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Il 22 maggio, solennità della Pentecoste, Mons. Alvaro del Portillo ha celebrato l'Eucarestia nel Seminario Internazionale della Prelatura in Roma. Ai professori e agli alunni del Centro ha rivolto la seguente omelia.

Nel celebrare oggi la solennità di Pentecoste, dies natalis della Chiesa, ricordiamo le parole con cui Gesù annunciava agli Apostoli la sua prossima dipartita: voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire[1]. E dinanzi alla comprensibile tristezza degli Apostoli, li consolava promettendo loro l'invio dello Spirito Santo: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre[2].

Lo Spirito Santo doveva essere "frutto della Croce"[3], dell'olocausto che Cristo avrebbe offerto a Dio Padre sull'altare del Calvario. Per questo il Signore ripeteva insistentemente ai discepoli: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò[4].

Dal giorno dell'Ascensione di Gesù, gli Apostoli e i discepoli erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di lui[5]. E' San Luca a premurarsi di tramandare questo dato. "Sembra quasi volerci far capire che Maria, così come ebbe un ruolo di primo piano nell'Incarnazione del Verbo, in modo analogo fu presente alle origini della Chiesa, che è il Corpo di Cristo"[6].

La promessa di Gesù trovò compimento durante la festa di Pentecoste, che commemorava presso gli ebrei la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai. Fu questo il momento scelto da Dio per inviare sulla Madonna e sugli Apostoli lo Spirito Santo e sigillare pubblicamente la Nuova Alleanza stretta nel Sangue del suo Figlio Unigenito.

Improvvisamente, un rumore forte, come di vento impetuoso, attrasse attorno al cenacolo una folla di persone. I discepoli del Signore furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi[7]. Quel dono prefigurava l'universalità della Chiesa: benché piccola nel suo sorgere, essa era destinata a diffondersi su tutta la terra. Infatti —commenta Sant'Agostino—, che quella minuscola Chiesa parlasse le lingue di tutti gli uomini, che significava se non che questa grande Chiesa parla le lingue di tutti gli uomini che abitano dall'oriente all'occidente? Si compie adesso ciò che allora era una promessa[8]. Il miracolo delle lingue simbolizzava una realtà che con il passare del tempo sarebbe divenuta tangibile: uomini di tutte le razze avrebbero avuto cor unum et anima una[9], un sol cuore e un'anima sola; le diverse nazioni avrebbero costituito l'unico popolo di Dio, e Dio Nostro Signore sarebbe stato adorato in tutte le lingue.

Commemoriamo, dunque, la manifestazione della Chiesa al mondo. E noi, che siamo e che ci sentiamo Chiesa, rendiamo grazie a Dio. Lo ringraziamo perché ci ha resi membra del Corpo Mistico di Cristo, facendoci rinascere mediante il Battesimo. Più tardi, Egli ha preso possesso con più forza della nostra anima mediante la Confermazione; e ogni giorno torna a donarci se stesso nel sacramento dell'Eucarestia. Considerate, figli miei, che nella Comunione riceviamo il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Signore Gesù; e con il Figlio vengono a prendere dimora nella nostra anima il Padre e lo Spirito Santo. Come piaceva al nostro Fondatore assaporare la verità dell'inabitazione della Santissima Trinità nell'anima per mezzo della grazia! Quanto spesso ne fu araldo nei suoi viaggi di catechesi, predicandola a mezzo mondo!

L'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, che ha stabilito in noi la sua dimora[10]. Ci viene fatto dono dell'Amore sostanziale del Padre e del Figlio, la Terza Persona della Santissima Trinità, nell'unità semplicissima di un solo Dio. E' questo il gran regalo fatto dal Signore ai discepoli dopo la sua dipartita. Grazie al Paraclito, la nostra esistenza acquista un nuovo colore, si trasforma e si rinnova. Lo Spirito Santo, infatti, insegna un Padre della Chiesa, pur essendo uno solo, unico e indivisibile, conferisce a ciascuno la grazia che vuole (...). Pur essendo uno solo, a un semplice cenno di Dio Padre e in nome di Cristo, lo Spirito Santo causa le diverse virtù[11].

La Messa della Vigilia propone un passo del profeta Ezechiele, che descrive una pianura coperta d'una sterminata distesa di ossa aride. La voce del Signore ordina al profeta di proclamare la sua parola, ed egli annuncia: ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: saprete che io sono il Signore[12]. In risposta alla voce profetica, si leva uno strepito: le ossa si ricongiungono, ciascun elemento al suo corrispondente; quindi, sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro[13], erano corpi privi di vita. Il Signore ingiunge a Ezechiele di profetizzare una seconda volta dicendo: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano[14]. Quando il Profeta esegue quanto gli è stato ordinato, lo spirito entra nei corpi. La visione di Ezechiele è figura dell'effusione del Paraclito sulla terra, fin allora arida e morta alla vita soprannaturale, effusione avvenuta storicamente il giorno di Pentecoste. Nell'ambito soprannaturale, infatti, a nulla valgono le forze umane, nulla possono l'intelligenza più acuta e la volontà più decisa; occorrono l'ispirazione e l'aiuto del Paraclito. In una delle letture della Santa Messa San Paolo ricorda: nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo[15].

La Terza Persona della Santissima Trinità viene a noi; ed è allora che la nostra natura —carne e sangue, anima e corpo, spirito e materia— è resa capace di compiere opere divine. Allora sì che possiamo amare il Signore con il nostro cuore di carne e conoscere i misteri della sua vita intima, che Egli ha voluto rivelarci; è allora che la nostra anima acquisisce la sensibilità necessaria per avvertire le mozioni divine e seguirle. Così, il Paraclito diventa fonte di santificazione, luce della nostra intelligenza. Egli è colui che dà, da se stesso, una specie di chiarezza alla nostra ragione naturale, affinché conosca la verità. Inaccessibile per natura, Egli si rende accessibile per la sua bontà. Riempie ogni cosa con il suo potere[16].

Siamo pieni dello Spirito Santo, figli miei. Per bontà di Dio l'ospite dolce dell'anima[17] abita in noi. RingraziamoLo per questo Dono immeritato. La sua venuta ci rende capaci di vincere qualunque ostacolo si opponga al servizio del nostro Amore; capaci, in primo luogo, di superare le insidie del nostro io. Se consentiamo al Paraclito di agire in noi, si ripeterà il miracolo oggi offerto alla nostra considerazione. Potremo parlare agli uomini in tutte le lingue, adattandoci di volta in volta alla mentalità dei nostri interlocutori, perché ci possano comprendere e siano a loro volta in grado di annunciare i magnalia Dei[18], le grandi opere di Dio che celebriamo.

Ma questo non è tutto. Tra le meraviglie operate dallo Spirito Santo la Scrittura pone in speciale rilievo la radicale conversione dei discepoli. Quelli che ora parlano, senza nessun imbarazzo, dinanzi a migliaia di persone sono gli stessi che, vilmente, erano fuggiti nelle ore della Passione. In primo luogo Pietro, il quale, accecato dalla paura, aveva negato per tre volte —anche sotto giuramento— di conoscere il Signore. Oggi egli appare trasformato dallo Spirito Santo e pronuncia un discorso ardente, proclamando senza timore alcuno che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio.

E' proprio dello Spirito Santo infondere coraggio nelle anime. Egli dà loro audacia nel confessare Dio e fortezza nel lottare contro le tendenze disordinate. Di tale determinazione avremo sempre bisogno, perché tutti notiamo in noi le due leggi descritte da San Paolo[19]: la legge della carne, che trascina verso il basso; e la legge dello Spirito, che ci attira a sé. E lo Spirito vince! Noi, però, dobbiamo assecondarlo; il Signore infatti, per quanto desideri ardentemente portarci in alto per farci godere del premio del Cielo, rispetta la nostra libertà.

La lettura del Vangelo ha proposto alla nostra contemplazione una scena della Domenica di Resurrezione: mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato[20]. San Giovanni prosegue: i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"[21]. San Giovanni descrive così una prima effusione del Paraclito, avvenuta il giorno stesso della Resurrezione di Cristo. Già allora Gesù aveva conferito agli Apostoli il potere di perdonare i peccati. Però solo a Pentecoste essi ricevettero la pienezza del dono dello Spirito Santo.

Figli miei, il Signore ci si dona interamente, si dà a ciascuno di noi. Viene a noi con tutto il suo Potere, con tutta la sua Sapienza, con tutto il suo Amore. Spalanchiamo le porte dell'anima e apriamo il cuore, affinché la Santissima Trinità venga a dimorare in noi con pienezza sempre maggiore. Lo Spirito Santo, se vogliamo ascoltarlo, ci suggerirà di condurre una vita di preghiera e di mortificazione assidue, ci chiederà rettitudine d'intenzione nel compimento del nostro lavoro, ci sarà di sprone perché tutto ciò che offende il Cuore Sacratissimo di Cristo ferisca anche noi stessi, e tutto ciò che lo rallegra ci colmi di gioia. Tale è l'opera dello Spirito Santo nelle anime. La sua azione riempie di pace e di gioia, virtù caratteristiche dei figli di Dio nell'Opus Dei.

Chiedete al Paraclito che vegli sulla Chiesa; che protegga —e, se è necessario, risusciti con la sua grazia— tutti i cristiani che forse lo hanno scacciato dall'anima con il peccato. Supplicatelo soprattutto perché accompagni da vicino il Papa e i suoi collaboratori, perché la Chiesa possa superare le difficoltà che sta attraversando in tanti luoghi. Imploratelo che si degni di abbreviare il tempo della prova, che riduca questi anni di sofferenza; ogni giorno, infatti, sono più numerose le anime che si allontanano da Dio e si avverte tra gli uomini con sempre maggior chiarezza l'azione del demonio, che attizza la sensualità e la superbia.

Il rimedio a questi mali sta nella grazia dello Spirito Santo. Ma il Paraclito vuole contare sulla collaborazione degli uomini. Siamo fedeli! Rivolgiamoci allo Spirito Santo con l'esclamazione tante volte affiorata alle labbra di nostro Padre e imploriamo: ure igne Sancti Spiritus!, brucia con il tuo fuoco le scorie della mia anima! Fa' che scompaiano le impurità perché in me rimanga solamente oro purissimo per il mio Dio.

Diteglielo di tutto cuore, senza riserve, non verbo neque lingua, sed opere et veritate[22]: con la vostra strenua lotta, con la ferma determinazione di essere fedeli alla vocazione e a tutte le esigenze della chiamata divina.

Facciamo il proposito di ascoltare con attenzione le lezioni impartite dal Paraclito nell'intimo dell'anima, per percorrere poi con passo deciso i sentieri della vita interiore, in modo da avanzare verso la santità e da prepararci all'incontro con Dio, e da adoperarci nel contempo a fare del bene a quanti ci stanno vicini. Sì, figli miei, chiediamo al Signore —al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo: alla Santissima Trinità— che l'amore che ci ha comunicato cresca impetuosamente: Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium e tui amoris in eis ignem accende![23]; vieni, Dio Spirito Santo, ricolma i nostri cuori con il fuoco del tuo amore, perché siamo fedeli davvero.

Concludiamo rivolgendoci alla Santissima Vergine, Madre di Dio e Madre nostra. Ella, la Sposa del Paraclito, desidera che il suo Divino Sposo sia conosciuto. E come la Madonna ci porta alla Terza Persona della Santissima Trinità, così lo Spirito Santo ci spinge ad amare ancor più Maria Santissima.

Ricorriamo anche al patrocinio del nostro Fondatore, il quale fu un grande innamorato dello Spirito Santo: strumento docile nelle mani di Dio, egli si lasciò sempre guidare dalle mozioni del Paraclito.

Signore, per intercessione di nostro Padre, ti chiediamo di renderci buoni e fedeli. Insegnaci a essere strumento della tua Volontà. Fa' scomparire in noi tutto ciò che ci rende sgraditi ai tuoi occhi. Da parte nostra, con la tua grazia, rinnoviamo il proposito di essere buoni figli tuoi.

[1] Gv 13, 33.

[2] Gv 14, 16.

[3] Mons. Josemaría Escrivá, Forgia, n. 759, ed. Ares, Milano 1987.

[4] Gv 16, 7.

[5] At 1, 14.

[6] Mons. Josemaría Escrivá, E' Gesù che passa, n. 141, 4ª ed., Ares, Milano 1982.

[7] L. I (At 2, 4).

[8] Sant'Agostino, Sermo 267, 3.

[9] At 4, 32.

[10] Antifona d'ingresso (Rm 5, 5).

[11] San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses 16, 12.

[12] Vigilia di Pentecoste, L. I (Ez 37, 5-6).

[13] Ibid., 8.

[14] Ibid., 9.

[15] L. II (1 Cor 12, 3).

[16] San Basilio, Liber de Spiritu Sancto, 23.

[17] Sequenza Veni, Sancte Spiritus.

[18] L. I (At 2, 11).

[19] Cfr. Rm 7, 23.

[20] Vang. (Gv 20, 19-20).

[21] Ibid., 20-22.

[22] 1 Gv 3, 18.

[23] Allel.

Romana, n. 6, Gennaio-Giugno 1988, p. 102-106.

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