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Un modo diverso di trascorrere le vacanze

Il periodo degli studi universitari ha una particolare importanza per la formazione integrale della persona: non è sufficiente infatti acquisire la competenza professionale necessaria per essere in grado di collaborare un giorno allo sviluppo della società. Occorre anche saper scoprire il significato cristiano del lavoro, con la dimensione di servizio che gli è propria. Molti studenti hanno trovato nella formazione spirituale che offre loro la Prelatura un valido aiuto per perseguire questi obiettivi, facendoli propri più profondamente e imparando a calarli nell'agire quotidiano.

Un momento caratteristico della vita dell'universitario è la sospensione delle lezioni durante le vacanze. Sostenuti gli ultimi esami, molti studenti si pongono il problema di come impiegare il tempo a disposizione, orientando il necessario riposo in armonia con il senso profondo della propria attività. A questa esigenza vengono incontro i campi di lavoro che membri dell'Opus Dei organizzano in diversi Paesi, dal Canada all'Argentina, dall'Europa all'Africa e all'Australia. Studenti di tutto il mondo dedicano ogni anno, disinteressatamente, parte delle loro vacanze a collaborare a iniziative di promozione umana e sociale, a vantaggio dei bisognosi, dei malati, o delle vittime di calamità naturali. Ma i primi a trarre giovamento da tali attività sono gli stessi giovani che se ne fanno carico: l'impegno generoso che esse richiedono è il terreno fertile dove germoglia il seme di una più matura vita cristiana.

In Cile, tra gli alluvionati

Lo scorso inverno, in Cile, la pioggia è caduta abbondante: molti fiumi sono straripati e vaste zone sono state inondate. La regione di San Fernando è stata tra le più colpite. Il fiume Tinguiririca, uscito dagli argini, ha investito gran parte dell'abitato del capoluogo regionale, e non ha risparmiato i campi coltivabili. Intere popolazioni sono rimaste senza casa e senza lavoro.

La Residencia Universitaria Alborada, di Santiago del Cile, forte di precedenti esperienze, ha offerto il proprio aiuto al comune di Chimbarongo, organizzando un campo di lavoro per universitari, che si è svolto nella prima settimana di agosto. L'azione di soccorso, orchestrata con le autorità locali, ha concentrato gli sforzi in cinque località: Rincón de Peor es Nada —un nome singolare, che dice molto sulle difficili condizioni di vita del luogo—, Cuesta lo González, Tres Puentes, La Orilla e La Cantera. Gli ultimi due sono paesi di renaioli: la loro principale risorsa è l'estrazione di pietrisco dal greto del fiume.

Innanzitutto si dovevano racimolare con urgenza i viveri necessari, per ovviare all'estrema indigenza della popolazione. Gli studenti, affidando l'impresa nelle mani di Dio, si sono messi a cercare aiuto presso amici, ditte e istituzioni. In breve è giunta una buona quantità di zucchero e latticini; grazie a un piano di aiuti finanziato dalla Comunità Economica Europea, si è potuto disporre di un donativo di sessanta casse di derrate alimentari, ciascuna sufficiente per sfamare per diversi giorni una famiglia di sei persone. Sono stati raccolti anche vestiti e offerte in denaro. Un importante contributo è stato prestato dall'équipe di medici che ha accompagnato la spedizione: le malattie erano all'ordine del giorno, a causa dell'umidità altissima e delle cattive condizioni delle case. Studenti delle discipline mediche hanno reperito i medicinali necessari, trovando generosi collaboratori nei loro colleghi, nelle farmacie e nei laboratori farmaceutici.

Gli universitari, in numero di cinquantacinque, sono stati ospitati, durante la loro permanenza nella regione, dalla Escuela Agrícola Las Garzas, sita in prossimità della zona colpita. I pomeriggi erano dedicati alle attività di assistenza, la mattina alla promozione di una più profonda formazione cristiana. L'incontro con un professore della Scuola ha offerto l'opportunità di conoscere la profonda opera di promozione umana e cristiana ivi svolta.

Gli studenti si sono suddivisi accuratamente il lavoro: c'erano squadre di pittori, di elettricisti, di autisti, di medici, di consulenti legali, di addetti alle riparazioni, alla distribuzione di vivande e vestiario...

Le autorità, colpite dall'efficienza degli universitari, hanno operato in attiva coordinazione. Un centinaio di nuclei familiari ha così potuto godere di un'assistenza il più possibile completa. L'incontro con gli alluvionati è stato spesso toccante: molti ragazzi erano commossi per la visione soprannaturale e la gioia cristiana dimostrata da quelle famiglie.

Con l'occasione, sono stati svolti anche lavori di restauro e pulizia nella parrocchia di Tinguiririca, pesantemente danneggiata dai movimenti tellurici e dai temporali. Si è anche provveduto a sostituire gli ornamenti liturgici perduti.

Al termine dei lavori, i partecipanti erano stanchi, ma contenti: avevano la possibilità di mettere le proprie conoscenze al servizio di persone veramente bisognose, e insieme di imparare a conoscere Dio più da vicino.

Costruire chiese in Polonia

Circa quattrocento studenti che ricevono formazione presso i Centri dell'Opus Dei in Italia, Olanda, Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Austria e Svizzera, si sono recati per il secondo anno consecutivo in Polonia durante le vacanze estive. Avvicendandosi in turni di una quindicina di giorni hanno collaborato alle opere di edificazione e allestimento di edifici per il culto. Quest'anno, oltre che a Pszczyna, Tychy, Chorzów e Jastrebie, hanno prestato la loro opera per la cattedrale di Lubaczów, nella Bielorussia polacca, a nove chilometri dalla frontiera sovietica.

I campi di lavoro hanno l'obiettivo di cooperare all'ingente sforzo che sta svolgendo la Chiesa in Polonia per edificare, senza il minimo aiuto da parte dello Stato, milleduecento chiese nel volgere dei prossimi anni. I maggiori sacrifici ricadono sui fedeli che dedicano quotidianamente varie ore, al termine della normale giornata lavorativa, a questa impresa ciclopica, senza riceverne alcuna remunerazione. Anche se la collaborazione materiale degli studenti occidentali appare come una goccia d'acqua rispetto allo sforzo complessivo, l'appoggio morale che hanno prestato a tanti fedeli polacchi ha pienamente giustificato l'intervento. Inoltre i partecipanti ai campi di lavoro hanno potuto apprezzare da vicino l'esempio di un popolo che sa difendere la propria fede in circostanze particolarmente avverse.

La zona in cui si è concentrata la maggior parte dei gruppi è quella di Katowice. Il Vescovo, Mons. Simon, è stato uno dei promotori dell'iniziativa.

I giovani del gruppo belga, suddivisi tra cinque dei cento analoghi cantieri che sono sorti nella regione, hanno ricevuto ospitalità presso gli abitanti delle diverse località. Oltre a dedicarsi ai lavori edili, che li impegnavano per cinque ore al giorno, hanno potuto assistere a vari seminari sul tema: "Europa 2000: una nuova immagine dell'uomo". In un sereno dibattito è stata analizzata la visione cristiana dell'uomo a fronte della concezione materialista della vita.

Nella medesima regione, durante il mese di agosto, gli universitari spagnoli hanno collaborato alla costruzione del centro parrocchiale di Tychy, proseguendo il lavoro realizzato l'anno precedente. I compiti loro affidati —lavori di sterro, trasporto di materiali, carico e scarico di autocarri— non richiedevano una particolare specializzazione. Nel tempo libero hanno potuto visitare le miniere di sale di Wielicka e la casa natale di Giovanni Paolo II ed hanno compiuto un pellegrinaggio al Santuario di Czestochowa.

A Tychy ha operato anche un gruppo di universitari olandesi. Dal 5 al 18 luglio hanno lavorato alla costruzione della casa parrocchiale, annessa alla chiesa provvisoria della città, dedicata a San Massimiliano Kolbe. La maggior parte dei partecipanti erano studenti di Ingegneria civile; gli altri provenivano dalle Facoltà di Biologia, Economia e Storia.

Non tutti i membri del gruppo olandese professavano la religione cattolica: diversi erano protestanti ed altri indifferenti. Tutti però sono rimasti commossi dalla fede dei polacchi e dal loro spirito di sacrificio. Durante la permanenza in Polonia hanno visitato le città di Cracovia e Katowice; inoltre si sono recati a pregare a Czestochowa. Al ritorno nel proprio Paese i partecipanti hanno espresso il desiderio di partecipare più assiduamente alle attività formative svolte presso i Centri dell'Opus Dei nelle rispettive città di provenienza.

Il gruppo degli studenti tedeschi ha collaborato alla realizzazione di un primo lotto di lavori nella parrocchia del Buon Pastore, a Chorzów-Batory, una zona industriale nei dintorni di Katowice. Nelle tre settimane di permanenza hanno colto l'occasione per acquisire maggiore conoscenza della cultura locale. L'internazionalità dell'ambiente ha avuto un riflesso sullo svolgimento delle pratiche di pietà: ad esempio, il "Rosario internazionale", così definito informalmente per la varietà delle lingue in cui veniva recitato. Due studenti originari della Slesia, presenti nel gruppo, hanno esplicato il fondamentale ruolo di interpreti.

Da Dublino e Limerick proveniva un'altra dozzina di universitari. Hanno svolto il loro lavoro nella seconda quindicina di settembre a Pszczyna, con l'obiettivo di terminare i lavori della chiesa parrocchiale e della scuola di catechismo. Hanno poi partecipato a diverse attività di formazione: conversazioni sulla storia e la cultura polacca, visite ad Auschwitz e Cracovia, meditazioni spirituali e lezioni di teologia.

L'attività del gruppo italiano si è svolta nella città di Jastrebie. Gli universitari provenivano da Palermo, Milano, Verona, Taranto, Venezia, Genova e Bologna. Il lavoro consisteva prevalentemente in opere di sterro per il getto delle fondamenta della chiesa parrocchiale.

Lubaczów, a nove chilometri dalla frontiera sovietica, è il nuovo capoluogo della diocesi di Leopoli. Vi si sono recati nel mese di luglio diciotto universitari spagnoli, per collaborare ai lavori di risanamento della nuova cattedrale. Gli universitari hanno pienamente condiviso le difficoltà vissute dagli abitanti di Lubaczów. L'acqua era ancora contaminata in seguito al disastro della centrale nucleare sovietica di Chernobyl, e anche il cibo era razionato. Prima di ripartire per la Spagna, sono stati ricevuti dal Vescovo di Leopoli, Mons. Jaworsky, che li ha ringraziati per il loro lavoro e il disinteresse con cui lo hanno svolto.

Nella periferia delle grandi città

Una dozzina di universitari americani percorreva le strade di Chicago: i ragazzi erano francamente stupefatti da ciò che stavano vedendo. Il grattacielo più alto del mondo, uffici per i quali passano milioni di dollari, le sedi commerciali delle società che producono tecnologia di avanguardia... Stupefatti e piuttosto perplessi al considerare il motivo che li aveva riuniti lì da diversi regioni degli Stati Uniti:

—Un programma di aiuto sociale, proprio qui?, si domandavano.

Era proprio così. Ed è stata ancora maggiore la loro sorpresa nello scoprire quanta miseria esistesse, a poche centinaia di metri dal lusso e dalle luci del centro della città. Si sono accorti che c'erano famiglie, molte delle quali immigrate da altri Paesi, che vivevano rannicchiate in pochi metri quadrati. E che la soup-kitchen, la mensa gratuita portata avanti da alcune religiose, era sempre affollatissima e bisognosa di collaborazione... Così hanno cominciato a darsi da fare.

Era l'inizio del service project, portato a termine l'estate scorsa per iniziativa di Midtown Center. Vi hanno collaborato diverse Residenze e Centri della Prelatura negli Stati Uniti. Altre simili iniziative hanno visto la luce in tutto il mondo nel secondo semestre dell'anno 1987. Tutte con un duplice obiettivo: da una parte, compiere un'opera di misericordia, offrendo aiuto a persone indigenti che vivono nelle grandi capitali; dall'altro, mettere gli studenti in contatto con la povertà e il dolore, al fine di risvegliare in loro lo spirito di solidarietà umana e cristiana.

Tornando a Chicago, il primo progetto si è svolto nella scuola elementare di Pilsen Area, un sobborgo densamente popolato da persone appartenenti a un'infinità di razze e culture. Una squadra di universitari si è dedicata a riparare muri, a dipingere tetti e pareti, a ripulire il cortile dove si svolge la ricreazione... Altri invece si sono impegnati a collaborare alla distribuzione ai poveri dei pasti gratuiti forniti dalla mensa di carità e, contemporaneamente, hanno provveduto a una pulizia accurata della cappella delle religiose. Altri, infine, accortisi delle condizioni in cui si trovavano le due stanze che costituivano la fatiscente dimora di una famiglia di immigrati messicani, povera, ma ricca di sedici figli, si sono messi a ripararle e sistemarle. La gratitudine dei beneficati è stata per più di un'universitario la classica goccia che fa traboccare il vaso: la scoperta del valore della carità li ha portati a comprendere appieno le esigenze della fede e a rinnovare il proprio impegno cristiano.

Migliaia di chilometri più a Sud, al centro di una vasta pianura, si stende l'immensa Città del Messico, con i suoi dieci milioni di abitanti. Molti di loro vivono in una situazione difficile, bisognosi di tutto, ma in particolare della speranza in un futuro più degno. Consapevoli di questa situazione, un gruppo di studenti della Università Panamericana ha offerto la propria collaborazione agli abitanti di una delle zone più povere e più densamente popolate —più di 250.000 persone— del Distretto Federale, situata nei pressi del Santuario della Madonna di Guadalupe. Nello scorso ottobre un gruppo di universitari ha compiuto uno studio demografico, per individuare i principali problemi sociali del quartiere. Quindi è stato dato il via a una campagna di alfabetizzazione e di normalizzazione scolare, mentre ci si occupava anche di allestire chiesette, di sistemare strade e abitazioni. L'attività di catechesi ha raggiunto numerosi gruppi di bambini.

In collaborazione con altri Centri culturali e universitari, l'Università Panamericana ha condotto a termine nel corso dell'anno attività similari in altre località dell'area metropolitana: Xochimilco, Iztapalapa, Ciudad Nezahualcóyotl, ecc. Oltre alla catechesi, esse sono consistite in aiuti materiali, educativi e di istruzione igienica negli edifici dove tuttora vivono i senzatetto del terremoto del 1985, in ospizi per anziani e in scuole per bambini minorati mentali. Sono circa trecento gli studenti che hanno partecipato a queste iniziative di assistenza sociale.

La mappa delle grandi città dove si annida la miseria indica, più a Sud, l'importante presenza di San Paolo del Brasile.

L'insufficiente assistenza medica nei confronti dei più poveri ha indotto un gruppo di universitari della Facoltà di Medicina a organizzare un servizio ambulatoriale a Taboão da Serra, località dell'area suburbana della grande metropoli. Gli studenti, stimolati dalla formazione cristiana che ricevono nel Centro Culturale Pinheiros, hanno cominciato ad attrezzare un piccolo ambulatorio in un locale provvisorio. Con l'aiuto di varie persone, fra cui non poca gente del posto, sono riusciti ad assicurare una gamma sempre più ampia di servizi e ad ampliare notevolmente il numero di assistiti.

L'incremento dell'iniziativa ha portato alla costituzione della Sociedade Universitária para Assistència Sanitária e Pesquisa, che attualmente promuove l'allestimento di nuove strutture e la raccolta di fondi e di medicinali. Oltre a giovare direttamente alle persone assistite, l'attività si è dimostrata un mezzo efficace per ravvivare la responsabilità sociale e cristiana di molti futuri medici.

Un mondo da scoprire: Papua-Nuova Guinea

Dartbrooke Study Centre, un Centro dell'Opus Dei con sede a Sydney, in Australia, ha allestito nello scorso gennaio un campo di lavoro in Papua-Nuova Guinea, nella città di Lae. Il progetto consisteva nel dedicare tre settimane delle vacanze estive a pulire, riparare e dipingere i nove edifici del Centro di Rieducazione per Paralitici, amministrato dall'Associazione Case per Invalidi, un'opera di beneficienza sostenuta da fondi e donativi di privati.

Ha aderito all'iniziativa una quindicina di studenti, lieti di contribuire con il proprio lavoro alla soluzione di un problema sociale, e insieme di conoscere un mondo tanto diverso per usi e costumi. Fin da principio i ragazzi hanno incominciato a scoprire insospettati orizzonti di generosità. Alcuni di loro hanno scritto a più di un centinaio di imprese, compagnie ed istituti di credito australiani, illustrando le necessità economiche del progetto. La risposta, sotto forma di donativi, materiali e strumenti di lavoro, viveri, medicinali, e riduzioni per le spese di viaggio, non si è fatta attendere. Alcuni dei partecipanti hanno comunque dovuto lavorare nei mesi precedenti, per pagarsi le spese di viaggio, che erano a carico dei partecipanti.

Gli studenti, accompagnati dai dirigenti di Dartbrooke e da un sacerdote della Prelatura come cappellano, sono giunti a Lae durante le vacanze natalizie, nel pieno dell'estate australe. Forma il Centro di Rieducazione un villaggio di una decina di case, all'estrema periferia della città. Alle spalle s'erge il muro impenetrabile della giungla equatoriale: sul terreno acquitrinoso prospera il fitto intrico della vegetazione a mangrovie. Non lontano è la foce del fiume Markham, dove è facile imbattersi in coccodrilli e in serpenti: friendly snakes, serpenti mansueti, come amano dire i nativi. Intorno alle case, una sinfonia di canti strani segna il sorgere del giorno: è il saluto di infinite varietà di pappagalli e dell'uccello del paradiso, celebre per il variopinto e sgargiante piumaggio.

Fin dal primo momento la simpatia e l'amicizia della gente del luogo sono stati palpabili: l'accoglienza delle famiglie dei paralitici e delle persone che lavorano nel Centro è stata festosa. Tutti insieme sono andati incontro agli studenti e hanno offerto loro in regalo una noce di cocco —simbolo di pace e allegria— e una ghirlanda di fiori.

Nel villaggio vivono una quindicina di bambini, che, attratti dagli insoliti ospiti, non si sono separati un momento da loro. Imparavano giochi, assistevano alle canzoni, e a loro volta si facevano capire in pidgin-English, la lingua nazionale di Papua-Nuova Guinea. Apparivano alla mattina, per salutare gli studenti che si recavano alla Messa celebrata ogni giorno per loro in una parrocchia vicina, e si ritiravano a malincuore al calar della sera.

Una volta compiuto il programma previsto, l'ultimo giorno della loro permanenza, gli studenti australiani hanno scavato due fosse settiche per la comunità missionaria delle Piccole Sorelle di Gesù. La loro casa, sita nel villaggio di Bumbu, nei pressi di Lae, era stata distrutta due anni prima da un'inondazione.

L'addio è stato caloroso quanto l'accoglienza: un'autentico festeggiamento, cui hanno partecipato il consiglio direttivo dell'associazione di aiuto ai paralitici, il Vescovo della diocesi, Mons. Henry van Lieshout, le suore del villaggio e, naturalmente, le famiglie dei paralitici.

Restauro di antiche chiese di campagna

In diverse regioni della Spagna studenti che frequentano Centri universitari dell'Opus Dei hanno lavorato, nei mesi estivi, al restauro di chiesette di campagna. Segnati dal tempo e dalle intemperie, ma cari da secoli alla devozione del popolo cristiano, gli edifici sono privi a volte della necessaria manutenzione. Si ricorderà solo qualche esempio di una attività priva di risultati clamorosi, ma efficace.

L'anno scorso una ventina di studenti del Colegio Mayor Belagua, dell'Università di Navarra, ha lavorato alla ricostruzione della chiesa parrocchiale di Ubago, un edificio del secolo XII. Occorreva intonacare le pareti, rinforzare le travi di sostegno, ridipingere e pulire i diversi locali. I paesani, incoraggiati dal sindaco, hanno procurato materiali da costruzione e hanno collaborato attivamente, al termine della propria giornata lavorativa, all'opera di ricostruzione.

Analoghi progetti sono stati realizzati da studenti dell'Università di Navarra in altri posti. A Préjano, nella regione di La Rioja, un altro gruppo di universitari si è offerto di ricostruire una cappella romanica; altri hanno prestato il loro aiuto ai paesi di Irañeta, Valgañón, La Veguilla...

Lavori di restauro si sono svolti a Herramélluri, nella stessa regione della Spagna. Trenta alunni del Colegio Gaztelueta di Vizcaya hanno riparato e dipinto il soffitto e il pavimento della cappella della Virgen del Poder.

Altri studenti, anche questa volta delle scuole superiori, hanno risistemato una cappella dedicata alla Madonna di Loreto, nel paese di Formiche Alto, in provincia di Teruel.

Un'iniziativa di più ampio respiro ha impegnato l'estate scorsa più di cinquanta universitari. In questo caso, l'obiettivo era il restauro della pala d'altare rinascimentale della chiesa di Cogeces del Monte, in provincia di Valladolid. I lavori hanno compreso disinfezione del legno e pulizia parziale, con metodi adeguati, dei sedici riquadri, delle dodici tavole e della struttura portante. I giovani hanno potuto contare sulla consulenza di tecnici del restauro. Il parroco ha espresso la sua gratitudine ai partecipanti per la loro disinteressata collaborazione, senza la quale difficilmente avrebbe potuto risolvere le difficoltà dell'impresa. Durante il loro soggiorno nel paese, i giovani hanno trovato il tempo per fare visita ad anziani e malati, offrendo loro il conforto della compagnia.

El Salvador: con le vittime del terremoto

Il 17 ottobre 1986, pochi minuti prima della mezzanotte, un terribile sisma sconvolse El Salvador. Nei cinque secondi della scossa più forte persero la vita quasi cinquecento persone e varie migliaia rimasero ferite. Inoltre furono distrutte in un attimo innumerevoli case, scuole, ospedali... Nel Paese fu subito proclamato lo stato di emergenza e fu prontamente iniziata l'opera di ricostruzione, soprattutto nella capitale, San Salvador, la città più colpita.

Nel Club Sherpas molti degli studenti, che vi ricevono formazione spirituale, si sono presentati come volontari. E' stato così possibile organizzare diversi gruppi di pronto intervento, per collaborare alla costruzione di rifugi provvisori per i senzatetto e al trasporto di acqua potabile, viveri, abiti e medicine nelle zone più colpite. A contatto con la sofferenza, i ragazzi hanno reagito con grande generosità, senza lesinare spirito di servizio, tempo e fatica.

Superata la situazione di emergenza nella capitale, durante le vacanze scolastiche il Club Sherpas ha organizzato un campo di lavoro per studenti di scuole secondarie a San Marcos, altra città duramente colpita. D'accordo con il sindaco, era stata decisa la costruzione di un mercato provvisorio, essendo stato distrutto il precedente. Col parroco era stata concertata un'attività di catechesi per preparare bambini alla Prima Comunione e alla Confermazione.

I soci del Club da parte loro erano entusiasti della nuova possibilità di partecipare a un'opera di assistenza. Prima di trasferirsi a San Marcos, si sono impegnati a raccogliere, fra parenti e conoscenti, una grande quantità di medicinali, viveri e generi di prima necessità.

Durante le due settimane del campo di lavoro, sono riusciti a costruire un fabbricato da adibire a mercato comunale, a insegnare il catechismo a cinquecento bambini, e a svolgere un'infinità di piccoli lavori manuali per la gente del posto.

In una breve cerimonia di commiato, il sindaco ha proferito parole di elogio per l'aiuto disinteressato degli studenti e per l'efficacia sociale dell'iniziativa. Durante la celebrazione della Santa Messa sono stati amministrati il Battesimo e la Cresima a molte persone. Il Vescovo Ausiliare di San Salvador, Mons. Gregorio Rosa Chávez, ha incoraggiato i ragazzi a ripetere attività di questo genere, che comportano un gran bene per la diocesi.

Alcuni mesi dopo i soci del Club Sherpas hanno iniziato a San Marcos una catechesi stabile, articolata nel corso dell'anno scolastico.

Nelle zone rurali dell'Argentina

Anche in Argentina l'estate scorsa sono stati organizzati, come ogni anno, diversi campi di lavoro e di promozione rurale. Dozzine di giovani, professionisti, universitari e studenti delle scuole superiori vi hanno preso parte, in nove diverse regioni, dalla Patagonia —a San Martín de los Andes, tra gli indios Mapuches— fino al Nord-Ovest del Paese, a Tucumán.

Uno di questi campi di lavoro si è svolto a Gómez-Cué, una località che conta mezzo migliaio di abitanti, nella provincia di Corrientes. I collegamenti con il villaggio, sito a settanta chilometri da Santo Tomé, capoluogo della provincia, sono limitati a una strada sterrata, spesso intransitabile per le piogge. Le case, di fango e paglia, sono sparse su una superficie di diversi chilometri quadrati.

Gli studenti sono giunti sul posto in febbraio, per fermarvisi due settimane. Con l'assistenza di un sacerdote della Prelatura, hanno dato lezioni di catechismo a un'ottantina di bambini, preparandoli per la prima Comunione. Hanno anche organizzato un corso di dottrina cristiana per adulti. Un edificio piuttosto malandato, adibito in passato a scuola, è stato riadattato e ora è utilizzato come dispensario. Il sacerdote ha amministrato quindici battesimi; ha visitato una per una tutte le famiglie. Ogni giorno ha celebrato la Messa, a cui ha assistito regolarmente più di metà della popolazione, abitualmente priva di assistenza sacerdotale.

Cooperazione internazionale

Le universitarie e le giovani laureate che ai primi di luglio si sono riunite nella Résidence Montboisé, a Québec, sapevano di partire per il Perù per imparare aiutando il prossimo. Forse volevano ripetere la scoperta di una delle partecipanti alla spedizione di due anni fa: in Perù bisogna lottare quotidianamente contro la miseria... ma si conserva viva la speranza. Come allora, si accingevano a partecipare a un'iniziativa di aiuto ai contadini di Cañete, nelle Ande peruviane. L'attività ha avuto sede a Condoray, un Centro di Formazione Professionale per la donna, opera apostolica della Prelatura Opus Dei. Quest'anno, quando il gruppo canadese ha concluso il suo soggiorno, sono subentrate studentesse e giovani professioniste inglesi.

Dopo una settimana di coscienziosa preparazione nei rispettivi Paesi di provenienza, ciascun gruppo ha trasmesso, attraverso un corso pratico aperto a tutte le casalinghe della zona di San Vicente de Cañete, nozioni di igiene e alimentazione, volte a favorire un più razionale sfruttamento delle risorse della zona. Una speciale attenzione è stata rivolta alle norme di igiene necessarie per salvaguardare la salute dei bambini. Attività complementari sono state le lezioni di taglio e cucito.

Dal canto suo, il gruppo inglese ha diretto parallelamente un programma ricreativo per bambini, e, con la collaborazione della comunità di Boca del Río, l'allestimento di un parco-giochi per bambini. Gli impianti, costruiti con tronchi d'albero e con altri materiali disponibili sul posto, sono stati inaugurati il 20 settembre. L'intera comunità del luogo è intervenuta.

Oltre ai corsi pratici di cui si è detto, tenuti in cinque diversi paesi, le giovani hanno dedicato le domeniche a insegnare catechismo ai bambini di due villaggi isolati, visitati da un sacerdote solo una volta al mese.

Nel tempo che restava, le universitarie hanno riparato e dipinto il dispensario medico di un paese, e hanno riapprovvigionato il pronto soccorso di undici località, con prodotti offerti da industrie farmaceutiche nordamericane e da organizzazioni assistenziali internazionali.

Dall'America al Continente africano: l'estate scorsa dodici universitarie canadesi e tredici tedesche hanno trascorso sei settimane nel Kianda College, a Nairobi, per partecipare —assieme a un gruppo di studentesse keniote— al Kenya Project 1987, un'iniziativa di insegnamento e promozione sociale, svolta nei Muguga e Thogoto Polytechnics, due politecnici rurali vicini a Nairobi. Sono state impartite lezioni di cucito e scienze domestiche, di igiene e nutrizione negli ambienti rurali, di tecniche di pronto soccorso e agricoltura. Inoltre, sono state tenute lezioni di dottrina cristiana, in inglese e in kikuyu, per le donne che ogni settimana si recavano al dispensario medico allestito dalle studentesse di Medicina.

Era la seconda volta che si teneva nel Kianda College un'attività di questo tipo, grazie all'aiuto offerto dai governi dei tre Paesi interessati e da diversi enti privati. Se per la gente del posto è stato di grande conforto l'aiuto materiale e spirituale offerto dalle studentesse europee e nordamericane, non minore è stato il giovamento tratto da queste ultime, nel costatare il profondo rispetto alla vita e la gioia di persone prive alle volte anche del necessario.

In Africa si è recato anche un gruppo di universitarie della Residenza Los Arces, di Valladolid (Spagna). In collaborazione con studentesse e professioniste della Résidence Universitaire Marahoué, di Abidjan, hanno lavorato per un mese nel settore dell'assistenza sanitaria, nella popolosa località di Treichville, non lontana dalla capitale della Costa d'Avorio. Le spagnole, studentesse e laureate in Medicina, si sono preparate nel corso dell'anno precedente, assistendo a un corso di Medicina tropicale presso l'Università di Valladolid. Giunte in Africa, il lavoro è consistito nella consulenza prestata in cinque dispensari della zona. E' stato altresì distribuita ai centri d'assistenza operanti in loco una cospicua partita di medicinali, dono di diversi laboratori farmaceutici spagnoli.

Il Ministro della Sanità, i sindaci di Abidjan e di Treichville e altre autorità del luogo hanno ricevuto in più occasioni le studentesse per ringraziarle dell'aiuto da loro offerto.

Lezioni di igiene, puericultura, cucina, cucito e economia domestica integravano nel pomeriggio la cooperazione sanitaria. Tra le partecipanti ai corsi —in buona parte cattoliche—, molte sono intervenute a riunioni di studio del catechismo della dottrina cristiana e a lezioni di approfondimento della formazione dottrinale e morale. Molte delle madri hanno tra l'altro maturato la decisione di iscrivere i loro figli alle lezioni di catechismo che si tengono nella parrocchia.

L'esperienza delle studentesse, per comune ammissione, è stata molto positiva: partite con l'intenzione di dedicare parte delle loro vacanze al servizio dei bisognosi, sono tornate al loro Paese arricchite dal contatto umano con un ambiente così diverso.

Romana, n. 5, Luglio-Dicembre 1987, p. 263-273.

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