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15º anniversario della Costituzione Apostolica “Ut sit”

Il 28 novembre 1982, erigendo l’Opus Dei in Prelatura personale, mediante la Costituzione Apostolica Ut sit, Giovanni Paolo II ha applicato per la prima volta ad un’istituzione di ambito universale questa figura giuridica, prevista dal Concilio Vaticano II (cfr. il decreto Presbyterorum Ordinis, n.10, par. 2). L’atto formale di esecuzione della Costituzione Apostolica Ut sit fu celebrato il 19 marzo 1983, e pubblicato successivamente su Acta Apostolicae Sedis il 2 maggio 1983. Cade quindi quest’anno il 15º anniversario di quell’evento storico, e il Pontificio Ateneo della Santa Croce ha voluto commemorarlo con una giornata accademica, nei suoi fondamentali elementi teologici e canonici. Infatti, come ebbe occasione di scrivere il Cardinale Sebastiano Baggio nella “Dichiarazione” della Congregazione per i Vescovi (23 agosto 1982), dove si annunziava l’erezione della Prelatura, tale provvedimento “fa diventare realtà pratica e operativa un nuovo strumento pastorale, finora soltanto auspicato e previsto nel diritto, e lo realizza tramite un’istituzione che si presenta con provate garanzie dottrinali, disciplinari e di vigore apostolico”. Obiettivo di quel provvedimento era quindi la promozione dell’attività apostolica della Chiesa, perfezionando l’armonico inserimento dell’istituzione (la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei) nella pastorale organica della Chiesa universale e delle Chiese locali, e rendendone così più efficace il servizio.

Le ultime fasi del lungo itinerario giuridico-canonico attraverso cui l’Opus Dei ha ottenuto una configurazione ecclesiale definitiva pienamente adeguata al suo carisma fondazionale e alla sua realtà sociale, sono state sintetizzate da S.E. Marcello Costalunga, Amministratore Pontificio della Basilica Patriarcale di San Paolo, il quale nel 1983 era Sottosegretario della Congregazione per i Vescovi. Nel suo intervento, Mons. Costalunga si è soffermato particolarmente sulle diverse fasi del lavoro della Commissione paritetica (di cui era presidente), costituita da tre rappresentanti della Congregazione per i Vescovi e tre dell’Opus Dei, allo scopo di approfondire tutti gli elementi di fatto e di diritto relativi all’erezione dell’Opus Dei in Prelatura personale. Le sessioni di lavoro iniziarono il 27 febbraio 1980 e si conclusero il 19 febbraio 1981. Come ha spiegato Mons. Costalunga, “si svolsero complessivamente 25 sessioni, nelle quali furono esaminati gli aspetti storici, giuridici, pastorali, istituzionali e procedurali della questione e fu data risposta — quanto più soddisfacente possibile — a tutti gli interrogativi sul tappeto. Lo studio fu stampato in un volume di 158 pagine, alle quali si aggiunsero altre 400 di documentazione, contenenti 14 allegati”. Tutta questa documentazione fu consegnata al Santo Padre il 4 aprile 1981. Nel corso dei lavori erano stati pure esaminati il Codice di Diritto Particolare della Prelatura e il suo Piano di Formazione Sacerdotale. Le conclusioni della Commissione paritetica furono consegnate a una commissione cardinalizia, che le avrebbe studiate prima di redigere una Nota informativa da inviare ai 2084 Vescovi diocesani, dei vari paesi dei cinque continenti, nelle cui città l’Opus Dei era presente, permettendo così di fare qualunque eventuale osservazione e ricevere gli opportuni chiarimenti.

Alla ricostruzione storica di Mons. Costalunga ha fatto seguito l’intervento di S.E.R. Mons. Julián Herranz, Presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei Testi Legislativi. Mons. Herranz ha fatto un’analisi ampia della relazione fra il nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato il 25 gennaio 1983, e la Costituzione Apostolica Ut sit (promulgata il 19 marzo 1983), ed anche dell’inquadramento giuridico del Codice di Diritto Particolare della Prelatura. Infatti, l’autore dei due atti legislativi in questione è lo stesso, cioè il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II: “Il legislatore era ben informato durante tutto quel periodo di lege condenda (di progetto legislativo) sulla normativa preparatoria sia del nuovo Codice di Diritto Canonico sia, specificamente, delle Prelature personali”. Mons. Herranz ha sottolineato “la grande importanza per le Prelature personali di disporre di statuti propri”, ai quali rinvia la legislazione universale in materia (cfr. i canoni 295-297), per la determinazione degli aspetti principali della costituzione e dell’organizzazione della Prelatura: la peculiare opera pastorale per cui viene eretta, la modalità con cui si nomina il Prelato e l’estensione della sua giurisdizione, il regime di governo, la formazione e l’incardinazione di un proprio clero, la modalità di incorporazione dei laici, le relazioni con gli Ordinari locali in quelle Chiese particolari in cui la Prelatura è presente. Specificamente, riguardo alla condizione giuridica e alla posizione ecclesiologica dei laici nella Prelatura dell’Opus Dei, Mons. Herranz ha precisato che questa norma del diritto particolare della prima Prelatura personale (la incorporatio, incorporazione, dei laici) non dovrebbe essere interpretata come sovrapposta, e ancor meno contrapposta, come un privilegio, alla norma universale. Si tratta invece di una norma particolare contenuta come possibilità entro la norma generale.

Due professori del Pontificio Ateneo della Santa Croce, Arturo Cattaneo e Antonio Aranda, hanno presentato rispettivamente alcune riflessioni ecclesiologiche riguardo alla collaborazione fra Prelato, presbiterio e laici secondo la Costituzione Apostolica Ut sit e un commento sulla natura pienamente secolare dello spirito e della missione apostolica dell’Opus Dei. “La profonda unità che caratterizza la struttura della Prelatura dell’Opus Dei — ha detto il prof. Cattaneo — non significa uniformità. Appartiene invece allo spirito fondazionale il pieno rispetto per le specificità personali, sia dal punto di vista umano e professionale, sia da quello ecclesiale”. Il prof. Aranda è partito da una frase del Beato Josemaría Escrivá — “porre Cristo sulla vetta di tutte le attività umane” —, per riflettere sulla natura secolare dello spirito e della missione apostolica dell’Opus Dei, mostrando come le radici teologiche della santificazione del lavoro professionale si ritrovano nella comprensione cristiana del mondo, che caratterizza gli insegnamenti del Beato Josemaría.

In questa occasione non potevano mancare frequenti riferimenti all’eroica fedeltà di S.E. Mons. Álvaro del Portillo, primo successore del Beato Josemaría Escrivá. Rivolgendo un saluto ai presenti, l’attuale Prelato Mons. Javier Echevarría ha evidenziato la felice coincidenza fra le parole con cui si apre il testo della Costituzione Apostolica, “Ut sit...”, e la giaculatoria che il giovane Josemaría rivolgeva alla Vergine sin dai primi anni della sua vocazione, pregando di aiutarlo a concretare ciò che intuiva il Signore gli stesse chiedendo. Ha pure messo in risalto che “sin dal 1935, quando il lavoro apostolico era in procinto di espandersi in altre città e paesi, il Beato Josemaría era fermamente convinto che la soluzione giuridica adeguata alla realtà dell’Opus Dei si trovasse nella direzione della giurisdizione personale”. Lo spirito e il messaggio del Beato Josemaría sono oggi una realtà viva in seno alla Chiesa e nella vita personale di molti cristiani, i quali, con il loro impegno a diffonderli e a metterli in pratica, contribuiscono alla costante evangelizzazione della società civile. Il Prelato dell’Opus Dei ha concluso il suo intervento affermando: “L’erezione dell’Opus Dei in Prelatura di ambito internazionale, avvenuta quindici anni fa, ha contribuito ulteriormente a rafforzare tale realtà. Ringraziamo quindi con fervore Dio Spirito Santo che, quale Guida e Anima della Chiesa, sa trarre nel momento opportuno dal tesoro del Vangelo novità e antichità, realtà vecchie e nuove, per il bene dell’amata Sposa di Cristo” *.

(*) Il testo del discorso è raccolto nella sezione Dal Prelato, pag. 89.

Romana, n. 26, Gennaio-Giugno 1998, p. 112-114.

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