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In seguito alla decisione di Mons. Marcel Lefebvre, Vescovo emerito di Tulle, manifestata nel corso di una conferenza stampa, di consacrare quattro vescovi senza il dovuto mandato apostolico, è stata pubblicata sul Bollettino della Sala Stampa della Sa

S.E. Mons. Marcel Lefebvre, Fondatore della Fraternità San Pio X, ha reso pubblica mercoledì 15 giugno 1988 la sua decisione di procedere il 30 giugno p.v. alla ordinazione di quattro Vescovi, da lui scelti, senza il mandato pontificio necessario.

Presso atto con profondo dolore di questo gesto di natura scismatica, la Santa Sede ritiene doveroso fornire qui per opportuna conoscenza dei Vescovi e dei loro fedeli le seguenti informazioni:

1. A seguito della Visita Apostolica alla Fraternità San Pio X compiuta dal Cardinale Gagnon (novembre-dicembre 1987), il Santo Padre, nella sua lettera dell'8 aprile 1988 al Cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, esprimeva chiaramente il suo desiderio che si facesse tutto il possibile per venire incontro alle manifestazioni di disponibilità che Mons. Lefebvre sembrava dimostrare, per giungere così ad una soluzione, che permettesse alla Fraternità di ottenere una collocazione regolare nella Chiesa, in piena comunione con la Sede Apostolica. A questo scopo ebbero luogo degli incontri, dal 12 al 15 aprile 1988, fra esperti teologi e canonisti della CDF e della Fraternità. L'andamento soddisfacente di queste conversazioni permetteva di convocare il giorno 4 maggio un nuovo incontro, con la partecipazione del Cardinale Ratzinger e di Mons. Lefebvre, a conclusione del quale incontro fu redatto un Protocollo, che fu firmato dalle due parti il 5 maggio. Questo documento, stabilito di comune accordo e destinato a servire di base per l'opera di riconciliazione, doveva essere sottoposto all'esame ed alla decisione finale del Sommo Pontefice.

2. Il Protocollo del 5 maggio 1988 comprendeva una Dichiarazione di ordine dottrinale ed il progetto di un dispositivo giuridico nonché di misure destinate a regolare la situazione canonica della Fraternità e delle persone ad essa collegate.

Nella prima parte del testo, Mons. Lefebvre dichiarava a suo nome ed a nome della Fraternità Sacerdotale San Pio X:

1) promettere fedeltà alla Chiesa cattolica e al Pontefice Romano, Capo del Corpo dei Vescovi;

2) accettare la dottrina contenuta nel n. 25 della Costituzione dogmatica Lumen gentium del Vaticano II sul magistero ecclesiastico e l'adesione che gli è dovuta;

3) impegnarsi ad un atteggiamento di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica, a proposito dei punti insegnati dal Vaticano II o delle riforme posteriori che parevano loro difficilmente conciliabili con la Tradizione;

4) riconoscere la validità della Messa e dei sacramenti celebrati con l'intenzione richiesta e secondo i riti delle edizioni tipiche, promulgate da Paolo VI e da Giovanni Paolo II;

5) promettere di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico del 1983, salva restando la disciplina speciale concessa alla Fraternità per legge particolare.

Nella seconda parte del testo, oltre la riconciliazione canonica delle persone si prevedeva essenzialmente quanto segue:

1) la Fraternità sacerdotale San Pio X sarebbe stata eretta in Società di vita apostolica di diritto pontificio con statuti appropriati a norma dei canoni 731-746, e inoltre dotata di una certa esenzione riguardante il culto pubblico, la cura delle anime e le attività apostoliche, tenuto conto dei canoni 679-683;

2) sarebbe stata concessa alla Fraternità la facoltà di utilizzare i libri liturgici in uso fino alla riforma post-conciliare;

3) per coordinare i rapporti con i vari Dicasteri della Curia Romana ed i Vescovi diocesani, come pure per risolvere eventuali problemi e contenziosi, sarebbe stata costituita dal Santo Padre una Commissione Romana comprendente due membri della Fraternità e provvista delle facoltà necessarie;

4) infine, tenuto conto della situazione peculiare della Fraternità, si suggeriva al Santo Padre di nominare un Vescovo scelto tra i suoi membri, il quale, normalmente, non avrebbe dovuto essere il Superiore Generale.

3. Tuttavia, il 6 maggio, Mons. Lefebvre scriveva al Cardinale Ratzinger, insistendo, senza tener conto della libera potestà del Papa riconosciuta nel Protocollo, perché l'ordinazione episcopale di un membro della Fraternità da esso prevista potesse aver luogo il 30 giugno, e aggiungendo che se la risposta fosse stata negativa, egli si sarebbe visto in coscienza obbligato a procedere egualmente a questa consacrazione. Il Cardinale Ratzinger gli rispondeva immediatamente invitandolo a riconsiderare questo suo proposito, contrario al Protocollo firmato la vigilia.

4. Finalmente, i due Prelati si incontrarono una seconda volta a Roma il martedì 24 maggio. In questo incontro il Cardinale Ratzinger comunicava a Mons. Lefebvre che il Santo Padre era disposto a nominare, secondo i criteri e la procedura della Chiesa, un Vescovo scelto all'interno della Fraternità e a fare in modo che la sua ordinazione potesse avere luogo il 15 agosto 1988 per la chiusura dell'Anno Mariano, ma a condizione che il Fondatore della Fraternità gli rivolgesse una vera domanda di riconciliazione sulla base del Protocollo già firmato, e si rimettesse alla Sua decisione per quanto riguardava l'ordinazione di un Vescovo. Da parte sua, Mons. Lefebvre presentava due lettere, destinate rispettivamente al Santo Padre e al Cardinale Ratzinger, nelle quali insisteva sulla data del 30 giugno, e riproponeva la sua precedente richiesta di nominare tre Vescovi per garantire la vita e le attività della Fraternità; chiedeva inoltre di concedere alla Fraternità la maggioranza dei membri nella futura Commissione Romana. Si decideva, a questo punto, di prendere da una parte e dall'altra una pausa di riflessione.

5. Seguendo le indicazioni del Santo Padre, il Cardinale Ratzinger rispondeva a Mons. Lefebvre il 30 maggio. Questa lettera faceva notare: a) che per la Commissione Romana, organismo della Santa Sede al servizio della Fraternità, e di carattere consultivo dal momento che le decisioni erano in definitiva di spettanza del Sommo Pontefice, la questione di una maggioranza non si poneva, e ci si doveva attenere ai principi fissati nel Protocollo del 5 maggio; b) che per l'ordinazione di un Vescovo, era necessario che Mons. Lefebvre rinunciasse a consacrarne uno il 30 giugno "con o senza l'accordo di Roma", e si rimettesse in piena obbedienza alla decisione del Santo Padre, la cui disponibilità gli era per altro nota.

6. In data 2 giugno Mons. Lefebvre inviava al Santo Padre la seguente lettera:

Très Saint Père,

Les colloques et entretiens avec le Cardinal Ratzinger et ses collaborateurs, bien qu'ils aient eu lieu dans une atmosphère de courtoisie et de charité, nous ont convaincus que le moment d'une collaboration franche et efficace n'était pas encore arrivé.

En effet, si tout chrétien est autorisé à demander aux autorités compétentes de l'Eglise qu'on lui garde la foi de son baptême, que dire des prêtres, des religieux et religieuses?

C'est pour garder intacte la foi de notre baptême que nous avons dû nous opposer à l'esprit de Vatican II et aux réformes qu'il a inspirées.

Le faux oecuménisme, qui est à l'origine de toutes les innovations du Concile, dans la liturgie, dans les relations nouvelles de l'Eglise et du monde, dans la conception de l'Eglise elle-même, conduit l'Eglise à sa ruine et les catholiques à l'apostasie.

Radicalement opposés à cette destruction de notr foi, et résolus à demeurer dans la doctrine et la discipline traditionnelle de l'Eglise, specialement en ce qui concerne la formation sacerdotale et la vie religieuse, nous éprouvons la nécessité absolue d'avoir des autorités ecclésiastiques qui épousent nos préoccupations et nous aident à nous prémunir contre l'esprit de Vatican II et l'esprit d'Assise.

C'est pourquoi nous demandos plusieurs évêques, choisis dans la Tradition, et la majorité des membres dans la Commission Romaine, afin de nous protéger de toute compromission.

Etant donné le refus de considérer nos requêtes, et étant évident que le but de cette réconciliation n'est pas du tout le même pour le Saint-Siège que pour nous, nous croyons préférable d'attendre des temps plus propices au retour de Rome à la Tradition.

C'est pourquoi nous nous donnerons nous-mêmes les moyens de poursuivre l'Oeuvre que la Providence nous a confiée, assurés par la lettre de Son Emminence le Cardinal Ratzinger datée du 30 mai, que la consécration épiscopale n'est pas contraire à la volonté du Saint-Siége, puisqu'elle est accordée pour le 15 août.

Nous continuerons de prier pour que la Rome moderne, infestée de modernisme, redevienne la Rome catholique et retrouve sa Tradition bimillénaire. Alors le problème de la réconciliation n'aura plus de raison d'être et l'Eglise retrouvera une nouvelle jeunesse.

Daignez agréer, Très Saint Père, l'expression de mes sentiments très respectueux et filialement dévoués en Jésus et Marie.

Marcel Lefebvre

Arch. Evêque émérite de Tulle

Fondateur de la Fraternité S. Pie X

Occorre, a proposito di questa lettera, rilevare l'assoluta infondatezza dell'argomentazione di Mons. Lefebvre, ove, riprendendo in contrasto con quanto accettato nel Protocollo del 5 maggio la sua radicale polemica contro il Vaticano II, afferma che l'ordinazione episcopale non sarebbe contraria alla volontà della Santa Sede. A quest'ultimo riguardo, è evidente —come risulta dal Protocollo— che l'ordinazione episcopale prevista non avrebbe dovuto aver luogo se non dopo l'atto formale di riconciliazione e nel quadro della soluzione canonica globale, e che la scelta del candidato così come la sua nomina erano riservate alla libera decisione del Sommo Pontefice. Tenuto conto di ciò, era stata indicata la data del 15 agosto 1988. Ora, poiché la lettera di Mons. Lefebvre interrompe espressamente il processo di riconciliazione, è chiaro che un'ordinazione episcopale fatta da lui sarebbe contraria alla volontà della Santa Sede.

7. In data 9 giugno il Santo Padre ha inviato a Mons. Lefebvre la seguente lettera:

A Son Excellence Monseigneur Marcel Lefebvre, Archevêque-Evêque émérite de Tulle.

C'est avec une vive et profonde affliction que j'ai pris connaissance de votre lettre datée du 2 juin.

Guidé uniquement par le souci de l'unité de l'Eglise dans la fidelité à la Verité révélée —devoir impérieux imposé au Successeur de l'Apôtre Pierre—, j'avais disposé l'an passé une Visite apostolique de la Fraternité Saint-Pie X et de ses oeuvres, qui a été effectuée par le Cardinal Edouard Gagnon. Des colloques ont suivi, d'abord avec des experts de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, puis entre vous-même et le Cardinal Joseph Ratzinger. Au cours de ces entretiens, des solutions avaient été élaborées, acceptées et signées par vous le 5 mai 1988: elles permettaient à la Fraternité Saint-Pie X d'exister et d'oeuvrer dans l'Eglise en pleine communion avec le Souverain Pontife, gardien de l'unité dans la Verité. Pour sa part, la Siége Apostolique ne poursuivait qu'un seul but dans ces conversations avec vous: favoriser et sauvegarder cette unité dans l'obéissance à la Révélation divine, traduite et interprétée par le Magistère de l'Eglise notamment dans les vingt et un Conciles oecuméniques, de Nicée à Vatican II.

Dans la lettre que vous m'avez adressée, vous semblez rejeter tout l'acquis des précédents colloques, puisque vous y manifestez clairement votre intention de "vous donner vous-même les moyens de poursuivre votre Oeuvre", notamment en procédant sous peu et sans mandat apostolique à une ou plusierus ordinations épiscopales, ceci en contradiction flagrante non seulement avec les prescriptions du Droit Canonique, mais aussi avec le protocole signé le 5 mai et les indications relatives à ce probléme contenues dans la lettre que le Cardinal Ratzinger vous a écrite à ma demande le 30 mai.

D'un coeur paternel, mais avec toute la gravité que requièrent les circonstances présentes, je vous exhorte, Vénérable Frère, à renoncer à votre projet qui, s'il est réalisé, ne pourra apparaître que comme un acte schismatique dont les conséquences théologiques et canoniques inévitables vous sont connues. Je vous invite ardemment au retour, dans l'humilité, à la pleine obéissance au Vicaire du Christ.

Non seulement je vous invite à cela, mais je vous le demande, par les plaies du Christ notre Rédempteur, au nom du Christ qui, la veille de sa Passion, a prié pour ses disciples, "afin que tous soient un" (Jn 17, 20).

A cette demande et à cette invitation, je joins ma prière quotidienne à Marie, Mère du Christ.

Cher Frère, ne permettez pas que l'Année dédiée d'une manière toute particulière à la Mère de Dieu apporte une nouvelle blessure à son Coeur de Mère!

Du Vatican, le 9 juin 1988

Ioannes Paulus PP II

8. In conclusione, non è superfluo sottolineare che in tutte le tappe del processo che è stato sopra descritto, il Sommo Pontefice è stato costantemente tenuto al corrente ed ha dato Egli stesso gli orientamenti fondamentali della posizione della Sede Apostolica. Inoltre, e sempre su Suo ordine, i Cardinali Capi di Dicastero ed i Presidenti delle Conferenze Episcopali interessate più da vicino al problema della riconciliazione della Fraternità San Pio X sono stati informati in maniera precisa dal Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Nel caso in cui Mons. Lefebvre procedesse effettivamente alle ordinazioni episcopali preannunciate, sigillando così la rottura con la Sede Apostolica, ne seguirebbero gravi conseguenze canoniche in ordine alle quali è stato inviato agli interessati un "monitum", come previsto dalla legislazione ecclesiastica.

Presentando questa nota informativa, la Santa Sede ha anche la preoccupazione di far giungere un pressante appello ai membri della Fraternità e ai fedeli ad essa collegati, perché ripensino la loro posizione e vogliano rimanere uniti al Vicario di Cristo, assicurandoli che tutte le misure saranno prese per garantire la loro identità nella piena comunione della Chiesa Cattolica.

Romana, n. 6, Gennaio-Giugno 1988, p. 81-85.

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