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Notizia bibliografica

Le Ediciones Universitarias de Navarra (EUNSA) hanno recentemente pubblicato nella Colección Canónica un importante volume sull'iter giuridico dell'Opus Dei(1). Si tratta di un'opera interdisciplinare, teologica e giuridica, realizzata con una metodologia storica; attinge a numerose fonti, in gran parte inedite, riportando in Appendice settantatré documenti di notevole valore, tra i quali gli Statuti della Prelatura dell'Opus Dei.

L'interesse della monografia non sta soltanto nell'abbondanza della documentazione; infatti gli autori hanno anche compiuto una ricostruzione storico-giuridica rigorosa, che permette al lettore di scoprire la profonda unità che informa tutto il processo istituzionale dell'Opus Dei. La ricostruzione storico-giuridica rivela tutto il suo valore proprio grazie alla cura posta dagli autori nell'analizzare, nella prima parte dello studio, l'elemento teologico-spirituale, cioè il carisma fondazionale che illumina l'intero cammino giuridico dell'Opus Dei. Il sottotitolo della monografia, cioè Storia e difesa di un carisma, esprime perfettamente tale significato unitario dell'iter giuridico.

La seconda parte del libro (capitoli 3 e 4) è dedicata allo studio delle approvazioni diocesane dell'Opus Dei: l'approvazione come Pia Unione, nel 1941; nel 1943, l'erezione della Società Sacerdotale della Santa Croce come società di vita comune senza voti, previo il nihil obstat pontificio.

La terza parte tratta delle approvazioni pontificie come Istituto Secolare, avvenute nel 1947 e nel 1950. Anche qui, come nei capitoli precedenti, gli autori indicano chiaramente le ragioni che spinsero Mons. Escrivá a chiedere tali approvazioni e mostrano il carattere provvisorio della soluzione giuridica adottata, spiegando come la figura di Istituto Secolare fosse soltanto la "meno inadeguata" tra quelle allora esistenti, in rapporto al carisma dell'Opus Dei.

La quarta parte è dedicata alla descrizione della ricerca, da parte del Fondatore, di una soluzione giuridica pienamente conforme al fenomeno spirituale e pastorale dell'Opus Dei (capitolo 8). Con particolare attenzione è seguita la storia dell'importante Congresso Generale speciale che, sotto la guida diretta di Mons. Escrivá, preparò la soluzione tanto anelata (capitolo 9). Negli ultimi due capitoli gli autori ricostruiscono la fase conclusiva dell'iter: la richiesta, avanzata nel 1979 da Mons. Alvaro del Portillo, di trasformare l'Opus Dei in Prelatura personale, lo studio accurato cui essa fu sottoposta dagli organismi competenti della Sede Apostolica e la decisione pontificia affermativa, che dette luogo al processo di erezione culminato il 19 marzo 1983. Il lungo capitolo finale analizza la figura giuridica della Prelatura personale e studia gli Statuti della Prelatura dell'Opus Dei.

La successione dei momenti storici appena citati evidenzia l'importanza attribuita dal Fondatore alla ricerca di una figura giuridica che rispettasse la natura di una realtà ecclesiale voluta dal Signore e da Lui dotata di lineamenti ben specifici. Egli vedeva le caratteristiche istituzionali in intima connessione con quelle spirituali. Ecco perché si impegnò a trovare una "veste giuridica" —Mons. Escrivá utilizzò spesso quest'espressione— pienamente adeguata al carisma, alla luce che aveva ricevuto da Dio il 2 ottobre 1928.

Le diverse figure giuridiche successivamente adottate appaiono come passaggi necessari, poiché non si poteva fare a meno della stabilità che proviene soltanto dalla piena approvazione dell'autorità della Chiesa, ma provvisorie: infatti, prima che il Concilio Vaticano II prevedesse la possibilità di erigere Prelature di carattere personale, non esistevano nella legislazione vigente forme giuridiche adeguate a rispecchiare un fenomeno ecclesiale nuovo come l'Opus Dei. Pertanto, le soluzioni via via scelte davano luogo ad un'inevitabile tensione tra carisma e diritto. Mons. Josemaría Escrivá aveva ricevuto da Dio la luce per fondare l'Opus Dei; era il depositario del carisma fondazionale ed era anche, non senza una particolare provvidenza di Dio, un profondo conoscitore del diritto. Egli era dunque pienamente consapevole dei vantaggi e degli inconvenienti di ogni nuovo passo giuridico, di come tale situazione fosse necessaria per consolidare lo sviluppo apostolico dell'Opus Dei e, insieme, richiedesse di essere superata. Nel suo impegno di fedeltà alla Volontà di Dio, si adoperò affinché le successive approvazioni giuridiche —benché non pienamente soddisfacenti— non imponessero forzature ai lineamenti essenziali dello spirito dell'Opus Dei; a questo scopo, fece alcune concessioni in punti non sostanziali, manifestando al contempo l'intenzione esplicita di recuperare più avanti, appena possibile, ciò che aveva lasciato fra parentesi.

A proposito di questo "concedere senza cedere, con l'animo di recuperare" (altra espressione usata in più di un'occasione da Mons. Escrivá), egli scrisse nel 1952, riferendosi all'allora recente approvazione del 1950: "Figli miei, in quel momento, non era possibile ottenere di più. Per attingere acqua da un getto impetuoso e fresco, bisogna avere l'umiltà, la sapienza e la temperanza di prenderne a poco a poco, avvicinando alla sorgente soltanto il bordo del bicchiere; altrimenti, l'acqua va perduta per la veemenza stessa del suo sgorgare e per l'ansia di berne" (cit. p. 98). In questo modo, grazie alla prudenza di accontentarsi in ogni fase di ciò che era stato possibile ottenere, senza pretendere ciò che né i tempi né la legislazione canonica consentivano ancora, l'Opus Dei avanzò per lunghi anni, sapientemente guidato prima dal Fondatore e, a partire dal 1975, da Mons. Alvaro del Portillo, fino a raggiungere la configurazione definitiva di Prelatura personale.

All'interno di quest'ultima forma giuridica l'adeguazione tra carisma e diritto è piena. Il carisma fondazionale richiedeva una figura di diritto comune, non un privilegio, che rispettasse pienamente l'indole secolare dei membri dell'Opus Dei e ne agevolasse la missione di vivere e di diffondere la chiamata alla santità nel e per mezzo del lavoro professionale. Esigeva inoltre una configurazione giuridica che conferisse un'unità di regime (non solo di spirito, di fine o di formazione) ai diversi membri dell'Opus Dei: sacerdoti e laici, uomini e donne, celibi e sposati; tutti, i sacerdoti incardinati e i laici che si incorporano all'Opus Dei, membri a pieno diritto della Prelatura. Queste esigenze hanno trovato compimento nella figura della Prelatura personale, un tipo di Prelatura pensata dal legislatore per svolgere peculiari attività pastorali. Essa era stata prevista nei documenti conciliari (Decr. Presbyterorum Ordinis e Decr. Ad Gentes), sviluppata da Paolo VI con il Motu proprio Ecclesiae Sanctae, e infine inserita nel Codice di Diritto Canonico promulgato il 25 gennaio 1983, quando il processo di erezione dell'Opus Dei in Prelatura personale si avviava alla conclusione.

La Costituzione Apostolica Ut sit, mediante la quale il Papa Giovanni Paolo II formalizzò in modo solenne l'erezione dell'Opus Dei in Prelatura personale, afferma che tale adeguamento spiega perché la Santa Sede, al termine di un accurato studio storico, giuridico e pastorale, fosse in grado di accogliere la richiesta dell'Opus Dei in ordine alla propra erezione in Prelatura personale, escludendo qualsiasi dubbio rispetto al fondamento, alla possibilità e al modo concreto di farlo. Dallo stesso studio —si legge nella Costituzione Apostolica— -apparve evidente l'opportunità e l'utilità dell'auspicata trasformazione dell'Opus Dei in Prelatura personale-.

Come affermano gli autori nella Presentazione, questo studio non esclude che ricerche successive possano apportare nuovi dati e sottolineare aspetti complementari. Ciononostante, la linea che emerge dall'insieme del lavoro, e che abbiamo qui cercato di sintetizzare, appare chiara e definitiva anche in vista di ulteriori studi.

Riteniamo doveroso sottolineare ai lettori l'inestimabile valore spirituale, storico e giuridico dei numerosi testi inediti del Fondatore, citati nel libro e tratti dai suoi Apuntes íntimos, dalle Cartas e dalle Instrucciones, nonché di quelli tratti dalle opere già pubblicate. Questi testi illuminano il contenuto del carisma fondazionale e offrono la chiave ermeneutica indispensabile alla comprensione della coerenza di tutto l'iter giuridico dell'Opus Dei e del perché di ogni sua fase.

M. C.

Romana, n. 8, Gennaio-Giugno 1989, p. 141-143.

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