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Roma 13-VIII-2005 Disposti ad ascoltare, preparati a rispondere, qualche parola sulla Giornata Mondiale della Gioventù

Durante l’indimenticabile incontro di benvenuto alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, a Roma, Giovanni Paolo II domandava ai giovani: “Che cosa siete venuti a cercare? Chi siete venuti a cercare?”. Erano le parole appassionate di un uomo avanti negli anni che ama con un cuore giovane e che è capace di contagiare ad altri giovani l’amore per Cristo. Le Giornate Mondiali della Gioventù sono sempre state questo: ragazze e ragazzi di tutto il mondo che vanno a vedere il Papa per cercare Cristo. Da questo incontro personale con il Signore dipendono cose grandi per la vita di ognuna e di ognuno; cose grandi anche per la vita della Chiesa intera e della società.

Nell’inaugurare il suo pontificato, Benedetto XVI ha proclamato che la Chiesa è giovane, che la Chiesa è viva. La Chiesa è viva — ha detto — perché Cristo è vivo. La storia “grande” della Chiesa si gioca nelle storie “personali” di amicizia con Cristo: “Solo in que-st’amicizia — ci dice il Papa — si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest’ami-cizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”. Andiamo a Colonia con l’entusiasmo di assaporare ancora una volta la perenne gioventù della Chiesa, che si conserva grazie al-l’amicizia con Gesù Cristo. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù si percepisce che qualcosa sta germogliando, che nasce una nuova pianta. Nelle donne e negli uomini di oggi, e ancor più nei giovani, c’è grande sete di speranza, sogni di felicità, anelito di buon senso, desiderio di trovare qualcosa per cui valga la pena dare la vita. Nello stesso tempo, persistono i dubbi, le ribellioni davanti a una ingiustizia, la coscienza della propria debolezza, persino la paura. Problemi che in Cristo trovano risposta, ombre che svaniscono alla sua luce.

La Chiesa custodisce nel suo seno il futuro del mondo, ha affermato Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato. Il futuro ha una diretta relazione con i giovani. Dalla generosità dei giovani dipende in gran parte la proiezione della Chiesa nello spazio e nel tempo. Essi sono anche i portatori del messaggio di Cristo alla loro generazione e alle generazioni future. Essi debbono spargere il seme della carità, il seme della castità, che è l’e-spressione dell’amore autentico. Quando sembra che il mondo si allontani sempre più da Dio, noi possiamo pensare che il mondo ha più bisogno di Dio: oggi più che mai il mondo ha bisogno dell’allegria dei giovani discepoli di Cristo.

Il Papa ha dato ai partecipanti a questo incontro la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria. Ci ricorda così che l’amicizia personale con Gesù, fonte di gioia, passa attraverso i sacramenti. Cristo che ci perdona nella Confessione e Cristo che si dà a noi nell’Eucaristia.

Il Sacrificio dell’Altare è il centro e il tema di questa Giornata Mondiale della Gioventù e di tutto l’Anno. Le catechesi che precedono l’arrivo del Santo Padre, la Veglia del sabato e la Messa della domenica ruotano tutte attorno alla Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia: “Siamo venuti ad adorarti”, come i Re Magi a Betlemme. Prego per i frutti di conversione di tutti noi che parteciperemo a queste Giornate a Colonia e prima di tutto chiedo la conversione per me. Dobbiamo convincerci che è sempre possibile convertirsi di nuovo, trasformare il cuore. Dobbiamo convincerci della bellezza di seguire da vicino Gesù, “secondo la vocazione che Dio ha indicato a ciascuno” (Decreto intorno alle Indulgenze concesse in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù, 8.8.2005). La chiamata di Dio risuona nell’anima come qualcosa di intimo e personale. E la risposta ha ripercussioni anche nel proprio ambiente, nella società di cui facciamo parte.

Dire di sì a Dio equivale a dare alla propria esistenza un senso di servizio, a mettersi a disposizione degli altri. Qualche volta si deve superare un certo timore naturale, che tutti proviamo davanti alle decisioni grandi e impegnative. “Non abbiate paura!”: in queste parole di Cristo, ripetute dall’amatissimo Giovanni Paolo II, troveremo l’audacia di cui abbiamo bisogno. Gli ha fatto eco, fin dal primo giorno, Benedetto XVI: “Chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande”. Cristo dà tutto e non toglie nulla. Vale la pena affrontare questa magnifica avventura divina e umana.

Romana, n. 41, Luglio-Dicembre 2005, p. 271-272.

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