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All’inaugurazione dell’anno accademico, Pontificia Università della Santa Croce, Roma (7-X-2014)

Eminenza Reverendissima, Eccellenze, Professori, Collaboratori, Studenti, Signore e Signori.

Partecipiamo a questa inaugurazione dell’anno accademico, che la Provvidenza fa coincidere con la festa della Madonna del Rosario, all’indomani dell’anniversario della canonizzazione di san Josemaría, e pochi giorni dopo la beatificazione di Mons. Álvaro del Portillo, avvenuta — come sapete — il 27 settembre. Una coincidenza molto significativa poiché il nuovo beato è stato il primo Gran Cancelliere della nostra università. Fu lui, infatti, a promuoverne la nascita e a sostenerne lo sviluppo, animato da quel grandissimo affetto all’università che san Josemaría gli aveva trasmesso come parte del suo amore appassionato per il mondo.

Ringraziamo la Trinità Beatissima per averci donato don Álvaro, e ringraziamo lui degli sforzi profusi per dare vita al Centro Accademico Romano, che, sviluppandosi a poco a poco, è diventato la Pontificia Università della Santa Croce. È stata un’azione prolungata di fedeltà filiale al fondatore dell’Opus Dei, che da molti anni desiderava mettere in atto questo progetto.

Seguendo quella linea e con profonda lungimiranza, il beato Álvaro del Portillo considerò arrivato il momento della creazione di questa università ecclesiastica a Roma pensando al servizio delle Chiese particolari e delle anime.

La prossimità a Dio dilata il cuore dell’uomo, rendendolo capace di «contenere tutti e tutto nel desiderio di porre l’universo ai piedi di Gesù»[1]. Quanto più cresce l’identificazione con Cristo a opera della grazia, tanto più il cristiano guarda il mondo con lo sguardo di Dio, origine e fine di tutto il creato, cercando di vedere ogni persona e ogni cosa come il Signore guarda tutti noi.

Il beato Álvaro nel 1992, citando parole di san Josemaría, disse: «La luce della rivelazione, accolta con fede, offre alle scienze qualcosa che esse non riescono a raggiungere da sole: la capacità di servire fino in fondo e in senso pieno l’intera umanità. La verità è l’oggetto del compito scientifico dell’universitario: egli deve ricercarla senza posa, sospinto dal desiderio di conoscere sempre più profondamente la realtà; e deve amarla, facendo di essa l’ideale che segna e informa la sua vita, senza lasciarsi influenzare da atteggiamenti poco propizi ad accettare le concrete e gravi esigenze che talvolta la verità, per essere a essa coerenti, reclama»[2].

Infatti, la fede offre una nuova luce allo sguardo dell’uomo sul mondo, gli permette di conoscerlo e amarlo con maggiore profondità. Per questo la fede non solo non si oppone all’universalità della ragione, come alcune concezioni riduttive pretenderebbero, ma la fonda e la potenzia. La fede in Dio e la fedeltà del beato Álvaro al carisma ricevuto da san Josemaría si sono manifestate anche nella promozione di questa università.

Nel 1991, in una circostanza accademica analoga a quella odierna, il primo Gran Cancelliere Mons. Álvaro del Portillo esplicitò il rapporto tra le parole del Vangelo di Giovanni “omnes traham ad meipsum” (Gv 12, 32) — che ebbero una grande risonanza nella vita interiore del fondatore dell’Opus Dei — e il motto “Regnare Christum volumus!”, da lui scelto come lemma del proprio stemma episcopale. Nel Verbo incarnato tutto il cosmo è attratto verso l’unità che sgorga dalla Trinità, e il desiderio che Egli regni diventa anche espressione del nostro amore appassionato per il mondo.

L’università, in forza di tale attrazione, deve aprirsi radicalmente per cercare di vitalizzare il mondo a modo di fermento. Lo studio, infatti, può rendere lode al Creatore nella misura in cui riesce a svelare l’unità e la verità del reale, e lo rende disponibile all’attrazione di Cristo che porta tutti e tutto al Padre.

In questa prospettiva, per esempio, lo studio della storia della Chiesa, nonché del percorso degli uomini alla ricerca della verità di Dio, diventa un elemento per approfondire ogni dono ricevuto, per riscoprire meglio la trascendenza del proprio carisma e comunicarlo con vigore sempre rinnovato.

Anche l’apertura ai diversi ambiti del sapere, alle multiformi realtà culturali di ieri e di oggi, è un requisito per «gustare» il proprio carisma e apprezzare la grandezza del dono ricevuto. Il verbo «gustare» corrisponde al verbo latino sápere, da cui deriva la parola sapienza. Ogni cristiano, sotto la guida dello Spirito Santo, è in grado di gustare, e di fare gustare agli altri, la propria identità cristiana.

È quanto ci dice spesso Papa Francesco: «Il tempo è superiore allo spazio»[3]. Il Dio fatto Uomo è presente nel tempo e agisce sempre attraverso la provvidenza ordinaria, l’effusione dei carismi e l’assistenza costante alla Sua Chiesa; in tal modo trascende gli spazi concreti nei quali si trova il cristiano e lo spinge a uscire verso il mondo.

La Chiesa “in uscita” si manifesta anche lì dove si formano i sacerdoti, i religiosi e i laici, che poi ritorneranno nelle loro rispettive diocesi. Una Chiesa “in uscita” ha bisogno dell’aiuto dell’università “in uscita”, che non si rinchiuda nella sua torre d’avorio, ma sviluppi un pensiero al servizio della vita. C’è bisogno di un insegnamento delle diverse materie che sgorga dalla fede, dall’unità di vita cristiana, perché così sarà capace di muoversi sempre al servizio della Chiesa universale.

Il beato Álvaro del Portillo, con la sua abituale chiarezza, affermava: «L’universalità dell’istituzione universitaria si esplica immediatamente nella sua apertura a tutte le scienze, in quanto essa dev’essere interessata a tutta la verità»[4].

Lo spirito che anima l’università e il curriculum vitae di coloro che vi insegnano o vi studiano spingono a mantenere «strette e fruttuose relazioni con il mondo culturale e universitario civile, nel quadro dell’ideale universitario di unità del sapere e dell’armonia tra fede e cultura»[5].

Ma perché tale universalità teologicamente fondata renda possibile l’azione dell’università, deve essere vissuta in primo luogo nella vita quotidiana delle persone che vi lavorano. Per questo è prioritario dedicare energie ai buoni rapporti fra i componenti del corpo docente, chiamati a collaborare, a condividere esperienze non solo di ricerca, ma anche pastorali, affinché la vita, a sua volta, possa fecondare il pensiero. Nel più assoluto rispetto, ovviamente, per la libertà di ricerca — nell’alveo del Magistero della Chiesa — e seguendo l’esplicita volontà di san Josemaría, che non volle mai per l’Opus Dei una “scuola” di pensiero propria.

Lo stesso spirito di apertura e di collaborazione deve informare anche i rapporti con il personale non docente e con gli studenti. Ciò che li motiverà di più è la stima per il loro lavoro, che si percepisce — si deve percepire — giorno dopo giorno attraverso l’apprezzamento del contributo di ognuno. In un ambiente con tali caratteristiche si formeranno persone dedite a un autentico servizio agli altri, perché, ancora con parole del beato Álvaro, «non è possibile separare nell’uomo la dimensione soprannaturale e quella umana»[6]. Infatti, come insegna la Lumen gentium, di cui il prossimo 16 novembre ricorre il cinquantesimo anniversario, «tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da Lui veniamo, per Lui viviamo, a Lui siamo diretti»[7].

Mentre accompagniamo in spirito di orazione il Sinodo sulla famiglia, e preghiamo più intensamente per la pace in tante parti del mondo, affidiamo alla Madonna del Rosario queste intenzioni e il nuovo anno accademico 2014‐2015, che ora dichiaro inaugurato.

[1] SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 764.

[2] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, “L’Università nel pensiero e nell’attività apostolica di Mons. Josemaría Escrivá”, in Rendere amabile la verità, Libreria Editrice Vaticana 1995, p. 618.

[3] PAPA FRANCESCO, Esort. ap. Evangelii gaudium, 24-XI-2013, n. 222; cfr. anche PAPA FRANCESCO, Lett. enc. Lumen fidei, 29-VI-2013, n. 57.

[4] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, “L’Università nel pensiero e nell’attività apostolica di Mons. Josemaría Escrivá”, in Rendere amabile la verità, cit., p. 616.

[5] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, Discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico 1986-87 del Centro Accademico Romano della Santa Croce, in Rendere amabile la verità, cit., p. 592.

[6] BEATO ÁLVARO DEL PORTILLO, “L’Università nel pensiero e nell’attività apostolica di Mons. Josemaría Escrivá”, in Rendere amabile la verità, cit., p. 619.

[7] CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 3.

Romana, n. 59, Luglio-Dicembre 2014, p. 331-334.

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