Pubblichiamo il testo integrale della nota informativa sull'iter della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Josemaría Escrivá de Balaguer, del Rev. Dott. Flavio Capucci, Postulatore generale della Causa.
La riforma iniziata nel 1969 da Paolo VI con il Motu pr. Sanctitas clarior, e proseguita nel 1983 da Giovanni Paolo II con la Cost. ap. Divinus perfectionis Magister, ha razionalizzato i procedimenti seguiti nella trattazione delle Cause dei Santi. L'esigenza di snellire le procedure vigenti era già emersa durante i lavori conciliari[1], come espressione dell'auspicio di sottolineare il significato pastorale delle Cause di canonizzazione, proponendo al popolo di Dio le figure più attuali e rispondenti alla sensibilità contemporanea. La prospettiva della maggiore utilità pastorale sta consentendo, fra l'altro, che le Cause recenti possano giungere in porto in tempi più spediti rispetto al passato.
La Causa di Mons. Josemaría Escrivá si inserisce in questo quadro. La Beatificazione, annunciata per il 17 maggio 1992, avrà luogo 17 anni dopo la morte del Beato: un tempo che ad alcuni, ignari della normativa da cui sono attualmente regolate le Cause dei Santi, è parso eccessivamente rapido. Ebbene, se si tiene presente che questa è la prima Causa recente che giunge a conclusione entro la nuova normativa, sembra assai probabile che in un prossimo futuro altre Cause recenti, di minore densità, si possano concludere in modo ancora più spedito. Premesso che la solidità di una Causa si valuta non in base alla sua durata, bensì alla qualità delle prove raccolte, ritengo comunque utile ripercorrere sinteticamente l'andamento di questa Causa, nelle sue diverse tappe, e fornire alcuni dati che, da una parte, possono rendere ragione della profondità con cui è stato condotto lo studio della vita e dell'opera di Mons. Escrivá; dall'altra, serviranno a confermare la fiducia che i fedeli ripongono negli organismi della Santa Sede deputati all'inquadramento e al coordinamento delle attività nelle quali si articola la vita della Chiesa.
Com'è noto, ogni Causa di canonizzazione percorre un itinerario nel quale si susseguono: a) una fase preliminare, dedicata alla verifica dell'esistenza delle condizioni indispensabili per avviare l'indagine; b) una fase istruttoria, per la raccolta delle prove testimoniali e documentali; c) una fase di studio, nel corso della quale le prove vengono sottoposte all'esame della Congregazione pontificia competente. L'atto conclusivo di questo primo e fondamentale momento della Causa è rappresentato dal decreto sull'eroicità delle virtù. Il secondo momento comprende l'istruttoria relativa al miracolo, la corrispondente fase di studio e il decreto super miro. Ebbene, la recente riforma ha profondamente modificato la prassi di accertamento delle virtù eroiche. Il processo sulla fama di santità e le virtù in genere, voluto dalla precedente legislazione come passo previo all'introduzione della Causa, è stato abolito, e con esso è scomparsa anche la Positio super introductione Causae, che veniva elaborata dal Postulatore e poi sottoposta allo studio di una Commissione di Teologi Consultori. Il tutto è stato sostituito da una serie di ricerche documentali, assai più agili e non meno rigorose. Mentre quindi in precedenza occorreva qualche decennio prima che avesse luogo il processo sulle virtù in specie —autentico perno dell'intera Causa—, oggi esso può iniziarsi a brevissima distanza dalla morte del Servo di Dio, con l'immenso vantaggio di avere a disposizione i ricordi di prima mano dei testi che l'hanno conosciuto dal vivo.
Questa semplice constatazione è sufficiente a mostrare che le procedure sono state in pratica dimezzate: un solo processo ed una sola Positio, anziché due; infine, la dimostrazione di un solo miracolo, in luogo dei due prima richiesti per la Beatificazione[2].
1. Fase preliminare
Il Fondatore dell'Opus Dei morì a Roma il 26 giugno 1975. A quel tempo la prassi stabiliva che l'introduzione di una Causa non potesse aver luogo prima che fossero trascorsi 5 anni dalla morte del Servo di Dio[3]. Tale scadenza appariva sufficiente per accertare la consistenza della fama di santità, che è elemento determinante nella valutazione dell'incidenza ecclesiale della figura di un Servo di Dio e, di conseguenza, del valore pastorale della Causa.
La Causa del Fondatore dell'Opus Dei fu introdotta il 19 febbraio 1981, cioè quasi 6 anni dopo la sua morte, e previo nulla osta della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione delle Cause dei Santi, confermato dal Santo Padre il 5 febbraio 1981.
L'evidenza della sua fama di santità appariva tangibile: le circa 6.000 lettere postulatorie giunte alla Santa Sede, da oltre 100 paesi, dimostravano l'interesse con cui vasti settori della società ecclesiale e civile guardavano all'apertura della Causa. Fra gli altri, si rivolsero in tal senso al Santo Padre 69 cardinali, 241 arcivescovi, 987 vescovi (più di un terzo dell'episcopato mondiale) e 41 superiori generali di ordini e congregazioni religiose, oltre a numerosi capi di stato e di governo, esponenti del mondo della cultura e della scienza, oltre a moltissime persone dei ceti sociali più umili. Uno studioso superficiale che si accingesse a sfogliare questa documentazione potrebbe forse aspettarsi una serie di formulari standard e invece si resta colpiti dall'altissima percentuale di lettere inviate da gente che, avendo conosciuto personalmente il Fondatore dell'Opus Dei, rende testimonianza dell'esperienza vissuta della sua santità di vita.
Inoltre, in due volumi di oltre 800 pagine, la Postulazione raccolse una serie di testimonianze autentiche che provavano l'esistenza di una solidissima fama di santità in vita e dopo la morte. Uno dei Consultori Teologi cui è stato affidato l'esame della Causa ha così commentato ciò che emerge da questi volumi:
«Uno studio solido e convincente, da cui emergono la profondità e la vastità dell'impatto della figura del Servo di Dio nella Chiesa. Davvero inusitata la dovizia delle testimonianze, che vanno da alte personalità della gerarchia ecclesiastica —Papi, Cardinali, Vescovi— e della società civile, fino ad un gran numero di sacerdoti, religiosi e laici di tutti i continenti»[4].
In un volume di 672 pagine furono altresì presentate 1.500 narrazioni firmate di favori attribuiti all'intercessione di Mons. Escrivá, selezionate fra le circa 10.000 pervenute da oltre 40 paesi nei primi tre anni dalla sua morte (da allora, le cifre relative all'estensione della devozione privata del Servo di Dio hanno fatto registrare un costante incremento)[5].
Un volume di 660 pagine presentava alcuni degli articoli che la stampa internazionale aveva dedicato al Fondatore dell'Opus Dei fino al quarto anniversario della sua scomparsa. Fra gli altri, un mese prima della sua elevazione alla cattedra pontificia, il card. Albino Luciani esaltava l'originalità del suo contributo alla spiritualità cristiana[6]; il card. Baggio lo considerava "una svolta o, più esattamente, un capitolo nuovo e originale nella storia della spiritualità"[7]. Il card. Parente paragonava il Servo di Dio ai grandi fondatori, come san Benedetto e san Francesco[8]; il card. Ursi ne descriveva l'opera come "un servizio nuovo e prezioso alla Sposa di Cristo"[9]; il card. Pignedoli affermava che, per la fecondità del suo apostolato, egli "appartiene ormai alla storia ed al tesoro di tutta la Chiesa"[10]. Di "apostolato silenzioso e irresistibile" parlava il card. Rosales, arcivescovo di Cebú[11], mentre il card. Agnelo Rossi definiva il Servo di Dio un "testimone eccezionale" dell'universale missione salvifica della Chiesa[12]. Il card. Carberry, arcivescovo di Saint Louis, dichiarava che il Fondatore dell'Opus Dei è "uno degli eroi del nostro secolo"[13]; il card. Otunga, di Nairobi, non esitava a definirlo come "uno dei più grandi santi di tutti i tempi"[14].
Brevi cenni, questi, ma sufficienti a testimoniare che la Causa di canonizzazione di Mons. Josemaría Escrivá costituisce una risposta della Chiesa ad un sentire molto diffuso nel popolo di Dio. Non sembri perciò pretenzioso affermare che la sua ormai prossima Beatificazione sarà fonte di benefici spirituali per l'intera compagine ecclesiale. Le notizie dei frutti di vita cristiana che in ogni dove vengono attribuiti alla sua intercessione ne costituiscono già una palese dimostrazione.
2. Fase istruttoria
Vennero istruiti due processi sulla vita e le virtù, uno a Roma e l'altro a Madrid (per i testi di lingua spagnola o residenti in Spagna), iniziatisi entrambi nel mese di maggio del 1981. Alcune cifre offrono il quadro di un'istruttoria dall'ampiezza eccezionale: i processi si protrassero per 6 anni e mezzo; si ebbero 980 sessioni complessive; 92 testi tutti de visu, in grado cioè di fornire notizie di prima mano avendo frequentato il Servo di Dio personalmente ed in modo continuativo, in un terzo dei casi addirittura per periodi oscillanti fra i venti e i quarant'anni. L'insieme delle testimonianze copre l'intero arco della vita terrena di Mons. Escrivá, dall'infanzia alla morte. Fra i testi escussi figurano 4 cardinali, 4 arcivescovi, 7 vescovi, 28 sacerdoti e 5 religiosi.
Oltre il 50% dei testi risulta estraneo all'Opus Dei: una percentuale assai superiore a quella richiesta dalla normativa in vigore e che assicura la necessaria neutralità dell'apparato probativo[15]. I Tribunali hanno anche recepito le deposizioni di 11 ex membri dell'Opus Dei.
In tutte le Cause di canonizzazione non mancano voci sfavorevoli: la santità e sempre segno di contraddizione. In quelle di figure dotate di un particolare rilievo storico, poi, le voci contrarie sono assolutamente abituali. Consapevole di ciò, fin dall'esordio della Causa la Postulazione volle espressamente garantire la completezza dell'indagine, anche allo scopo di evitare che eventuali lacune rendessero più avanti necessario un supplemento di istruttoria. In questo spirito, e nella convinzione che l'affrontare in recto ogni possibile obiezione fosse la via maestra per far meglio brillare le virtù del Servo di Dio, la Postulazione inserì nell'elenco dei testi da interrogare i nominativi di alcune persone notoriamente contrarie alla Causa stessa. Inoltre, mossa dall'intendimento di giungere al pieno chiarimento di tutti gli aspetti della sua personalità e della sua opera, provvide ad includere nella documentazione le pubblicazioni diffamatorie fino ad allora apparse contro Mons. Escrivá.
Alcuni dei testi contrari richiesti dalla Postulazione vennero tuttavia respinti dal Tribunale: esaminata la consistenza testimoniale di ciascuno (intimità e durata della loro consuetudine con il Servo di Dio, importanza dei fatti presenziati, credidibilità del teste, ecc.), il Tribunale giunse infatti alla conclusione che una loro eventuale deposizione non avrebbe apportato prove attendibili o comunque significative (per la sporadicità dei rapporti intrattenuti con il Fondatore dell'Opus Dei o per l'inattendibilità della persona).
Tali conclusioni, con la documentazione delle ricerche condotte sui testi contrari indotti dalla Postulazione o su altri, relativamente ai quali il Tribunale valutò l'ipotesi di citarli come testi d'ufficio, sono state esposte in un lungo documento allegato agli atti processuali. Tale documento, approvato e firmato dall'Arcivescovo di Madrid, Presidente del Tribunale stesso, fu inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi e pubblicato nella Positio super vita et virtutibus. Sicché tutti i Consultori Teologi, come anche i Cardinali e gli Arcivescovi membri della Congregazione, che sono intervenuti nello studio della Causa ed hanno espresso il proprio voto sulle virtù eroiche di Mons. Escrivá, hanno avuto accesso a questa documentazione e hanno ritenuto pienamente legittima la decisione del Tribunale, concordando sul fatto che l'istruttoria conteneva tutti gli elementi necessari ai fini di un giudizio fondato e sicuro sulle virtù del Servo di Dio[16].
Infatti tutte le obiezioni contenute negli scritti sfavorevoli al Servo di Dio (articoli, pamphlets, interviste, lettere ai Tribunali o alla Santa Sede, ecc.) furono integramente inoltrate agli organismi competenti. In particolare, la Congregazione inserì negli interrogatori processuali addirittura alcune decine di domande relative a questioni sollevate contro il Servo di Dio dagli autori degli scritti appena citati. Non solo, dunque, l'istruttoria processuale non presenta lacune, ma tutte le obiezioni sollevate contro il Venerabile Josemaría Escrivá sono state pienamente risolte: esse non solo non proiettano alcuna ombra sulla sua personalità, ma costituiscono ulteriori prove del suo eroismo cristiano.
La minuziosità con cui è stata eseguita l'istruttoria e la copiosità delle notizie storiche raccolte sono testimoniate da dati significativi. La Congregazione compilò gli interrogatori processuali, da sottoporre ad ogni teste, in maniera molto particolareggiata: 265 domande specifiche solo sulla vita del Servo di Dio, oltre a quelle relative alle virtù (normalmente nei processi le domande relative alla vita non superano le poche decine). Le deposizioni processuali sono contenute in 22 volumi, per un totale di circa 11.000 pagine dattiloscritte a semplice spazio; i documenti presentati dalla Postulazione, frutto di ricerche in 390 archivi pubblici e privati, ecclesiastici e civili, occupano 11 densi volumi, ai quali vanno aggiunti altri 5 volumi di documenti extraprocessuali utilizzati nella parte storico_biografica della Positio.
Ecco come si sono espressi in proposito i Consultori Teologi:
«L'apparato probativo di questa Causa è di tale ricchezza che di più non si potrebbe desiderare»[17].
«La ricchezza dei dati, sia storici che processuali, è sterminata»[18].
«Abbiamo tra le mani una straordinaria quantità di dati che ci aiutano a maturare un giudizio sicuro su un personaggio di statura eccezionale»[19].
«La rigorosa e dettagliata documentazione di ogni minimo particolare non lascia nessuna zona d'ombra, e l'aver accolto qualche voce discorde conferisce solidità e credibilità all'intera esposizione»[20].
«Lo studio degli atti processuali mostra l'ineccepibile rigore con cui fu condotta l'istruttoria»[21].
«Mi sembra che sia doveroso affermare che nella presente Causa l'insieme delle prove sia più che dovizioso ad effectum de quo agitur»[22].
«L'istruttoria appare esauriente: le notizie desumibili dal complesso delle deposizioni coprono l'intero arco della vita del Servo di Dio. Colpiscono soprattutto la qualità dei testi escussi e la lunga consuetudine che la maggior parte di loro ebbe con il Servo di Dio (...). La convergenza e l'esplicitezza delle testimonianze sull'eroismo raggiunto dal Servo di Dio ha carattere probatorio definitivo»[23].
Gli scritti del Servo di Dio assommano a 13.000 pagine per complessivi 71 volumi. Lo studio critico di tali scritti venne affidato dai Tribunali a 4 Teologi Censori, i cui Voti occupano una parte rilevante del volume introduttivo della Positio. Ne emerge una figura dalla straordinaria portata ecclesiale.
Si leggano alcune delle loro conclusioni:
«Escrivá possiede la forza dei classici: la tempra di un Padre della Chiesa»[24].
«Innestato sul tronco vivificante della Sacra Scrittura, il messaggio sul valore santificante del lavoro viene presentato con una profondità che pone il nostro Autore al livello delle grandi figure della Tradizione. Tali scritti costituiscono una ricchissima eredità per la Chiesa Santa»[25].
«Si può riconoscere che questi Scritti hanno precorso e anticipato le più importanti decisioni del Vaticano II (...). Hanno presentato l'ideale della vita cristiana comune in un contatto diretto e fecondo col Vangelo quale finora non era mai apparso nella storia della Chiesa»[26].
«Documentano i vertici di vita mistica da lui raggiunti fin da giovanissima età»[27].
«Costituiscono già un tesoro prezioso, e fra i più alti e fecondi, per la Chiesa di Dio. Anche se la sua dottrina non si fosse plasmata nella realtà ecclesiale dell'Opus Dei, essa ha tale vigore da potersi affermare che ha aperto una nuova epoca nella Chiesa»[28].
«Il Fondatore dell'Opus Dei vi appare come una personalità dall'abissale profondità spirituale, destinata a lasciare una traccia incancellabile nella vita e nella storia della Chiesa»[29].
«L'esempio ed il messaggio del Fondatore dell'Opus Dei si impongono con l'evidenza di un dono dello Spirito Santo alla Chiesa»[30].
«L'insegnamento del Servo di Dio non appare mai come il frutto di una mera speculazione teologica, ma come esperienza vissuta di un dono celeste al servizio della Redenzione. Tale autenticità, tale armoniosa corrispondenza della dottrina con la vita, è infatti un dato interpretativo che si impone al di là di ogni possibile dubbio»[31].
«Ai nostri giorni questi scritti costituiscono una fonte inesauribile di ispirazione per una nuova aurora della Chiesa di Dio nella sua presenza al mondo»[32].
3. Fase di studio
L'ultima sessione processuale si svolse a Roma l'8 novembre 1986. Il 3 aprile 1987 fu decretata la validità dei processi. Sotto la guida e il controllo del Relatore designato, il Rev.mo p. Ambrogio Eszer O.P., un' équipe di specialisti in teologia, storia della Chiesa e diritto canonico, coordinati dal Postulatore e con l'ausilio di esperti in informatica, si pose ad elaborare la Positio super vita et virtutibus, cioè l'esposizione sistematica delle prove emergenti dai processi e dalle ricerche storico_documentali sulla vita del Servo di Dio.
La Positio consta di 4 volumi, per un totale di 6.000 pagine. Oltre all' Informatio e al voluminoso Sommario delle deposizioni processuali, degni di particolare nota sono la Biografia documentata e lo Studio critico sull'eroicità delle virtù. La Biografia ricostruisce in 1.500 pagine lo sviluppo della traiettoria terrena del Servo di Dio seguendo il metodo storico_critico, cioè fondando ogni asserzione attraverso un'analisi ed un confronto rigoroso delle fonti. Ricchissime le appendici documentali poste al termine di ogni capitolo. Anche lo Studio critico sulle virtù si svolge secondo il metodo scientifico raccomandato dalla legislazione attuale[33]: l'esame delle singole virtù è condotto, in circa 1.000 pagine, secondo una rigorosa ossatura teologica che ne distingue con precisione gli atti costitutivi, i quali vengono sempre illuminati nel loro sviluppo cronologico. I Consultori Teologi hanno riconosciuto che in questo modo la verifica dell'eroicità è stata elevata "al massimo grado di certezza analitica"[34].
Ecco alcuni dei giudizi espressi dai Consultori sulla qualità della Positio:
«Il complesso della Positio è davvero imponente e richiede un impegno di lettura e di studio più che ordinario»[35].
«Raramente ci si trova dinanzi ad una Positio così estesa, ma soprattutto dalla conduzione così severamente critica e metodologicamente solida»[36].
«Si tratta di un prezioso lavoro, un vero gioiello di ampia raccolta e fine elaborazione di dati storici, un mosaico d'incomparabile precisione ed eleganza, forse mai finora affrontato ed eseguito intorno ad un Servo di Dio»[37].
«A lavoro ultimato, mi sembra che le virtù del Servo di Dio non solo sono raccontate e dimostrate a luce diurna, ma la loro originalità come stile di vita in proprio e come esempio agli altri — luceat lux vestra! — arricchisce l'agiografia cristiana di una stella di prima grandezza»[38].
Nella Presentazione della Positio, il Relatore ne volle espressamente sottolineare la completezza:
«Siamo giunti alla fondata persuasione della completezza di questa Positio: eventuali studi supplementari non porterebbero arricchimenti significativi al giudizio che i Rev.mi Consultori possono desumere dal materiale qui presentato, in ordine ad una valutazione sicura dell'esercizio eroico delle virtù da parte del Servo di Dio»[39].
La Positio fu consegnata alla Congregazione nel giugno del 1988 e venne da questa affidata allo studio dei Consultori Teologi. Un anno e due mesi dopo, vale a dire il 19 settembre 1989, ebbe luogo il Congresso dei Consultori, presieduto dal Promotore Generale della Fede, Mons. Antonio Petti, che si pronunciò a favore dell'eroicità delle virtù. Dopo aver valutato il valore probativo delle fonti testimoniali e documentali accumulate, soppesato il grado raggiunto dal Servo di Dio nell'esercizio delle singole virtù cristiane ed analizzate le possibili questioni controverse, i Consultori si espressero anche sull'opportunità della Causa. Ne emerse la convinzione che un sollecito pronunciamento formale circa l'eroicità delle virtù fosse in perfetta sintonia con l'impronta pastorale della recente riforma delle Cause dei Santi, mirante ad additare all'imitazione dei fedeli l'esempio di figure particolarmente attuali[40].
In coerenza con quest'ottica, di chiara ispirazione conciliare, la riforma non solo non ha fissato alcuna barriera temporale nel passaggio dall'una all'altra fase delle Cause, ma ha espressamente abolito il limite di 50 anni che il Codice del 1917 determinava dover trascorrere dalla morte del Servo di Dio alla dichiarazione delle virtù eroiche[41]. Del resto, anche nel precedente regime tale limite era oggetto abituale di dispensa, a dimostrazione del fatto che la sensibilità pastorale sull'incidenza delle Cause recenti si era fatta strada da tempo nella Chiesa. Così, ad esempio, Santa Francesca Saveria Cabrini fu beatificata solo 21 anni dopo la morte, mentre la beatificazione di Santa Teresa del Bambino Gesù avvenne a 25 anni dalla scomparsa e la canonizzazione soltanto 2 anni e mezzo più tardi. Procedimenti già così rapidi risulterebbero ulteriormente abbreviati oggi: infatti, come già detto, a quel tempo si istruivano ancora due processi, che venivano interamente scritti e trascritti a mano, e la Postulazione doveva preparare due Positiones, sicché i tempi per la dichiarazione delle virtù eroiche erano per lo meno raddoppiati rispetto al presente.
Il giudizio dei Consultori riguardo all'opportunità della Causa è esplicito. Ecco alcune delle loro affermazioni:
«Considero provvidenziale che la Causa di questo Servo di Dio giunga a conclusione in un tempo eccezionalmente rapido, a meno di 15 anni dalla sua morte, perché dinanzi ai gravi fenomeni di cui siamo dolorosamente spettatori, si erga questa figura di apostolo intrepido e fedelissimo alla Chiesa. Tutte le difficoltà che in un primo momento mi sembrava intravvedere, e che potevano suscitare qualche perplessità, le ho viste sciogliersi come neve al sole»[42].
«Si rimane ammirati di fronte alla figura poliedrica e gigantesca del Servo di Dio e viene spontaneo ringraziare la Provvidenza che abbia riservato a questo secolo, che volge al termine, la presenza di un sacerdote e fondatore che incarnasse pienamente uno degli insegnamenti fondamentali del Vaticano II, cioè la vocazione universale alla santità, e ne divenisse un apostolo ed un esemplare incomparabile»[43].
«La fama signorum è solidamente provata: ne deriva non solo la dimostrazione documentale dell'assenza di flessioni nell'interesse dei fedeli verso la figura del Servo di Dio, ma del suo costante incremento, sì da determinare la ragionevole previsione —una volta provata l'eroicità delle virtù— del beneficio certo che deriverà alla Chiesa dalla sua beatificazione»[44].
«L'opportunità viene richiesta dai benefici ecclesiali che verranno dal proporre una figura che, come il Servo di Dio, ha diffuso nella Chiesa un messaggio di santificazione nelle realtà quotidiane proprio per la gente comune: in una società secolarizzata come la nostra, il richiamo al valore del lavoro in unione con Cristo come cammino di santità ci sembra non solo molto opportuno, ma pastoralmente necessario»[45].
Un altro Consultore, dopo essersi soffermato "sull'utilità e interesse della Chiesa universale per una sua eventuale glorificazione", conclude:
«[Si tratta della Causa] di un nostro contemporaneo, che s'impone tra quelle che, oltre ad avere già pronti i processi sui miracoli, fanno maggiormente risaltare la presenza della santità eroica in tutti i paesi e fra le diverse categorie di persone»[46].
Le espressioni riportate condensano due generi di considerazioni:
a) il rilevamento della consistenza sociologica della diffusione della fama di santità del Servo di Dio e del suo costante incremento. Da tale fenomeno deriva la previsione ovvia del favorevole impatto pastorale della sua beatificazione;
b) la percezione del rilievo ecclesiale della figura di Mons. Escrivá e della rispondenza del suo messaggio alle necessità attuali dell'evangelizzazione.
Citiamo alcuni passi tratti dai Voti dei Consultori:
«In questi ultimi secoli, forse mai come nel Servo di Dio Josemaría Escrivá de Balaguer si è registrata una sintonia ed un accordo quasi universale, anche a livello geografico e di differente cultura, nell'acclamarlo come grande amico di Dio e grande benefattore dell'umanità.
Nella nuova ondata di secolarismo e di materialismo che sta invadendo anche la città cristiana e il mondo cattolico, l'esempio della sua fede intrepida e disinvolta (...), il grande spirito di penitenza che lo rendeva un cittadino abituale del Calvario, la fedeltà totale alla Chiesa ed alle sue leggi, l'apertura al mondo intero recando sempre in mano il santo Vangelo, il lievito santo sparso a piene mani da lui e dalla sua istituzione in mezzo al popolo di Dio, ne fanno un raro testimone di Cristo Signore»[47].
«Forse non andiamo errati se diciamo che si tratta della Causa del maggior apostolo di questo nostro secolo»[48].
«Questa Causa ci pone di fronte ad una delle personalità di maggior spicco nella vita della Chiesa in questo secolo: basti pensare, oltre che alla sua opera di fondatore, all'incidenza del suo messaggio spirituale»[49].
«Il Maestro della spiritualità per il nostro tempo (...), l'uomo mandato da Dio per rinnovare e ravvivare lo spirito cristiano in un mondo indifferente e distratto che abbisogna di venire rievangelizzato»[50].
«Credo che il Servo di Dio sia un grande dono fatto da Dio alla Chiesa del nostro tempo (...). Vedo in lui un grande maestro di vita spirituale non solo per i fedeli, quale antesignano della vocazione universale dei fedeli alla santità, ma anche del clero e dei religiosi in quest'epoca piuttosto critica della vita della Chiesa»[51].
«[Una] figura spirituale che veramente (occorre dirlo?) giganteggia nel cielo della Chiesa del secolo XX»[52].
«La sua missione continua oltre la morte, e con quelle caratteristiche che sono proprie di quei santi che hanno qualcosa da dire al mondo di oggi»[53].
«Un modello compiuto ed attraente della santità di cui ha più bisogno il mondo contemporaneo»[54].
4. Decreto sull'eroicità delle virtù
Nel medesimo senso si pronunciò la Congregazione ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi nella seduta del 20 marzo 1990, nella quale fu Ponente l'Em.mo Card. Edouard Gagnon.
Accogliendo tali unanimi auspici, il Santo Padre Giovanni Paolo II promulgò il decreto sull'eroicità delle virtù il 9 aprile 1990. Il documento, oltre a sottolineare "la prodigiosa fecondità" dell'apostolato del Servo di Dio, ad evidenziare "il suo contributo alla promozione del laicato", a definirlo come "un fulgido esempio di zelo per la formazione sacerdotale" e a paragonare i suoi scritti "ai classici della spiritualità", ribadisce l'attualità dell'esempio e del messaggio di Mons. Escrivá:
«Questo messaggio di santificazione nelle e delle realtà terrene appare provvidenzialmente attuale nella situazione spirituale della nostra epoca, così solerte nell'esaltare i valori umani, ma anche così proclive a cedere ad una visione immanentista del mondo separato da Dio. D'altra parte, nell'invitare il cristiano alla ricerca dell'unione con Dio attraverso il lavoro, compito e dignità perenne dell'uomo sulla terra, quest'attualità è destinata a perdurare al di là dei mutamenti dei tempi e delle situazioni storiche, come fonte inesauribile di luce spirituale.
Regnare Christum volumus!: ecco il programma di Mons. Escrivá; mettere Cristo al vertice di tutte le attività umane: da tutti gli ambienti e le professioni il suo servizio ecclesiale ha fatto scaturire un moto ascensionale di elevazione a Dio degli uomini immersi nelle realtà temporali, secondo la promessa del Salvatore in cui egli vedeva il nucleo del fenomeno pastorale dell'Opus Dei: Et ego, si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum ( Gv 12, 32 Vg.)».
Il decreto, infine, nel riconoscere la prodigiosa diffusione della devozione privata verso il Servo di Dio, afferma che essa costituisce "un vero fenomeno di pietà popolare". Ciò ha ricevuto palese conferma nel favore con cui è stata accolta la proclamazione delle virtù eroiche di Mons. Escrivá. Messe di ringraziamento per la promulgazione del decreto sono state celebrate in tutto il mondo, con significativa partecipazione della gerarchia ecclesiastica: oltre a 15 cardinali, sono intervenuti ben 140 fra nunzi apostolici, arcivescovi e vescovi. Altre centinaia di Ordinari locali hanno espresso per iscritto la propria soddisfazione e la speranza di una sollecita beatificazione. In totale si contano a centinaia di migliaia i fedeli intervenuti nelle diverse località.
5. Riconoscimento di un miracolo attribuito all'intercessione del Venerabile Escrivá
La riforma del 1983 ha conservato la prova del miracolo quale condizione per la beatificazione, limitandosi, rispetto al Codice del 1917, a ridurre ad uno solo il numero dei miracoli richiesti[55].
La prassi in vigore, per quanto riguarda l'accertamento dei fatti e la raccolta delle prove, riflette la logica giuridica che presiede all'istruzione di tutti i processi. Così, il processo super miro viene sempre istruito in stretta concomitanza temporale con l'evento prodigioso, per evitare che il trascorrere del tempo deteriori le prove. Tuttavia la Congregazione non prende in esame l'asserito miracolo prima della promulgazione del decreto sull'eroicità delle virtù. Pertanto, se nel momento in cui gli atti processuali sono trasmessi dall'Ordinario locale alla Congregazione delle Cause dei Santi è ancora in corso lo studio delle virtù, il processo super miro viene tenuto a giacere negli archivi del Dicastero fino a quando non sia stato letto il decreto sulle virtù. Prima di allora, l'unico passo consentito, e praticato di fatto, è la verifica della validità formale del processo.
Il miracolo prescelto per la beatificazione del Venerabile Josemaría Escrivá si verificò nel 1976, circa un anno dopo la morte del Servo di Dio. Si tratta della guarigione repentina, perfetta e duratura di Suor Concepción Boullón Rubio da una malattia la cui diagnosi è stata così descritta dalla Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi: "Lipocalcinogranulomatosi tumorale con localizzazioni multiple dolenti e invalidanti, con volume massimo di un'arancia a livello della spalla sinistra; stato cachettico in paziente con ulcera gastrica ed ernia iatale complicata da grave anemia ipocromica».
Suor Concepción era una Carmelitana della Carità di 70 anni e risiedeva nel Convento di San Lorenzo de El Escorial, presso Madrid. Giunta ormai in punto di morte a causa del convergere delle sue diverse patologie, improvvisamente, in una notte di giugno del 1976, guarì in modo completo: assieme ai tumori, scomparve ogni altro disturbo e la religiosa riprese le proprie normali attività. Non le era stata somministrata alcuna terapia.
Su tale guarigione l'Arcivescovo di Madrid, Card. Vicente Enrique y Tarancón, con l'autorizzazione della Congregazione, istruì un processo canonico nel 1982; il decreto di validità fu emanato dalla Congregazione alla fine del 1984. A quel tempo erano ancora in corso i processi sulla vita e le virtù del Servo di Dio. Una volta decretata l'eroicità delle virtù, la Congregazione avviò le procedure per l'esame medico e teologico: erano trascorsi 8 anni dalla celebrazione del processo.
La seduta della Consulta Medica sull'asserito miracolo si svolse il 30 giugno 1990 e quella del Congresso dei Consultori Teologi il 14 luglio 1990, entrambe con esito favorevole all'unanimità. La Congregazione ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, riunitasi in data 18 giugno 1991, si pronunciò anch'essa con voto positivo unanime. La lettura del decreto sul miracolo ebbe luogo il 6 luglio 1991.
L'andamento temporale di quest'ultima fase non è regolato dalla legge e varia in dipendenza di fattori diversi. Se il fatto prodigioso è avvenuto durante lo svolgimento del processo sulle virtù e, di conseguenza, il suo esame è stato avviato subito dopo il relativo decreto, normalmente esso dura circa un anno. Questo tempo può restringersi (se, ad esempio, l'esigenza di procedere alla beatificazione in occasione di un viaggio papale prossimo richiede una maggiore rapidità) o dilatarsi (nel caso, ad esempio, emerga la necessità di completare la documentazione o l'escussione dei testi). E' ovvio che, qualora il miracolo stesso non si fosse ancora verificato, fra il decreto sulle virtù e quello sul miracolo possono passare anche molti anni. Ciò sta avvenendo in alcune Cause di personalità di grande spicco nella storia della Chiesa: la pretesa "lentezza" di queste e la "rapidità" di altre non sono indicative della maggiore o minore efficienza della Postulazione. I tempi, ripeto, rispecchiano gli insindacabili disegni di Dio.
Il decreto pontificio sull'eroicità delle virtù del Fondatore dell'Opus Dei sottolineava l'universalità della sua fama di santità e la definiva come "un vero fenomeno di pietà popolare". A conferma della vastità della diffusione di tale devozione il decreto sul miracolo riferisce di "decine di migliaia di favori, spirituali e materiali, alcuni dei quali palesemente straordinari" che vengono attribuiti al Venerabile Josemaría Escrivá e dimostrano la fondatezza della fiducia nel "suo potere di intercessione presso Dio".
La Postulazione dell'Opus Dei ha raccolto, in due volumi di complessive 1.200 pagine, la documentazione di altre 20 guarigioni attribuite al Fondatore dell'Opus Dei e dichiarate scientificamente inspiegabili da adeguati studi specialistici. Ma, al di là di tali interventi prodigiosi, testimonianze eloquenti del singolare favore divino da cui la Causa del Venerabile Josemaría Escrivá è accompagnata, presso la Postulazione si conservano oltre 75.000 relazioni firmate, provenienti da tutto il mondo, di grazie ottenute mediante l'intercessione del Venerabile Escrivá: narrazioni vivissime, ad opera degli stessi protagonisti, di vicende interiori così profonde e spesso così radicali da far pensare ad autentici miracoli spirituali. Conversioni sofferte, decisioni irrevocabili di totale dedizione a Dio, vocazioni sacerdotali e religiose, riconciliazioni con Dio in punto di morte, famiglie riunite dopo lunghe traversie, situazioni morali problematiche felicemente e stabilmente sanate. Insomma: una figura sacerdotale che ridesta in tante anime la fiducia nella misericordia paterna di Dio e il desiderio efficace di servire la Chiesa. Ha davvero colto nel segno un Consultore che, descrivendo questo fenomeno, ha così concluso:
«Se si prende in considerazione la fama di santità, confermata da segni quasi innumerevoli in ogni parte del mondo, oltre ad una grande figura di santo, la Chiesa si sta interessando di un grande taumaturgo come nei tempi più luminosi della sua storia»[56].
Flavio Capucci
Postulatore Generale
[1] Cfr. schema V B del cap. VII della Lumen gentium, De relatione inter Ecclesiam peregrinantem et triumphantem ac speciatim de Sanctis, in Miscellanea in occasione del IV Centenario della Congregazione per le Cause dei Santi (1588-1988), Città del Vaticano 1988, pp. 159-167.
[2] Marginalmente c'è da osservare che anche il processicolo sugli scritti e quello sul non-culto sono stati sostituiti da procedimenti più semplici.
[3] Questa prassi è stata confermata dalla legislazione attuale: cfr. Normae servandae (1983), n. 9 a).
[4] Relatio et Vota Congressus peculiaris super virtutibus, die 19 septembris 1989 habiti, Roma 1989, pp. 121-122.
[5] In seguito, la Postulazione ha raccolto in altri due volumi, di complessive 1.600 pagine, le relazioni firmate di altri 2.600 favori attribuiti all'intercessione del Venerabile Josemaría Escrivá. Ma si tratta di semplici campionature, che rendono solo una pallida idea di questo fenomeno davvero universale sia dal punto di vista geografico che sociologico: la devozione per il Fondatore dell'Opus Dei è diffusa in tutto il mondo, anche in tanti paesi nei quali l'Opus Dei non è presente, e in tutti i settori della società.
[6] Cfr. A. Luciani, Cercando Dio nel lavoro quotidiano, in "Il Gazzettino", Venezia, 25-VII-1978.
[7] S. Baggio, Opus Dei: una svolta nella spiritualità, in "Avvenire", Milano, 26-VII-1975.
[8] Cfr. P. Parente, Le radici della spiritualità del Fondatore dell'Opus Dei, in "L'Osservatore romano", 24-VI-1979.
[9] C. Ursi, Servire veramente la Chiesa, in "Il Mattino", Napoli, 26-VI-1979.
[10] S. Pignedoli, Mons. Escrivá de Balaguer: un'esemplarità spirituale, in "Il Veltro", Roma, XIX (1975) 3-4.
[11] J. Rosales, Msgr. Escrivá. Profile of a Saint, in "Philippines evening Express", Manila, 26-VI-1976.
[12] A. Rossi, Mensagem universal de mons. Escrivá, in "O Estado de S. Paulo", São Paulo, 27-VI-1976.
[13] J. Carberry, The Work of God, in "The Priest", Huntington, giugno 1979.
[14] Testimonianza diramata alla stampa, Nairobi, 21-VI-1979.
[15] Le Normae servandae, n. 19, si limitano a raccomandare che una notabilis pars dei testi sia estranea all'istituzione di appartenenza del Servo di Dio.
[16] A scopo di semplice curiosità si può aggiungere che c'è stato perfino chi, quasi un anno dopo la promulgazione del decreto sull'eroicità delle virtù, ha intrapreso una vera campagna di stampa, lamentando di non essere stato interrogato come teste. Con tutta la risonanza avuta dal processo di Mons. Escrivá, sembra davvero eccessivo che non manchi chi, quasi fosse fino ad ora rimasto all'oscuro di tutto, si fa avanti per dire la sua quando ormai la Causa è giunta al termine. Comunque, anche le obiezioni dei "ritardatari" non fanno che ripetere vecchi slogans e luoghi comuni già smentiti in sede processuale.
[17] Relatio et Vota, cit., p. 19.
[18] Ibid., p. 50.
[19] Ibid., p. 5.
[20] Ibid., p. 70.
[21] Ibid., p. 116.
[22] Ibid., p. 59.
[23] Ibid., p. 115-116.
[24] Informatio, Voti dei Teologi Censori, p. 43.
[25] Ibid., p. 111.
[26] Ibid., p. 54.
[27] Ibid., p. 114.
[28] Ibid., p. 43.
[29] Ibid., p. 126.
[30] Ibid., p. 134.
[31] Ibid., p. 54.
[32] Ibid., p. 107.
[33] Cfr. Regolamento, cit., art. 16: «Le fonti scritte e le testimonianze orali vanno criticamente vagliate, nel contesto storico-ambientale a cui si riferiscono».
[34] Relatio et Vota, cit., p. 119.
[35] Ibid., p. 11.
[36] Ibid., p. 50.
[37] Ibid., p. 71.
[38] Ibid., p. 79.
[39] Relazione del Relatore, Informatio, p. 4.
[40] Cfr. Relatio et Vota, cit., p. 206.
[41] Cfr. CIC (1917), can. 2101.
[42] Relatio et Vota, cit., p. 43-44.
[43] Ibid., p. 69.
[44] Ibid., pp. 128-129.
[45] Ibid., p. 204. Affermazioni analoghe sono riscontrabili alle pp. 43, 56, 70, 100.
[46] Ibid., p. 72.
[47] Ibid., p. 80.
[48] Ibid., p. 5.
[49] Ibid., p. 100.
[50] Ibid., p. 22.
[51] Ibid., p. 43.
[52] Ibid., p. 59.
[53] Ibid., p. 70.
[54] Ibid., p. 207.
[55] Cfr. CIC (1917), can. 2117 e Regolamento, cit., art. 26, § 1.
[56] Relatio et Vota Congressus peculiaris super virtutibus, cit., p. 79.
Romana, n. 13, Luglio-Dicembre 1991, p. 280-293.