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Nella Messa solenne in occasione della memoria liturgica del beato Álvaro del Portillo, basilica di Sant’Eugenio, Roma (12-V-2015)

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Celebriamo per la prima volta la memoria liturgica del beato Álvaro del Portillo. La Santa Messa comincia con queste parole: Ecco il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia[1]. Ci riempiamo di gioia nel constatare che il Signore trasforma noi, deboli creature, in figli suoi amatissimi, fino a renderci partecipi della sua vita divina. Lo ricordiamo nella celebrazione odierna e anche quando la Chiesa dichiara la santità di uno dei suoi figli. I Padri della Chiesa affermavano che la santificazione delle persone è il portento più grande operato dallo Spirito Santo, dopo il miracolo della conversione eucaristica che si compie ogni giorno sui nostri altari.

Alcuni anni fa l’allora cardinale Joseph Ratzinger commentò le parole del cieco di Gerico — Domine, ut videam! — spesso meditate da san Josemaría. «Solo quando s’impara a vedere Dio — diceva il futuro Benedetto XVI — si vede bene. E si comincia a vedere Dio quando si vede la volontà di Dio e si vuole ciò che Egli vuole. Il desiderio di vedere la volontà di Dio e mettere la propria volontà in quella di Dio fu e rimase la vera attività della vita di Escrivá»[2]. È stato anche il cammino seguito dal beato Álvaro. Rendiamo grazie a Dio perché il Signore lo ha colmato di spirito di verità e di amore[3].

2. Don Álvaro ha raggiunto la beatitudine celeste perché fin da giovane, e soprattutto da quando ha incontrato san Josemaría, ha preso sul serio la chiamata alla santità rivolta dal Signore a tutti. La sua è stata una «fedeltà indiscutibile, soprattutto a Dio, nel compimento immediato e generoso della sua volontà; fedeltà alla Chiesa e al Papa, fedeltà al sacerdozio, fedeltà alla vocazione cristiana in ogni momento e in ogni circostanza della vita»[4].

Le letture della Messa ci parlano del Buon Pastore. Nel libro del profeta Ezechiele il Signore promette che Egli stesso sarà il pastore delle sue pecore: «Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine»[5]. Così si è comportato il beato Álvaro, come pastore esemplare nella Chiesa. Sono testimone del suo ardente amore per tutte le anime; non solo di quelle che gli erano state affidate come prelato dell’Opus Dei, ma anche delle altre, senza eccezione. Ha fatto proprie le parole di san Paolo della seconda lettura: «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi»[6].

Nella lettera in occasione della beatificazione di don Álvaro, Papa Francesco ha scritto: «Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili; piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera»[7].

3. Il Vangelo di oggi ci presenta la figura del Buon Pastore che offre la sua vita per le pecore; l’unico che può affermare: «Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me»[8]. Gesù ha voluto scegliere alcuni uomini che, nella Chiesa, lo rappresentino e facciano le sue veci. Tra questi il beato Álvaro, prima come figlio fedelissimo di san Josemaría e poi come suo successore nell’Opus Dei, che per quasi venti anni ha guidato i fedeli della Prelatura — laici e sacerdoti — lungo i sentieri aperti dal fondatore. Ci ha ricordato tante cose; fra le altre, a vivere pienamente uniti alla volontà divina, come aveva imparato da san Josemaría. Questa era la radice della sua costante serenità, che sapeva contagiare alle persone che lo incontravano. Mi piace ricordare il volto di don Álvaro che infondeva pace, gioia, amicizia, disponibilità a servire: molte persone, dopo quegli incontri, si sono sentite spinte a pensare profondamente a come doveva essere lo sguardo di Cristo che attraeva a sé le moltitudini.

Posso assicurare anche che, nel caso di contrarietà, a volte gravi, era per noi e per tutti un fermo e simpatico appoggio. «Perché i santi appaiono pieni di pace, anche in mezzo al dolore, al disonore, alla povertà, alle persecuzioni? — si chiedeva in una delle sue lettere pastorali —. La risposta appare assai chiara — proseguiva —: perché fanno in modo di identificarsi con la volontà del Padre del Cielo, imitando Cristo; perché, dovendo decidere tra ciò che è piacevole e ciò che è spiacevole, tra ciò che richiede poco sforzo e ciò che forse richiede un sacrificio maggiore, decidono di mettersi alla presenza di Dio e di affermare con una chiara disposizione: “Tu lo vuoi, Signore?... Anch’io lo voglio” (Cammino, n. 762). Lì sta la radice dell’efficacia e la sorgente della gioia!»[9].

Passati alcuni anni, mi sembra che sia facile scorgere in queste parole una specie di autoritratto di don Álvaro. Aveva contemplato molto da vicino questa realtà nell’esistenza di san Josemaría, e la sua fedeltà fu tale che, senza neppure rendersene conto, ci ha mostrato la propria identità di uomo di Dio, anche molto umana.

Oggi, seguendo l’esempio del beato Álvaro, facciamo il proposito «di dedicarci umilmente alla missione salvifica della Chiesa»[10], come abbiamo chiesto all’inizio della Santa Messa, facendo l’apostolato dei sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Affidiamo le nostre suppliche alla Madonna in questo mese a lei dedicato e preghiamo con il Papa e per il Papa.

Sia lodato Gesù Cristo!

[1] Antifona d’ingresso (Lc 12, 42).

[2] JOSEPH RATZINGER, Omelia nella Messa di ringraziamento per la beatificazione di Josemaría Escrivá, 19-V-1992.

[3] Orazione colletta.

[4] CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI, Decreto sulle virtù eroiche del servo di Dio Álvaro del Portillo, 28-VI-2012.

[5] Prima lettura (Ez 34, 12).

[6] Seconda lettura (Col 1, 24).

[7] PAPA FRANCESCO, Lettera in occasione della beatificazione di Álvaro del Portillo, 26-VI-2014.

[8] Vangelo (cfr. Gv 10, 11-16).

[9] BEATO ÁLVARO, Lettera pastorale, 1-V-1987.

[10] Orazione colletta.

Romana, n. 60, Gennaio-Giugno 2015, p. 73-75.

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