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Torreciudad 20045-IX- Nell’ordinazione sacerdotale di diaconi della Prelatura, Santuario di Torreciudad, Spagna

Carissimi ordinandi,

Cari sacerdoti che partecipate a questa cerimonia,

Cari parenti e amici degli ordinandi,

Sorelle e fratelli,

quando si ordinarono i primi tre sacerdoti dell’Opus Dei, San Josemaría provò un’immensa gioia e una riconoscenza senza limiti verso il Signore, ma nello stesso tempo una sensazione di dolce amarezza. Vedeva la splendida realtà della vita laicale dei fedeli dell’Opera in mezzo al mondo, col compito meraviglioso di trovare Cristo fra le occupazioni temporali, e proprio per questo percepiva fin dagli inizi la necessità del sacerdozio. Il suo grande zelo per le anime, gli faceva dire: C’è fame, c’è sete, c’è assoluta necessità di sacerdoti! Innalzava il suo cuore a Dio, pensando che l’ordinazione di quei suoi figli che lasciavano il loro lavoro professionale, il loro modo di essere fermento tra gli uo-mini loro fratelli, fosse una cosa assai gradita a Dio, e dunque fermamente voluta dalla San-tissima Trinità.

Fra poco, figli miei, riceverete l’ordinazione sacerdotale e il nostro santo Fondatore, dal Cielo, godendo pienamente di Dio e senza le afflizioni di questo mondo, esulterà nel vedere che accrescono oggi il numero dei sacerdoti nella Chiesa due fedeli dell’Opus Dei, che lotte-ranno per servire fedelmente il Signore e le sue anime.

Nel Vangelo che abbiamo appena letto, S. Giovanni ci parla del Buon Pastore. Gesù Cri-sto è il Buon Pastore per eccellenza, Colui che guida il suo gregge e riunisce le sue pecore in un grande e unico ovile, e con un amore e una dedizione infiniti va in cerca della pecora smarrita. Non solo, ma con la sua Passione e la sua Croce dà la sua vita per la salvezza di tutte le anime, per la santità di ogni uomo, di ogni donna.

Giovanni Paolo II, in una delle lettere dirette ai sacerdoti, ci diceva: «Ricordino essi che il loro ministero sacerdotale [...] è — in modo particolare — ordinato alla grande sollecitudine del Buon Pastore, che è la sollecitudine per la salvezza di ogni uomo [...]. La sollecitudine di ogni buon pastore è che gli uomini “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, affinché nessuno di loro vada perduto, ma abbia la vita eterna. Facciamo sì che questa sollecitudine penetri profondamente nelle nostre anime: cerchiamo di viverla»[1].

Figli miei, oggi vi propongo queste considerazioni affinché tutti noi le portiamo scolpite nel nostro cuore e le facciamo diventare realtà nella nostra vita. Sull’esempio del Buon Pa-store, dobbiamo coltivare ogni giorno la sollecitudine per tutti i nostri fratelli — perché nes-suno si perda -, fino a dare la vita per il gregge che ci viene affidato. Sacrificatevi, pregate e lavorate sempre per le anime, a servizio della Chiesa. Ricordate spesso le parole che San Jo-semaría rivolse a noi sacerdoti dell’Opera: la passione dominante dei sa-cerdoti dell’Opus Dei è dare dottrina, dirigere le anime: predicare e confessare. In questo lavoro vi dovete consumare, senza temere di stancarvi, senza preoccuparvi delle contrarie-tà...[2].

Questo zelo, che questo santo sacerdote ha vissuto in modo eroico, è un nuovo richiamo a noi presbiteri perché, dimentichi di noi stessi, ci diamo generosamente agli altri.

È evidente che, in questi momenti della storia, la Chiesa non ha solo bisogno di sacerdoti santi, ma anche che vi siano molte anime che, senza abbandonare il posto in cui si trovano, si diano interamente a Dio per cristianizzare la società dall’interno, cooperando con Cristo per instaurare il suo Regno sulla terra. Vi chiedo di ravvivare, nell’esercizio del vostro lavo-ro ministeriale, questi orizzonti cristiani. La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe![3]. Chiediamo tutti al Signore — e voi, figli miei ordinandi, in modo particolare — che molte per-sone, donne e uomini, vogliano dedicarsi personalmente, con una vita coerente con la fede di Cristo, al compito dell’evangelizzazione. Nel recente messaggio del Papa, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà l’anno prossimo a Colonia, si legge: «La Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità». In unione con il Romano Pontefice, proclamiamo con le parole e in modo spe-ciale con la vita, che tutti siamo invitati dal Signore a condurre una vita santa e a far diventa-re santi chi ci sta vicino.

Forse potete pensare che il compito che vi si propone sia impossibile. E davvero lo è. Ma la grandezza del dono che oggi state per ricevere configurerà la vostra condotta in un modo particolare. Abbiamo appena letto le parole del profeta: Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane [...]. Ma il Signore rispose a Geremia: Va’ da colo-ro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te. E abbiamo ascoltato anche l’esortazione di S. Paolo: A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Tra pochi istanti, con l’ordinazione sacerdotale, vi sarà trasmessa la facoltà per cui Cristo stesso, in quanto Capo della Chiesa, agirà attraverso di voi. Quando celebrerete il Sacrificio dell’Eucaristia o quan-do impartirete il Sacramento della Penitenza, sarete Cristo, e parteciperete del potere del Buon Pastore di pascere le sue pecore. Pensate alla divinizzazione persino del no-stro corpo — sottolineava San Josemaría -, alla lingua che parla di Dio, alle mani che lo toccano, al potere di compiere miracoli nell’amministrare la grazia. Non valgono nulla tutte le meraviglie di questo mondo se paragonate con ciò che Dio ha affidato al sacerdote[4]. State per ricevere la grandezza del sacerdozio ministeriale e questo vi obbliga a tenere sempre in gran conto il tesoro che amministrate.

Tutti noi sappiamo che Papa Giovanni Paolo II ha annunciato l’inizio di un anno dedicato all’Eucaristia, che va dal 17 ottobre di quest’anno, con il Congresso Eucaristico Mondiale in Messico, fino a ottobre del prossimo anno col sinodo dei Vescovi che avrà per tema questo santo sacramento. Prepariamoci a dare alla nostra vita un maggiore tono eucaristico.

Nella sua ultima enciclica il Successore di Pietro scriveva che la Santa Eucaristia è il dono per eccellenza che Dio ha concesso alla sua Chiesa, e specificava: «Se l’Eucaristia è centro e vertice della vita della Chiesa, parimenti lo è del ministero sacerdotale. Per questo, con animo grato a Gesù Cristo Signore nostro, ribadisco che l’Eucaristia “è la principale e centrale ragion d’essere del Sacramento del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell’istituzione dell’Eucaristia e insieme con essa”»[5]. Cari figli miei ordinandi, questo è il fondamento della vostra ordinazione: la ripetizione Sacramentale del Sacrificio del Calvario.

Il nostro Fondatore ci ripeteva spesso: Amate la Santa Messa! e ci in-coraggiava incessantemente a considerare la grande responsabilità che comporta la celebra-zione del Santo Sacrificio. Ci ricordava l’episodio di S. Giovanni d’Avila che, saputo della morte di un sacerdote che aveva appena celebrato la prima Messa della sua vita, disse: «Quanto conto deve rendere a Dio!». Fate in modo di non assuefarvi mai alla celebrazione del Sacrificio dell’Altare. Chiediamo al Signore che tutti noi cristiani sappiamo gustare a fondo e sempre il valore di una Santa Messa. Celebrate tutti i giorni con la fede profonda che state facendo venire Gesù sulla terra nell’Ostia Santa e nel Calice del suo Sangue; vi prego che questo si manifesti anche esternamente nella vostra pietà, nella vostra adorazione, in o-gni vostra genuflessione..., nella delicatezza umana e soprannaturale dell’amore che mettete, con una sobria e infiammata urbanità liturgica.

Come buoni figli della Chiesa, metteremo in pratica gli orientamenti dell’amatissimo Pa-pa Giovanni Paolo II, quando ci spronava a dare «all’Eucaristia tutto il rilievo che essa meri-ta, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza»; e insisteva: «Non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché “in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza”»[6]. Con questa stessa intenzione San Josemaría consigliava a tutti i sacerdoti: Non c’è, ordinariamente, nessuna at-tività che possa essere anteposta a quella di far conoscere, amare e venerare la Sacra Eu-caristia[7].

Molti di voi ricorderanno quel momento della vita del Fondatore dell’Opus Dei, quando ripensò alla prima volta che aveva preso il Signore tra le mani: allora aveva trepidato fisica-mente per devozione e per rispetto; nel ricordarlo aveva sentito una trepidazione identica e implorava di non abituarsi mai a stare con Lui e a toccarlo. Invochiamo allora la sua inter-cessione perché tutti noi fedeli, e specialmente noi sacerdoti, cresciamo nella venerazione di Gesù Cristo Sacramentato e facciamo passi avanti in quel senso di adorazione con cui San Josemaría consumò la sua vita intera.

Desidero esprimere le mie congratulazioni più calorose ai genitori, ai parenti e agli amici dei due nuovi sacerdoti e supplico tutti voi di continuare a pregare per loro con l’intercessione della madonna di Torreciudad.

Raccomando a tutti di pregare anche per il Santo Padre Giovanni Paolo II, per la sua per-sona, per la sua salute e per tutte le sue intenzioni. In modo particolare, ci uniamo oggi alla sua costante supplica per la pace del mondo e per la concordia fra i popoli e alla sua visita al santuario della Madonna di Loreto. Vi raccomando anche che non manchi la nostra preghie-ra quotidiana per i vescovi della Spagna e del mondo.

Quest’anno si compie il centesimo anniversario dell’intervento della Vergine Santissima nella guarigione di San Josemaría Escrivá quando, bambino di due anni, cadde gravemente malato e sua madre, con una preghiera piena di fede, ottenne da Lei la grazia della guarigio-ne. Presentiamo al Signore le nostre preghiere attraverso Santa Maria, Madre nostra, perché la Regina del Cielo, degli Angeli e degli uomini continui a guarire le malattie materiali e spi-rituali delle sue figlie e dei suoi figli, e impariamo sempre dalla sua dedizione alla volontà di Dio, che ci ha portato il Signore nell’Incarnazione.

[1] Giovanni Paolo II, Lettera a tutti i sacerdoti della Chiesa, 8-IV-1979, n. 7.

[2] San Josemaría, Lettera 8-VIII-56, n. 35.

[3] Mt 9, 37-38.

[4] San Josemaría, Lettera 8-VIII-56, n. 17.

[5] Giovanni Paolo II, Lettera enc. Ecclesia de Eucharistia, 17-IV-2003, n. 31.

[6] Ibidem, n. 61.

[7] San Josemaría, Omelia Sacerdote per l’eternità, 13-IV-1973, n. 45.

Romana, n. 39, Luglio-Dicembre 2004, p. 183-187.

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