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Ordinazioni diaconali nella basilica di Sant’Eugenio, Roma (9-XI-2019)

Mons. Philippe Jourdan, amministratore apostolico dell’Estonia e vescovo titolare di Pertusa, ha conferito il diaconato a 29 fedeli dell’Opus Dei di 13 Paesi nella basilica romana di Sant’Eugenio.

I nomi dei nuovi diaconi sono:

Santiago Altieri Massa Daus (Uruguay); Alejandro Armesto García-Jalón (Spagna); José Luis Benito Roldán (Spagna); Guillermo Jesús Bueno Delgado (Spagna); Juan Luis Orestes Castilla Florián (Guatemala); José Luis Chinguel Beltrán (Perù); José de la Madrid Ochoa (Messico); Andrew Rowns Ekemu (Uganda); Pablo Erdozáin Castiella (Spagna); Felipe José Izquierdo Ibáñez (Cile); Kouamé Achille Koffi (Costa d’Avorio); Santiago Teodoro López López (Spagna); Martín Ezequiel Luque Marengo (Argentina); Andrej Matis (Slovacchia); Carlos Medarde Artime (Spagna); José Javier Mérida Calderón (Guatemala); Claudio Josemaría Minakata Urzúa (Messico); Andrés Fernando Montero Marín (Costarica); Ignacio Moyano Gómez (Spagna); Miguel Agustín Mullen (Argentina); Miguel Ocaña González (Spagna); Ricardo Regidor Sánchez (Spagna); Antonio Rodríguez Tovar (Spagna); Manel Serra Palos (Spagna); Juan Esteban Ureta Cardoen (Cile); Giovanni Vassallo (Italia); Roberto Vera Aguilar (Messico); Juan Ignacio Vergara (Olanda); José Vidal Vázquez (Spagna).

Ed ecco l’omelia completa di Mons. Philippe Jourdan:

«Prima di tutto, il mio più profondo ringraziamento al Padre, a Mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei, per avermi invitato a venire a ordinare diaconi 29 suoi figli. A parte la gioia che provano – che proviamo – tutti i membri dell’Opera in un giorno come questo, potete immaginare quello che significa per me, come vescovo del Nord Europa, ordinare in un solo giorno più persone di quelle che ordiniamo in parecchi anni in tutti i “freddi popoli del Nord Europa”, come diceva san Josemaría. Voglia Dio fare in modo che anche lì arrivi il tempo della messe. E, contemporaneamente, rendiamo grazie per questi nuovi lavoratori nella vigna del Signore.

«“Voi siete miei amici, se fate quello che vi comando”. Il Vangelo di oggi ci mostra il Signore che chiede con urgenza l’aiuto dei suoi discepoli. Questa estate ho avuto la gioia di passare un certo tempo a Saxum (Terra Santa), una casa che tanto desiderarono vedere Mons. Álvaro del Portillo e Mons. Javier Echevarría. Ho potuto vedere com’è arida e difficoltosa la strada da Gerico a Gerusalemme, strada che il Signore ha percorso tante volte con i suoi discepoli. Non era un percorso facile, e questo forse ci aiuta a capire la realtà delle parole del Signore: “Voi siete miei amici, se fate quello che vi comando”. Non sono un bel principio teorico, né una pietosa morale, ma una chiamata esigente, una realtà vissuta, in un cammino difficile.

«Permettetemi di ricordare ora le parole di Papa Francesco durante la Santa Messa in piazza della Libertà a Tallin (Estonia): “Guardate come l’aquila aiuta i suoi aquilotti a imparare a volare: vola con loro e sotto di loro, per proteggerli da ogni caduta. Così dovete vivere voi, stando con tutti, specialmente con i non credenti, che nel vostro Paese sono la maggioranza”.

«Servire, servire: questa è la chiave, cari fratelli miei. Per un sacerdote, o per un diacono, servire è come respirare. Un sacerdote al quale non piacesse servire sarebbe come un medico che ha paura del sangue. Un medico che avesse paura del sangue potrebbe tentare di dedicarsi, per esempio, allo studio della storia della medicina, ma di lui potremmo dire, in generale, che la strada più idonea non sembra essere quella del medico.

«Cari fratelli, servire è come il sangue del nostro sacerdozio. Uno può aver paura del sangue, ma il sangue è la condizione per essere utili. Con quale gioia san Josemaría ci assegnava come motto: “Per servire, servire”. Questo può essere inteso in molti modi. Secondo me, significa semplicemente che mai sei tanto utile come quando stai servendo così come ti chiedono, senza perseguire programmi o mete personali.

«In tutta la sua vita san Josemaría – con la sua parola e con i suoi atti – ha ripetuto continuamente ai suoi figli che dobbiamo servire la Chiesa come la Chiesa vuole essere servita. Come sono importanti queste parole! Oggi non è che manchi gente disposta a servire la Chiesa o a servire l’umanità; vogliono servire, ma come vogliono loro, non come vuole la Chiesa. Quello che ha veramente valore è servire come la Chiesa vuole essere servita e, all’interno della Chiesa, noi sacerdoti dell’Opera dobbiamo servire come il nostro prelato vuole che serviamo.

«Permettetemi ora un ricordo personale: quando sono arrivato in Estonia la prima volta, mi ero preparato a rispondere a tutte le domande che mi avrebbero potuto fare, quelle profonde e quelle meno profonde. Non mi ero preparato, però, all’unica domanda che mi fecero: “Vuole giocare una partita di calcio?”. La verità era che non volevo. Ero stanco e non ero mai stato un fanatico del calcio, però mi son detto che non potevo rispondere “no” alla prima e unica domanda che mi avevano fatto. Sarebbe stato triste. Ho pensato: “Questi estoni sono dei fanatici del calcio!”. Dissi di sì, che avrei giocato. Poi mi sono reso conto che gli estoni non sono affatto dei fanatici del calcio. Forse io ero il primo francese che conoscevano e non sapevano come attaccare discorso con me. Era l’epoca di Zidane, di Platini, e pensarono: “Sicuramente a un francese quello che piace di più è una partita a calcio, anche se è tardi, se piove, se fa freddo...”. Così in realtà nessuno voleva giocare a calcio, ma tutti siamo andati a giocare per servire gli altri come pensavamo che volessero essere serviti. E la partita è stata un vero piacere. È vero, ho rotto la gamba a una signora che stava giocando in porta, ma è stato un atto involontario.

«Per concludere, ricorderò alcune parole di san Josemaría, così appropriate al nostro tempo, e in modo particolare al Paese da dove provengo, e che ho l’onore di condividere come motto con il prelato dell’Opus Dei: “Offri l’orazione, l’espiazione e l’azione per questa finalità: Ut sint unum!”. Perché tutti i cristiani abbiamo la stessa volontà, lo stesso cuore, lo stesso Spirito: perché Omnescum Petro ad Iesum per Mariam!, che tutti, ben uniti al Papa, vadano a Gesù attraverso Maria

Romana, n. 69, Luglio-Dicembre 2019, p. 272-274.

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