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23 marzo. La camera ardente

La camera ardente è stata allestita nella Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace: ai piedi dell’altare ove sono racchiuse le sacre spoglie del Beato Josemaría Escrivá, sopra un drappo nero riposava il corpo del suo primo successore, rivestito, come prevede il cerimoniale dei Vescovi, con camice, stola e pianeta di colore viola e con le insegne pontificali: croce pettorale, anello, zucchetto; posata accanto al capo, la mitra. Ai piedi, mazzi di rose, che stavano arrivando dai quattro punti cardinali; candelieri accesi agli angoli. Il volto di Mons. del Portillo lasciava trasparire una profonda pace.

Molto presto si è dato inizio alle Sante Messe de corpore insepulto. La prima è stata officiata alle 7.00 dal Vicario Generale, Mons. Javier Echevarría; la seconda, dal Vicario Segretario Centrale, Mons. Francisco Vives. Tali Messe in suffragio per l’anima del Prelato dell’Opus Dei si sono susseguite ininterrottamente, fino al momento della tumulazione, la sera del giorno 24. In tutto hanno celebrato o concelebrato centoventisette sacerdoti.

Il dolore per l’inaspettata morte del Prelato, riflesso del grande amore che i fedeli della Prelatura nutrivano nei suoi confronti, si è tramutato presto in un sereno sentimento di pace. La venerazione con cui migliaia di fedeli giungevano a pregare davanti alle spoglie di Mons. del Portillo era per tutti la conferma tangibile della diffusa gratitudine che la sua esemplare sollecitudine di Padre e di Pastore suscitano nelle anime.

Il primo giorno, le porte della chiesa prelatizia sono rimaste aperte dalle sette di mattina fino a mezzanotte. Persone di tutte le condizioni sociali s’inginocchiavano accanto al corpo di Mons. Alvaro del Portillo e spesso gli baciavano le mani, incrociate sul petto, con cui sosteneva un piccolo crocifisso, già appartenuto a San Pio X e che anche il Beato Josemaría teneva fra le mani nella camera ardente allestita il 26 giugno 1975. Uomini e donne, giovani e anziani, lavoratori e studenti, sacerdoti e seminaristi, religiosi e religiose hanno sfilato a migliaia. Per la maggioranza si trattava di persone che ricevono formazione nei Centri dell’Opus Dei di Roma, o amici dei fedeli della Prelatura desiderosi di condividere con loro il dolore di quelle ore. Spesso erano famiglie numerose al completo ed anche i figli più piccoli senza alcun timore baciavano il corpo del Prelato.

Pur nel dolore che si intravedeva dall’espressione dei volti, era palpabile un comune senso di serenità e di profonda gioia soprannaturale: prevaleva, insomma, la certezza che un nuovo intercessore stava già vegliando su tutti noi nel Cielo. Quest’intima convinzione si leggeva nella spontaneità con cui tanti facevano scorrere sulle mani di Mons. del Portillo la corona del rosario, medaglie, crocifissi, immaginette. Alcuni genitori posavano il figlio di poche settimane sulle mani del Prelato, affidandolo alla sua protezione.

Romana, n. 18, Gennaio-Giugno 1994, p. 22-23.

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