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20 aprile Santa Messa dello Spirito Santo

Il II Congresso elettivo dell’Opus Dei si è inaugurato il 20 aprile con una solenne Messa dello Spirito Santo, celebrata nella Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, dove riposano le sacre spoglie del Beato Josemaría.

Con Mons. Javier Echevarría hanno concelebrato altri quattro sacerdoti Congressisti: Mons. Xavier de Ayala, Mons. Francesco Angelicchio, Mons. Richard Rieman e il Rev. Fernando Valenciano. Erano presenti 140 Congressisti, provenienti da ventinove Paesi.

Nell’omelia, commentando il vangelo della Messa, il Vicario Generale ha detto tra l’altro:

«Nel desiderio di compiere con esattezza tutte le disposizioni del nostro santo Fondatore contenute nello Ius particulare dell’Opus Dei, sancito dalla Sede Apostolica, ci riuniamo per invocare il Paraclito all’apertura di questo secondo Congresso Generale elettivo. Veni, Sancte Spiritus, et emitte cælitus lucis tuæ radium (Sequenza della Messa de Spiritu Sancto), esclamiamo con la liturgia della Chiesa: vieni, o Spirito Santo, e manda dal cielo il raggio della tua luce. Invochiamo la Trinità Beatissima, affinché —come supplica la Chiesa in una delle sue orazioni liturgiche— conceda a questo pusillus grex, a questa piccola famiglia dell’Opus Dei, un Pastore gradito a Dio per la sua santità e capace di sostenere tutti noi con instancabile sollecitudine (cfr. Messale Romano, orazione colletta della Messa pro eligendo Episcopo).

»In questa nostra preghiera sentiamo la preghiera dell’Opera tutta: delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, che noi rappresentiamo, ed anche delle migliaia e migliaia di Cooperatori ed amici che, in tutti i luoghi della terra, innalzano le proprie suppliche a colui che è Datore delle grazie, Luce dei cuori, dolce Ospite dell’anima (cfr. Sequenza Veni, Sancte Spiritus). Stanno tutti qui spiritualmente, uniti al nostro amatissimo Fondatore, al Padre la cui presenza fisica in mezzo a noi è appena venuta meno, e a coloro che ci hanno preceduto nella dimora eterna e che costituiscono ormai una legione innumerevole. Siamo sicuri che dal Cielo, facendo corona al Beato Josemaría, essi si uniscono alla preghiera della nostra famiglia soprannaturale qui sulla terra e l’affidano alla protezione di Maria, Regina Operis Dei, affinché, in unione con San Giuseppe e con i nostri santi Patroni ed Intercessori, la presenti alla Santissima Trinità».

A questo punto, il Vicario Generale ha avuto un particolare ricordo per Mons. Alvaro del Portillo:

«In questa corona di figlie e di figli fedeli che circonda il Beato Josemaría, brilla di luce speciale il Padre. A lui, come al nostro santo Fondatore, ci affidiamo in modo speciale in questi giorni e gli chiediamo di aiutarci a percorrere il sentiero da lui tracciato in modo così chiaro. Concedici, o Dio Spirito Santo, che la paternità e la filiazione nell’Opera, con il loro inseparabile corollario della fraternità, escano ulteriormente irrobustite da questi eventi e brillino di luce ancora più intensa».

Rivolgendosi poi ai Congressisti, il Vicario Generale ha ricordato alcune espressioni con cui il Beato Josemaría Escrivá era solito esortare i fedeli dell’Opus Dei a rinnovare il proprio senso di responsabilità nei confronti dell’Opera, e ha continuato:

«L’Opus Dei si è sempre fatto a forza di orazione e di sacrificio, con sincero spirito soprannaturale e affidandoci in ogni istante all’ausilio della grazia divina. Da nostro Padre abbiamo imparato a ricorrere filialmente a Dio Nostro Signore, tanto nei momenti decisivi della nostra storia come nelle situazioni più normali della vita quotidiana, convinti che senza il suo aiuto non possiamo portare a compimento nessuna azione dotata di valore soprannaturale. Perché, come ci ha insegnato il Maestro, sine me, nihil potestis facere (Gv 15, 5).

»Ora, fratelli miei, dobbiamo eleggere il nuovo Padre di questa famiglia soprannaturale di figli di Dio ed è logico che la nostra supplica divenga ancora più assidua, la nostra umiltà più sincera e più ferma la nostra fiducia nel Signore. Siamo chiamati, soprattutto noi, sui quali ricade la grave responsabilità dell’elezione del Prelato, ad alimentare e a mantenere nella nostra anima queste disposizioni».

Dopo aver ricordato il primo Congresso elettivo, celebratosi dopo il transito del Fondatore, e la dimostrazione tangibile di fedeltà e di unità offerta da tutti i fedeli dell’Opus Dei nel corso di questi anni, il Vicario Generale ha proseguito:

«In questo momento, nella certezza di esprimere il sentire di tutti voi e, con voi, di tutti i nostri fratelli e delle nostre sorelle del mondo intero, desidero associarmi a queste parole del Padre. Ci rivolgiamo al Signore, Pastore eterno che governa il proprio gregge con assidua sollecitudine (cfr. Messale Romano, orazione sulle offerte della Messa pro eligendo Episcopo), e gli chiediamo di concederci un Pastore che sappia colmarci di gioia, istruire il suo popolo nelle virtù e illustrare le anime nella verità evangelica (cfr. Messale Romano, orazione dopo la comunione della Messa pro eligendo Episcopo). Un pastore deciso, sull’esempio di Cristo, a donare la propria vita per le pecore (cfr. Gv 10, 11), come abbiamo visto fare al nostro Fondatore ed al Padre, che hanno speso tutte le proprie forze giorno dopo giorno, fino a consumarsi al servizio dei loro figli, sempre in piena comunione con il Romano Pontefice e con i Successori degli Apostoli. Un gregge strettamente unito al Pastore, teso ad ascoltarne la voce con gioia e desideroso di seguirlo verso i fertili pascoli preparatici dal Signore (cfr. Gv 10, 4.9). Raggiungeremo questo dono divino se ci sapremo mantenere fermamente uniti a coloro che nell’Opera rivestono, a tutti i livelli, funzioni di governo. In questo modo ciascuno di noi, ciascuna delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, giungerà, con la grazia di Dio, ad essere Opus Dei in tutti gli istanti della propria esistenza e potrà così fare l’Opus Dei con efficacia nel mondo, collaborando a piantare la Croce di Cristo in tutti i crocevia della terra.

»A questo scopo —non mi stanco di considerarlo, perché è ciò che ho sempre sentito ripetere al nostro Fondatore e al Padre—, ciascuno di noi deve compiere una conversione personale profonda, costante e sincera. Così, mentre si sentirà spinto verso l’alto, sarà anche d’esempio eloquente per i propri fratelli e per tutte le anime».

Il Vicario Generale ha così concluso:

«E ora, mentre ci accingiamo ad assecondare l’azione dello Spirito Santo compiendo fedelissimamente ciò che nostro Padre dispose riguardo all’elezione dei suoi successori, rinnoviamo in questa Santa Messa il nostro impegno a proteggere e promuovere con tutte le nostre forze —fino alla morte, se necessario— l’unità giuridica, spirituale e morale dell’Opus Dei. Apriamo questo nuovo capitolo della nostra storia confermando ancora una volta la nostra ferma decisione di mantenere, con l’aiuto divino, integro ed inviolabile tutto ciò che appartiene alla natura, allo spirito e ai modi apostolici propri dell’Opera di Dio, nella continuità più piena allo spirito del nostro santo Fondatore che ora il Padre —che buon Padre è stato don Alvaro!— ha lasciato nelle nostre mani.

»Nel Cenacolo di Gerusalemme gli Apostoli, in attesa della Pentecoste, erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui (At 1, 14). La Madonna, Sposa dello Spirito Santo, onnipotenza supplice, attirò sulla Chiesa nascente la pienezza dei doni del Paraclito. Anche noi ci affidiamo alla preghiera di questa nostra Madre amabilissima, che ci ha sempre mostrato il suo affetto nel corso di questi sessantasei anni di storia dell’Opus Dei.

»Sub tuum præsidium, alla tua protezione ricorriamo ancora una volta, o Maria, come abbiamo visto fare al nostro Fondatore e al Padre. Lascia che, pienamente fiduciosi nella tua intercessione materna, ti invochiamo con quelle giaculatorie che così spesso recitarono nostro Padre e il Padre, parole nelle quali vuole esprimersi in modo particolarmente sentito l’orazione di tutte le tue figlie, di tutti i tuoi figli nell’Opus Dei: Cor Mariæ dulcissimum, iter para tutum; Cor Mariæ dulcissimum, iter serva tutum! Così sia».

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 118-121.

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