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Nella chiesa di San Girolamo della Carità (15-X-1985).

Il 15 ottobre 1985, in occasione dell'apertura dell'anno accademico del Centro Accademico Romano della Santa Croce, Mons. Alvaro del Portillo, Gran Cancelliere del Centro, celebrò la Messa dello Spirito Santo, durante la quale pronunziò la seguente omelia:

Carissimi professori, alunni e tutti voi che lavorate nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.

Con l'aiuto di Dio e con la protezione di Santa Maria, il piccolo seme piantato lo scorso anno, quando la Santa Sede approvò queste Sezioni Romane di Teologia e di Diritto Canonico, sta ormai mettendo radici. Come il granello di senape di cui parla Gesù Cristo nel Vangelo, esso diventerà un albero frondoso[1], se tutti voi vi sforzerete di collaborare con la grazia e di svolgere il vostro lavoro con competenza umana, con senso cristiano e con quello spiritus diaconiae —lo spirito di servizio— di cui ha parlato pochi giorni fa il Romano Pontefice, in un discorso alla Commissione Teologica Internazionale[2].

E' stato proprio tale spirito di servizio a sospingere nel corso dei secoli la Chiesa di Roma a diffondere in tutto il mondo la Parola salvifica di Cristo; ad accogliere nel suo seno materno innumerevoli popoli, rispettandone le legittime peculiarità; a rivendicare per ognuno dei suoi Pastori supremi il titolo —glorioso ed arduo al tempo stesso— di Servus servorum Dei, Servo dei servi di Dio. Come vorrei che la vostra permanenza nella Città Eterna lasciasse in voi una traccia indelebile di romanità, di amore alla cathedra universalitatis!

All'inizio del suo ministero di Pastore supremo della Chiesa, il Papa Giovanni Paolo II esprimeva questo stesso desiderio affermando che la formazione ricevuta nella Roma di Pietro e di Paolo deve portare ad ogni Chiesa locale un sano e fecondissimo lievito di universalità. "Che cosa insegna Roma? —si domandava—. Hic saxa ipsa loquuntur, qui parlano anche le pietre, si può giustamente dire. Non è retorico insistere su questo dato storico-ambientale: Roma, città unica al mondo, è il centro d'irradiazione della fede cristiana. Bisogna, dunque, aver coscienza di questo fatto, bisogna esserne degni, bisogna corrispondere e collaborare alla funzione esemplare che a Roma compete nei confronti dell'intero mondo cattolico"[3].

Sulla scia di queste considerazioni, desidero sottolineare due aspetti della vita del Centro Accademico Romano della Santa Croce, che costituiscono un'autentica diaconia, che mira alla Chiesa universale e ad ognuna delle Chiese particolari di vostra provenienza. Alludo all'adesione fedele al Magistero ecclesiastico, quale fondamento e garanzia della koinonia, cioè della Communio ecclesialis, e all'unità di vita di ciascuno di voi.

Le Sezioni di Teologia e di Diritto Canonico si propongono di formare esperti in queste discipline, che risaltino per la profondità della loro preparazione scientifica. Per raggiungere quest'obiettivo è indispensabile che i professori e gli alunni lavorino in piena unione con la Chiesa ed il suo Magistero. Il metodo scientifico corretto richiede che le discipline coltivate qui siano affrontate dalla fede e nella fede. Una dottrina teologica o canonica elaborata al margine della fede risulterebbe inficiata in partenza dal punto di vista scientifico. Perciò, come premessa indispensabile perché il vostro studio produca veri frutti, dovete chiedere a Dio, e coltivare per quanto sta in voi, un sincero spirito di fede, alimentato dallo studio assiduo della Parola di Dio, alla luce dell'insegnamento plurisecolare del Magistero della Chiesa, che è l'unico depositario del "compito di interpretare autenticamente la parola di Dio, orale e scritta"[4], come riaffermò vent'anni fa il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dommatica Dei Verbum.

L'assenso al Magistero del Papa e dei Vescovi in comunione con la Sede Apostolica non vuol dire solo non contraddirne gli insegnamenti, come se implicasse un'obbedienza inerte e impersonale. La vostra accettazione dei contenuti del Magistero sarà sempre, come disse il Servo di Dio Mons. Josemaría Escrivá de Balaguer, un'"adesione religiosa, umile, interna ed efficace"[5]: li accoglierete cioè con piena libertà e responsabilità, sapendo mettere a frutto tutte le risorse dell'intelligenza e della volontà per servire e diffondere la fede. In questo modo vi innesterete nella perenne tradizione della Chiesa. Non può non commuoverci l'esortazione rivolta nel quinto secolo a Eutiche da San Pietro Crisologo, spronandolo ad "accettare con obbedienza tutto ciò che ha scritto il santissimo Papa di Roma; perché il beato Pietro, che vive e presiede nella sua propria sede, aiuta quelli che cercano la verità della fede"[6].

Vorrei porre l'accento anche su un altro obiettivo di questo Centro: favorire l'acquisizione e lo sviluppo di quello che il Fondatore dell'Opus Dei chiamò unità di vita, contraddistinta dall'integrazione armonica nella propria persona degli insegnamenti e delle scoperte che arricchiscono ogni giorno la propria esistenza.

L'unità di vita porta a non disgiungere il lavoro dalla contemplazione, né la vita interiore dall'apostolato; a conciliare lo svolgimento di una seria ricerca scientifica con una fede personale e vissuta; a scoprire, in virtù della docilità allo Spirito Santo e in particolare ai doni della scienza e della sapienza, la presenza e l'azione di Dio in tutte le realtà terrene, da quelle di spicco a quelle apparentemente più umili.

In voi professori l'unità di vita deve tradursi nel fatto che insegnate non solo con la parola, ma dapprima e soprattutto con l'esempio, sulle orme del Signore che coepit facere et docere[7], cominciò a fare —questo per primo, l'esempio!— e ad insegnare. Illuminate con la fede ogni istante della vostra vita! Rispecchiate nella vostra condotta l'amore che nutrite per il Romano Pontefice e per la Santa Chiesa! Sforzatevi di contagiare questa venerazione ai vostri alunni e di farla radicare in loro! Non si tratta infatti di un sentimento epidermico, frutto dell'entusiasmo sensibile, bensì di una conseguenza della fede cattolica. Sarà la migliore eredità che potrete lasciare loro. Perciò, cari docenti, mettete in atto l'intelligenza e il cuore nelle vostre spiegazioni. Elaborate quella theologia mentis et cordis, alla quale il Papa ha esortato più d'una volta, rivolgendosi proprio a professori di Teologia[8].

Anche voi alunni dovete coltivare l'unità di vita. Affrontate lo studio con serietà e dedicatevi le ore necessarie. Alimentate la vostra vita di pietà con il nutrimento sostanzioso della dottrina della Chiesa, che qui vi verrà offerta in abbondanza. Se manca un impegno serio per migliorare la vita interiore, il progresso nella scienza della fede risulta arduo e, com'è ovvio, arido. Fate vostro il consiglio che soleva dare il Fondatore dell'Opus Dei: "Se studiate bene la Teologia, scoprirete molti aspetti meravigliosi nel contenuto ricchissimo della dottrina rivelata. E la Teologia si studia bene quando la materia di studio diventa materia d'orazione. Immagino —sono ancora parole di Mons. Escrivá de Balaguer— che questo avrà fatto San Tommaso, il quale, come si afferma, diceva che il suo libro era il crocifisso. Così riusciva ad avere luci che con la sola intelligenza non si ottengono"[9].

All'inizio di questo nuovo anno accademico, mi è caro invocare su di voi, professori, alunni e personale del Centro Accademico Romano, l'effusione del Paraclito: Veni, Sancte Spiritus, et emitte caelitus lucis tuae radium[10]: vieni, Spirito Santo, ed invia dal Cielo un raggio della tua luce. E con Sant'Agostino ribadisco che riceveremo lo Spirito Santo "se amiamo la Chiesa, se viviamo uniti nella carità e ci gloriamo del nome di cattolici e della fede cattolica. Nella misura in cui amiamo la Chiesa, abbiamo lo Spirito Santo"[11].

Al Paraclito rivolgiamo, quindi, le nostre suppliche, chiedendogli, con l'intercessione della Vergine Santissima, di assistere con sovrabbondanza coloro che lavorano in questo Centro Accademico Romano della Santa Croce. Così sia.

[1] Cfr Mt XIII, 31-32.

[2] Cfr Giovanni Paolo II, Discorso alla Commissione Teologica Internazionale, 5-X-1985.

[3] Giovanni Paolo II, Discorso agli Istituti di Educazione Cattolica di Roma, 4-IV-1979.

[4] Concilio Vaticano II, Cost. Dog. Dei Verbum, n. 10.

[5] Mons. J. Escrivá de Balaguer, Istruzione, maggio 1935 — 14-IX-1950, n. 84.

[6] San Pietro Crisologo, Epistola ad Eutychen 2.

[7] At I, 1.

[8] Cfr Giovanni Paolo II, Discorso ai professori di Teologia, ad Altötting, 18-XI-1980.

[9] Mons. J. Escrivá de Balaguer, anno 1971.

[10] Solennità della Pentecoste, Sequenza.

[11] Sant'Agostino, In Ioann. Ev. tract. 32, 8.

Romana, n. 1, Gennaio-Dicembre 1985, p. 68-70.

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