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Omelia pronunciata al termine della novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata Concezione, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista al Collatino, a Roma, 7 dicembre 1994.

Fratelli e sorelle carissimi,

1. Esulto e gioisco nel Signore, l’anima mia si allieta nel mio Dio[1]. Con questo ispirato canto di lode ha inizio l’antifona della Messa di questo santo giorno. Sono parole che esprimono molto bene i nostri sentimenti oggi, perché siamo lieti di trovarci qui insieme per proclamare le meraviglie operate dal Signore in Maria, Madre di Dio e Madre nostra.

Per me è una grande gioia vedere il vostro affetto alla Vergine Maria, e mi commuove pensare che questo amore è cresciuto e continua a crescere nei cuori di moltissimi di voi, e nel mio cuore, grazie alla preghiera, all’esempio e alla parola di un uomo innamorato di Maria Santissima, di un santo che qui è presente dappertutto: il Beato Josemaría Escrivá, il Padre.

Grazie a lui, questa è —sin dall’inizio— una parrocchia «mariana». Infatti, da quando vi è stata celebrata la prima Messa da parte di Sua Santità Paolo VI, in presenza del Fondatore dell'Opus Dei, il 21 novembre 1965, in questa casa del Signore si è continuato a recitare ininterrottamente, ogni giorno, il Santo Rosario, con particolare riguardo ai mesi di maggio e di ottobre specialmente dedicati alla Madonna.

Inoltre avete saputo trovare molte espressioni diverse per il culto a Maria. So, ad esempio, che in questa parrocchia di S. Giovanni Battista al Collatino è vivissima la devozione al Cuore Immacolato di Maria, insieme a un’altra devozione, del pari largamente diffusa in molte famiglie, verso la Beata Vergine del Carmelo. So pure che alla bellissima e antica immagine della Vergine col Bambino che venerate nella cappella del SS.mo Sacramento, avete dato il titolo di Mater Dei, di Madre di Dio, e come tale la festeggiate con filiale affetto all’inizio di ogni nuovo anno per invocarne la materna benedizione sui propositi che le presentate, come ghirlande di fiori, nel giorno di Capodanno.

E non è finita. Ormai da molti anni la Novena dell’Immacolata vi vede riuniti come una famiglia intorno alla Madre, per renderLe il vostro sentito omaggio di figli, per chiedere la Sua protezione, e —non lo dimentichiamo— per guardare al Suo esempio e imparare da Lei.

Ebbene, miei carissimi, questo amore alla Vergine Santissima fa parte dell’eredità che ci ha lasciato il Beato Josemaría. Un’eredità che deve dare frutti di vita cristiana sempre più maturi in ciascuno di noi.

Nel suo libro «Varcare la soglia della speranza», il Papa ha scritto riguardo alla devozione mariana, che ciascuno di noi deve aver chiaro che non si tratta soltanto di un bisogno del cuore, di un’inclinazione sentimentale, ma che corrisponde anche alla verità oggettiva sulla Madre di Dio[2]. Queste parole del Santo Padre trovano una speciale conferma nella solennità odierna. L’Immacolata Concezione mette in luce, infatti, la figura e il ruolo della Madonna nel piano della redenzione operata dal Figlio e, allo stesso tempo, rappresenta per ognuno di noi una forte chiamata ad una nuova conversione.

Ascoltate le parole del prefazio di questo giorno:

Tu Padre santo, Dio Onnipotente ed eterno,

hai preservato la Vergine Maria

da ogni macchia di peccato originale perché, piena di grazia,

diventasse degna Madre del tuo Figlio (...).

Da lei, Vergine purissima, doveva nascere il Figlio,

Agnello innocente che toglie le nostre colpe:

e tu, sopra ogni altra creatura,

la predestinavi per il tuo popolo

avvocata di grazia e modello di santità.

Vergine purissima..., avvocata di grazia..., modello di santità: sono tre titoli che risaltano in questo prefazio nei quali si può riassumere l’appello della Chiesa a ciascuno di noi nella solennità dell’Immacolata Concezione.

2. Vergine purissima. La Santissima Trinità ha fatto Immacolata la Vergine Maria affinché diventasse degna dimora del Figlio di Dio. Meditate questa realtà. Guardate questo esempio. Anche noi tutti dobbiamo diventare degna dimora di Dio: o non sapete —vi domando, con parole della Sacra Scrittura— che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi (...), e che non appartenete a voi stessi?[3] «La preghiera contemplativa —diceva il Beato Josemaría Escrivá— sgorgherà dal vostro cuore ogni volta che mediterete questa grandiosa verità: una cosa così materiale come il mio corpo è stata prescelta dallo Spirito Santo per stabilirvi la sua dimora..., io non appartengo più a me stesso..., il mio corpo e la mia anima —tutt’intero il mio essere— sono di Dio»[4].

Noi tutti ci riconosciamo indegni di ricevere il Signore nell’Eucaristia, ma siamo altrettanto convinti che Lui può prepararci con la sua grazia, ed è per questo che possiamo dire sinceramente: Signore, non son degno che tu entri nella mia casa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato[5]: Signore —pregava Sant’Agostino— la casa della mia anima è troppo angusta perché tu possa entrarvi: dilatala tu; è in rovina: restaurala tu; contiene cose che ti ripugnano: lo so e non lo nego, ma chi può purificarla? Purificami Signore dalle mie colpe...[6].

E dove ci purifica il Signore, dove ci restaura, ci perdona i peccati e ci rinnova, se non nel Sacramento della Penitenza? Ecco il cammino per preparare la nostra anima per ricevere il Signore; ecco il mezzo per assomigliare a Maria, l’Immacolata, la Purissima. Possiamo vedere il Sacramento della Penitenza come un’incontro con la Madonna che ci prepara all’incontro con Gesù nell’Eucaristia. Ci rende simili a Lei per identificarci con Lui. Nella Confessione si compie in un certo senso ciò che amava ripetere il Beato Josemaría: «a Gesù si va —e si «ritorna»— sempre per Maria»[7].

Molti di voi hanno conosciuto di persona il Beato Josemaría, e sanno quanto desiderava venire proprio qui, in questa chiesa parrocchiale, per dedicare molte ore ad amministrare il Sacramento della Penitenza, nel confessionale. E molti di più ancora hanno conosciuto —e voluto bene, come a un Padre esemplare— colui che è stato il suo primo successore, S.E. Mons. Alvaro del Portillo, e ricordano con quanta sollecitudine ci spingeva costantemente all’apostolato della confessione, facendo eco alla predicazione del Fondatore dell’Opus Dei. Io, adesso, ricordando commosso il loro esempio di vita, vi chiedo di amare molto la Confessione sacramentale, di ricevere frequentemente questo sacramento, e di portare molte altre persone all’incontro con la Misericordia divina. Che la vita di questa parrocchia si possa sempre distinguere dall’impegno in tale senso dei sacerdoti e dei laici.

Fratelli e sorelle, questi giorni dell’Avvento sono un’occasione molto propizia per accostarci al Sacramento della Riconciliazione, in attesa del Natale. Pensate alla Vergine Maria che attende la nascita di Gesù, e si preoccupa di approntare tutte le cose che serviranno al Bambino: i vestiti piccini, le fasce per avvolgerlo appena nato, e tante altre piccole cose. Questo pensiero vi aiuterà a chiedere alla Madonna: Madre, ottienimi la grazia di approntare la mia anima con una buona confessione; che il tuo Figlio possa trovarsi a suo agio in me.

Quando chiederete questo dono, ricordate che Maria è Avvocata di grazia. Pregando o cantando la Salve Regina a conclusione della recita del Santo Rosario, noi invochiamo l’aiuto della Madonna chiamandola avvocata nostra, proprio per il peculiare ruolo di mediatrice di grazie e di favori che Ella ha sempre svolto presso Dio in favore dei suoi figli. Proprio perché consapevoli di questo suo ruolo, ricorriamo a Lei con fiducia riconoscendoci peccatori, come ci incoraggia la Chiesa nella preghiera mariana più conosciuta: prega per noi peccatori. Un santo che innumerevoli volte ebbe l’esperienza tangibile dell’efficacia della sua intercessione materna, il Beato Josemaría Escrivá, ci rassicura che «ormai non abbiamo più nulla da temere, niente ci deve preoccupare: perché la Madonna, incoronata Regina del cielo e della terra, è l’onnipotenza supplicante davanti a Dio. Gesù non può negare nulla a Maria e neppure a noi figli della stessa Madre»[8].

3. Infine, le parole del Prefazio della Messa odierna ci ricordano che Maria è Modello di santità. In un punto di Cammino si legge: «Canta davanti alla Vergine Immacolata e ricordale: Ave Maria, Figlia di Dio Padre: Ave Maria, Madre di Dio Figlio: Ave Maria, Sposa di Dio Spirito Santo... Più di te soltanto Dio!»[9]. La santità alla quale tutti noi figli di Dio siamo chiamati, in virtù del battesimo, raggiunge l’apice in Maria. Piena di grazia fu chiamata dall’arcangelo Gabriele al momento dell’Annunciazione. Regina di tutti i santi la proclama e la invoca la Chiesa. Maria è modello di santità in tutto perché sempre e in tutto ha saputo corrispondere alla volontà di Dio in cui consiste il nerbo della santità: nelle piccole cose e nelle grandi, nel nascondimento della sua casa e in mezzo alla gente, nelle circostanze liete e in quelle dolorose.

Non dobbiamo mai dimenticare ciò che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura: Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi (...), secondo il beneplacito della sua volontà[10]. Se vogliamo rispondere con fedeltà alla nostra vocazione cristiana, guardiamo costantemente la Madonna, e affidiamoci a Lei. E come la prima Eva fu ispiratrice del peccato di Adamo, la Vergine Maria, la nuova Eva, preservata da quel peccato, e per questo Immacolata, sarà ispiratrice di obbedienza e di docilità al volere di Dio, e ci aiuterà a ripetere il suo “sì” alla Volontà del Signore: eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto[11].

Fratelli carissimi, ad Iesum per Mariam, a Gesù per Maria. L’amore a Maria è già amore a Gesù. La vera devozione alla Madre di Dio —ha scritto il Papa— è cristocentrica (incentrata in Cristo), anzi è profondissimamente radicata nel mistero trinitario di Dio[12].

All’Immacolata, che oggi festeggiamo, ripetiamo insieme al Papa il nostro gioioso Totus tuus per essere con lei ancor più uniti al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Amen.

[1] Antifona d’ingresso (Is 61, 10).

[2] Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, c. 32.

[3] 1 Cor 6, 19.

[4] Beato Josemaría Escrivá, Colloqui, n. 121.

[5] Mt 8, 8.

[6] Sant’Agostino, Confessioni, I, 5.

[7] Beato Josemaría Escrivá, Cammino, n. 495.

[8] Beato Josemaría Escrivá, Amici di Dio, n. 288.

[9] Beato Josemaría Escrivá, Cammino, n. 496.

[10] Ef 1, 4-5.

[11] Vangelo (Lc 1, 38).

[12] Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, c. 32.

Romana, n. 19, Luglio-Dicembre 1994, p. 282-285.

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