Nell’ordinazione diaconale di fedeli della Prelatura, basilica di Sant’Eugenio, Roma (31-X-2015)
Carissimi figli miei che state per ricevere il diaconato.
Cari fratelli e sorelle.
1. Con sincera e profonda gioia stiamo per celebrare una “festa della Chiesa” come l’ordinazione diaconale di ventisette fedeli della prelatura dell’Opus Dei. La coincidenza con la solennità di Tutti i Santi, che ci riempie di giubilo, ci aiuta a considerare che noi tutti siamo chiamati alla santità. La liturgia ci invita a guardare, a pensare al Paradiso, nostra dimora definitiva, dove potremo unirci alla moltitudine dei santi. La Madonna, nostra Madre, si occupa di aiutarci nella nostra lotta quotidiana per servire meglio Dio.
E poi c’è quella folla sterminata che san Giovanni menziona con parole commoventi: una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello [...], gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello!”[1].
Consideriamo pure che tante persone che abbiamo conosciuto e che hanno lasciato questo mondo nella grazia di Dio ci aiutano a ringraziare il Signore della stupenda chiamata a godere per sempre di Lui. Portano nelle loro mani rami di palma, simboli della vittoria. Viviamo così la speranza che il Signore ci aspetta e ci ama con la sua provvidenza infinita mentre camminiamo quaggiù, per unirci al suo Amore per tutta l’eternità.
Il Signore stesso, nel Vangelo della Messa di oggi, ci mostra il percorso del cristiano con le sue esigenze: le beatitudini, tesori che ognuno deve mettere in pratica secondo la chiamata ricevuta da Lui. Esse rappresentano un programma molto attraente che riguarda tutti i battezzati proprio perché sono cristiani.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati [...]. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio[2]. Non pensiamo che ci richiedano uno sforzo impossibile o un triste cammino. Anche se è vero che l’impegno per la santità supera le nostre capacità naturali, è altrettanto vero che la grazia divina ci dà la possibilità e la forza di andare avanti. Basta attingere alle sorgenti della vita soprannaturale: la partecipazione alla Santa Messa con l’alimento dell’Eucaristia, la Confessione sacramentale, la preghiera.
Senza dubbio, gli uomini e le donne più felici del mondo, che desiderano raggiungere la gioia di restare per sempre con Dio, sono stati e continuano a essere i cristiani leali a Gesù Cristo.
2. Desidero ora rivolgermi ai nuovi diaconi. Come gli Apostoli scelsero sette uomini per farli collaboratori del loro ministero[3], così ora, mediante l’imposizione delle mani del vescovo e l’invocazione del Paraclito, il Signore — perché è Lui che vi ha scelti — imprimerà in voi un nuovo sigillo, il carattere diaconale, con la missione di servire la Chiesa e tutte le anime, a somiglianza dello stesso Cristo che, pur essendo Signore di tutti, si è fatto volontariamente servo di tutti[4]. Voi, che tra poco sarete ordinati diaconi, e poi diventerete sacerdoti, siete consacrati “per servire. Non per comandare, non per brillare — scrisse san Josemaría —, ma per donarsi — in un silenzio incessante e divino — al servizio di tutte le anime”[5].
Questo sacramento dell’Ordine affida, in diversi modi, a quelli che lo ricevono la responsabilità di essere «custodi e testimoni autorevoli del deposito della verità consegnato alla Chiesa, come sono anche i ministri della carità: due aspetti che vanno insieme. Essi devono sempre pensare alla inseparabilità di questo duplice servizio, che in realtà è uno solo: verità e carità, rivelate e donate dal Signore Gesù. Il loro è, in tal senso, anzitutto un servizio di amore: la carità che essi devono vivere e promuovere è inseparabile dalla verità che custodiscono e trasmettono. La verità e l’amore sono due volti dello stesso dono, che viene da Dio e che grazie al ministero apostolico è custodito nella Chiesa e ci raggiunge fino al nostro presente!»[6]. Pensate alla grandezza delle parole di Cristo, che tanto piacevano a san Josemaría: Euge, serve bone et fidelis[7]; bene, servo buono e fedele. Lì si rivela la compiacenza con cui Dio stesso ci guarda, tutti i giorni, momento per momento.
Vicini ormai all’inizio dell’Anno della misericordia, vorrei richiamare voi e tutti i presenti proprio su quest’aspetto. «La Misericordia è il secondo nome dell’Amore»[8]; cioè il modo in cui si è reso visibile, in Gesù Cristo, il volto misericordioso di Dio Padre, perché non c’è prova d’amore più grande che dare la vita per i fratelli. Proprio questo è ciò che ha fatto Nostro Signore sul legno della Croce, e noi dobbiamo seguire le sue orme.
Tra pochi mesi sarete consacrati sacerdoti. Potrete essere allora ministri della misericordia divina, rinvigorendo le anime con l’Eucaristia e gli altri sacramenti — in modo particolare con l’amministrazione del sacramento della Penitenza —, fortificandole con la predicazione della parola divina, lavorando con gli stessi sentimenti di Gesù, che, pur essendo di natura divina, non disdegnò di abbassarsi al nostro livello per essere il nostro servitore[9]. Ma fin da ora cercate già di compiere i vostri doveri con abbondanza di misericordia; trattando con delicatezza soprannaturale e umana le persone che troverete sulla vostra strada, guardate l’umanità come un’eredità che il Signore deposita nelle vostre mani.
L’invito al servizio, valido per tutti i cristiani, «significa, in gran parte, avere cura della fragilità [...]. Sono i volti sofferenti, indifesi e afflitti che Gesù propone di guardare e invita concretamente ad amare. Amore che si concretizza in azioni e decisioni»[10].
Tutti siamo invitati a esaminare come servire meglio il nostro prossimo, soprattutto coloro che sono più vicini a noi, con azioni concrete, sempre, e in modo particolare nel prossimo Anno della misericordia.
3. Accompagno con tutto il cuore le famiglie e gli amici dei nuovi diaconi. A voi ricordo il dovere di pregare per questi fratelli nostri e anche per tutti i ministri della Chiesa, innanzitutto per il Santo Padre Francesco. Chiediamo pure che ci siano molte ordinazioni sacerdotali nella Chiesa. Ringrazio il cardinal Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma, il quale mi ha comunicato che prega per voi ed esprime la sua gratitudine per la vostra decisione di seguire Cristo così da vicino.
Prima di terminare, vorrei raccomandarvi di continuare ad avere molto presenti le necessità delle famiglie. A pochi giorni dalla conclusione del Sinodo, la nostra orazione deve farsi più costante, più fiduciosa, più perseverante, affinché le conclusioni di questa assemblea siano di guida a una maggior fedeltà al disegno divino di salvezza, che passa attraverso quest’istituzione fondata da Dio nella creazione.
Diamo ascolto ai suggerimenti del Papa, avvicinandoci più preparati ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Che noi tutti, come la Madonna, nel ricevere Gesù, sappiamo portarlo con noi e lo facciamo conoscere a coloro che frequentiamo.
Sia lodato Gesù Cristo.
[1] Ap 7, 9-10.
[2] Mt 5, 3-8.
[3] Cfr. Preghiera d’ordinazione diaconale.
[4] Cfr. Gv 13, 13-17.
[5] SAN JOSEMARÍA, Omelia “Sacerdote per l’eternità”, 13-IX-1973.
[6] BENEDETTO XVI, Discorso nell’Udienza generale, 5-IV-2006.
[7] Mt 25, 23.
[8] PAPA FRANCESCO, Allocuzione nell’Angelus, 6-IX-2015.
[9] Cfr. Fil 2, 5-8.
[10] PAPA FRANCESCO, Omelia, 20-IX-2015.
Romana, n. 61, Luglio-Dicembre 2015, p. 270-273.