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Lettera al Rettore del Pontificio Ateneo della Santa Croce per comunicargli il conferimento del titolo “Pontificio” (22-IX-1995) .

Roma, 22 settembre 1995

Reverendissimo Rettore Magnifico,

la recente decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II, di concedere all’Ateneo Romano della Santa Croce il titolo di “Pontificio”, è stata per me motivo di grande gioia. Sento perciò il dovere di condividere con tutta la comunità accademica dell’Ateneo —docenti, dirigenti e dipendenti tecnico-amministrativi, studenti e benefattori— i sentimenti che il gesto del Vicario di Cristo ha suscitato in me.

Sentimenti di gratitudine, anzitutto, e, insieme, di rinnovata consapevolezza delle attese riposte dal Romano Pontefice in noi tutti. Non è, infatti, un titolo puramente onorifico, bensì un nuovo segno della fiducia e del paterno affetto con cui il Papa segue il nostro impegno di servizio alla Chiesa. Esso, dunque, corrobora in noi il fermo intendimento di proseguire nello sforzo della ricerca e dell’insegnamento ponendoci, come unica ambizione, quella di servire la verità in assoluta fedeltà alla Sede di Pietro.

In questo senso, il titolo di “Pontificio” costituisce, in qualche modo, un sigillo dei grandi ideali che hanno ispirato la nascita del nostro Ateneo. Esso, in particolare, risponde all’amore alla Chiesa che ardeva nel cuore del Beato Josemaría Escrivá. Sospinto da questo amore, egli accarezzò il progetto di creare a Roma un’istituzione accademica di scienze ecclesiastiche e ne gettò le basi, promuovendo la formazione di tanti futuri docenti. Grazie al suo successore, S.E.R. Mons. Álvaro del Portillo, che promosse e, in qualità di Gran Cancelliere, per quasi dieci anni guidò il nostro Ateneo, quel sogno ha preso corpo e ha portato i primi, e già così incoraggianti, frutti.

Ma, proprio nel riconoscimento della fecondità del lavoro fin qui svolto, quest’evento ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro. È un’esortazione alla speranza. I dieci anni di vita dell’Ateneo —pochi per un’istituzione universitaria— sono il fondamento sul quale deve crescere e svilupparsi la sua attività. Ringraziamo il Signore, perché il seme, gettato con tanta perizia e generosità, ha portato —come dicevo— non solo frutti tangibili di approfondimento scientifico della verità di Cristo, ma anche frutti di sensibilità pastorale e di maturità spirituale.

Il cammino da percorrere è ancora lungo. Riponendo tutta la fiducia nella grazia di Dio, ci impegnamo a proseguire in spirito di comunione con gli altri Atenei romani, in modo da offrire sempre un valido aiuto al Santo Padre e a tutto il Collegio episcopale dinanzi alle sfide del nuovo millennio, tra cui spicca il tanto desiderato traguardo dell’unità dei cristiani.

Mi sembra di poter dire —non è presunzione, ma azione di grazie al Signore— che il vostro lavoro sta già offrendo, in sintonia con l’impegno di tutta la Chiesa, risposte credibili a tali sfide. Richiamate dunque spesso alla vostra mente, nel mezzo della fatica quotidiana, quel paragone così espressivo del Beato Josemaría: gli intellettuali sono come le cime delle montagne coperte di neve; possono sembrare irraggiungibili, ma quando la neve si scoglie, l’acqua scende e feconda le vallate. A volte non vedrete immediatamente il frutto del vostro lavoro, ma siate certi che, nelle mani di Dio, esso diventerà sorgente di vita per tanti cristiani.

La ricerca in campo teologico, filosofico, del diritto canonico e delle altre scienze sacre, sia per voi una vera passione e vi spinga alla retta ambizione di contribuire al progresso della scienza. La vostra vocazione professionale vi spinge ad uno sforzo creativo e di riflessione. Esso si è già espresso in pubblicazioni degne di rilievo. Altre ne seguiranno, nell’alveo della ricchissima tradizione della Chiesa. Io desidero soprattutto incoraggiarvi a mirare sempre più in alto: verso un sapere che, orientato a Dio, faccia dell’edificazione interiore propria ed altrui la massima aspirazione.

Nel porgere a Lei e a tutti i membri dell’Ateneo il mio grato ed affettuoso saluto, unitamente alla mia benedizione, affido a Maria Santissima, Sedes Sapientiæ, questa nuova tappa della vita dell’Ateneo e mi confermo, con sensi di paterna sollecitudine

aff.mo in Domino

+ Javier Echevarría

Rev.mo Mons. Lluís Clavell

Rettore Magnifico del

Pontificio Ateneo Romano della Santa Croce

ROMA

Romana, n. 21, Luglio-Dicembre 1995, p. 388-389.

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