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Discorso del Gran Cancelliere del Centro Accademico Romano della Santa Croce, il 25 novembre 1987, durante la solenne apertura dell'anno accademico 1987-88.

Eminentissimi ed Eccellentissimi Signori, professori e studenti del Centro Accademico Romano della Santa Croce, Signore e Signori, fratelli e figli carissimi.

All'inizio del quarto anno di vita di questo Centro Accademico, ringraziamo il Signore da cui proviene ogni buon regalo e ogni dono del cielo[1], per i frutti del lavoro e della ricerca di professori e studenti, così come si è costatato dalla relazione annuale poc'anzi ascoltata. Dovete proseguire su questa via per continuare a mettere la vostra competenza di ricercatori e di docenti, nello spirito della più aperta collaborazione, al servizio della Chiesa, realizzando così l'ideale che l'anima del Servo di Dio Josemaría Escrivá albergava da molto tempo.

Pochi giorni or sono, nella concelebrazione per l'inizio dell'anno accademico delle Università ecclesiastiche, il Santo Padre diceva che siete chiamati a "partecipare alla grande opera dell'intelletto umano, della conoscenza, della scienza, della sapienza umana (...), senza fermarci soltanto alla dimensione umana di quest'opera"[2]. Questo vuol dire che vi invita a vivere una perfetta armonia fra la sollecitudine e la diligenza della ragione umana nell'approfondire le verità divine, e le esigenze che comporta la fede cattolica, appunto oggetto di questo approfondimento. Il vostro lavoro deve quindi poggiarsi su questi due fondamenti: il rigore scientifico e l'integrità della fede, per divenire così utile alla Sposa di Cristo, a cui è stata affidata la Parola di Dio.

Impegno scientifico. Dovete nutrire perciò, sempre più profondamente, il desiderio della Verità. Bisogna sempre essere in cammino, in ricerca, in attesa, per meglio penetrare ogni giorno questa Verità che è il mistero di Dio, e che illumina il significato autentico dell'esistenza dell'uomo e del suo destino eterno, il mondo e le creature che contiene. Talvolta è impresa ardua, faticosa; vi sono passaggi difficili e persino momenti di oscurità che fanno della ricerca un lavoro alle volte non privo di incognite e di rischi, un sentiero dove si sente frequentemente il peso della giornata e il caldo[3]. In questo impegno, dobbiamo essere coscienti che, per quanto si possa dire sul conto di Dio, "si tratterà sempre di parole di un uomo, e quindi di un piccolo essere finito che s'è avventurato nell'esplorazione del mistero insondabile del Dio infinito"[4]. Invocate perciò l'aiuto di Dio affinché possiate meglio conoscere, comprendere, vivere, amare e dare testimonianza della Verità, che è oggetto del vostro studio.

Bisogna anzitutto inoltrarsi nello studio della Rivelazione, del Magistero, e dei lavori di coloro che vi hanno preceduto nella ricerca e nell'insegnamento, per trovare —davanti ai nuovi problemi e quesiti— ciò che su di essi ci è stato rivelato da Dio. Si tratta quindi dell'esercizio dell'intellectus quaerens fidem.

Nella ricerca scientifica che caratterizza il vostro lavoro, ci deve essere una piena fedeltà alla Rivelazione, agli autentici contenuti del Credo e quindi a chi li propone e li interpreta, cioè il Magistero vivo della Chiesa, che con l'assistenza dello Spirito Santo devotamente ascolta la Parola di Dio, "santamente la custodisce e fedelmente la espone"[5].

L'assenso pieno alle verità di fede, così come si trovano nel deposito rivelato e vengono custodite e interpretate dal Magistero, costituisce il punto su cui si impernia la vera ricerca teologica. Queste verità sono a loro volta la materia ex qua per le nuove conclusioni e gli ulteriori approfondimenti cui a poco a poco si arriva, ispirati dal sano intento di non accontentarsi semplicemente di ripetere le formule o i concetti. Si tratta adesso della fides quaerens intellectum, di un serio lavoro teologico che, partendo dalla fede, cerca di approfondire il contenuto della verità rivelata. In ogni caso i professori e gli studenti sanno che non si trovano davanti ad una verità impersonale e fredda, ma davanti a Dio stesso, che si avvicina loro attraverso la Parola rivelata, e che vuole intraprendere un dialogo personale nel quale mostra all'uomo un barlume del suo essere.

Da ognuno di voi quindi, diventati christifideles per mezzo del battesimo e perciò resi partecipi del munus propheticum di Cristo, ci si aspetta che la Verità rivelata venga approfondita e comunicata. La missione della Chiesa nel mondo sarà più efficace con il vostro instancabile lavoro di ricerca, nonché con la vostra delicatezza e fedeltà nella trasmissione delle realtà divine a cui i vostri studi vi avvicinano.

Nella Messa per le Università ecclesiastiche, il Santo Padre volle affidare il nuovo anno accademico alla Madonna, "Sedes Sapientiae", nell'anno mariano proclamato nella Chiesa universale; a tale scopo vi fece portare l'immagine di Santa Maria, "Regina Apostolorum" che si venera in questa sede. Condividendo le stesse intenzioni, dichiaro inaugurato l'anno accademico 1987-88 nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.

[1] Cfr. Gc 1, 17.

[2] Giovanni Paolo II, Omelia nell'inizio dell'anno accademico delle Università Ecclesiastiche, 20-X-1987.

[3] Cfr. Mt 21, 12.

[4] Giovanni Paolo II, Discorso, 15-X-1979, in "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", II, 2 (1979) p. 759.

[5] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, n. 10.

Romana, n. 5, Luglio-Dicembre 1987, p. 235-236.

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