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Omelia pronunciata il 5 maggio 1996 in occasione dell'amministrazione del sacramento della Cresima nella Parrocchia di S. Silvia

1. Ciascuna delle letture della Messa di oggi offre spunti illuminanti alla nostra meditazione, elementi che ci aiutano a meglio comprendere l’altissimo significato del Sacramento della Confermazione nella vita cristiana.

La prima lettura ci ha ricordato come, dopo che gli Apostoli, ricevuto lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, si lanciarono con soprannaturale audacia a predicare la verità di Cristo, si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme[1]. Conversioni repentine e in massa. Miracoli di un’epoca definitivamente tramontata? No: la grazia che lo Spirito Santo effonde nella nostra anima con la Confermazione, e attraverso la quale vengono perfezionati e condotti a compimento gli effetti del Battesimo, deve anzitutto suscitare in noi una fede più viva nella potenza dell’azione di Dio nel mondo. La Parola di Cristo non ha perso la sua irresistibile capacità di attrazione. Anche oggi l’umanità ha sete di Dio: l’efficacia del Vangelo nelle anime dipende dalla fede con cui si accoglie il dono dello Spirito Santo. Ecco perché dobbiamo oggi prendere alla lettera ciò che l’ultimo Concilio ci ricorda: «Con il Sacramento della Confermazione [i battezzati] vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo»[2].

Se acquisteremo coscienza di questa “speciale forza” riversata in noi dallo Spirito Santo nella Confermazione, sperimenteremo la perenne attualità della Pentecoste. Ma non dimenticate: la grazia opererà attraverso di noi se ci manterremo vigilanti, se sapremo individuare e, con l’aiuto di Dio, eliminare dalla nostra vita gli ostacoli che possono intorpidirne l’azione. La Confermazione vi impegna a coltivare un’effettiva docilità agli impulsi del Paraclito: vi impegna, cioè, ad un lavoro di continua purificazione interiore mediante l’umile ricorso all’amabilissimo Sacramento della Penitenza, Sacramento del perdono e della gioia.

2. Lo Spirito del Signore è sopra di me[3], abbiamo letto nel Vangelo: l’unzione col sacro crisma, con l’imposizione della mano del Vescovo e la recitazione della formula sacramentale, «Ricevi il sigillo del dono dello Spirito Santo», comunica al cresimato una più piena partecipazione alla missione di Gesù e alla pienezza dello Spirito Santo di cui Cristo è ricolmo[4]. Egli riceve «il marchio», il sigillo dello Spirito Santo, che segna l’appartenenza totale a Cristo, l’essere al suo servizio per sempre[5].

Io vorrei che considerassimo seriamente la perfetta corrispondenza, l’unità di questi momenti, che costituiscono altrettanti effetti della Confermazione: identificazione con Cristo, pienezza dei doni dello Spirito Santo, e consolidamento del nostro legame con la Chiesa[6] Da un lato, la Confermazione viene spesso definita come il «Sacramento della maturità cristiana»[7]: ciò significa che, quando l’età più matura ci porta a sperimentare conflitti interiori ed esteriori che esigono una lotta più tenace contro le insidie del peccato, Iddio viene in nostro aiuto e, radicandoci più profondamente nella filiazione divina[8], ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo, ci rinvigorisce e ci assicura la vittoria. In altre parole: la santità non è un’utopia. Dio è veramente presente in noi e, se non poniamo ostacoli, agisce in modo tangibile nella nostra vita.

La prima conseguenza che dobbiamo trarne sta proprio nella convinzione che la santità è per il cristiano un orizzonte connaturale e proprio, una meta da ricercare appassionatamente e al di sopra di tutto. Desidero ripeterlo ancora una volta: la santità, l’intimità con Cristo, crescerà in noi se, frequentando regolarmente il Sacramento della Penitenza, otterremo, con il perdono dei nostri peccati, la grazia di una vita limpida, a misura della dignità di figli di Dio che ci è stata donata.

D’altro lato, la grazia non ci viene donata per nostra esclusiva edificazione o consolazione, ma perché, come veri testimoni di Cristo», confessiamo coraggiosamente il suo nome[9]: appartenere totalmente a Cristo significa —l’abbiamo detto— porsi al suo servizio per sempre. Non ci può essere separazione fra ricerca della santità e apostolato: la Confermazione imprime nell’anima un marchio spirituale indelebile, il “carattere”[10], che perfeziona la nostra partecipazione al sacerdozio di Cristo, rivestendoci di potenza dall’alto perché siamo suoi testimoni e conferendoci il potere ed il dovere di professare pubblicamente la fede cristiana. Nella sua prima lettera, San Pietro ci ammonisce a questo riguardo: «Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo»[11]. Tutti i cristiani sono partecipi del sacerdozio di Cristo per poter collaborare alla costruzione della Chiesa. San Tommaso, riflettete, parla a questo proposito quasi di un incarico ufficiale (quasi ex officio)[12].

3. Occorre dunque risvegliare in noi il senso dell’appartenenza alla Chiesa, per poter meglio assumere le responsabilità apostoliche inerenti alla vita cristiana[13]. Se coltiverete una familiarità più viva con lo Spirito Santo, con la sua azione nella vostra anima, i suoi doni e le mozioni con cui vi sospinge a testimoniare Cristo, queste parole del Beato Josemaría Escrivá, Fondatore dell’Opus Dei, desteranno un’eco profonda dentro di voi: «Tieni presente, figlio mio, che non sei soltanto un’anima che si unisce ad altre anime per fare una cosa buona. Questo è molto..., ma è poco. —Sei l’Apostolo che compie un mandato imperativo di Cristo»[14]. È necessario essere persone di autentica vita interiore, uomini e donne déditi alla preghiera e al sacrificio, perché l’apostolato è il traboccare della nostra vita “al di dentro”[15].

Penso alla vostra attiva partecipazione alle attività parrocchiali, come la catechesi: quanto potete fare per plasmare le virtù cristiane fondamentali nelle anime di tanti bambini! Ma penso anche, e soprattutto, allo zelo con cui, attraverso i contatti umani che vi vengono offerti quotidianamente dallo studio, dagli interessi culturali, dalla vita sociale, dallo svago, saprete condurre gli amici fino ad incontrare Cristo. La grazia dello Spirito Santo farà fruttare i vostri talenti naturali di simpatia, di cordialità, di comprensione, di compassione e, attraverso di voi, il Signore rinnoverà i miracoli della Pentecoste: risusciterà i morti (anime immerse nel peccato), restituirà l’udito ai sordi (quanti vostri amici e colleghi torneranno ad ascoltare la voce di Gesù), la vista ai ciechi (si libereranno dai miraggi di una cultura vuota, fatta di promesse illusorie di felicità), la capacità agli storpi di camminare con voi alla sequela di Cristo.

Vi affido alla protezione di Maria, Regina Apostolorum: la sua presenza nel Cenacolo il giorno di Pentecoste è per noi motivo di fiduciosa certezza nel suo aiuto.

[1] At 6, 7.

[2] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 11.

[3] Lc 4, 18.

[4] Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1294.

[5] Cfr. Ibid., nn. 1295-1296.

[6] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 11.

[7] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1308.

[8] Cfr. Ibid., n. 1303.

[9] Cfr. Concilio di Firenze [D.S 1319]; Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, nn. 11-12.

[10] Cfr. Concilio di Trento [D.S. 1609].

[11] 1 Pt 2, 5.

[12] San Tommaso d’Aquino, S. Th. III, q. 72, a. 5, ad 2.

[13] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1309.

[14] Cammino, n. 942.

[15] Cfr. Ibid., n. 961.

Romana, n. 22, Gennaio-Giugno 1996, p. 37-39.

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