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Intervista sul Congresso Eucaristico italiano, Zenit, Roma (12-IX-2011)

— Monsignor Echevarría, perché l’Eucaristia è “il centro e la radice” della vita di ogni cristiano?

Mettere l’Eucaristia al centro della vita cristiana significa mettere Gesù nel cuore di tutto. Nell’Eucaristia siamo chiamati a entrare nell’amore trinitario. Facendo della Santa Messa il centro della nostra vita interiore, ci uniamo a Gesù e in Lui a tutta la Chiesa, a tutti gli uomini.

Era l’insegnamento continuo di San Josemaría Escrivá, Fondatore dell’Opus Dei, che diceva: “Se il centro dei tuoi pensieri e delle tue speranze è il tabernacolo, come saranno abbondanti, figlio mio, i frutti di santità e di apostolato!”. Gesù eucaristico è il culmine del dono di Sé all’umanità; quindi, se ci identifichiamo con Lui, ci trasmetterà la stessa voglia di incrementare il dono di noi stessi e il nostro servizio agli altri.

— Quanto conta nel carisma dell’Opus Dei la pratica della Confessione e dell’Eucaristia?

Nello spirito dell’Opus Dei, i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia contano quanto contano nella Chiesa: come tutti i cristiani, cerchiamo di essere persone penitenti ed eucaristiche, con una frequente pratica della Confessione e la partecipazione alla Santa Messa ogni giorno.

Il sacramento della Riconciliazione è profondamente legato all’Eucaristia. La Confessione presuppone la consapevolezza di essere peccatori, con fede nella misericordia divina. Gesù ci purifica nel suo Sangue versato sulla Croce per noi, affinché il cristiano possa partecipare con più fedeltà al Sacrificio del Calvario che si fa presente ogni giorno nella Santa Messa.

Tutti e due i sacramenti colmano l’animo di gioia e di pace: basta pensare come il buon ladrone, vedendo con i suoi occhi Gesù sul Calvario, si sentì spinto a riconoscere i propri peccati, mosso dalla contrizione, e trovò la salvezza eterna.

Insisto: la Confessione conta moltissimo nella vita del cristiano, perché è sacramento di gioia, e porta di accesso alla pace e alla felicità che sono insite nell’Eucaristia.

— È in corso il Congresso Eucaristico Nazionale. Quali, secondo lei, i suggerimenti per rendere la pratica della Confessione e della Comunione più intensa e diffusa?

La Chiesa da sempre insegna che nel tabernacolo si cela la fortezza, il rifugio più sicuro contro i timori e le inquietudini. Non basta che ognuno di noi, singolarmente, cerchi e trovi il Signore nell’Eucaristia; dobbiamo riuscire a “contagiare”, con la nostra testimonianza, quante più persone possibili, affinché anch’esse contemplino e scoprano questa ineguagliabile amicizia.

La comunione spirituale è un grande aiuto per prepararsi alla comunione eucaristica. Per essere uomini o donne coscienti della nostra filiazione divina, dobbiamo frequentare Cristo sempre di più, ricevendolo, se possiamo, ogni giorno.

Quanto alla Penitenza, ritengo sia particolarmente importante la disponibilità generosa dei sacerdoti all’ascolto delle confessioni: un confessore disponibile, un confessionale “con la luce verde”, è una mano tesa alla conversione.

Su questo punto, Benedetto XVI ci ha suggerito recentemente di “seguire l’esempio dei grandi Santi della storia, da San Giovanni Maria Vianney a San Giovanni Bosco, da San Josemaría Escrivá a San Pio da Pietrelcina, da San Giuseppe Cafasso a San Leopoldo Mandić” (Discorso ai partecipanti al corso promosso dalla Penitenzieria Apostolica, 25-III-2011).

Romana, n. 53, Luglio-Dicembre 2011, p. 287-288.

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