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“L’Opus Dei, 80 anni di una semina per la pace”, articolo pubblicato su “Diario Clarín” nell’80° anniversario della fondazione dell’Opus Dei. Argentina 2-X-2008

Si compiono ottant’anni da quel 2 ottobre 1928, festa dei Santi Angeli Custodi, in cui San Josemaría fondò — per ispirazione divina, come ha affermato Giovanni Paolo II nella Bolla Ut Sit — l’Opus Dei. Il Papa Benedetto XVI, quando era ancora il Cardinale Joseph Ratzinger, in una omelia pronunciata in occasione della beatificazione del Fondatore dell’Opera, affermò che «il Beato Josemaría Escrivá considerò questa chiamata non solo come diretta a sé stesso, ma soprattutto come “un incarico da trasmettere agli altri: incoraggiare alla santità e associare a Cristo una comunità di fratelli e di sorelle”». Cosciente di questo incarico — proseguiva —, «viaggiò instancabilmente in diversi continenti, parlando alle persone per incoraggiarle a essere sante, a vivere l’avventura di essere cristiani qualunque sia il posto occupato da ciascuno nella vita. Così diventò il grande uomo d’azione che viveva della volontà di Dio e spingeva altri verso di essa».

Parlando dei cristiani dei primi secoli, San Josemaría affermava che i loro focolari «furono come centri di irradiazione del messaggio evangelico. Focolari come tanti altri di quei tempi, ma animati da uno spirito nuovo che contagiava chi li avvicinava e li frequentava. Così furono i primi cristiani, e così dobbiamo essere noi, cristiani di oggi: seminatori di pace e di gioia, della pace e della gioia che Gesù ci ha guadagnato» (È Gesù che passa, n. 30). Così, fin dai primi momenti, descrisse il modo di agire dei fedeli della Prelatura, in seno alla Chiesa: «una semina di pace e di gioia» nel vasto campo delle attività umane in mezzo al mondo.

Benedetto XVI ha affermato che, per il credente, la parola “pace” è uno dei nomi più belli di Dio, un Padre che desidera l’intesa fra tutti i figli. Dire “la pace sia con te”, “la pace sia con voi”, equivale ad augurare che Dio sia con tutti e con ciascuno degli uomini e delle donne.

Con l’attività di evangelizzazione, la Chiesa contribuisce a seminare la pace a piene mani. Non solo, ma stimola i cristiani a comportarsi nello stesso modo, perché — come scrive San Josemaría — «il Signore vuole i suoi figli, in tutti i cammini onesti della terra, a spargere il seme della comprensione, del perdono, della convivenza, della carità, della pace» (Forgia, n. 373).

Anche far conoscere Cristo è una semina di gioia. Il gaudio dei figli di Dio non dipende dal fatto che le circostanze esterne siano favorevoli, né ha un’origine semplicemente psicologica. Come ogni altra persona, l’uomo e la donna di fede provano la stanchezza e la malattia, la difficoltà e l’inquietudine, il dubbio e la contraddizione. Però, in tutte queste situazioni, sanno di essere figli molto amati di Dio, sono coscienti che possono appoggiarsi a Lui e, col suo aiuto, riacquistare la gioia nel caso in cui dovessero perderla.

L’umano e il divino s’intrecciano nel compiersi della evangelizzazione cristiana: la preoccupazione per gli altri, la carità, il rispetto della libertà altrui. Lo proponeva San Josemaría durante un incontro in Argentina con un grande numero di persone nel 1974, un anno di tragici scontri in quella amata Nazione sudamericana. Con energia raccomandava: «Seminate la pace e la gioia da ogni parte; non dite a nessuno parole sgradevoli, sappiate andare a braccetto di quelli che non la pensano come voi. Non trattatevi mai male, siate fratelli di tutte le creature, seminatori di pace e di gioia».

Ogni anniversario è un’occasione per guardare al futuro. Ora che si compiono ottant’anni della fondazione dell’Opus Dei, chiedo a Dio che questa piccola parte della Chiesa che è la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei adempia sempre in seno alla società civile la missione che Egli stesso le ha affidato nel 1928: compiere nelle anime una semina generosa della pace e della gioia del Vangelo, che impregni anche le strutture della società, rendendole più umane.

Romana, n. 47, Luglio-Dicembre 2008, p. 296-298.

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