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Omelia nella Santa Messa celebrata nella Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, il 2 maggio 1989, nell'anniversario della dedicazione liturgica.

Ancora una volta celebriamo l'anniversario della dedicazione della Chiesa prelatizia dell'Opus Dei, fatta costruire con tanto amore dal nostro Fondatore che ne seguì passo a passo la realizzazione. E' uno tra le tante migliaia di templi in cui si dà culto a Dio. Ma per noi ha anche un significato speciale: è simbolo dei cuori di tutti i figli di Dio nell'Opus Dei, ben uniti dal cemento di una medesima vocazione, come le pietre di questa chiesa.

Oggi, nel commemorare il terzo anniversario della solenne dedicazione, i nostri cuori si innalzano al Cielo colmi di gratitudine. Ringraziamo per l'amore, per lo zelo, per i doni soprannaturali che Dio concesse a nostro Padre; ringraziamo per la fedeltà del nostro Fondatore e per la sua eroica corrispondenza a tali doni divini, la quale lo portò a farli fruttificare nella propria vita e a svolgere una generosa semina di pace e di gioia in milioni di anime.

Nella prima lettura, abbiamo sentito che San Giovanni vide la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo[1]. In questa città celeste, figura e meta della Chiesa che è ancora pellegrinante sulla terra, Dio stesso, abitando in mezzo agli uomini, asciuga le lacrime dai loro occhi, li colma di felicità e rinnova tutte le cose: ecce nova facio omnia[2].

L'edificio materiale in cui ci troviamo è il simbolo della Chiesa, costituita dalle pietre vive che siamo tutti noi cristiani. In un altro passo dell'Apocalisse, descrivendo la Gerusalemme celeste si afferma che le sua fondamenta sono adorne di dodici pietre preziose: smeraldo, zaffiro, topazio, ametista..[3].. Rappresentano i dodici Apostoli di Gesù Cristo, sulla cui fede si edifica tutta la Chiesa, poiché tutti noi cristiani, come insegna San Paolo, siamo edificati super fundamentum apostolorum et prophetarum[4], sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti.

Anche noi, essendo pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo[5], dovremmo essere come pietre preziose. Invece, tutti siamo pieni di scorie, di impurezze, di macchie che ci imbruttiscono e ci debilitano. Figli miei, dobbiamo fare tutto il possibile, con l'aiuto del Signore, per offrire allo Spirito Santo una dimora quale Egli si merita! Nescitis quia templum Dei estis et Spiritus Dei habitat in vobis?[6], non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Sì, figli miei: siamo templi del Paraclito. E questi templi devono essere sempre ben puliti, si devono mantenere santi, per offrire una dimora degna a Dio.

Nella chiesa c'è un altare anch'esso costruito con pietre vive. Chi sono queste pietre vive? Con le parole di un antico scrittore ecclesiastico, contenute nell'odierna Liturgia delle Ore, vi dirò che sono quanti si dedicano alla preghiera, quanti giorno e notte offrono e immolano a Dio le vittime delle loro suppliche; sono queste le pietre con le quali Gesù edifica l'altare[7].

Noi, per la nostra specifica vocazione, dobbiamo essere altare di Dio. Altare Dei est cor nostrum[8], altare di Dio è il nostro cuore, perché nel più intimo del nostro essere cerchiamo di presentare costantemente a Dio l'offerta di noi stessi, con la grazia e il fuoco dello Spirito Santo. E che sacrificio offriremo? Innanzitutto quello della nostra vita intera: "il lavoro, il riposo, la gioia e le contrarietà della giornata, l'olocausto dei vostri corpi spossati per lo sforzo di un servizio costante. Tutto ciò è sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale (Rm 12, 1)"[9]. Altre volte, offriremo la nostra contrizione, il nostro dolore, il nostro dispiacere per non aver corrisposto a Dio come Egli si aspettava da noi: sacrificium Deo spiritus contribulatus; cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies[10], il Signore non disprezzerà un cuore compunto e umiliato. E così saremo pietre vive per l'edificazione dell'altare sul quale Cristo ci associa al suo sacrificio redentore.

Vi dicevo dianzi che il nostro Fondatore seguì col massimo interesse la costruzione di questa chiesa di Santa Maria della Pace. Tuttavia aveva una cura ancor maggiore dei suoi figli, perché desiderava che fossimo templi vivi del Dio vivo. Per questo ci esortava sempre a sostenere una lotta interiore vibrante, senza pause, giacché la nostra natura caduta tende a scivolare verso il basso, ed è necessario lottare affinché queste pietre vive si mantengano pulite e ben unite al Signore.

Ben uniti al Signore, perché abbiamo letto anche che nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo[11]. Se l'edificio non poggia saldamente sopra le fondamenta crolla. Dobbiamo essere uniti a Cristo Gesù, e così la grazia dello Spirito Santo, che è Spirito del Padre e del Figlio, abiterà in noi e farà sì che diventiamo la pietra preziosa che Dio vuole che siamo. Ma per questo dobbiamo frequentare Cristo, conversare con Lui, innamorarci di Lui, formulare buoni propositi e, con la sua grazia, cercare di metterli in pratica.

Siamo tempio dello Spirito Santo. "Non disturbare l'opera del Paraclito"[12], scrisse nostro Padre in Cammino. Dobbiamo liberarci di tutto quanto possa costituire un ostacolo all'opera della santificazione, a quest'azione incessante dello Spirito Santo nelle nostre anime, che va modificandole, trasformandole, arricchendole, senza che quasi ce ne accorgiamo. La preghiera e la mortificazione sono assolutamente necessarie per svuotarci di noi stessi e consentire alla Terza Persona della Santissima Trinità che ci lavori come meglio desideri.

Nel Vangelo abbiamo letto la confessione di fede di San Pietro. Mosso dallo Spirito Santo, sulla strada di Cesarea dice al Signore: Tu es Christus, Filius Dei vivi[13], Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Pietro fu la roccia sopra la quale il Signore costruì la sua Chiesa[14]: per la sua fede viva, perché era unito a Cristo e l'amava, nonostante le sue debolezze. Nella notte della Passione egli negò tre volte Gesù, ma si pentì e il Signore lo perdonò: perché noi ne traiamo coraggio e ci colmiamo di fiducia, di speranza. Dio perdona le nostre mancanze d'amore, se ritorniamo a Lui pentiti come Pietro, e ci riempie di fortezza affinché siamo anche noi pietre solide della sua Chiesa.

Dobbiamo però avere la stessa fede di Pietro e riconoscere in Cristo il Figlio del Dio vivente. "C'è bisogno di uomini di fede", diceva nostro Padre. Uomini di fede che, in questi momenti di esitazioni e di dubbi, servano da fondamento per tante realtà nobili e grandi quali il Signore desidera suscitare nella Chiesa. Una fede che si manifesti in opere: perché come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta[15]. Una fede che si esprima in una lotta interiore concreta, giorno dopo giorno, per saper offrire al Signore le piccole e grandi contrarietà di ogni giornata. Una fede che ci spinga all'apostolato, che ci sproni a cercare anime per avvicinarle a Dio. Una fede che ci porti ad irradiare la luce di Cristo nel nostro ambiente e a illuminare, con l'esempio e con la parola, le coscienze dei nostri amici e dei nostri compagni. Sappiamo bene, figli miei, che tutto questo è soprattutto effetto della grazia divina, che il Signore ci concede abbondantemente poiché desidera servirsi di noi come di strumenti, se non frapponiamo ostacoli.

Si avvicinano le meravigliose feste dell'Ascensione e di Pentecoste, occasioni splendide per pregare con più insistenza il Signore.

L'Ascensione. Gesù sale in Cielo perché la sua Umanità Santissima possa occupare il posto che gli spetta alla destra di Dio Padre. Facendo nostre le considerazioni del nostro Fondatore mentre contemplava il secondo mistero glorioso del Rosario, ci riempiamo di gioia insieme con gli Apostoli, che si rallegrano al vedere il loro Signore ascendere al Cielo[16]. Allo stesso tempo, "ci sentiamo orfani"[17], quando non vediamo più Gesù perché una nuvola lo nasconde[18]. Sappiamo bene però che Cristo non lascia questo nostro mondo, non ci abbandona: lo abbiamo nella Sacra Eucaristia, realmente presente sotto le specie del pane e del vino. Gli Apostoli, tuttavia, dovettero provare grande dispiacere al non potere più guardarlo negli occhi o ascoltarne le parole... Allora, siccome il Signore prima di morire aveva dato loro sua Madre come Madre[19], corsero subito dalla Madonna, come buoni figli, ad esprimerle la loro gioia per il trionfo di Cristo, e nel contempo per riceverne conforto.

Così dobbiamo comportarci anche noi: rifugiarci con gli Apostoli nel Cenacolo accanto a Maria, la Madre di Gesù[20]. Mettiamoci molto vicini alla Madonna, in questo mese di maggio e per tutta la nostra vita! Specialmente nelle settimane che ci separano da Pentecoste, imploriamo l'invio del Paraclito. Preparatevi molto bene nei dieci giorni che precedono la Solennità; coltivate una grande intimità con lo Spirito Santo; ditegli: siamo templi tuoi, prendi possesso di ciò che è tuo e non andartene mai da questo tempio; abita nei nostri cuori e rinnova con la tua grazia la faccia della terra[21].

Con la grazia di Dio, con l'aiuto della Madonna, e con lo sforzo personale per corrispondere alla grazia rimarremo fedeli; è questa l'unica cosa che ci importa in questo mondo: essere fedeli a un Dio così buono, a un Dio che si è incarnato ed è morto per noi, a un Dio che ci vivifica, a un Dio che ci riserva una magnifica dimora nel Cielo. Per giungere là un giorno è necessario che gli offriamo ora —con amore!— la povera dimora delle nostre anime.

Pregate molto per le intenzioni di nostro Padre, poiché le anime sante continuano anche nel Cielo a coltivare intenzioni. Il nostro Fondatore desidera il bene della Chiesa universale, la santità delle sue figlie e dei suoi figli... Chiedete specialmente per la Sposa di Cristo, oggi che commemoriamo la dedicazione di questa chiesa prelatizia. La Prelatura è una parte della Chiesa di Dio: un organo vivo all'interno del Corpo Mistico di Cristo, in piena unione con il Capo —il Romano Pontefice e tutti i Vescovi in comunione con la Santa Sede— e con le altre membra. Pregate perché la Chiesa, di cui facciamo parte, riesca a superare presto questo tempo di prova, questo periodo di crisi che sta attraversando; perché sappiamo riparare dinanzi al Cuore di Gesù per le nostre mancanze di dedizione e di amore, e per le mancanze di lealtà che si notano in tanti cristiani.

Con la grazia di Dio —perché anche noi siamo capaci di qualunque slealtà—, saremo fedeli giorno dopo giorno, nelle cose grandi e nelle piccole —in ogni cosa!—, alla Santa Chiesa nostra Madre. Ben uniti a Cristo, nostro fondamento, alla persona e alla dottrina del suo Vicario sulla terra. Che Dio vi benedica.

[1] Messa nell'anniversario della dedicazione di una chiesa, L. I (Ap 21, 2).

[2] Ibid., 5.

[3] Cfr. Ap 21, 19-20.

[4] Ef 2, 20.

[5] 1 Pt 2, 5.

[6] Messa nell'anniversario della dedicazione di una chiesa, L. II (1 Cor 3, 16).

[7] Comune della dedicazione di una chiesa, Ad Off. lect., L. II (Origene, Homilia 9 in Iesu Nave).

[8] S. Gregorio Magno, Moralia 15, 17.

[9] Josemaría Escrivá, Lettera, 6-V-1945, n. 27.

[10] Sal 51, 19.

[11] Messa nell'anniversario della dedicazione di una chiesa, L. II (1 Cor 3, 11).

[12] Josemaría Escrivá, Cammino, Ares, Milano 1985, 19ª ed. it., n. 58.

[13] Messa nell'anniversario della dedicazione di una chiesa, Ev. (Mt 16, 16).

[14] Cfr. Mt 16, 18; Gv 21, 15-17.

[15] Gc 2, 26.

[16] Cfr. Lc 24, 52.

[17] Josemaría Escrivá, Il Santo Rosario, Ares, Milano 1988, 5ª ed. it., II mistero glorioso.

[18] Cfr. At 1, 9.

[19] Cfr. Gv 19, 26-27.

[20] At 1, 14.

[21] Cfr. Inno Veni, Creator Spiritus.

Romana, n. 8, Gennaio-Giugno 1989, p. 102-105.

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