envelope-oenvelopebookscartsearchmenu

Il 16 ottobre 1986, nella cerimonia di apertura del nuovo anno accademico del Centro Accademico Romano della Santa Croce, celebrata nella Sala dei Papi del Palazzo Apollinare, di Roma, il Gran Cancelliere, Mons. Alvaro del Portillo, ha tenuto l

Eminentissimi ed Eccellentissimi Signori, professori e studenti del Centro Accademico Romano della Santa Croce, Signore e Signori, fratelli e figli carissimi.

Nell'atto di inaugurazione dello scorso anno accademico, volli tracciare le linee maestre dell'ideale di servizio alla Verità che ispira tutta l'attività di questo Centro Accademico, ed espressi il mio convincimento che, con la grazia di Dio e l'impegno di tutti, esso costituisca un'iniziativa destinata a crescere per servire sempre meglio la Chiesa. A distanza di un anno, possiamo constatare che a poco a poco tale sviluppo si sta verificando. Il fatto stesso che, a partire da quest'anno accademico, si utilizzerano alcuni locali del Palazzo di S. Apollinare, che si aggiungono a quelli già esistenti in via S. Girolamo della Carità, testimonia in modo tangibile l'impegno per dare una risposta alle nuove esigenze di spazio che l'accresciuto numero degli studenti iscritti ha comportato. Nel riunirci oggi nella Sala dei Papi, gentilmente messaci a disposizione per questo atto dal Circolo di San Pietro, ci rallegriamo del fatto che il Centro Accademico abbia in parte, da ora, la sua sede in questo Palazzo, così ricco di storia romana, dove tante istituzioni hanno lavorato e lavorano a servizio della Chiesa.

Tuttavia, ancor prima che per la crescita del numero di persone e di locali, dobbiamo ringraziare il Signore per la progressiva maturazione di questa iniziativa nella realizzazione delle sue specifiche finalità, come è stato messo in rilievo dal Segretario Generale nella sua relazione annuale. È indispensabile che questo Centro si sforzi di raggiungere sempre più pienamente i fini que lo caratterizzano. E ciò avverrà anzitutto —non dimentichiamolo— per opera del Signore: Sapientia Dei, cum sit una, omnia potest: et in se permanens omnia mutat[1]. A Lui ci rivolgiamo costantemente in umile richiesta di luce e forza per assolvere questo compito. Ma è altrettanto imprescindibile la collaborazione di tutti coloro che compongono la comunità accademica —professori, studenti, personale amministrativo— quotidianamente impegnati nel portare avanti questa istituzione, con un lavoro professionale abnegato, che è strumento efficace di santificazione e di apostolato.

Vorrei ora soffermarmi su un aspetto della peculiare finalità delle Facoltà ecclesiastiche, al fine di considerare come tutto questo debba rispecchiarsi nella vita quotidiana del Centro Accademico Romano della Santa Croce. E' importante, infatti, ricordare sempre che tutta l'attività dei Centri ecclesiastici di studi superiori deve orientarsi, in ultima istanza, all'edificazione della Chiesa e a vantaggio dei fedeli. Così lo afferma letteralmente il Proemio della Costituzione Apostolica Sapientia Christiana: Universitates enim Facultatesque ecclesiasticae in Ecclesiae aedificationem ac profectum Christifidelium constitutae sunt, idque sempre prae oculis tamquam criterium suae impensae operae habeant necesse est[2]. L'Articolo 3 della medesima Costituzione, nell'enunciare i fini delle Facoltà ecclesiastiche, dopo aver enumerato quelli che riguardano direttamente la ricerca e la didattica, ne aggiunge un altro, cui deve tendere, a sua volta, tutto il lavoro scientifico e docente: in toto evangelizationis ministerio Ecclesiis, tum particularibus tum universali, arcta cum Hierarchia coniunctione, pro sua natura, impensam operam praestare[3]. La Costituzione parla, dunque, di un contributo specifico delle Università e Facoltà ecclesiastiche alla missione evangelizzatrice della Chiesa: così, infatti, viene indicato dall'inciso "pro sua natura". E tale collaborazione si realizza proprio attraverso quelle attività di ricerca e didattiche che sono loro connaturali.

Questa meta ambiziosa che la Chiesa propone, si inquadra pienamente nel programma pastorale[4] del pontificato di Giovanni Paolo II —cui oggi siamo particolarmente uniti nell'anniversario della sua elezione— di trarre tutte le conseguenze del Concilio Vaticano II. Per raggiungerla è richiesto un impegno instancabile per essere sempre in sintonia con ciò che veramente la Chiesa necessita in tutto il mondo e in ciascun luogo, per rispondere alle questioni fondamentali che l'uomo non cessa di porsi[5], e soprattutto per aiutare a soddisfare quella sete di Dio così evidente nel mondo contemporaneo.

In tal senso le Assemblee del Sinodo dei Vescovi, convocate e promosse dal Santo Padre, segnalano delle direttrici di primaria rilevanza che ci coinvolgono e impegnano come figli della Chiesa. La Relatio finalis del Sinodo Straordinario celebrato in occasione del ventesimo anniversario del Concilio Vaticano II, non solo propone esplicitamente lo studio di alcuni temi di particolare attualità —cui dovrà dedicarsi una speciale attenzione negli Atenei ecclesiastici— ma al tempo stesso descrive luci ed ombre dell'attuale momento che attraversa il Popolo di Dio. Per affrontarlo con responsabilità urge approfondire, con costanza e fedeltà, la dottrina conciliare e, tanto l'insegnamento delle scienze sacre, come i lavori di ricerca scientifica, devono costituire strumenti preziosi per ottenere una maggior comprensione del ricchissimo corpo dottrinale contenuto nei documenti dell'ultimo Concilio ecumenico, in perfetta continuità con tutta la tradizione della Chiesa.

Il prossimo Sinodo Ordinario, dedicato alla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, ci colloca inoltre dinanzi ad un tema di decisiva importanza nella vita della Chiesa, che assume un particolare rilievo negli insegnamenti del Concilio Vaticano II[6]. La speciale cura con cui, in questo Centro Accademico, si studia la vocazione e missione dei laici —nella loro dimensione teologica, pastorale, spirituale e giuridica— si comprende facilmente considerando che il Fondatore dell'Opus Dei, il Servo di Dio Monsignor Josemaría Escrivá de Balaguer —che tanto desiderò e si adoperò per questo Centro— è stato un insigne precursore della dottrina sulla santificazione e l'apostolato dei laici in mezzo al mondo, solennemente proclamata dal Concilio Vaticano II[7].

Il comune servizio alla missione della Chiesa è la base su cui si fonda, inoltre, l'esigenza di una reciproca collaborazione fra le Università e Facoltà ecclesiastiche, nel rispetto della loro multiforme diversità. Il Centro Accademico aspira a favorire questa collaborazione a tutti i livelli della vita universitaria, che va dalla realizzazione di progetti comuni di ricerca, seminari e incontri tra docenti, alla promozione di Congressi e iniziative similari, senza dimenticare la sempre utile comunicazione di esperienze. Il recente Congresso Internazionale di Teologia Morale, organizzato dal Centro Accademico e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia, ha rappresentato un'ottima occasione per tradurre in pratica questo spirito di collaborazione, e apprezzarne i frutti.

D'altra parte, per contribuire efficacemente all'evangelizzazione della cultura, è necessario che gli Atenei ecclesiastici mantengano strette e fruttuose relazioni con il mondo culturale e universitario civile, nel quadro dell'ideale universitario di unità del sapere e dell'armonia tra fede e cultura. Il già menzionato Congresso di Teologia Morale —cui hanno preso parte illustri specialisti provenienti da università civili di tutto il mondo—, così come la collaborazione di cattedratici della Facoltà di Giurisprudenza nella Sezione Romana della Facoltà di Diritto Canonico, sono due esperienze che testimoniano il valore di questo fruttuoso dialogo e interscambio.

Rinnovando il ringraziamento a Dio Nostro Signore e alla sua Santissima Madre per i frutti di questi due anni di attività, e implorando i doni dello Spirito Paraclito per il presente corso, dichiaro inaugurato l'anno accademico 1986-1987 nel Centro Accademico Romano della Santa Croce.

[1] Sap 7, 27.

[2] Giovanni Paolo II, Cost. Apost. Sapientia christiana, 15-IV-1979, proemium, IV: AAS 71 (1979) p. 474.

[3] Ibid., art. 3, $ 3: AAS 71 (1979) p. 478.

[4] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso, 17-X-1978, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II 1 (1978) p. 14.

[5] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 4.

[6] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen Gentium, cap. IV, nn.30-38; e, tra molti altri pasaggi, Cost. past. Gaudium et spes, n. 43; Decr. Apostolicam actuositatem; Decr. Ad gentes, n. 21; Decr. Presbyterorum ordinis, n. 9.

[7] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso, 19-VIII-1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II 2 (1979) p. 142. Cfr. anche Decreto per l'Introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizazione del Servo di Dio Josemaría Escrivá de Balaguer, in Rivista Diocesana di Roma, 3-4 (1981) p. 372.

Romana, n. 3, Luglio-Dicembre 1986, p. 277-279.

Invia ad un amico