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Il Cardinale Baum nel Centro Accademico Romano della Santa Croce

Il 28 gennaio, in occasione della festa di San Tommaso d'Aquino, Sua Eminenza il Cardinale William W. Baum, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, ha visitato il Centro Accademico Romano della Santa Croce. All'arrivo, il Cardinale è stato accolto dal Rev.mo Mons. Francisco Vives, Vicario Segretario Centrale dell'Opus Dei, in rappresentanza del Prelato, impegnato in un viaggio pastorale in America del Nord, e dal Rev. Prof. Ignazio Carrasco, Direttore Generale del Centro Accademico. Le autorità accademiche hanno mostrato all'illustre ospite i locali e le attrezzature del Centro; tra l'altro il Cardinale ha potuto soffermarsi nelle stanze in cui visse a lungo San Filippo Neri e che furono cornice della sua intensa attività apostolica. Successivamente il Cardinale Baum ha celebrato la Santa Messa solenne. La storica chiesa di San Girolamo della Carità, adiacente al Centro, era gremita dal corpo docente, dagli studenti e dal personale amministrativo. Dopo la Messa, il Cardinale si è intrattenuto con studenti e professori. Nel corso della celebrazione eucaristica il Cardinale Baum ha pronunciato la seguente omelia: "Reverendissimo Monsignore, reverendissimo Direttore Generale, personale tutto del Centro Accademico Romano della Santa Croce, carissimi fratelli e sorelle in Cristo, è con vero piacere che mi trovo qui fra di voi per la prima volta, ma in una occasione tanto solenne e di grande auspicio. La festa di san Tommaso, Patrono di tutti gli studenti e specialmente di quelli che si dedicano alla Sacra Teologia, ci pone di fronte all'atteggiamento proprio dello studioso di teologia in ordine alla sua missione nella Chiesa. Il Dottore Angelico —prima come studente e poi come ricercatore e professore della Scienza Sacra— orientò tutto il suo lavoro a questo scopo: amare di più e servire meglio. Amare di più. Se ogni lavoro realizzato con spirito cristiano "nasce dall'amore, manifesta l'amore, è ordinato all'amore" (J. Escrivá, E' Gesù che passa, n. 48), lo studio della Scienza Teologica, l'approfondimento dell'intelligenza della fede nella Rivelazione che Dio ha fatto di se stesso e del suo piano di salvezza nei riguardi dell'uomo, è ordinata per l'oggetto suo proprio all'amore, alla più piena accettazione dell'invito che Dio ci rivolge a partecipare alla sua vita intima, ad entrare in comunione con Lui. -Perciò lo studente delle Facoltà ecclesiastiche non si misura con una verità impersonale e fredda, ma con l'Io stesso di Dio, che nella Rivelazione s'è fatto tu per l'uomo ed ha aperto con lui un dialogo, nel quale gli manifesta qualche aspetto dell'insondabile ricchezza del suo essere- (Giovanni Paolo II, Omelia, 15-X-79). Pertanto lo studio della teologia dev'essere alimento della nostra pietà, della nostra orazione, del nostro rapporto filiale ed intimo con Dio e al tempo stesso la maggiore intelligenza della fede dev'essere frutto del lavoro intellettuale, dello studio, congiuntamente all'aprirsi al mistero di Dio. Per questo -un autentico impegno teologico —diciamolo con franchezza— non può né cominciare né concludersi se non in ginocchio almeno nel segreto della cella interiore, ove è possibile adorare il Padre in spirito e verità- (Giovanni Paolo II, Omelia, 15-X-79). Servire meglio. Lo studioso della Scienza Sacra occupa un posto particolare nella partecipazione che tutti i fedeli hanno nel munus profetico di Cristo, per cui -ogni generazione di cristiani deve redimere e santificare il suo tempo, e per riuscirci deve comprendere e condividere le ansie degli altri uomini, a loro uguali, per far loro conoscere con il dono delle lingue, come devono corrispondere all'azione dello Spirito Santo, all'effusione permanente delle ricchezze del Cuore divino. Tocca a noi cristiani del nostro tempo annunciare oggi, a questo mondo al quale apparteniamo e nel quale viviamo, il messaggio antico e nuovo del Vangelo- (J. Escrivá, E' Gesù che passa, n. 132). In modo che il lavoro del teologo al servizio della dottrina di Dio costituisce secondo Tommaso un atto di amore verso l'uomo. La Chiesa ha bisogno di cristiani dotati di un solido senso teologico, che seguano con cura la Sacra Scrittura, la Tradizione e il Magistero. Ha bisogno di cristiani che, nell'insegnare la fede e la morale, costruiscano non distruggano; arricchiscano l'intelligenza della fede dei loro fratelli, che aiutino a rafforzare la certezza dei più deboli, che orientino verso la pienezza della verità quanti si allontanano da essa, che illuminino con la luce della fede quanti permangono nell'errore. Tutto ciò presuppone integrità dottrinale, onestà intellettuale, adesione fedele al sacro deposito, coscienza della partecipazione alla funzione profetica di Cristo. La loro missione è dunque facilitare ai credenti la comprensione dell'incontro e della conoscenza del Dio di amore che si rivela, far scoprire la sua bellezza a ogni uomo che cerca la fonte e il senso della sua vita (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso, 13-VI-84). Pertanto è necessaria l'umile consapevolezza di non farsi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23, 8) —come abbiamo letto oggi nel Vangelo—, consapevolezza che la dottrina che insegnamo non è nostra ma di Colui che ci ha mandati (cfr. Gv 7, 16). Vi è perciò il dovere di trasmettere il -patrimonio della fede quale è trasmesso, conservato ed esplicitato dal Magistero della Chiesa, per quanto concerne sia il dogma che le implicazioni etiche cristiane- (Giovanni Paolo II, Discorso, 21-V-85). Ricorriamo in questo Anno Mariano, alla protezione di Colei che è Madre di Dio, Sedes Sapientiae, Colei che con il suo fiat!—frutto della sua umiltà, della sua fede e del suo amore— rese possibile l'Incarnazione della Sapienza divina nel proprio seno e la dette alla luce. E' con sincera gratitudine che mi trovo qui fra voi a celebrare questa festa. Auguro di cuore ogni successo al vostro lavoro, ogni celeste benedizione per le vostre fatiche. Abbiate sempre di mira il servizio della Chiesa seguendo le sue direttive, il suo Magistero: il popolo di Dio vi aspetta. Il Signore vi benedica. Amen". Sempre il 28 gennaio, il Rev.mo Prof. Marcelo Sánchez Sorondo, Decano della Facoltà di Filosofia dell'Università Lateranense, ha tenuto nel Centro Accademico Romano della Santa Croce una conferenza sul tema: "Partecipazione e refusione della grazia di Cristo", cui ha assistito un folto pubblico.

Romana, n. 6, Gennaio-Giugno 1988, p. 125-127.

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