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Nell’inaugurazione dell’anno accademico, Università Campus Bio-Medico, Roma (13-X-2011)

Illustri Autorità, Carissimi professori, studenti, personale direttivo e tecnico-amministrativo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma,

scusatemi se sarò un po’ lungo. Ciò è dovuto al grande affetto che nutro per voi e che mi porterebbe a rimanere qui tutto il giorno, se mi fosse possibile. Ripenso a quello che dissi la prima volta che ho celebrato la Santa Messa in questo luogo: quello che vi darà forza e contentezza nel vostro lavoro è qui nascosto nel Tabernacolo, ma non dimenticate che questo Signore Nostro, che ha dato la vita per noi ed è risorto per farci partecipare alla sua vita, è colui che ha creato il mondo e che sorregge anche tutta la nostra esistenza.

Ripeto che per me è un grande motivo di gioia trovarmi qui con voi, per l’inaugurazione dell’anno accademico. Celebriamo la Santa Messa votiva dello Spirito Santo, proprio per invocare la sua venuta nei nostri cuori. Ne abbiamo tanto bisogno!

Nella prima lettura abbiamo ascoltato il racconto della discesa dello Spirito Santo sulla Beata Vergine Maria e gli Apostoli, raccolti in orazione nel Cenacolo, a Gerusalemme. “Apparvero loro lingue come di fuoco — scrive San Luca —, che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”[1].

Nella seconda lettura San Paolo ci dice: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti”[2].

Con queste parole l’Apostolo esorta i Corinzi a custodire l’unità, che è una caratteristica essenziale della vita della Chiesa, ed è opera dello Spirito Santo, ma richiede l’impegno di tutti i fedeli. L’unità è indispensabile in ogni progetto apostolico: con attività e funzioni tanto diverse siamo tutti chiamati a costruire qualcosa di grande. È logico che sia così anche da un punto di vista umano: l’assenza di unità, prima o poi, porta all’inefficacia e alla disgregazione.

Non deve stupirci che a volte non sia facile né spontaneo costruire insieme, cioè individuare e perseguire un obiettivo comune, in collaborazione con le persone che lavorano accanto a noi. Qualsiasi progetto di grande portata — e il Campus Bio-Medico lo è senz’altro — è ricco di sfaccettature, di complessità e di punti di vista differenti, non sempre facilmente conciliabili, ma mai impossibili. L’importante è che cerchiamo sempre l’aiuto gli uni degli altri.

Per arrivare sempre più lontano bisogna cercare l’unità. È molto incisivo quanto San Josemaría scrisse in Cammino: “Un filo, un altro e molti ancora, ben intrecciati, formano quella fune capace di sollevare pesi enormi”[3]. Noi cristiani dobbiamo essere così, nella vita familiare e professionale, e anche nel riposo. Pensando costantemente agli altri, saremo sempre più felici.

San Paolo ci offre un ulteriore spunto quando aggiunge che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”[4]. Il messaggio è chiaro: la pretesa di raggiungere la meta da soli, per conto nostro, sarebbe velleitaria e potrebbe portarci al fallimento, o quanto meno all’egoismo, se fosse indirizzata alla ricerca di un’affermazione esclusivamente personale. Questo risultato non ci soddisfa: il messaggio cristiano, di cui siamo portatori, ci impegna a essere donne o uomini seminatori di pace e di gioia.

Lo Spirito Santo comunica a ciascuno alcune luci particolari, affinché, uniti nella carità di Cristo, possiamo scoprire, comprendere e cercare di mettere in pratica la sua Volontà. In altre parole, soltanto quando siamo disposti a lasciarci illuminare dalla luce che Dio concede anche alle persone che abbiamo intorno, ascoltando con sincera apertura i punti di vista altrui, riceviamo la luce che ci indica la strada giusta da percorrere.

Teoricamente sappiamo che in molte occasioni il Signore ci parla per mezzo di altre persone. Non dimentichiamo questo! Poi però, nella pratica, a volte ci riesce difficile aprirci veramente agli altri per chiedere consiglio; non sappiamo ascoltare con interesse, con la docilità di chi è pronto a cambiare parere, se necessario. “Quando le nostre idee personali — afferma San Josemaría — ci dividono dagli altri, quando ci portano a rompere la comunione con i nostri fratelli, a rompere l’unità, è evidente allora che non operiamo secondo lo spirito di Dio”[5].

Mi vengono alla memoria le parole che il mio predecessore, il Servo di Dio S.E. Mons. Álvaro del Portillo, rivolse a tutti voi in una circostanza analoga (sebbene, in realtà, molti studenti oggi qui presenti, allora erano appena nati). Non sapete quanto ha voluto bene all’Italia e a tutte le opere apostoliche dell’Italia. Si sentiva completamente romano e, come romano, di tutte le parti dell’Italia e universale.

In occasione dell’inaugurazione del primo anno accademico del Campus Bio-Medico, quasi venti anni fa, il carissimo don Álvaro ebbe a dire: “Vi raccomando di lavorare in spirito di unità e di comprensione, con ottimismo; supererete in tal modo gli ostacoli con l’aiuto di Dio, sarete felici e — cosa ancor più importante — vi santificherete e aiuterete gli altri a santificarsi, perché starete praticando il comandamento dell’amore»[6].

“Pace a voi!”, dice il Signore risorto, nel Vangelo proclamato poco fa: “E i discepoli gioirono al vedere il Signore”[7]. La gioia cristiana è conseguenza anche dell’impegno di ognuno per cercare di vedere Cristo negli altri, di vivere, giorno per giorno, il comandamento dell’amore.

Se volgiamo lo sguardo indietro, andando col pensiero a questi anni di vita del Campus Bio-Medico, dobbiamo riconoscere, con profonda gratitudine al Signore, che la strada ormai percorsa non è breve. Le difficoltà — che non sono mancate né possono mancare in un’impresa come questa — sono state superate; il lavoro fatto insieme, e lo spirito di unità, di comprensione e di ottimismo hanno permesso di valorizzare il contributo di tutte le donne e gli uomini che hanno dato il loro apporto alla crescita dell’Università.

È questa la logica che anima le opere di apostolato promosse dai fedeli dell’Opus Dei, con tante altre persone, in tutto il mondo. Con parole di San Josemaría, vi ricordo un consiglio importante: “Sappiatelo bene: c’è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire”[8].

Ebbene, oggi possiamo ribadire che quando si lavora in un progetto apostolico, e anche in un progetto familiare, si è chiamati a scoprire quel qualcosa di santo, presente anche nei cuori e nelle menti delle persone che collaborano con noi.

La logica di Dio è una logica di servizio: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però — dice Gesù rivolgendosi ai suoi discepoli, e quindi a ciascuno di noi — non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve”[9]. Ogni cristiano, proprio per il fatto di essere stato cercato da Cristo, deve essere apostolo. Tutti quanti! Il Signore ha chiesto a tutti noi di lottare per diventare santi nella vita quotidiana e per occuparci delle anime.

“Vieni Santo Spirito, manda a noi dal Cielo un raggio della tua luce”[10]. Vedendo voi studenti, e pensando a quanti sono passati e passeranno attraverso le aule di questa Università, mi viene spontaneo invocare per ciascuna e per ciascuno la luce dello Spirito Santo. Mantenete orizzonti grandi, universali, e cercate di alimentare in voi un sincero ideale di servizio, sia nel vostro studio sia in tutti gli altri aspetti della vostra formazione umana, professionale e spirituale. Chiedete al Signore la grazia di fare della vostra vita qualcosa di grande, e di riuscire a illuminare i cammini della terra con la fiamma della fede e dell’amore[11], anche quando tornate a casa magari stanchi.

In un recente intervento, il Santo Padre Benedetto XVI ricordava ai giovani che «nel Battesimo il Signore accende, per così dire, una luce nella nostra vita». E li invitava, senza mezzi termini, a cercare la santità: «Abbiate il coraggio di impegnare i vostri talenti e le vostre doti per il Regno di Dio e di donare voi stessi — come la cera della candela — affinché per vostro mezzo il Signore illumini il buio. Sappiate osare — diceva il Papa — di essere santi ardenti, nei cui occhi e cuori brilla l’amore di Cristo e che, in questo modo, portano luce al mondo».[12] Oggi questo invito lo consideriamo rivolto anche a ognuna e a ognuno di noi.

La Madonna, Tempio dello Spirito Santo, ci aiuti a riconoscere la voce di Dio, e mantenga le nostre menti e i nostri cuori aperti e disponibili ad ascoltarla. Così riceveremo la luce di Dio e, a nostra volta, potremo portarla a tutto il mondo. Sognate, e la realtà supererà i vostri sogni.

Così sia.

[1] At 2,3-4.

[2] 1 Cor 12,4-6.

[3] SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 480.

[4] 1 Cor 12,7.

[5] SAN JOSEMARÍA, È Gesù che passa, n. 17.

[6] Á. DEL PORTILLO, Rendere amabile la verità, p. 246.

[7] Gv 20,19-20.

[8] SAN JOSEMARÍA, Colloqui, n. 114.

[9] Lc 22,25-27.

[10] Sequenza di Pentecoste.

[11] Cfr. Preghiera a San Josemaría.

[12] BENEDETTO XVI, Discorso ai giovani, Friburgo, 24-IX-2011.

Romana, n. 53, Luglio-Dicembre 2011, p. 279-282.

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