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In data 29 dicembre 1994, Mons. Echevarría ha offerto il Santo Sacrificio della Messa nella Basilica di Sant’Eugenio, a Roma, in suffragio per l’anima dell’Avv. Santiago Escrivá, fratello del Fondatore dell’Opus Dei, deceduto a Madrid il giorno di Nata

1. Riuniti attorno all’altare nella celebrazione di questa Santa Messa, supplichiamo la Trinità Beatissima di concedere il riposo eterno all’anima di Santiago Escrivá, fratello del nostro amatissimo e santo Fondatore, che il Signore ha chiamato a Sé a Madrid nel giorno di Natale.

Non vi nascondo che la morte di zio Santiago, come lo chiamavamo affettuosamente tutti noi, membri di questa famiglia soprannaturale che è l’Opus Dei, mi ha profondamente commosso. Mi ha commosso, anche se da tempo conoscevamo la gravità della sua malattia, perché con lui si chiude un altro capitolo di quella «storia delle misericordie di Dio», che —secondo un’espressione del nostro Fondatore— traspare nella storia dell’Opus Dei. Con Santiago scompare infatti un testimone diretto ed immediato della santità raggiunta dal nostro amatissimo Padre prima ancora della fondazione dell’Opera e poi nei primi anni del suo sviluppo, un testimone oculare di innumerevoli atti di eroismo e di fedeltà alla Volontà divina da parte di quel servo straordinariamente buono e leale che è stato il Beato Josemaría.

Quanto abbiamo pregato in queste ultime settimane, perché Dio restituisse la salute a Santiago e gli permettesse di lavorare ancora qui sulla terra! Si vede, invece, che egli era già maturo per il Cielo: era pronto, tanto che il Signore è stato così delicato con lui da accoglierlo nel Suo eterno abbraccio d’amore proprio nel giorno della Sua venuta fra gli uomini.

2. La nostra preghiera, figlie e figli miei, fratelli e sorelle carissimi che ci siete vicini in questo momento, accompagna Santiago al di là della morte. Essa è, allo stesso tempo, suffragio per la sua anima e invocazione della sua intercessione davanti al trono dell’Altissimo: siamo infatti persuasi che Gesù e la Madonna Santissima, da lui tanto amati, lo avranno accolto con un sorriso di benvenuto. E mi piace immaginare accanto a loro anche nostro Padre, il Beato Josemaría, mentre, attorniato dai genitori —i Nonni—, dalla sorella —la nostra zia Carmen— e dalle tre sorelline morte in tenerissima età, lo riceve in cielo. Ora tutta la famiglia Escrivá è davvero per sempre unita nell’eterna beatitudine.

Confortati dalla certezza che la vita non è tolta, ma trasformata[1], proclamiamo la nostra fede nella risurrezione futura: questo nostro corpo, attualmente soggetto alla corruzione e intriso di debolezza, resusciterà e, in virtù del potere di Dio, sarà rivestito di gloria e di fortezza[2]. Infatti, in quanto figli di Dio per il battesimo, siamo anche eredi: eredi di Dio —ci insegna San Paolo—, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria[3].

Ma la certezza della fede non cancella dal cuore dell’uomo i sentimenti: è così naturale che noi soffriamo per la morte di Santiago! Il pensiero del dolore di sua moglie, Yoya, e dei suoi figli, fa nascere in noi il desiderio di confortare coloro che hanno tanto amato questo sposo e questo padre esemplare, e che ora ne piangono la scomparsa. Alla forza della preghiera affidiamo questo desiderio così profondamente umano.

3. Non posso non rammentarvi quanto nell’Opus Dei dobbiamo alla famiglia del nostro santo Fondatore. È un grato dovere per noi ricordare ed apprezzare tutto ciò che i suoi cari hanno fatto per facilitare a nostro Padre il compimento della missione affidatagli da Dio: fondare l’Opus Dei e sostenerlo nei primi decisivi lustri della sua storia.

José Escrivá, il padre del nostro Fondatore, che nell’Opera chiamiamo affettuosamente il Nonno, con il suo esempio di coerenza cristiana e la piena disponibilità con cui seppe sempre assecondare i piani di Dio, offrì al nostro Fondatore un aiuto determinante. Aiutando il figlio ad accedere al sacerdozio e, per questo, rinunziando generosamente ai legittimi progetti che, come tutti i genitori pensosi del futuro della famiglia, aveva formulato su di lui, egli contribuì —senza saperlo— ad aprire il cammino divino dell’Opera. Molte volte il Beato Josemaría affermò che, dal punto di vista umano, gran parte della vocazione la doveva alla generosità di suo padre.

E che dire di Donna Dolores Albás e della figlia Carmen, la madre e la sorella del nostro Fondatore? Non potremo mai ripagare nemmeno loro per le preghiere, i sacrifici e la generosità con cui, pur senza aver ricevuto la vocazione all’Opus Dei, spesero la propria vita al servizio dell’Opera nei primi anni della sua storia. Come spesso riconobbe il Beato Josemaría, fu un vero dono della Provvidenza divina che sua madre e sua sorella, quasi dagli inizi, accettassero di occuparsi dell’amministrazione domestica dei Centri dell’Opera. Con il loro sacrificio e la loro dedizione, esse contribuirono in modo assai efficace a far sì che lo spirito di famiglia —voluto da Dio per l’Opus Dei— si incarnasse in modi e consuetudini domestiche che consolidano le radici di questo focolare e ne tratteggiano i lineamenti essenziali.

4. Anche Santiago, per quanto stava in lui, sostenne il nostro Fondatore nella determinazione di servire Dio ancor prima che il seme dell’Opus Dei germinasse sulla terra. Mi riferisco al periodo che nostro Padre chiamava «gli anni dei presentimenti»: quei dieci, undici anni di fiduciosa attesa e di preparazione a compiere la Volontà di Dio. Anni di preghiera e di sacrificio, scanditi dalla costante recita di giaculatorie in cui il Beato Josemaría faceva palpitare gli aneliti del suo cuore innamorato: Domine, ut videam!; Domina, ut sit!

Ascoltate, a questo proposito, un pensiero che ci confidò poco prima del proprio transito al Cielo: «Prima di sapere ciò che il Signore voleva da me, anche se sapevo che voleva qualcosa, molte volte lasciavo il mio cuore effondersi e cantavo ad alta voce ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? E, sempre cantando, rispondevo: ecce ego quia vocasti me! Mio fratello, allora molto piccolo (...), imparò quelle parole senza capirne il significato e, di quando in quando, (...) veniva da me a cantarle. Come cantava male! Dovevo allontanarlo: va via, va via! Ma ero contento di sentirlo, perché era per me uno stimolo»[4].

Anche se fosse solo per questo, per essere servito cioè da stimolo alla sete di santità di nostro Padre, Santiago sarebbe creditore della nostra gratitudine. Ma oltre a ciò, col passare del tempo, egli seppe rinunciare alla legittima indipendenza cui aveva diritto a casa sua, in seno alla famiglia di nostro Padre, e lasciò spazio di buon grado a coloro che cominciavano a seguire il nostro Fondatore lungo il cammino dell’Opus Dei. Condivise di cuore la decisione della madre e della sorella di mettere a disposizione delle necessità apostoliche dell’Opera i beni di famiglia: erano momenti di grave indigenza e bisognava affrontare le spese indispensabili ad avviare le prime attività apostoliche. In seguito, e per molti anni ancora, rinunciò ad avere una vita pienameante autonoma pur di non creare intoppi alla vasta attività apostolica di nostro Padre.

Per quanto brevi e frammentari, questi lineamenti della vita di Santiago Escrivá ci aiutano a comprendere la parte da lui svolta nella storia dell’Opus Dei. Figlie e figli miei, il modo migliore di dimostrare la propria gratitudine è quello di corrispondere con generosità ai doni ricevuti: l’amore si ripaga con l’amore. Offriamo dunque suffragi copiosi per la sua anima e preghiamo generosamente per sua moglie e per i suoi figli.

Abbracciando in un solo sguardo la vita di Santiago, a cui il Signore ha concesso la grazia di una sposa dolce e di una numerosa discendenza, mi tornano alla mente le parole che lo scrittore sacro applica agli uomini illustri. Oggi le possiamo a buon diritto applicare al fratello del nostro Fondatore: questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non furono dimenticati. Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità (...). I loro discendenti resteranno fedeli alle promesse e i loro figli in grazia dei padri. Per sempre ne rimarrà la discendenza e la loro gloria non sarà offuscata[5].

Santiago è stato un uomo che ha amato Dio: per questo frequentava assiduamente i sacramenti. Con quanta gioia —lo confidò lui stesso— si preparava alla Confessione, all’Unzione degli Infermi e alla Comunione, anche negli ultimi mesi della malattia! Il suo esempio, ed il ricorso al suo aiuto, ci aiuteranno ad amare di vero cuore e ad accostarci spesso ai sacramenti istituiti da Gesù come vie della salvezza.

Chiediamo alla Madonna Santissima, Regina e Madre dell’Opus Dei, di ottenere da Dio per Santiago Escrivá il premio riservato ai figli fedeli. Così sia.

[1] Prefazio di defunti.

[2] Cfr. Prima lettura (Gb 19, 23-27).

[3] Seconda lettura (Rm 8, 17).

[4] Testo del 12-II-1975.

[5] Sir 44, 10-13.

Romana, n. 19, Luglio-Dicembre 1994, p. 285-288.

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