Congresso internazionale “Culture e Razionalità”
Tre anni fa la Congregazione per la Dottrina della Fede, con una lettera firmata dal prefetto, l’allora Cardinale Ratzinger, propose ad alcuni centri accademici di diversi Paesi la possibilità di collaborare nello studio e nella valutazione di un tema «importante ed urgente» per la Chiesa e l’umanità: «La presenza dei contenuti essenziali della legge morale naturale nella società contemporanea».
Nella lettera si faceva riferimento alla «difficoltà di trovare nel mondo di oggi un comune denominatore di principi morali, condivisi da tutti, i quali, in quanto basati sulla costituzione stessa dell’uomo e della società, possano servire come criteri di base per legiferare intorno ai problemi fondamentali che riguardano i diritti e i doveri di ogni uomo».
La risposta dell’Università di Navarra in questi tre anni si è tradotta nell’organizzazione di cinque congressi interdisciplinari ai quali hanno preso parte centinaia di professori, sia di Navarra che di altri atenei universitari spagnoli e di altre nazionalità. Come conclusione, nel novembre del 2007 ha avuto luogo il congresso internazionale “Culture e Razionalità”.
Le linee di dialogo e di convergenza nella società pluralista
L’incontro ha riunito una cinquantina di specialisti di diversi Paesi e confessioni religiose. Nella conferenza inaugurale il rettore dell’Università, Ángel J. Gómez Montoro, ha descritto alcuni fatti che i difensori del relativismo etico di solito invocano per sostenere le loro idee: «conflitti permanenti fra Paesi e culture, ingiuste invocazioni al nome di Dio per giustificare la violenza, attacchi alla dignità della persona, abusi di potere contro la libertà religiosa…». Visti tali disordini, ha invitato i partecipanti al congresso a cercare fra tutti, in un dialogo aperto e sincero, quei «fondamenti di un’etica universale» dei quali Benedetto XVI aveva par-lato in un recente discorso alla Commissione Teologica Internazionale[1].
Un dialogo razionale fra persone di diverse culture
Dove trovare i principi fondamentali? Il dibattito, molto ricco nei toni e nei punti di vista, alla fine si è imperniato su tre grandi idee. In primo luogo, il primato della ragione nei confronti della forza, perché, come ha affermato il rettore Gómez Montoro nella sua conferenza, «i muri peggiori sono quelli che si costruiscono non con i mattoni, ma con i pregiudizi». Poi, una scommessa decisa verso il dialogo, che permetta una riconciliazione con i diversi. Infine, la responsabilità dei rappresentanti religiosi, dei governanti e degli intellettuali chiamati ad essere i protagonisti di questo dialogo razionale fra culture e religioni.
Il congresso ha dimostrato che un tale proposito può essere attuato. Il primo giorno è stato dedicato all’analisi della cultura di oggi e al fenomeno della globalizzazione. Fra gli altri, sono intervenuti Alejandro Llano, ordinario di Filosofia all’Università di Navarra; Margaret Archer, sociologa dell’Università di Warwick; Jean-Luc Chabot, professore di Scienze Politiche della Università di Grenoble 2; Marcello Pera, ex presidente del Senato italiano e ordi-nario di Filosofia della Scienza all’Università di Pisa.
Nella seconda giornata si è discusso sulle possibilità e sui limiti del multiculturalismo e sull’importanza dei criteri di ragione nell’affrontare i cambiamenti culturali e le loro corri-spondenti implicazioni nelle valutazioni etiche, giuridiche e politiche. Fra i relatori erano presenti Pierpaolo Donati dell’Università di Bologna, Niyazi Öktem dell’Università di Istanbul, Miguel García-Baró dell’Università Pontificia di Comillas ed Enrico Berti dell’Università di Padova. Berti, uno dei massimi esperti mondiali del pensiero di Aristotele, ha parlato dei vantaggi e dei limiti del consenso in rapporto alla verità.
L’ultimo giorno ha visto riuniti teologi di differenti confessioni, come Hilarion Alfeyev, Vescovo ortodosso di Vienna e dell’Austria e rappresentante della Chiesa ortodossa russa da-vanti alle istituzioni europee di Bruxelles; Gunther Wenz, pastore luterano e decano della Facoltà di Teologia evangelica della Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera; i rabbini Ángel Kreiman-Brill e Baruj Garzón; il Vescovo di Cuenca, Mons. José María Yanguas; l’Arcivescovo di Ratisbona, Mons. Gerhard Ludwig Müller.
[1] Cfr. BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti nella sessione plenaria della Commissione Teologica In-ternazionale, Roma, 5-X-2007.
Romana, n. 45, Luglio-Dicembre 2007, p. 316-317.