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Omelia pronunciata nella celebrazione eucaristica per la festa liturgica del Beato Josemaría, il 25-VI-1994, nella Basilica di Sant’Eugenio a Roma.

«Lo spirito del Signore è su di me perché mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati[1]. Con queste parole del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato all’inizio della Messa, la liturgia ci introduce alla festa del Beato Josemaría Escrivá. Un’esortazione che acquista un particolare rilievo in questa data, in cui commemoriamo anche il cinquantesimo anniversario della prima ordinazione sacerdotale di membri dell’Opus Dei.

»Con quanta orazione e con quanta riconoscenza a Dio Mons. Alvaro del Portillo si era preparato per questo giorno! Poiché la festa liturgica del Beato Josemaría non si può celebrare quest’anno il 26 giugno perché cade di domenica, egli aveva stabilito che fosse anticipata alla vigilia. Don Alvaro vedeva in questa coincidenza un segno della Provvidenza divina, quasi a conferma di quello che considerava come l’obiettivo della propria missione: incarnare la continuità nell’Opus Dei, seguendo il Fondatore dell’Opera come un’ombra segue il corpo, senza separarsi sia pur minimamente da lui. Noi possiamo dire che questo desiderio è stato esaudito pienamente. Abbiamo infatti la profonda convinzione che, con il suo transito al Cielo, in Dio e da Dio Mons. del Portillo è ormai unito indissolubilmente al Fondatore dell’Opus Dei nella comunione della stessa gloria.

»1. Cinquant’anni fa, nella cappella episcopale di Madrid, si è compiuto uno degli impossibili che il Beato Josemaría, Fondatore dell’Opus Dei e Padre nostro dilettissimo, ha reso possibili con l’eroica fede in Dio, con la costante orazione e con l’incessante lavoro che segnarono la sua vita. Con quella prima ordinazione di membri dell’Opera iniziava una catena, fermamente ancorata al sacerdozio di Gesù Cristo ricevuto dal nostro Fondatore, che non si sarebbe interrotta mai, perché il sacerdozio costituisce parte essenziale del disegno divino nei confronti dell’Opus Dei.

»Così come è stato affermato dalla Chiesa nell’erigere l’Opus Dei in Prelatura personale, ormai dodici anni fa, l’Opera è una porzione del Popolo di Dio organicamente strutturata in chierici e laici. In unità di vocazione, di regime e di spirito, i sacerdoti e i laici collaborano, con azioni che si integrano in piena complementarietà, al compimento del peculiare fine pastorale assegnato alla Prelatura. Perciò è impossibile concepire l’Opera senza l’una o l’altra di queste componenti —non sarebbe ciò che ha voluto il Signore—; e proprio per questo laici e sacerdoti formano una sola realtà ecclesiale, senza che ci siano fra loro classi di membri né alcun’altra differenza, tranne quelle che derivano dalla ricezione, da parte di alcuni, del Sacramento dell’Ordine.

»Oggi ricordiamo con immensa gratitudine quei primi tre membri dell’Opus Dei che hanno ricevuto il sacerdozio ministeriale per servire la Chiesa e le anime in un modo nuovo: Alvaro del Portillo, che col tempo sarebbe diventato il primo successore di Mons. Escrivá e Prelato dell’Opus Dei; e con lui, José María Hernández de Garnica e José Luis Múzquiz: due uomini fedeli, che sono stati a loro volta un saldo sostegno per il Fondatore in quei felici anni di consolidamento e di prima espansione dell’Opus Dei.

»Insieme con l’allegria della festa odierna, proviamo un senso non di tristezza, ma di malinconia, perché da tempo ci stavamo preparando con viva intensità per questa data, lieti di stare vicini a Mons. del Portillo nella gioia delle sue nozze d’oro sacerdotali. Ma il Signore, che ne sa di più, infinitamente di più degli uomini, ha disposto le cose in altro modo: dopo aver permesso a don Alvaro di celebrare la Santa Messa —l’ultima Messa della sua vita— in un luogo così significativo per un sacerdote come la Chiesa del Cenacolo, a Gerusalemme, se l’è portato in Cielo, a festeggiare quest’anniversario con i suoi grandi amori: la Trinità Beatissima, la Madonna e San Giuseppe, e in compagnia del nostro Fondatore e degli altri due che hanno ricevuto con lui gli Ordini Sacri.

»2. Nell’orazione colletta della Messa del Beato Josemaría chiediamo a Dio che, configurati al tuo Figlio, in unione con la Santissima Vergine Maria, serviamo con ardente amore all’opera della Redenzione[2]. Questa progressiva configurazione a Cristo, nella quale si riassume tutto il processo della vita cristiana, si raggiunge —con la grazia di Dio— seguendo modalità e cammini molto diversi, secondo le ricchezze insondabili che lo Spirito Santo elargisce alla Chiesa. Per noi che abbiamo ricevuto la vocazione specifica all’Opus Dei, e per quanti vedono in questo spirito un sicuro punto di riferimento per la propria esistenza cristiana, il processo soprannaturale che conduce all’identificazione con Gesù e che rende efficace la nostra collaborazione all’opera della Redenzione segue le tracce così chiaramente marcate dal Beato Josemaría. Egli ha pregato molto finché viveva sulla terra, e nel cielo continua ad intercedere per le sue figlie e per i suoi figli di tutti i tempi, e per le innumerevoli persone che nel corso dei secoli si impegneranno a percorrere questo cammino di santificazione nel lavoro professionale e nell’adempimento dei doveri ordinari del cristiano[3].

»All’interno di questa orazione generosa e feconda del Fondatore dell’Opus Dei, una parte importante era rivolta ai sacerdoti della Chiesa e, in particolare, a quelli dell’Opus Dei: quei tre primi che hanno ricevuto l’ordinazione mezzo secolo fa e tutti quelli che poi li avrebbero seguiti. E ciò è così vero che il Beato Josemaría non ha esitato a dire, e a scrivere, in molte occasioni le seguenti parole: “ho pregato con fiducia e con passione, durante tanti anni, per i vostri fratelli che si sarebbero ordinati e per quelli che più tardi avrebbero seguito il loro cammino; e ho pregato tanto, che posso affermare che tutti i sacerdoti dell’Opus Dei sono figli della mia orazione[4].

»Il mio cuore sente la necessità di ringraziare la Trinità Beatissima per aver reso efficace l’orazione del nostro Fondatore. Infatti, grazie alla bontà divina, a quei primi tre sacerdoti incardinati nell’Opus Dei ne sono seguiti tanti da essere ormai parecchie centinaia; e molti sono anche i sacerdoti diocesani che, servendo con esemplarità e totale disponibilità i loro Vescovi, ciascuno nella sua diocesi, s’impegnano a rendere vita della loro vita lo spirito dell’Opus Dei dal momento in cui si sono ascritti, per vocazione divina, alla Società Sacerdotale della Santa Croce.

»Il nostro Fondatore ha preparato personalmente quei primi tre per l’ordinazione sacerdotale. Quale impegno ha profuso perché essi ricevessero la miglior formazione possibile, sia sul piano scientifico-religioso che nell’aspetto ascetico e in quello spirituale! Essi hanno corrisposto alla grazia e alle cure di nostro Padre, perché vedevano in lui l’immagine viva di Gesù Cristo Sacerdote. E così, assistiti dalle cure premurose di Dio e della Santissima Vergine, protetti dalla paterna dedizione del Beato Josemaría, e con la loro risposta fedelissima a tutte queste grazie, don Alvaro, don José María e don José Luis, fin dal primo momento, hanno fissato molto in alto l’asticella da saltare —per usare un’espressione sportiva—, cioè il livello di formazione e di santità per tutti i sacerdoti che desiderano vivere il proprio ministero in conformità con lo spirito dell’Opus Dei. Voglia il Cielo che non perdiamo mai di vista il loro esempio, un esempio che raggiunge la perfezione nella vita sacerdotale del nostro dilettissimo Padre! Affidiamo alla sua amabile intercessione i quarantaquattro figli suoi che il prossimo 7 luglio riceveranno il diaconato e che più tardi, con l’ordinazione presbiterale, saranno segnati indelebilmente con il sigillo del sacerdozio ministeriale.

»3. Che consigli dava nostro Padre a don Alvaro e agli altri figli suoi sacerdoti? Si possono riassumere in una frase del rituale dell’ordinazione, rivolta dal Vescovo ai candidati al sacerdozio: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni[5].

»Mons. Alvaro del Portillo, con gli altri sacerdoti e laici della Prelatura, ha imparato dal Beato Josemaría a trattare con amore le cose sacre e, in primo luogo, Dio stesso: Gesù Cristo realmente presente nella Sacra Eucaristia, che si dona a noi inerme sotto le specie eucaristiche. Nel rapporto del nostro Fondatore con Gesù Sacramentato, don Alvaro ha visto sempre —e lo ha trasmesso poi a moltissime altre persone— l’affetto di colui che è veramente innamorato e che perciò impronta alla maggior delicatezza possibile i propri rapporti con la persona amata. Da ciò derivava la cura con cui si preparava alla celebrazione della Santa Messa, la calma e la devozione con cui rinnovava il Santo Sacrificio, la devozione con cui trattava in ogni momento la Santissima Eucaristia, l’interesse con cui curava persino le più piccole rubriche e tutte le prescrizioni della Chiesa in materia liturgica...

»Sorelle e fratelli, figlie e figli miei carissimi: impariamo tutti e applichiamo alla nostra vita personale queste lezioni d’amore alla Sacra Eucaristia e agli altri Sacramenti della Chiesa. Non dimenticate mai che, come ogni cristiano, tutti partecipiamo dell’unico sacerdozio di Cristo. “Siamo stati chiamati da Dio —scriveva nostro Padre— a fare l’Opus Dei sulla terra, essendo ciascuno di noi Opus Dei. Per questo motivo, se il lavoro dell’Opera è eminentemente laicale e, al tempo stesso, il sacerdozio informa tutto con il suo spirito; se il lavoro dei laici e quello dei sacerdoti si completano e si rendono reciprocamente più efficaci, è un’esigenza della nostra vocazione che in tutti i membri dell’Opera si manifesti anche quest’intima unione fra i due elementi, in modo che ognuno di noi abbia un’anima veramente sacerdotale e una mentalità pienamente laicale[6].

»Con l’espressione anima sacerdotale, il Fondatore dell’Opus Dei si riferiva a quella particolare disposizione dei fedeli cristiani che, radicata nel carattere conferitoci dal Battesimo e dalla Confermazione, ci spinge a comportarci in ogni momento e con tutte le forze in accordo con la dignità di figli di Dio, cui siamo stati elevati dalla grazia. Papa Gregorio Magno diceva che “il nostro cuore è un altare di Dio”[7]; e lo è perché il Signore aspetta che i suoi figli gli offrano di tutto cuore i sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo[8], di cui parla l’Apostolo Pietro e che costituiscono, si può dire, la trama della santità.

»“Con quest’anima sacerdotale, che chiedo al Signore per tutti voi —ha detto il Beato Josemaría—, dovete fare in modo che, in mezzo alle occupazioni ordinarie, la vostra vita intera si trasformi in una continua lode a Dio: orazione e riparazione costanti, suppliche e sacrifici per tutti gli uomini. E tutto ciò in intima e assidua unione con Cristo Gesù, nel Santo Sacrificio dell’Altare”[9]. Quando un uomo o una donna, dopo aver deciso sul serio di seguire Cristo, cercano di vivere in questo modo, si rendono operative in loro le solenni parole del Principe degli Apostoli, tante volte meditate e predicate dal Fondatore dell’Opus Dei: voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce[10].

»4. “L’anima sacerdotale —ha sottolineato Mons. del Portillo, seguendo l’insegnamento del Beato Josemaría— consiste nell’avere gli stessi sentimenti di Cristo Sacerdote, cercando di compiere così in ogni momento la Volontà divina e di offrire la nostra vita intera a Dio Padre, in unione con Cristo, per corredimere con Lui mediante l’azione dello Spirito Santo. È necessario —aggiungeva— che ci decidiamo a spendere la nostra esistenza secondo questo spirito sacerdotale”[11]; cioè, è necessario che ci doniamo completamente a Dio, in unione col Sacrificio sacramentale del Corpo e del Sangue di Cristo, che si rinnova ogni giorno sull’altare.

»Quando un cristiano s’impegna seriamente al servizio di Dio, quando è fedele —totalmente fedele— agli impegni battesimali, i sentimenti sacerdotali del Cuore di Cristo sgorgano nella sua anima con forza divina e si manifestano in tutta la sua condotta. Il cristiano che lotta per identificarsi sempre di più con Cristo, facendo tutto quanto può da parte sua per arrivare ad essere alter Christus, ipse Christus; quest’uomo, questa donna, si trasforma in un’immagine viva del Signore: gli altri, contemplandone il lavoro ed il riposo, la gioia ed il dolore, la lotta e la speranza, vedono Cristo che passa accanto a loro per i cammini della terra, si sentono attratti da Gesù e finiscono col seguirlo.

»Nel Vangelo abbiamo contemplato una gran moltitudine vicino a Cristo, che gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio[12]. Come succede adesso. Milioni di persone avanzano a tentoni nella vita, insoddisfatte e deluse perché non conoscono Dio, l’unico in grado di saziare le ansie di pienezza che risiedono nel cuore umano. E noi, tu ed io, abbiamo il gioioso dovere di far in modo che lo conoscano. La “preoccupazione costante per le anime”[13] costituisce —come scrive il Beato Josemaría in Cammino— uno dei segni più chiari dell’anima sacerdotale. Perché il cristiano coerente con la propria vocazione non si limita a offrire il buon esempio di una condotta retta, di un comportamento leale, ma cerca le occasioni per proclamare —ripeto le parole di San Pietro— le opere meravigliose di colui che ci ha chiamato dalle tenebre al chiarore della sua luce[14].

»Sorelle e fratelli che mi state ascoltando, figlie e figli miei: fare apostolato —con l’esempio e con la parola— è un’esigenza ineludibile della vocazione cristiana, un’occupazione costante, come costante è, in un essere vivo, “il battito del cuore” Così s’esprimeva il Fondatore dell’Opus Dei, quando ci esortava a condurre i nostri amici, parenti e conoscenti all’incontro con Gesù, soprattutto nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. E poiché opere sono amore, e non i bei ragionamenti, permettimi di chiederti: quante persone stai cercando di avvicinare alla Confessione, dove Gesù ci aspetta pieno di misericordia per perdonare i nostri peccati e adornarci con la sua grazia? Chi potresti aiutare —con l’orazione e con la parola amichevole— a fare un passo avanti sul cammino che conduce a una maggiore intimità con Dio? Quali programmi concreti —sì, concreti— stai facendo, parlandone con il Signore, per dare sfogo al tuo zelo d’anime nelle prossime settimane, quando forse cambierai ambiente e occupazione a causa delle ferie estive?

»Chiediamo al Signore e alla Vergine Santissima, per intercessione del Beato Josemaría, di insegnarci ad attualizzare l’anima sacerdotale nel lavoro ordinario e nelle circostanze normali della giornata, in modo da compiere tutte le attività fedelmente (...) nello spirito di Cristo[15], attraverso un’unione strettissima al Sacrificio della Messa[16]; chiediamo loro di aiutarci a rinnovare la nostra decisione di prendere il largo con nuovo brio e gettare le reti in nome di Cristo[17], come gli Apostoli, in tutte le vie del mondo. Vi assicuro, con una certezza che proviene dal Vangelo, che le reti —reti di Cristo— si riempiranno di anime: anime che porteremo con gioia ai piedi di Gesù, collaborando insieme con tanti altri cristiani —ben uniti al Santo Padre, il nostro dilettissimo Giovanni Paolo II, e a tutti i Vescovi in comunione con lui— nel compimento della missione santificatrice della Chiesa. In questo modo percorreremo con gioia il cammino della nostra vocazione[18], finché un giorno giungeremo a godere, con la misericordia di Dio, della Trinità Beatissima in Cielo. Amen.

[1] Canto d’ingresso (cfr. Lc 4, 18; Is 61, 1-2).

[2] Messa del Beato Josemaría Escrivá, Colletta.

[3] Orazione per la devozione al Beato Josemaría.

[4] Beato Josemaría Escrivá, Lettera, 8-VIII-1956, n. 5.

[5] Rituale dell’Ordinazione dei Diaconi.

[6] Beato Josemaría Escrivá, Lettera, 28-III-1955, n. 3.

[7] San Gregorio Magno, Moralia in Iob, 25, 7, 15,: PL 76, 328.

[8] 1 Pt 2, 5.

[9] Beato Josemaría Escrivá, Lettera, 28-III-1955, n. 4.

[10] 1 Pt 2, 9.

[11] Mons. Alvaro del Portillo, Lettera, 9-I-1993, n. 8.

[12] Messa del Beato Josemaría, Vang. (Lc 5, 1).

[13] Beato Josemaría Escrivá, Cammino, n. 934.

[14] Cfr. 1 Pt 2, 9.

[15] Messa del Beato Josemaría, Colletta.

[16] Cfr. Messa del Beato Josemaría, Orazione sulle offerte.

[17] Cfr. Messa del Beato Josemaría, Vang. (Lc 5, 4).

[18] Messa del Beato Josemaría, Orazione dopo la Comunione.

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 151-156.

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