoraggiamolo con la nostra preghiera, con la nostra mortificazione e con la nostra vicinanza.

Potrei raccontarvi molti aneddoti meravigliosi del periodo in cui san Josemaría risiedette a Burgos, perché era un uomo che sapeva amare, era un uomo che sapeva essere grato, anche quando il Signore permetteva che avesse contrarietà e prove.

Come non terminare con il pensiero rivolto a nostra Madre del Cielo, Santa Maria. Ella, che è stata sempre tanto vicina a Dio. E non pensate: è che era una persona straordinaria! Lo era! Ma lo era proprio perché in quel villaggio sperduto di Nazaret si santificò stando all’altezza della pienezza della grazia. Quindi, non abbiamo scuse. È che se io stessi qui, se io stessi là, se io potessi far questo... No! Pensate che la Madonna si santificò proprio nel luogo in cui si trovava. Chi avrebbe mai detto che una donna, una fanciulla, giovane, eccellente, che sapeva vedere Dio e parlargli nelle varie situazioni, avrebbe avuto la meravigliosa capacità di portarci a Dio? Come ognuno di noi. Possiamo portare a Dio gli altri da ogni luogo.

Ci rivolgiamo a te, Madre Santa, perché ci illumini, per farci essere ogni giorno più delicati e perché abbiamo la voglia di essere migliori figli di Dio, più fratelli di Dio, più illuminati dalla grazia dello Spirito Santo. Che Dio vi benedica.

[1] Cfr. Sal 2, 8.

[2] SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico spirituale, 9, 7.

[3] Cfr. Lc 15, 11-32.

[4] Lc 5, 4.

[5] Cfr. Lc 5, 4.

Romana, n. 61, Luglio-Dicembre 2015, p. 259-261.

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