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Il 26 giugno 1993, festa liturgica del Beato Josemaría Escrivá, S.E. Mons. Alvaro del Portillo ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica romana Sant'Eugenio, in onore del Fondatore dell'Opus Dei. Riportiamo la relativa omelia

1. Ci siamo riuniti nel dies natalis del Beato Josemaría Escrivá per lodare Dio Nostro Signore attraverso la celebrazione del Santo Sacrificio dell'Altare, che offriamo alla Trinità Beatissima in onore del Fondatore dell'Opus Dei. Accogliamo in questo modo l'invito che abbiamo ascoltato all'inizio della Messa: glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio[1]. La nostra gioia è davvero molto grande, anche perché oggi si celebrerà per la prima volta la festa del Beato Josemaría nella chiesa parrocchiale romana a lui intitolata. Questa chiesa è stata offerta al Santo Padre in occasione della beatificazione e la sua cura pastorale è affidata a sacerdoti della Prelatura dell'Opus Dei. Da qualche settimana hanno avuto inizio le prime attività, in un locale provvisorio situato nelle vicinanze di una delle memorie apostoliche di cui è ricca Roma, quella delle Tre Fontane.

In questa giornata di festa per la Chiesa e per ciascuno di noi, la commemorazione liturgica del nostro amatissimo Padre ci spinge a corrispondere con più generosità e impegno alla chiamata che il Signore rivolge a tutti noi: Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste[2]. Questo è stato il messaggio che il Beato Josemaría ha proclamato con tutta la sua vita, facendo eco all'insegnamento di Gesù Cristo e aprendo sulla terra un cammino divino, la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, che con il suo spirito offre ai cristiani immersi nelle realtà temporali i mezzi concreti per raggiungere la santità a cui sono chiamati. Si possono bene applicare quindi al Beato Josemaría le parole della Sacra Scrittura che abbiamo cantato all'inizio della Messa: Lo spirito del Signore è su di me perché mi ha consacrato con l'unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati[3].

Sì, lieto annunzio. Abbiamo letto poco fa nel Vangelo che, di fronte alla predicazione di Gesù Cristo, la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio[4]. Anche adesso gli uomini e le donne della nostra epoca bramano —sebbene a volte non se ne rendano conto— l'Unico capace di saziare totalmente gli aneliti del loro cuore. Sono passati quasi venti secoli da quando Gesù Cristo ci ha portato la Buona Novella, ma ancora oggi —come allora e come sempre— la moltitudine ha fame della dottrina salvifica del Nostro Signore, desidera ascoltare il lieto annunzio ricordato da Giovanni Paolo II nella cerimonia di beatificazione del Fondatore dell'Opus Dei con queste parole: «In una società nella quale la brama sfrenata del possesso di cose materiali le trasforma in idoli e in motivi di allontanamento da Dio, il nuovo Beato ci ricorda che queste stesse realtà, creature di Dio e dell'ingegno umano, se si usano rettamente per la gloria del Creatore e per il servizio dei fratelli, possono essere via per l'incontro degli uomini con Cristo»[5].

Quanto bisogno hanno i nostri contemporanei che si ricordi loro con forza questa verità e che li si aiuti a perseguirla con impegno! Certamente non manca la grazia divina, distribuita abbondantemente dalla Chiesa per mezzo dei sacramenti. Ma il Signore ha voluto inoltre che contiamo sull'intercessione dei santi: esseri umani come noi, uomini e donne di carne ed ossa che sperimentarono le nostre stesse difficoltà, ma che adesso godono del premio eterno nel Cielo e sono potenti intercessori davanti al trono dell'Altissimo. «A causa infatti della loro più intima unione con Cristo —spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica, con parole del Concilio Vaticano II— i beati rinsaldano la Chiesa nella santità... non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini... La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine»[6].

2. La celebrazione eucaristica odierna ci pone di fronte a una verità professata dalla Chiesa fin dalle sue origini e inclusa nei più antichi simboli della fede: la Comunione dei Santi. In quanto cristiani, abbiamo la ferma convinzione che i legami che ci uniscono alle persone amate non si spezzano con la morte, perché sia esse che noi siamo inseriti nel Corpo Mistico di Cristo e siamo animati dallo stesso Spirito. Questa unione, che soltanto il peccato può infrangere, si rafforza quando la Chiesa dichiara ufficialmente che uno dei suoi figli è beato, cioè che gode della visione della Santissima Trinità. Allora, i vincoli che ci legano a loro si consolidano, poiché elevando questi suoi figli agli altari, la Madre Chiesa non solo li propone come esempi della sequela di Cristo e come pegno della speranza che è in noi di raggiungere un giorno il Cielo, ma anche come nostri intercessori: riconosce quindi in essi uno speciale potere, che deriva dal fatto di essere —ormai per tutta l'eternità— amici e familiari di Dio.

Nella Chiesa primitiva, in quella Chiesa di martiri e di confessori che seppe non solo resistere alla tremenda pressione del mondo pagano, ma addirittura condurlo a Cristo, i fedeli invocavano pieni di fiducia quei fratelli e quelle sorelle che con lo spargimento del loro sangue o con la donazione della loro vita a Dio avevano meritato la gloria del Cielo. In questo senso, le catacombe romane sono un libro sempre aperto, nel quale commuove leggere le frasi, che vi si trovano incise, di ardente fede e di sicura fiducia nell'intercessione dei santi. Diceva San Girolamo, testimone di questa antica venerazione, che «se gli apostoli e i martiri, quando erano rinchiusi nel corpo e avevano motivo di occuparsi di se stessi, pregavano per gli altri, quanto più adesso, dopo aver ricevuto la corona, la vittoria e il trionfo!»[7].

Anche ai nostri giorni, la fede nell'intercessione dei santi è viva e pulsante, e costituisce una ulteriore prova del bisogno di Dio che palpita nel cuore di ogni uomo. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: «Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la "via crucis", le danze religiose, il rosario, le medaglie, ecc.»[8].

La diffusione della devozione al Beato Josemaría conferma la realtà di queste parole. Intellettuali e contadini, casalinghe e studenti universitari, impiegati e professionisti, uomini e donne, bambini e anziani ricorrono alla sua intercessione in tutti i punti del pianeta. L'immaginetta con la preghiera al Beato Josemaría si trova vicino al microscopio di un laboratorio scientifico europeo e in una piccola barca da pesca filippina, sul cruscotto di una macchina guidata da un tassista romano e nella piazza di un villaggio sconosciuto dell'Amazzonia. Sono esempi reali, scelti a caso fra gli innumerevoli racconti di favori attribuiti all'intercessione del Fondatore dell'Opus Dei che ogni giorno arrivano alla Postulazione Generale. Solo nell'anno trascorso dalla beatificazione, si contano più di settemila relazioni di questo tipo. Si verifica alla lettera ciò che affermò la Santa Sede nell'emanare il decreto sulle virtù eroiche del Beato Josemaría Escrivá: che il ricorso alla sua intercessione costituisce in molti paesi —ogni giorno di più— «un autentico fenomeno di pietà popolare»[9].

3. Questa costante diffusione della devozione a nostro Padre si può spiegare solamente come rispondente ad un espresso disegno di Dio, che desidera servirsi del Beato Josemaría per attirare a Sé molte anime. Abbiamo infatti la lieta esperienza che il ricorso all'intercessione del Fondatore dell'Opus Dei per richiedere al Signore beni temporali è abitualmente accompagnato o seguito da un risveglio della vita soprannaturale in anime la cui fede era forse rimasta assopita per anni. Sono innumerevoli i casi di quanti magari hanno iniziato col chiedere la salute, beni materiali, opportunità di lavoro, e alla fine si sono anche riconciliati con Dio attraverso il Sacramento della Penitenza, hanno superato una difficile situazione familiare, hanno progredito nel cammino della vita cristiana.

Noi, che abbiamo conosciuto e abbiamo intrattenuto rapporti di grande familiarità con il Beato Josemaría sulla terra, non siamo stupiti nel constatare la sua incessante attività nel Cielo. Quando viveva fra di noi non era capace di rimanere indifferente alle pene, alle allegrie, alle necessità spirituali e materiali del prossimo. Con quel cuore grande che Dio gli aveva concesso, sempre disposto a spargere amore, soffriva per le sofferenze altrui, si riempiva di gioia con i loro momenti di allegria, si prodigava per offrire il rimedio della sua orazione e della sua penitenza a favore di quanti glielo richiedevano. Adesso, con il potere di intercessione che Dio gli ha concesso, il Fondatore dell'Opus Dei continua a occuparsi di ciascuna, di ciascuno di quelli che si rivolgono a lui, con l'affetto di un padre e la efficacia di un santo. Ce lo aveva promesso molte volte mentre ancora era sulla terra, quando affermava che dal Cielo, per la misericordia di Dio, avrebbe potuto aiutarci meglio. E ora sta mantenendo questa promessa.

Sì, ricorriamo alla sua intercessione e contemporaneamente, sulle orme del suo esempio, chiediamo la grazia di saper impregnare di senso cristiano tutta la nostra esistenza, dalle questioni più importanti a quelle più minute, perché in tutte c'è Dio ad attenderci. Chiediamo anche di saper essere anime contrite, che si pentono con amore di fronte alle proprie mancanze e accorrono alla ricca sorgente del Sacramento della Penitenza. Chiediamo infine che tutti noi —io e te— sappiamo essere apostoli tra le persone che ci circondano.

Figlie e figli miei, sorelle e fratelli che mi ascoltate: ricorrete pieni di fiducia all'intercessione del nostro Fondatore in tutte le vostre necessità! Non pensate che si tratta solo di un vostro interesse personale. Forse un padre o una madre si dispiacciono per le richieste "interessate", tra virgolette, dei loro figli? Non li riempie invece di gioia il fatto che si rivolgano a loro quando sono in difficoltà? Non si dimostrano forse pronti a fare tutto quello che possono per aiutarli? Ebbene, il Cuore di Nostro Signore è più grande di quello di tutti i padri e le madri della terra messi assieme, e desidera soltanto il nostro bene. Perciò, se finora non lo avete praticato, o lo avete fatto con poca convinzione, vi invito a scoprire personalmente la bontà di nostro Padre Dio attraverso il ricorso all'intercessione del Beato Josemaría.

Il fatto stesso di rivolgere queste suppliche al Cielo è già di per sé una cosa buona, perché significa riconoscere la nostra condizione di creature indigenti, ammettere che senza l'aiuto di Dio non possiamo nulla[10]. Ce lo ricorda l'Apostolo nella Messa di oggi. È tanta la nostra piccolezza e la nostra incapacità, afferma, che nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gèmiti inesprimibili (...), poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio[11].

4. Chiedere secondo i disegni di Dio, abbiamo appena ascoltato. Infatti, perché le nostre richieste siano esaudite, bisogna pregare con umiltà, con fede e con perseveranza. Bisogna sottomettersi a priori alla Volontà di Dio, con un atto di piena identificazione con essa, poiché solo Dio sa perfettamente ciò che più ci conviene. Ma bisogna chiedere, senza paura di eccedere nelle richieste. Lo stesso Gesù Cristo ci ha incoraggiato molte volte: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto[12].

Insieme con le cose necessarie per la vita spirituale e materiale di ciascuno di noi, delle nostre famiglie, dei nostri amici, dobbiamo allargare il cuore e pregare per le necessità della Chiesa e del mondo. In primo luogo per ciò che occupa il cuore e la mente del Santo Padre, il nostro amatissimo Giovanni Paolo II. Proprio oggi il Papa promulgherà solennemente le conclusioni del recente Sinodo della diocesi di Roma. Uniamo la nostra orazione alla sua, affinché il momento dell'applicazione che ora inizia produca frutti copiosi.

Il Papa, come Padre comune, porta sulle spalle il peso dell'umanità intera. Per questo i popoli che non conoscono la pace, quelli che patiscono la fame e la miseria, quelli che soffrono sotto la tirannia, quelli che non vedono riconosciuto il loro diritto alla libertà, specialmente in materia religiosa, hanno oggi un posto particolare nella nostra orazione. Li affidiamo a Dio attraverso l'intercessione del Beato Josemaría.

Padre, possiamo dire con la fiducia che ci ispira il sorriso amabile del nostro Fondatore, tu che hai conosciuto la fame e la guerra: intercedi per le nazioni che sono colpite da questi flagelli, in particolare per i popoli della ex_Jugoslavia e per quegli altri dell'Africa, dell'Asia e dell'America che non trovano la pace. Tu che hai sofferto la persecuzione per amore di Gesù Cristo: ottieni loro il dono della riconciliazione. Tu che hai sparso per il mondo intero, a imitazione del divino Maestro, il balsamo della carità e della comprensione: concedi loro la grazia del perdono, grazia veramente divina, che abbatta finalmente le barriere dell'odio. E fa' che ciascuno di noi diventi «seminatore di pace e di gioia» in tutti i cammini della terra, con la grazia di Dio e la nostra lotta quotidiana per dare ascolto opere et veritate[13], con opere e in verità, alla chiamata personale che ci è stata rivolta da Gesù.

Ed eleviamo la nostra preghiera con la fede e la semplicità dei bambini, sicuri che così sarà più gradita al cospetto di Dio. È quanto ci raccomandava il Beato Josemaría, commentando le parole di Gesù che ho citato poco fa. Ci diceva infatti: «Che cosa dobbiamo chiedere? Che cosa chiede un bambino a suo padre? Papà... la luna!: cose assurde. Chiedete e vi sarà dato; bussate e vi sarà aperto (cfr. Mt 7, 7). Che cosa non possiamo domandare a Dio? Ai nostri genitori abbiamo domandato tutto. Chiedetegli la luna e ve la darà; chiedetegli senza paura tutto quello che volete. Egli ve lo darà sempre, in un modo o nell'altro. Chiedete con fiducia. Quærite primum regnum Dei... (Mt 6, 33). Cercate prima ciò che è per la gloria di Dio e ciò che è di giustizia per le anime, ciò che le unisce, ciò che le innalza, ciò che le affratella. E tutto il resto ce lo darà Lui in aggiunta!»[14].

Affidiamo le nostre preghiere a Maria Santissima, affinché il Signore le accolga benigno ed effonda una pioggia di benedizioni sul mondo intero. Amen.

[1] Canto d'ingresso, Ant. (Sal 147, 1).

[2] Mt 5, 48.

[3] Canto d'ingresso (Is 61, 1; cfr. Lc 4, 18).

[4] Vangelo (Lc 5, 1).

[5] Giovanni Paolo II, Omelia nella beatificazione di Josemaría Escrivá, 17-V-1992.

[6] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 956. Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 49.

[7] San Girolamo, Contra Vigilantium 1, 6.

[8] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1674. Cfr. Concilio di Nicea II: Denz.—Schönm. 601; 603; Concilio di Trento: ibid., 1822.

[9] Congregazione delle Cause dei Santi, Decreto sulle virtù eroiche di Josemaría Escrivá, 9-IV-1990.

[10] Cfr. Gv 15, 5.

[11] Seconda lettura (Rm 8, 26-27).

[12] Mt 7, 7.

[13] 1 Gv 3, 18.

[14] Josemaría Escrivá, Meditazione, 24-XII-1967.

Romana, n. 16, Gennaio-Giugno 1993, p. 39-44.

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