envelope-oenvelopebookscartsearchmenu

Nella solennità liturgica di san Josemaría, basilica di Sant’Eugenio, Roma (26-VI-2015)

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Nella seconda lettura san Paolo ci ricorda che «tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio [...].E se siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo» (Rm 8, 14-17).

Tutti i giorni, ma oggi con maggiore intensità, mi rivolgo a san Josemaría chiedendogli di aiutarci ad amare sempre più il Signore, la Chiesa, l’umanità, per intercessione della Vergine Santissima.

La Chiesa è la famiglia di Dio sulla terra, nata dal sacrificio di Cristo sulla Croce. Il Padre di questa grande famiglia è nostro Padre Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3, 15). Gesù, il Figlio unigenito, mediante la sua incarnazione, è il nostro Fratello maggiore, al quale dobbiamo rassomigliare sempre di più; lo Spirito Santo è l’Amore del Padre e del Figlio, che è stato sparso nei nostri cuori. E affinché non manchi nulla in questa famiglia della Chiesa, ci è stata data Maria Santissima come Madre. Questa enumerazione non vi sembra sufficiente per rendere grazie a Dio con una determinazione nuova?

Nel giorno della sua festa liturgica, rendiamo grazie anche a san Josemaría per averci trasmesso — con la sua vita e le sue parole — un tesoro di dottrina che poggia saldamente sulla considerazione della filiazione divina, fondamento essenziale, insostituibile, della vita cristiana.

2. Seguendo le intenzioni di Papa Francesco, approfittiamo di questi mesi di preparazione al Sinodo dei vescovi sulla famiglia, che avrà luogo in ottobre, per pregare più intensamente per questa intenzione. Allo scopo di dare una maggiore forza alle nostre richieste, nell’Opus Dei stiamo percorrendo un anno mariano: mediante l’intercessione di Santa Maria, chiediamo alla Santissima Trinità che i lavori sinodali approfondiscano la comprensione della natura e dei fini della famiglia, un’istituzione basilare per il bene della Chiesa e della società.

Oggi vorrei riflettere su alcuni punti degli insegnamenti di san Josemaría su questi temi. Conosciamo la sua passione per il bene della famiglia. Egli pensava sempre con speranza e affetto «ai focolari cristiani, a tutte le famiglie sbocciate dal sacramento del matrimonio, che sono luminose testimonianze di questo grande mistero divino — sacramentum magnum! (Ef 5, 32), sacramento grande — dell’unione e dell’amore fra Cristo e la sua Chiesa. Dobbiamo adoperarci perché queste cellule cristiane della società nascano e crescano con desiderio di santità, coscienti che il sacramento iniziale — il Battesimo — affida a tutti i cristiani una missione divina, che ciascuno poi deve portare a compimento lungo il suo cammino»[1].

3. Siamo consapevoli — non è certo una novità — degli attacchi che subisce l’istituzione familiare. Molte persone continuano a rifiutare i disegni divini sull’unione matrimoniale, basati sulla creazione e confermati nella redenzione. Come spiegava san Josemaría, i motivi che determinano questi argomenti contrari appaiono spesso una sorta di «neocolonialismo demografico»[2]. Lo ha denunciato recentemente anche Papa Francesco: «Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche [...] che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono [...] dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà. Vengono da fuori, e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia»[3].

La situazione attuale ci deve coinvolgere — sempre con speranza e ottimismo soprannaturali — nel recupero e nel rilancio dell’autentico senso della famiglia, in particolare della famiglia cristiana, che è chiamata — come disse san Giovanni Paolo II — «a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società sé stessa nel suo essere e agire, in quanto intima comunità di vita e di amore»[4].

Benedetto XVI esortava le famiglie cristiane a trovare nell’Eucaristia una sorgente di forza e di ispirazione. «L’amore tra l’uomo e la donna, l’accoglienza della vita, il compito educativo si rivelano quali ambiti privilegiati in cui l’Eucaristia può mostrare la sua capacità di trasformare e portare a pienezza di significato l’esistenza»[5].

4. In questo senso, voglio ricordare altre parole di san Josemaría che possono servire da stimolo a tutti noi. Scriveva: «Siamo sinceri: la famiglia unita è la cosa normale. Ci sono screzi, differenze, ma sono cose scontate e che, in un certo senso, contribuiscono a dare sapore alle nostre giornate. Sono cose senza importanza, che il tempo fa superare; rimane, invece, solo ciò che è stabile, cioè l’amore, l’amore vero, fatto di sacrificio, non di finzione, che porta a preoccuparsi gli uni degli altri»[6].

Il regno di Dio si presenta debole in apparenza, come un granello di senape. Richiede, sicuramente, la nostra collaborazione, consapevoli che si tratta di una iniziativa e di un dono del Signore. Papa Francesco lo ricordava poche settimane fa: «La nostra debole opera, apparentemente piccola di fronte alla complessità dei problemi del mondo, se inserita in quella di Dio non ha paura delle difficoltà. La vittoria del Signore è sicura: il suo amore farà spuntare e farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra. Questo ci apre alla fiducia e alla speranza, nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo»[7]. Per questo vi invito a pregare ogni giorno per il Santo Padre, per i vescovi e per i sacerdoti.

Consiglio, soprattutto alle coppie di coniugi qui presenti, ai fidanzati che si sposeranno prossimamente e a tutti voi, di avere una grande fede nell’azione dello Spirito Santo per il bene di tutte le famiglie. Per sostenere la famiglia è opportuno fare una catechesi della Confessione e dell’Eucaristia: sono un tesoro senza uguali per vivere la carità con tutti e, naturalmente, l’unità nelle famiglie.

Rivolgiamoci alla Madonna Santissima, che intercede sempre per i suoi figli. Utilizziamo la stessa supplica che ella rivolse al suo divino Figlio durante le nozze di Cana: «Non hanno più vino» (Gv 2, 3). Madre nostra, fa’ che otteniamo da Gesù il buon vino della grazia di Dio per tutte le famiglie, perché Dio sia amato e obbedito — nella vita quotidiana — nel compimento del suo disegno salvifico, per il bene dell’umanità intera. Così sia.

Sia lodato Gesù Cristo!

[1] SAN JOSEMARÍA, Colloqui, n. 91.

[2] Ibid., n. 94.

[3] PAPA FRANCESCO, Incontro con le famiglie nelle Filippine, 16-I-2015.

[4] SAN GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Familiaris consortio, 22-XI-1981, n. 50.

[5] BENEDETTO XVI, Esort. ap. Sacramentum caritatis, 22-II-2007, n. 79.

[6] SAN JOSEMARÍA, Colloqui, n. 101.

[7] PAPA FRANCESCO, Angelus, 14-VI-2015.

Romana, n. 60, Gennaio-Giugno 2015, p. 76-78.

Invia ad un amico