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Omelia nella celebrazione eucaristica tenuta nella Chiesa di Sant'Apollinare, di Roma, il 23 ottobre 1989, in occasione dell'inizio dell'anno accademico nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.

Sia lodato Gesù Cristo!

Abbiamo ascoltato di nuovo le parole con cui il Signore annuncia agli Apostoli, primi pastori della Chiesa nascente, l'invio dello Spirito Santo su di loro. Fino a quel momento gli Apostoli, obbedendo all'indicazione del Maestro: "restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto"[1], non avevano agito; solo dopo l'invio dello Spirito Santo cominciano la loro attività pastorale. E' come se Dio avesse voluto sottolineare, con i fatti, che senza lo Spirito Santo non sarebbe stato possibile né vivere né trasmettere le verità che Cristo ci ha rivelato. Solo lo Spirito di Verità può far conoscere al mondo Gesù, che è la Verità: "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di Verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio"[2].

Come lo Spirito Santo aveva un tempo fecondato il grembo purissimo di Maria permettendo che da Lei, sempre Vergine, nascesse Colui che è la Verità incarnata, così, dal giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo feconda la mente e il cuore dei seguaci di Gesù, perché diano testimonianza della Verità.

Inauguriamo oggi, con la Messa solenne dello Spirito Santo, il sesto anno di vita del Centro Accademico Romano della Santa Croce e le parole di Gesù sono per tutti, professori, studenti e personale non docente, un forte richiamo al senso di responsabilità.

Tutti siamo chiamati da Dio al non facile compito di ricevere, approfondire e diffondere la Verità. E' un'opera grande alla quale ognuno partecipa nel modo e nel ruolo che gli è proprio: con la ricerca, con lo studio e l'insegnamento, con mansioni pratiche le più varie; tutti con l'obiettivo primario di santificarsi svolgendo bene, e per amore di Dio, la porzione di lavoro che è stato loro affidato.

Ma, per servire la Verità, è sufficiente il lavoro intellettuale o manuale? E' sufficiente puntare sul progresso scientifico e tecnico? Basta lasciarsi guidare dalla sola sapienza umana?

Sappiamo bene che non è così, e l'esperienza ce lo conferma. In tutte le epoche, ma soprattutto nell'attuale, la scienza e la tecnica, sganciate da qualsiasi riferimento morale, invece di produrre un reale progresso, hanno determinato, come ha denunciato il Concilio Vaticano II[3], delle situazioni contraddittorie che hanno gettato sull'uomo contemporaneo una grande inquietudine, in quanto alle molte luci, che lo riempiono di speranza, si contrappongono terribili ombre, che lo tormentano angosciosamente.

Le parole di Gesù: "mi renderete testimonianza perché siete stati con me fin dal principio"[4], ci ricordano che per testimoniare la Verità, accanto a un serio lavoro intellettuale, occorre stare con Lui e in Lui. Solo un cammino fatto con Gesù, per Gesù e in Gesù può garantire un progresso vero verso la Verità tutta intera.

Gli Apostoli sono stati con Gesù fin dall'inizio. Sono testimoni diretti e oculari dell'avvento di Cristo perché "hanno udito", "hanno veduto con i loro occhi", "hanno contemplato" e addirittura con le loro mani "hanno toccato" il Verbo di Vita[5]. Essi sono stati poi inviati da Gesù in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura[6], testimoniandolo con la loro vita e con la loro morte. Dopo gli Apostoli ogni cristiano è chiamato ad essere testimone di ciò che ha conosciuto di Cristo, Via, Verità e Vita. Per poter realizzare questo compito, il Signore ci ha rassicurati: "Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo"[7]. Non ci troviamo quindi in inferiorità, perché sappiamo bene che —con parole del Fondatore dell'Opus Dei— "Cristo non è una figura del passato. Non è un ricordo che si perde nella storia. Egli vive! Iesus Christus heri et hodie, ipse et in saecula (...), Gesù Cristo ieri, oggi e sempre!"[8].

Perciò anche noi, come gli Apostoli, possiamo frequentare Cristo, contemplare Cristo; anzi, come ripete più volte San Paolo, vivere in Cristo, fino a poter dire: "Non sono più io che vivo, ma è Christo che vive in me"[9].

Carissimi professori, studenti e personale non docente del Centro Accademico Romano della Santa Croce, davanti ad un mondo che a causa dell'enorme potere tecnologico raggiunto superbamente cerca spiegazioni a tutto col solo ricorso alle scienze positive e rifiuta l'esistenza di verità trascendenti, e che, pertanto, sempre di più perde il senso di Dio, siamo chiamati più che mai a vivere di fede; il mio augurio è che nelle vostre Facoltà non solo si insegni e si studi con l'obiettivo di nutrire l'intelligenza con insegnamenti sempre fedeli al Magistero della Chiesa, ma che soprattutto ci sia una crescita nella fede viva, e cioè nella "fede operante per la carità"[10]. Solo così ciascun professore e ciascuno studente potrà essere per il mondo attuale, così bisognoso di luce, quasi lucerna lucens in caliginoso loco[11].

Il mondo attuale ha bisogno di maestri convinti, sicuri nel comportamento e nell'insegnamento, maestri che siano fortes in fide,[12], forti nella fede perché la loro luce e la loro fortezza proviene dal Signore. Da troppo tempo molti fedeli sono disorientati perché talvolta lì dove sarebbe stato logico trovare certezze, molte anime hanno trovato il dubbio e l'errore, e la cultura attuale cerca di mettere in discussione anche le verità più elementari, tanto nel dogma quanto nella morale.

E' l'ora di essere più forti nella fede, con quella stessa fortezza che faceva dire a San Paolo: "Se anche un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!"[13].

Non è una novità se ricordo che noi cristiani andremo sempre controcorrente. La felicità di Cristo è diversa da quella del mondo; questa cerca il benessere e la comodità a tutti i costi; cerca di eliminare il dolore e la sofferenza anche se ciò significa la morte di creature indifese, come succede nell'aborto e nell'eutanasia. La felicità che Cristo ha promesso ha le radici a forma di Croce, come piaceva dire al Servo di Dio Mons. Josemaría Escrivá. Cristo non ha eliminato il dolore e la sofferenza, ma con la Sua Passione e Morte li ha benedetti, li ha amati, li ha santificati, li ha glorificati[14]. La compassione di se stessi o il voler accontentare una persona, non può risolversi in un tradimento a Cristo! Ricordate la risposta netta di Gesù a Pietro, quando questi cerca di distoglierlo dal cammino verso la Croce: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!"[15]. E ascoltate con quanta fortezza parla Sant'Agostino: "Ma che razza di pastori sono quelli che per non dare un dispiacere agli uditori, non solo non li preparano alle tentazioni future, ma anzi promettono felicità che Dio non promise neppure al mondo stesso?"[16].

Molti sono coloro che per comodità vorrebbero conciliare le verità cristiane con il modo di vivere mondano. "Veniva nel mondo la luce vera, ma il mondo non lo riconobbe"[17]. Tra il bene e il male, tra luce e tenebre, non c'è conciliazione. Non è la dottrina di Gesù che si deve cambiare per adattarla ai tempi, ma sono i tempi che si devono aprire alla luce del Salvatore.

Carissimi, il periodo degli studi è periodo di chiarezze intellettuali, ma è anche periodo per crescere nella vita di fede. Sarebbe un ben triste risultato se la formazione intellettuale andasse a discapito della vita di pietà e dello zelo apostolico. Il vostro lavoro esige anche uno sforzo per crescere nella vita spirituale.

Non faccio altro che far eco al Romano Pontefice —attorno al quale ci riuniremo il venerdì prossimo a San Pietro— se vi dico che una teologia che non aiutasse ad andare a fondo nella fede pratica, che non conducesse al sine intermissione orate[18], può essere un discorso di parole su Dio, ma non sarà mai un vero discorso attorno al Dio vivo che è Amore.

L'uomo di fede deve essere uomo di preghiera. E l'uomo che si propone di approfondire la fede deve essere un uomo che cerca di pregare, notte e giorno, con perseveranza, con l'umiltà di chi conosce i propri limiti, e si apre alla grandezza della rivelazione divina: "Ti benedico, o Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli"[19].

E' vero che, come vi dicevo poc'anzi, molti uomini hanno perso il senso di Dio e spesso rigettano qualsiasi legame con Lui, ma è altrettanto vero che l'uomo di ogni epoca, che esiste perché creato da Dio per amore, è costantemente alla Sua ricerca. Famose sono le parole di Sant'Agostino: "Ci hai fatto per te, o Signore, e il nostro cuore è senza pace finché non riposa in te"[20]. Sono molti infatti coloro che ponendosi gli interrogativi che vengono suscitati dalla verità nascosta nella creazione, nell'uomo stesso e nella sua avventura terrena, "cercano Dio —come dice San Paolo— (...) andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi"[21]. Compito vostro è anche quello di aiutare gli uomini in questa ricerca di Dio con la diffusione di un insegnamento fedele alla Sua Parola, che ci viene tramandata nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, autenticamente interpretate dal Magistero della Chiesa. Oltre che dare risposta a questi interrogativi, dovete aprire spiragli nella mente e nel cuore degli uomini, affinché la luce del Vangelo penetri in tutti gli ambiti della conoscenza e dell'operare umano.

Grande è il compito che ci aspetta perché molti, che non combattono la buona battaglia, con parole di San Paolo a Timoteo, "hanno fatto naufragio nella fede"[22]. La Prelatura dell'Opus Dei, attraverso questa istituzione universitaria posta nel cuore di Roma, intende offrire —come molte altre benemerite istituzioni— la propria collaborazione alle Chiese locali, a tutta la Chiesa, nell'ampio lavoro di rievangelizzazione di uomini e di culture. Per questo compito, rivolgiamo il nostro sguardo alla Madonna, la cui fede non è mai venuta meno, neanche quando dal punto di vista umano tutto sembrava senza speranza. Davanti al compito arduo della rievangelizzazione, risuona l'indicazione fatta da Maria ai servitori di Cana: "Fate quello che vi dirà"[23]. Anch'io, in questo inizio dell'Anno Accademico, vi invito, con la Madonna, ad essere sempre fedeli a Cristo a al suo Vicario su questa terra, e chiedo alla Madre di Nostro Signore e Madre della Chiesa di intercedere perché tutti noi, come frutto di uno studio profondo e di una intensa vita di pietà, siamo fortes in fide! per essere in grado di rispondere alle attuali attese della Chiesa e del mondo.

Sia lodato Gesù Cristo!

[1] Lc 24, 49

[2] Gv 15, 27.

[3] Cfr. Cost. past. Gaudium et Spes, nn. 5-10.

[4] Gv 15, 27.

[5] Cfr. 1 Gv 1, 1-3.

[6] Cfr. Mc 16, 15.

[7] Mt 28, 20.

[8] J. Escrivá, Cammino, n. 584.

[9] Gal 2, 20.

[10] Gal 5, 6.

[11] 2 Pt 1, 19.

[12] 1 Pt 5, 9.

[13] Gal 1, 8.

[14] Cfr. J. Escrivá, Cammino, n. 208.

[15] Mt 16, 23.

[16] Sant'Agostino, Sermo 46, 10-11.

[17] Gv 1, 10.

[18] 1 Ts 5, 17.

[19] Mt 11, 25,

[20] Sant'Agostino, Confessiones, I, 1, 1.

[21] At 17, 27.

[22] 1 Tm 1, 19.

[23] Gv 2, 4.

Romana, n. 9, Luglio-Dicembre 1989, p. 244-247.

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