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In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1997-98 del Pontificio Ateneo della Santa Croce, da lui presieduta, il Vescovo Prelato dell’Opus Dei ha pronunziato il seguente discorso.

1. Nei giorni scorsi, quando pensavo a questo atto accademico, mi è venuto in mente come il Beato Josemaría a volte iniziasse i suoi incontri pastorali, con gruppi di persone più o meno numerosi, citando una frase della Sacra Scrittura: Dicite iusto quoniam bene[1]. Parole che egli traduceva così: «Bene! State facendo molto bene!». Era una frase di incoraggiamento e di sincera riconoscenza per il lavoro apostolico svolto ed i cui frutti quelle stesse persone, così immerse nei problemi e nelle fatiche della loro attività quotidiana, non riuscivano forse a percepire pienamente.

Voglio oggi rivolgermi a tutti voi — professori, studenti e personale non docente del Pontificio Ateneo della Santa Croce — allo stesso modo del Beato Josemaría: «Bene! State facendo molto bene!» E non lo dico solo pensando a quanto è stato or ora ricordato nella Memoria dell’anno accademico appena trascorso. Voglio invece riferirmi, anche e soprattutto, alle ore di studio, a quelle di insegnamento o di ricerca, alle ore di lavoro silenzioso e costante negli uffici, a tutte le vostre attività che, spesso nascoste, producono tuttavia molti frutti, anche se questi in molti casi maturano lentamente e non sono sempre immediatamente visibili all’esterno.

2. Qualche tempo fa, uno di voi mi raccontò che, parlando del proprio lavoro d’insegnamento e di ricerca con un vecchio amico, che non vedeva da anni, questi gli diceva: «Che fortuna la tua! Anche a me piacerebbe potermi dedicare a un lavoro del genere». Poi aggiungeva il motivo di questa valutazione: pensava che fosse un’attività appassionante, solo in apparenza poco produttiva, ma di grande efficacia, per il profondo influsso dello sviluppo del pensiero cristiano sulle persone e sull’intera società.

Ciò che può e deve trasformare realmente la nostra epoca in una «primavera cristiana»[2] sono i valori e gli ideali che cercate di approfondire, insegnare e vivere; in una parola, la verità e l’amore di Cristo. Per questo anch’io vi dico, professori, studenti, e voi tutti che lavorate in questi edifici: sappiate ringraziare Dio della splendida opportunità che vi ha concesso, chiamandovi a essere sale e luce, e cercate di corrispondere generosamente, come diceva il Beato Josemaría: con santità personale, con buon umore e con sforzo, perché bisogna dare la vita[3]. Anche il mio amatissimo predecesore, Mons. Álvaro del Portillo, ripeteva: queste Facoltà ecclesiastiche meritano un generoso sacrificio da parte di tutti.

Proprio questo era l’augurio che il Santo Padre, in una delle attività del recente Congresso Eucaristico Nazionale celebrato a Bologna, rivolgeva a tutti noi: ringraziare Dio, soprattutto nella Santa Messa, per i beni, anche naturali, che ci elargisce, affinché la nostra gratitudine, unita al valore infinito del Sacrificio di Cristo, diventi eucaristia, un rendimento di grazie veramente gradito a Dio.

3. In Dono e mistero, il libro che Giovanni Paolo II ha scritto in occasione del suo giubileo sacerdotale, molti di voi — per le circostanze che state vivendo — avrete trovato particolarmente stimolanti le pagine in cui il Santo Padre ricorda gli anni trascorsi a Roma come studente: il suo arrivo nella Città Eterna, desideroso di seguire il consiglio ricevuto dal rettore del seminario di Cracovia: «imparare Roma stessa»; le sue esperienze nelle aule universitarie, le amicizie con i compagni di Collegio; la gratitudine verso i professori... «Ritorno spesso a quegli anni con la memoria piena di emozione — sono le sue parole —; partendo [da Roma] portavo con me non soltanto un accresciuto bagaglio di cultura teologica, ma anche il consolidamento del mio sacerdozio e l’approfondimento della mia visione della Chiesa. Quel periodo di studio intenso accanto alle tombe degli Apostoli mi aveva dato molto da ogni punto di vista»[4].

Io auguro a tutti voi studenti, all’inizio di un nuovo anno accademico, un’esperienza simile! Che questo periodo romano lasci nella vostra vita un solco profondo! Che anche voi sappiate imparare Roma! Che, attraverso lo studio, la crescita nella vita spirituale, il rapporto con i docenti ed i compagni, arriviate a una conoscenza e a un amore profondo di Cristo e della sua Chiesa. Auguro a voi che il vostro cuore in questi anni diventi sempre più romano — vale a dire cattolico, universale — e che batta all’unisono col Cuore di Cristo e con quello del Suo Vicario sulla terra.

4. Dicite iusto quoniam bene! Il bene! che ora dico a tutti, non è solo tuttavia un riconoscimento di ciò che avete fatto finora, ma vuol essere anche un incoraggiamento, affinché continuiate a impegnarvi ogni giorno di più, coscienti della importante dimensione apostolica del vostro lavoro, al servizio della Chiesa e di tutte le anime. In particolare, chi di voi inizia quest’anno i suoi studi, o il suo lavoro, spero che possa proseguire lungo il cammino intrapreso, migliorando sempre più la tradizione e lo spirito di questo Pontificio Ateneo.

Penso, in questo momento, in modo speciale, agli studenti e ai docenti della Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale, che inizia ora il ciclo di Licenza, e a quei professori e a quegli studenti che quest’anno daranno vita al nuovo indirizzo di Storia della Chiesa, all’interno della Facoltà di Teologia. A voi, che senz’altro sentite la responsabilità di aprire questi nuovi ambiti all’interno del nostro Ateneo, voglio assicurare in modo ancora più esplicito l’aiuto della mia preghiera, l’impegno di tutte le autorità accademiche e la fattiva collaborazione di tutto il corpo docente.

Invito ognuno di voi, come già ho avuto modo di dire nell’omelia della Messa, a lasciarvi guidare dal divino Paraclito. Annunciando la dedicazione allo Spirito Santo di questo secondo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, il Santo Padre ha scritto: «Lo Spirito, infatti, attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l’unica Rivelazione portata da Cristo agli uomini, rendendola viva ed efficace nell’animo di ciascuno: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26)»[5]. Alla Sua guida e protezione, per intercessione di Santa Maria, «la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell’ascolto, donna di speranza»[6], affido il vostro lavoro di professori, studenti e personale non docente del Pontificio Ateneo della Santa Croce, per l’anno accademico 1997-98, che dichiaro ora inaugurato.

[1] Is 3, 10 (Volg.).

[2] GIOVANNI PAOLO II, Lett. apost. Tertio Millennio adveniente, 10-XI-1994, n. 18; Lett. enc. Redemptoris missio, 7-XII-1990, n. 86.

[3] Cfr. BEATO JOSEMARÍA ESCRIVÁ, AGP, P10 1996, p. 93.

[4] GIOVANNI PAOLO II, Dono e mistero, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, p. 67.

[5] GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Tertio millennio adveniente, n. 44.

[6] Ibid., n. 48.

Romana, n. 25, Luglio-Dicembre 1997, p. 288-290.

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