Articolo “Ritorno a Cristo”, L’Osservatore Romano (3-IV-2013)
In tutto il mondo cattolico abbiamo accolto con grande gioia l’elezione di Papa Francesco quale successore di Pietro nella sede di Roma e Sommo Pontefice della Chiesa universale. Il rintocco festoso delle campane, che suonavano a distesa in tutto il mondo, si è fatto portatore di una notizia per la quale abbiamo tanto pregato: Habemus Papam! E ancora una volta abbiamo sperimentato l’azione del Paraclito che, al di sopra delle vicissitudini del mondo e della storia, guida e governa il Corpo mistico di Cristo.
Fin dal primo momento, il Santo Padre ha chiesto a tutti noi di pregare per aiutarlo a portare il peso che il Signore ha posto sulle sue spalle. In questo momento intenso di commozione, carico di contenuto, nel quale si è potuto nuovamente vedere che la Chiesa è viva ed è capace di trasmettere tale vita attorno a sé, rinnoviamo il nostro desiderio di accompagnare Papa Francesco nel cammino appena intrapreso di servizio alla Chiesa e al mondo.
Evangelizzazione, nuova evangelizzazione, crescita della vita cristiana: sono le parole-chiave con le quali, fin dal primo momento, il Romano Pontefice ha indicato in qualche modo le sue priorità nel dare inizio al pontificato. Papa Francesco viene dall’America Latina, dove la fede in Cristo si radicò più di cinquecento anni fa. È una Chiesa ricca di tradizioni religiose che alimentano la fede del popolo di Dio. Una Chiesa vicina alle persone che, in mezzo alle necessità e alle difficoltà spirituali e materiali dei poveri e dei ricchi, dei colti e degli ignoranti, dei malati e delle persone sane, si è mantenuta fedele a Cristo attraverso i secoli, riparata sotto il mantello di Maria e molto unita ai suoi pastori. Una Chiesa che, nonostante l’attrazione universale del materialismo, sa ritornare continuamente alle fonti della vera spiritualità: i sacramenti; la devozione a Nostro Signore, soprattutto alla sua Passione; la fiducia filiale nella Vergine; il ricorso all’intercessione dei Santi.
Papa Francesco trasmetterà tutta questa ricchezza spirituale alla Chiesa negli altri continenti, soprattutto in Europa, in Nord America e in Oceania, dove i sintomi di un certo disincanto e logoramento spirituale sono più evidenti. Ciò presupporrà, allo stesso tempo, un impulso nuovo per l’evangelizzazione dei popoli dell’Asia, dell’Africa e della stessa America Latina, che hanno tanta fame di Dio.
Il Romano Pontefice desidera condurci all’essenziale. «Cristo è il centro», ha detto nell’Udienza del 26 marzo scorso. E nella Messa della Domenica delle Palme ha affermato: «La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte».
Ciò ci riporta al centro stesso dell’esistenza cristiana. Papa Francesco insiste nel dirci che la misericordia di Dio è infinita, che il Signore non si stanca di perdonarci. Come era solito ricordare San Josemaría Escrivá de Balaguer, «il nostro Dio è un Dio che perdona», un Padre al quale dobbiamo ricorrere frequentemente nel sacramento della Confessione.
Per portare avanti il suo compito, il Papa conta sulla preghiera di ognuno di noi e soprattutto sull’intercessione della Santissima Vergine Maria e di San Giuseppe. Non per niente nella sua prima uscita dal Vaticano, la mattina dopo la sua elezione, si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per porre il suo pontificato ai piedi della nostra Madre, rifugio e salvezza del popolo romano e dell’intera Chiesa.
Nelle settimane trascorse da allora, si è parlato molto del peso che ricade sulle spalle del Romano Pontefice, al quale sono affidate in modo particolare l’unità della fede e la comunione nella Chiesa. Per sostenere con garbo questo peso, il Papa cerca soprattutto l’aiuto di Dio, l’assistenza dello Spirito Santo, la vicinanza della Vergine, l’intercessione dei Santi; ma chiede anche — lo ridico, a costo di essere ripetitivo — l’affetto e la preghiera dei cattolici e di molte altre persone di buona volontà. Non lasciamolo solo! Che non gli manchi mai la nostra preghiera quotidiana, avallata dal sacrificio e dall’offerta di un lavoro ben svolto! Possiamo unirci a lui in modo particolare nella Santa Messa, il momento migliore, il momento più sublime di ogni giornata, per pregare Dio nostro Signore con le parole di San Josemaría: «Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam. Tutti, ben uniti al Papa, andiamo a Gesù, per mezzo di Maria» (Forgia, n. 647).
+ Mons. Javier Echevarría
Prelato dell’Opus Dei
Romana, n. 56, Gennaio-Giugno 2013, p. 88-89.