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Congresso Internazionale “San Josemaría e il pensiero teologico” (dal 14 al 16-XI-2013)

Che cosa rappresentano i Santi per la Teologia? Questa è stata la domanda di fondo dei lavori del Congresso Internazionale “San Josemaría e il pensiero teologico” che ha avuto luogo presso la Pontificia Università della Santa Croce dal 14 al 16 novembre.

Organizzato dalla Cattedra San Josemaría della Facoltà di Teologia, il congresso ha riunito per tre giorni esperti, professori e studenti interessati “al rinnovamento della Teologia mediante il ricorso alla vita dei Santi”, come spiega il professor Javier López, del comitato organizzatore. Poi, sulla base di questa stessa prospettiva, prosegue: “Ci siamo concentrati su alcuni aspetti particolari dell’insegnamento di San Josemaría, non perché egli sia un caso isolato, ma perché questo ci aiuta molto a mettere in evidenza il valore che hanno i Santi per la Teologia”.

L’origine di questo congresso risale al messaggio che l’allora Cardinale Joseph Ratzinger indirizzò nel 1993 ai partecipanti a un Simposio Teologico su San Josemaría svoltosi a Roma. In quell’occasione faceva notare che “la Teologia, scienza nel senso pieno della parola, [...] è subalterna rispetto al sapere che Dio ha di Sé stesso e del quale i Santi godono”.

Il futuro Benedetto XVI si riferiva non soltanto al sapere del quale godono i Santi nella gloria, ma soprattutto a quello che essi hanno cominciato a godere in questo mondo e che hanno trasmesso con i loro scritti, con le loro parole e con il loro esempio. I Santi si sono addentrati nella conoscenza di Dio “non soltanto con l’intelligenza, ma con la totalità del cuore”, perché la forza dell’amore porta a lasciarsi penetrare dalla bontà divina e a contemplarla.

Il congresso ha avuto inizio con alcune parole del Rettore dell’università, che hanno introdotto la conferenza di Mons. Javier Echevarría che riproduciamo in questo numero del bollettino. Il Prelato ha fatto una riflessione sul contributo dato da San Josemaría alla preparazione, allo svolgimento e all’accoglienza del Concilio Vaticano II, specialmente in ciò che si riferisce a uno dei suoi messaggi centrali: la chiamata universale alla santità, che per la maggior parte dei fedeli significa una chiamata a santificarsi nella vita quotidiana. Successivamente ha preso la parola Mons. Fernando Ocáriz, Vicario generale dell’Opus Dei; anche il suo intervento è pubblicato in queste pagine di Romana.

Si sono poi svolte cinque sessioni dedicate all’impulso che diversi ambiti della Teologia possono ricevere dagli insegnamenti di San Josemaría. Con i docenti della Santa Croce sono intervenuti esperti e studiosi di altre istituzioni universitarie, come il prof. Réal Tremblay, dell’Accademia Alfonsiana, e il prof. François-Marie Léthel, della Pontificia Facoltà Teologica Teresianum.

Una particolare attenzione è stata dedicata all’ambito della Teologia morale con l’intervento dei professori Réal Tremblay e Ángel Rodríguez Luño, dell’Università della Santa Croce. “Il contributo di San Josemaría alla Teologia morale — ha detto Rodríguez Luño — consiste nello stile globale di vita cristiana che ha proposto con forza e incisività”. Uno stile, ha aggiunto, che suggerisce una Teologia morale positiva, realista, aperta e amante della libertà e del pluralismo.

Da un altro ambito della Teologia, si è cercato anche di rispondere alla domanda: “Quale immagine della Chiesa si desume dalla predicazione e dall’attività pastorale di San Josemaría?”. Per José Ramón Villar, professore di Ecclesiologia all’Università di Navarra, si tratta di una Chiesa nella quale tutti i fedeli hanno la stessa dignità in virtù del Battesimo, perché la condizione di “fedele cristiano” è comune a laici, religiosi e ministri consacrati. Esiste, pertanto, una unità di vocazione e una distinzione di funzioni e carismi all’interno di una stessa missione.

Una sessione è stata dedicata all’ispirazione che la riflessione filosofica può trovare nel pensiero di San Josemaría, con l’intervento — fra gli altri — della professoressa Ana Marta González dell’Università di Navarra. Si è parlato anche del rapporto tra il Fondatore dell’Opus Dei e il Diritto canonico.

L’ultima giornata si è basata sulla partecipazione del Card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha parlato su “I Santi e la Teologia nel pensiero di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI”, secondo il quale i Santi testimoniano “che la verità di Dio non è una teoria ma una Persona”.

A conclusione del congresso, il Card. Koch ha affermato, commentando alcune parole del Papa emerito, che i Santi sono i testimoni più credibili della fede cristiana, i veri riformatori della Chiesa e i primi interpreti della Sacra Scrittura. Nel caso di San Josemaría, Papa Francesco, nel suo messaggio ai partecipanti del congresso, ha espresso il desiderio che l’esempio del Fondatore dell’Opus Dei sia l’occasione per una “rinnovata certezza che ogni credente, in virtù del Battesimo che lo incorpora a Cristo, è chiamato a essere Santo e a collaborare col proprio lavoro quotidiano alla salvezza dell’umanità”.

Romana, n. 57, Luglio-Dicembre 2013, p. 286-287.

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