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Omelia nella Veglia pasquale, chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, Roma (31-III-2018)

1. «Lumen Christi!»: questa proclamazione che, per tre volte, la Chiesa fa risuonare nei nostri orecchi all’inizio della Veglia Pasquale, annuncia la verità che ci riempie di gioia. La luce di Cristo si fa strada fra le tenebre del peccato e della morte! Gesù è risuscitato! È il messaggio di gaudio che, in questa notte santa, vogliamo ricevere ancora una volta.

Abbiamo cercato di vivere intensamente il Triduo Pasquale, contemplando la piena donazione di Gesù per noi: dall’istituzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena fino alla morte sulla Croce. Il Vangelo di questa notte ci rivela, tuttavia, che l’oscurità del Calvario non è l’ultima parola. Le sante donne, che seppero stare col Signore nel momento della Passione, ci introducono alla luce della Risurrezione. Gesù premia l’affetto che le spinse a voler imbalsamare il suo corpo e le fa diventare le prime portatrici della gioia della Pasqua.

2. Come le sante donne, anche a noi la notizia della Risurrezione di Gesù dà nuove luci per la nostra vita. San Paolo ricorda ai Romani, nel passo della lettera che abbiamo letto, che noi cristiani ci uniamo alla morte del Signore «perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6, 4). La Pasqua ci annuncia che non siamo bloccati dai nostri peccati passati, dal peso dei nostri errori precedenti, dai limiti che notiamo nella nostra vita. Per questo l’Apostolo dice nuovamente: «Consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Rm 6, 11).

Questa notte vogliamo rispondere all’invito del Signore di camminare in una vita nuova. Ma qual è la novità alla quale ci chiama? Si potrebbe insinuare in noi la tentazione di pensare che tutto ciò che abbiamo vissuto in questi giorni sia stato solo passeggero, che tra poco ritorneremo alla nostra routine: lo stesso lavoro, le stesse persone, gli stessi problemi. Non sarebbe ingenuo pensare che per il semplice fatto di celebrare un certo numero di riti, di aver pregato un po’ di più, cambierà la situazione attorno a noi?

In che cosa consiste questa sensazione di novità? Nella luce della fede — vivificata dalla carità, sostenuta dalla speranza — che si proietta nella nostra esistenza. Ce lo fa notare san Josemaría: “Questa certezza, che scaturisce dalla fede, fa sì che vediamo tutto ciò che ci circonda sotto una luce nuova e che, pur restando ogni cosa uguale, ci rendiamo conto che tutto è diverso, perché tutto è espressione dell’amore di Dio” (È Gesù che passa, n. 144). Sì, sappiamo per fede che Gesù è al nostro fianco nella vita quotidiana, facendoci scoprire le sue autentiche dimensioni. E allora facciamo lo stesso lavoro, ma con amore di Dio e spirito di servizio; vinciamo la routine nei rapporti con gli altri e, con la creatività dell’affetto, troviamo nuovi dettagli per rendere loro gradevole la vita; apprezziamo la formazione cristiana che riceviamo e approfondiamola con luci nuove.

3. Dopo aver annunciato alle sante donne la notizia della Risurrezione di Gesù, l’angelo aggiunge: «Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto» (Mc 16, 7). I discepoli sono chiamati a ritornare in Galilea, nel luogo dove tutto è cominciato, nella terra che ogni giorno hanno percorso con il Maestro negli anni della sua predicazione.

La stessa chiamata viene rivolta anche a noi: ritornare nella nostra Galilea, alla nostra vita quotidiana, ma portando a essa la luce e la gioia della Pasqua. Papa Francesco lo ha ricordato alcuni anni fa: «Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle» (Omelia nella Veglia Pasquale, 19-IV-2014).

Accogliamo, dunque, questo invito del Signore. Viviamo con gioia la Pasqua di Gesù, riceviamo la luce che Egli ci vuole dare e condividiamola negli ambienti che frequentiamo. Come le sante donne, annunciamo con gaudio la realtà che Cristo vive. Ricorriamo perciò all’intercessione della Madonna, il cui volto contempliamo questa notte raggiante di gioia per la Risurrezione di suo Figlio.

Romana, n. 66, Gennaio-Giugno 2018, p. 91-92.

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