Viaggi pastorali
La sera del 2 ottobre 1993, 65º anniversario della fondazione dell’Opus Dei, il Prelato è arrivato a Vienna proveniente da Roma. L’indomani, dopo essersi raccolto in preghiera davanti all’immagine di Maria Pötsch venerata nella Cattedrale di Santo Stefano —alla cui intercessione il Beato Josemaría Escrivá aveva affidato nel lontano 1955 lo sviluppo apostolico dell’Opus Dei nei Paesi dell’Est europeo—, Mons. del Portillo ha reso visita a un membro della Prelatura convalescente da un intervento chirurgico. Nel pomeriggio ha avuto una riunione familiare con fedeli, Cooperatori e amici della Prelatura. All’incontro, svoltosi nell’Austria Center di Vienna, hanno partecipato circa milleduecento persone provenienti da tutti i länder della Repubblica e da Paesi quali Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca, in cui la Prelatura dell’Opus Dei ha iniziato di recente in modo stabile i propri apostolati.
In un clima di grande cordialità, il Prelato ha risposto alle domande che gli venivano proposte dai presenti sui temi più svariati: il matrimonio e la famiglia, la conversione alla fede cattolica, il sacramento della Penitenza, l’amore alla Madonna, la formazione della popolazione contadina... Ad una domanda sul rispetto della libertà e sull’obbligo di ogni cristiano di essere apostolo, Mons del Portillo ha risposto: «Certamente tutto si deve edificare sulla libertà. Senza libertà nulla di ciò che facciamo ha valore: non possiamo nemmeno piacere a Dio. La libertà è indispensabile; dobbiamo promuoverla, amarla, consapevoli che si tratta di un grandissimo dono del Signore.
»Ma questa libertà e questo amore alla libertà è pienamente compatibile con il desiderio di aiutare gli altri ad essere migliori. Pensate per esempio a un padre o a una madre di famiglia che si preoccupa di dare dei buoni consigli ai propri figli. Forse non rispetta la loro libertà? Non solo: la promuove, perché mostra ai figli gli ostacoli che possono impedire il loro cammino e, in questo modo, offre loro la possibilità di evitare inciampi e cadute. La stessa cosa succede nell’apostolato. Quando parliamo alla gente di Dio, della sua bontà, del nostro desiderio di servirlo, del nostro impegno di fedeltà alla Chiesa... non minacciamo la libertà altrui. Semplicemente parliamo delle nostre più intime convinzioni, di cui desideriamo rendere partecipi gli altri, sempre nel rispetto della libertà personale».
La sera di domenica 3 ottobre ed il giorno successivo il Prelato ha avuto incontri di lavoro con i componenti dei Consigli Regionali dell’Austria e diverse riunioni con altri membri della Prelatura. Il 5 ottobre è partito alla volta di Zurigo.
Nei mesi di ottobre e novembre, Mons. Alvaro del Portillo ha soggiornato per alcuni giorni nella Confederazione Elvetica.
Proveniente da Vienna, è arrivato a Zurigo il 5 ottobre. L’indomani si è intrattenuto familiarmente con un centinaio di persone, membri della Prelatura, incoraggiandoli a compiere un apostolato sempre più incisivo e capillare nel proprio ambiente di lavoro. Giovedì 7 ottobre si è riunito con amici, Cooperatori e membri dell’Opus Dei. Tra le seicento persone che riempivano una delle sale del Palazzo dei Congressi di Zurigo, c’era un folto gruppo di non cattolici, che collaborano in diversa misura alle attività apostoliche dei membri della Prelatura. Per oltre un’ora il Prelato ha risposto alle domande dei presenti. Tra gli argomenti trattati, da segnalare quello della santificazione del lavoro, cardine della spiritualità specifica dell’Opus Dei.
«Il ruolo dell’Opus Dei nel seno della Chiesa —ha detto il Prelato in risposta a una delle domande che gli sono state poste— è quello di insegnare agli uomini che, lavorando ognuno al proprio posto, possono fare della professione e di tutte le circostanze della vita ordinaria uno strumento di santità personale e di apostolato. Lavorando bene per amore di Dio, offrendo al Signore il frutto della propria intelligenza o delle proprie mani, il cristiano può diventare un faro acceso in mezzo all’oscurità e illuminare gli altri uomini con la luce di Cristo. Questo è il compito dell’Opus Dei».
Venerdì 8 ottobre il Prelato è rientrato a Roma.
Alla fine di ottobre e nei primi giorni di novembre Mons. del Portillo è transitato ancora per Zurigo nel corso del viaggio pastorale che lo ha portato in Polonia e in Germania. Nelle poche ore trascorse in Svizzera, ha avuto riunioni di lavoro con i componenti dei Consigli della Delegazione.
Il Prelato dell’Opus Dei è arrivato a Varsavia nelle prime ore del pomeriggio del 27 ottobre.
Oltre a riunirsi con i fedeli della Prelatura provenienti da diverse città, il giorno 28 ha visitato Dworek, un Centro per convegni e attività spirituali situato nei pressi di Varsavia e inaugurato pochi mesi fa, che sta già dando un prezioso contributo allo sviluppo apostolico dell’Opus Dei in quest’area geografica.
Il 29 ottobre è stata la volta di Filtrowa, una Residenza universitaria con capacità per una ventina di studenti che è stata aperta recentemente a Varsavia. Il Prelato si è intrattenuto in colloquio con i residenti e con parecchi altri studenti che frequentano la Residenza per studiare e ricevere formazione dottrinale e spirituale.
All’indomani ha avuto luogo un incontro con fedeli della Prelatura, amici e Cooperatori. Cinquecento persone riempivano una grande sala di una nota galleria artistica della capitale, messa a disposizione dal proprietario.
Dopo aver ricordato la prima volta che era venuto in questo Paese, nel 1979, e l’incontro avuto con l’allora Primate della Polonia, Cardinale Wyszynski, il Prelato dell’Opus Dei ha fatto considerare ai presenti uno dei rischi attuali che minacciano la nazione polacca: la possibilità che, dopo essersi liberati dall’ateismo marxista, i polacchi inciampino nelle reti dell’ateismo pratico diffuso nella società del benessere dell’Occidente. E ha aggiunto:
«Il Santo Padre mi ha parlato in diverse occasioni su questo punto, che, peraltro, ritorna spesso nei suoi discorsi. Mi diceva che quest’ondata di consumismo che invade oggi gran parte del mondo è tanto nociva per la Chiesa quanto quella del materialismo ateo. Anzi, è più efficace ancora, perché di fronte all’ateismo teorico, che si proponeva di sradicare direttamente la fede, molta gente reagiva con vigore. Ma non succede così di fronte all’edonismo, la cui azione è più insidiosa, perché attira sottilmente le persone verso uno stile di vita egoista, imperniato sulla ricerca del piacere, della comodità...; offre beni che attraggono fino a far dimenticare Dio. Questo è un grande dolore per chi, come me, ha tanto a cuore questa Nazione. Chiedo a Dio di insegnarvi a difendervi dal materialismo pratico, così come vi ha aiutato a difendervi da quello teorico».
Altri argomenti del colloquio, su richiesta dei partecipanti, sono stati la necessità di permeare la società con lo spirito del Vangelo, i problemi che la situazione economica e sociale pone a chi vorrebbe avere una famiglia numerosa, la difesa della vita umana...
Anche in Polonia il Prelato ha avuto riunioni di lavoro con i membri dei Consigli della Delegazione. Il 30 ottobre è partito alla volta della Germania.
Il 30 ottobre, il Prelato è arrivato a Colonia. L’indomani Mons. Alvaro del Portillo ha ricevuto circa millecinquecento persone nell’Aula Magna di una nota istituzione cittadina.
Anche questa riunione si è svolta in un clima strettamente familiare. Mons. del Portillo ha risposto alle domande dei partecipanti, che spaziavano dalle difficoltà del Paese dopo la riunificazione alla devozione per i santi, dall’impegno per la nuova evangelizzazione alla necessità di rivalutare nell’opinione pubblica la famiglia numerosa e all’attuazione pratica della chiamata universale alla santità e all’apostolato.
Uno dei presenti, che lavora nella zona orientale della Germania, dopo aver espresso la propria gratitudine al Santo Padre per l’aiuto offerto ai cattolici con la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e dell’enciclica Veritatis splendor, ha posto il problema di coloro che si appellano alla propria coscienza per rigettare alcuni degli insegnamenti del Magistero.
La risposta del Prelato è stata pronta e decisa: «È vero che bisogna seguire sempre il dettame della propria coscienza, ma è anche vero che tutti hanno l’obbligo grave di formare bene la propria coscienza, utilizzando tutti i mezzi a disposizione: lo studio, la preghiera, la richiesta di consiglio a chi ha conoscenze più profonde... Coloro che si formano un’opinione su temi importanti solo attraverso la lettura del giornale o l’ascolto della televisione, non sono in grado di agire rettamente; in fondo non agiscono secondo coscienza, ma seguono il parere di altri, che non è detto abbiano una coscienza vera e retta.
»Noi cattolici abbiamo inoltre un mezzo meraviglioso e indispensabile per la formazione della coscienza: il Magistero ecclesiastico. Gesù Cristo Nostro Signore, nel suo disegno infinito di amore e misericordia, ha voluto lasciare sulla terra un suo rappresentante. Scelse per questa missione l’Apostolo Pietro e, a lui e ai suoi successori, affidò il compito di insegnare con autorità nella Chiesa. È un fatto che Pietro è stato il primo Vescovo di Roma e in quella città morì. Per questo, i Pontefici Romani sono i successori di Pietro nel magistero e nel governo della Chiesa universale.
»Questo fatto non ha niente a che vedere con questioni politiche o di nazionalità. Il Vescovo di Roma può essere svizzero, o italiano, o tedesco, o polacco; ma è sempre il rappresentante di Cristo, il dolce Cristo in terra, como diceva Santa Caterina da Siena. E quando il Papa insegna una dottrina nell’ambito che gli compete, noi cattolici, figli suoi, dobbiamo serrare le fila attorno a lui. Dobbiamo accettare docilmente il suo Magistero, senza dissensi di nessun genere. C’è un antico detto che rimane sempre valido: Roma locuta, causa finita; cioè, quando parla il Papa in materie attinenti la fede o i costumi, noi tutti, se siamo veramente cattolici, dobbiamo chinare il capo e dire: io accetto tutto quanto dice il Papa, perché lui è il rappresentante di Cristo, colui che gode dell’assistenza dello Spirito Santo. In questo modo, non solo non perdiamo la fede, ma la consolidiamo; e, con la fede, crescono in noi anche la speranza e la carità».
Il Prelato ha avuto anche incontri più ristretti con fedeli della Prelatura, nelle sedi del Centro Culturale Maarhof e della Residenza universitaria Müngersdorf; infine si è riunito con i componenti dei Consigli Regionali.
È rientrato a Roma il 2 novembre.
Il Prelato dell’Opus Dei si è recato in viaggio pastorale anche in Spagna. Nel mese di settembre, come già riferito sopra, ha amministrato l’Ordine del Presbiterato a ventuno diaconi della Prelatura. In occasione di questo viaggio, Mons. del Portillo è stato anche a Madrid, dove nei giorni dal 6 al 9 settembre, prima di ripartire alla volta di Roma, ha avuto diversi incontri con studenti universitari, con sacerdoti diocesani soci della Società Sacerdotale della Santa Croce, e con i membri dei Consigli Regionali della Prelatura per la Spagna.
Mons. Alvaro del Portillo è ritornato in Spagna nel mese di novembre. Giovedì 18, dopo un breve scalo a Barcellona, è giunto a Jerez de la Frontera. A Pozoalbero, Centro per convegni e ritiri spirituali, ha ricevuto numerosi fedeli della Prelatura, Cooperatori e amici venuti da tutta l’Andalusia e dall’Estremadura. Ad una di queste riunioni, celebrata nella mattina di sabato 20 novembre, hanno partecipato più di quindicimila persone; si è ricordata l’ultima volta che il Fondatore dell’Opus Dei aveva soggiornato nella stessa casa, ventun anni fa. Il Prelato ha avuto anche riunioni con i membri dei Consigli delle Delegazioni di Siviglia e Granada.
Nel pomeriggio di lunedì 22 novembre Mons. del Portillo si è recato nella capitale spagnola, dove è rimasto fino al giorno 25. A Madrid lo attendeva un programma simile a quello già svolto in Andalusia, sotto forma di incontri familiari con membri dell’Opus Dei, Cooperatori e amici. La riunione più numerosa, con più di ventimila partecipanti, si è tenuta all’aperto, nei campi sportivi della Scuola Retamar, opera apostolica della Prelatura.
Nei diversi incontri, tanto a Pozoalbero come a Retamar, il Prelato dell’Opus Dei ha incoraggiato i presenti a rendere testimonianza di fede cristiana in tutte le situazioni della vita familiare, del lavoro professionale e dell’impegno sociale. Con parole del Beato Josemaría Escrivá e narrando anche alcuni ricordi personali, Mons. Alvaro del Portillo ha sottolineato la necessità di essere molto fedeli al Magistero della Chiesa, ha chiesto preghiere per la persona e le intenzioni del Sommo Pontefice, ha spronato i presenti a un intenso apostolato della Confessione e ha ricordato loro che la gioia dev’essere un segno distintivo dei cristiani, che sanno di essere figli di Dio.
Romana, n. 17, Luglio-Dicembre 1993, p. 241-245.